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The Imitation Game – regia di M. Tyldum
Un giovane e brillante matematico, Alan Turing, viene reclutato dal governo britannico per lavorare ad un progetto top secret: decodificare i messaggi tedeschi criptati con la macchina Enigma e utilizzare le informazioni acquisite per vincere la guerra.
Questo incarico permetterà ad Alan non solo di fronteggiare una delle più grandi sfide all’ingegno umano ma anche di gettare le basi concrete di quello che oggi pervade la nostra vita quotidiana moderna.
Sarà che la storia di Turing a grandi linee la conoscevo già e che già da tempo sono “fan” di questo genio incompreso che ha cambiato la storia, la scienza e la tecnologia moderna, sarà che è stato un uomo tanto geniale quanto sfortunato e bistrattato… sarà che in sintesi avevo qualche pregiudizio positivo sulla faccenda, ma a me questo film è piaciuto.
The imitation game propone al grande pubblico, forse per la prima volta, la storia di un genio tormentato, e forse il semplice fatto di renderla soggetto di un film è già una piccola vittoria.
Non che questo film sia un oggettivo capolavoro, anzi. In primis, il sempre tanto osannato Benedict Cumberbatch mi è personalmente insopportabile, in generale e in particolare in questo film. La scelta di rappresentarlo secondo i più tipici clichè dell’autismo è risultata di certo la più semplice e funzionale per lo sviluppo del personaggio, ma probabilmente è stata calcata un po’ troppo la mano rispetto alla realtà dei fatti.
La presenza del personaggio femminile di Keira Knightley, aggiunta rispetto alla biografia di Andrew Hodges dalla quale è stato tratto il film, è utile per lo sviluppo del lato umano di Turing, ma si presta anche in questo caso a scene di scarsa originalità.
E’ chiaro come argomenti quali la matematica, la meccanica, gli algoritmi, che hanno ampi risvolti tecnici che possono essere di difficile compresione per chi non è del ramo, devono essere per forza semplificati per essere fruibili dal più ampio pubblico possibile, ma senza scadere nel semplicistico, come invece è stato fatto nel film in più punti, alcuni marginali e altri cruciali.
Nel complesso probabilmente The imitation game è un film che a uno spettatore medio può risultare insipido e noioso, perchè privo di particolari attrattive, azione, mistero o storie d’amore, almeno rispetto alla media offerta oggi. Per chi invece ha qualche conoscenza pregressa o per chi, come me, già ammirava la figura dello scenziato, il film può suscitare un sentimento di tenerezza, verso quest’uomo geniale e vituperato, e quindi risultare una visione piacevole anche se forse non imprescindibile.
Recensione scritta da Discordia
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