Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Archivio del 2012
Così parlò il nano da giardino – M. Oggero
C’era una volta un’allegra colonia di gerbilli in un ameno gerbido. Un brutto giorno vennero a scoprire che nel giro di poco tempo sarebbe sorto lì accanto una terribile pensione per cani. I gerbilli affranti cercarono soccorso da Gongolo, il saggio nano da giardino, che illustrò loro l’unica soluzione possibile.
Così parlò il nano da giardino, di Margherita Oggero, altro non è che una piacevole favola, parecchio surreale come solo le favole sanno essere. E’ anche un esercizio di stile, perchè l’autrice, pur senza indugiare nell’alludere a morali o a messaggi nascosti nel sottotesto, gioca con le parole (a partire dall’esordio sui gerbilli nel gerbido), le figure retoriche, le allitterazioni, creando scene al limite della comicità e dell’assurdo.
Una velocissima e piacevole lettura, di puro intrattenimento.
Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! Così parlò il nano da giardino
Mysterious skin – regia di G. Araki
Cittadina della provincia americana. Un ragazzino, Neill, a soli otto anni, viene fatto oggetto degli abusi sessuali dal coach della sua quadra di baseball, reiteratamente per diversi mesi. Nello stesso periodo Brian, suo coetaneo e concittadino, viene rapito dagli alieni, causandogli vuoti di memoria e frequenti epistassi.
Con il passare degli anni, i due ragazzi vivono le loro vite infuenzate da questi due avvenimenti: Neill accetta la propria omosessualità ed inizia a prostituirsi mentre Brian cerca informazioni ed indizi sul rapimento alieno facendolo diventare il suo unico interesse e scopo.
Le loro strade a distanza di molti anni si incroceranno di nuovo e sopraggiungerà finalmente chiarezza per entrambi, ma ad un prezzo molto alto.
Questo film del 2004 di Gregg Araki, Mysterious skin, costituisce una di quelle esperienze destabilizzanti che lasciano un senso di orrore e distaccamento dalla realtà allo spettatore. E’ di certo un film non adatto agli stomaci deboli, poichè l’argomento trattato è profondamente disturbante, sebbene sia maneggiato con una sensibilità ed una schiettezza difficile da rintracciare in altri titoli analoghi.
Bravissimi i due giovani protagonisti, Joseph Gordon-Levitt brilla per espressività e credibilità in una vera prova d’attore, in una parte che avrebbe fatto tremare le vene ai polsi a qualunque altro collega più consumato.
Tratto dal romanzo omonimo di Scott Heim, ne mutua la narrazione soggettiva, rendendo la angosciosa vicenda ancora più cruda e vibrante.
Senza dubbio film come questo trasmettono con efficacia il messaggio secondo il quale il vero orrore non si manifesta in zombie, fantasmi, mostri o alieni, ma si può nascondere nella quotidianità, nella routine, nella distrazione delle madri, negli incubi dei bambini. Un film da vedere con consapevolezza ed un po’ di coraggio, ma assolutamente notevole.
Ti interessa leggere il romanzo da cui è stato tratto questo film? Compralo su Amazon! Mysterious Skin
Shutter island – regia di M. Scorsese
1954. Teddy Daniels e il suo vice Chuck, agenti federali, arrivano sull’isola di Ashecliffe ad indagare sulla sparizione di una donna infanticida in cura nell’ospedale psichiatrico criminale residente sull’isola. A causa del maltempo, i due si trovano nell’impossibilità di rientrare sulla terraferma, e le indagini, bruscamente interrotte con il ritrovamento della donna, iniziano a scoprire attività sospette celate sotto la rigorosità scientifica dell’istituto.
Ma, grattando sotto la superficie, qualcos’altro cova sotto la cenere, perchè niente è come sembra.
Il crepuscolare ed evocativo film di Martin Scorsese, Shutter island, nasce dal meno noto romanzo L’isola della paura che abbiamo segnalato tempo fa. Cast d’eccezione, dallo spettacolare Leonardo di Caprio che diventa di fatto protagonista assoluto della sua storia, a un sinistro Ben Kingsley, un empatico Mark Ruffalo e una disperata e bellissima Michelle Williams, per un film che parte come un poliziesco e finisce come un thriller psicologico dalle tinte inaspettate.
L’ambientazione è degna dei migliori film horror, quasi un clichè per chi bazzica nell’ambiente dei videogiochi. Addirittura i tempi che scandiscono i movimenti dei personaggi e i tratti salienti della trama vanno in un crescendo di claustrofobia oscura nel male di paripasso con la presentazione di elementi importanti per districare la storia, esattamente come succede nella maggior parte dei videogiochi horror.
Il film infatti di per sè non stupisce con effetti speciali o con evoluzioni di trama imprevedibili, bensì si concentra sulle vicende umane, focalizzandosi in un primo momento sulle evidenti criticità del manicomio e dei ricoverati e poi, avvitandosi su se stesso, sulle uniche vicende umane che abbiano mai avuto davvero importanza, quelle di Teddy.
E’ un film questo che, con un altro regista e un altro cast, avrebbe potuto essere più che mediocre ed invece è un piccolo capolavoro nella sua semplicità, sia per la magistrale regia (e non poteva essere diversamente) che per la bravura indiscutibile degli attori. Di Caprio regge di fatto da solo l’intero film, con una espressività sconcertante.
Assolutamente consigliato agli amanti del genere.
Ti interessa questo film? Compra il DVD su Amazon! Shutter Island
Alice nel paese della vaporità – F. Dimitri
Partiamo dalle cose facili. Alice nel paese della Vaporità è un romanzo del 2010 di Francesco Dimitri. In breve, in questo romanzo viene affrontata una rilettura in chiave retrofuturistica a vaga ispirazione steampunk della ben nota storia di Alice nel paese delle meraviglie, universalmente conosciuta.
Ora arriviamo alle cose meno facili. Abbiamo letto questo romanzo, lo ammettiamo, con un certo senso di sfida. Sappiamo bene in che condizioni vivacchia la fantasy italica, e questo romanzo pare abbia suscitato pareri piuttosto concordi, tra gli esperti del genere, segnalandolo come un altro pessimo esempio da annoverare nella categoria di cui sopra.
I buoni romanzi, di qualunque genere siano, devono essere in grado di comunicare con il lettore, deve saper mostrare le sue trame, il suo mondo, i suoi personaggi, dar voce alle loro storie.
Ebbene, Alice nella sua Steamland ci ha delusi, sotto tanti punti di vista.
Innanzitutto, dal punto di vista del contenuto. La trama è piuttosto deboluccia, tendente all’assenza, i punti cardine sono vacui tanto quanto la vaporità in cui sono immersi. C’è un senso di dispersione che permea tutta la storia, assimilandola, in questo senz’altro, alla storia nonsense della Alice originale. I personaggi sono piuttosto banali, Alice stessa ci ricorda da vicino Nihal della Troisi, almeno per i toni con cui viene descritta.
Abbiamo trovato lo stile dell’autore piuttosto scadente. Il concept su cui si basa la storia aveva un potenziale molto alto, ma non viene sfruttato, in primis dallo stile dell’autore, e poi dall’impronta che l’autore vuole dare alla storia stessa.
La voce del narratore è sempre molto presente, lasciando poco margine di manovra al lettore e all’immedesimazione. Ci vengono raccontate scene che sembrano uscite direttamente da uno splatter di serie B, di crudezza gratuita e non funzionali alla storia, che comunque non suscitano altro che noia e fastidio. Questo si presenta spessissimo, dalle descrizioni delle mutazioni dovute agli effetti della vaporità sugli esseri viventi, fino alla presenza di creature che non sembrano appartenere alla Steamland, come i vampiri, che sembrano inseriti lì, a bella posta, tanto per fare calderone. Non una trovata originale, non un accenno di vero sense of wonder. Cose già viste, già lette, usurate e consumate.
Inoltre, questa assenza di contestualizzazione è quello che, a nostro avviso, fa sì che Alice nel paese della Vaporità sia steampunk solo di nome e non di fatto. Abbiamo la presenza, infatti, di marchingegni retrofuturistici che funzionano a vapore, ma la loro esistenza è del tutto marginale, immotivata, di contorno. La storia stessa si sarebbe potuta reggere senza problemi anche in assenza di macchine a vapore.
La storia in sè, quindi, oscilla tra il disgusto controllato, la voglia di suscitare sensazioni estreme senza riuscirci, e il banale/già visto. La struttura di base infatti ripercorre quasi pedissequamente quella de La storia infinita, storica opera di Michael Ende. A discostarsi da questa, abbiamo un sovrannumero di concetti astratti, a descrizione (e giustificazione) del mondo Steamland, che non chiariscono le questioni ma le confondono ancora di più.
L’autore esprime la sua teoria, ma senza fornire prove, dimostrazioni tangibili nella trama, cambi di punti di vista, intrecci, per renderlo credibile ed eventualmente condivisibile dal lettore.
In questo romanzo non accade niente di tutto questo: vengono proposti una serie di sparate nozionistiche nelle quali veniamo resi edotti di questo e quello, senza che il lettore possa essere messo in grado fattivamente di comprendere ed immedesimarsi.
L’autore sostiene che la Vaporità produca effetti sinestetici su chi la respira, eppure questo sconvolgimento appare a gusto dell’autore, solo quando gli serve; l’utilizzo di deus ex machina grossi come carri allegorici, che di fatto in più di un’occasione costituiscono l’unico mezzo per mandare avanti la storia… potremmo andare avanti ancora parecchio elencando le sconsideratezze narrative contenute nel romanzo.
In breve, ci sembra che Alice nel paese della vaporità sia un romanzo più che mediocre: dal tono accondiscendente e dalla scarsa cura strutturale potremmo quasi considerarlo come YA di basso profilo, ma i contenuti lo fanno rientrare nella letteratura per adulti, i quali potrebbero (dovrebbero?) offendersi a giusto titolo se si trovassero nelle condizioni di acquistarlo.
Nonostante tutto ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! Alice nel paese della vaporità
Trans-Human Express – L. Kremo
In un futuro non molto lontano, la Terra è coperta da una coltre quasi impenetrabile di inquinamento e abitata da uomini insieme a costrutti e cyborg. All’improvviso e uno dopo l’altro, tutti gli uomini più importanti del mondo, capi di stato, primi ministri e capi religiosi, vengono colti da un breve malore e iniziano a manifestare comportamenti singolari, portando rapidamente ad una distruzione dei già fragili equilibri politici tra le potenze mondiali.
Luke Pitagora, ex detective particolarmente dotato, viene coinvolto nella task force d’emergenza istituita per arginare la crisi politica mondiale. Ben presto però scoprirà, attraverso vie sempre meno lecite, che dietro questa apparente follia generalizzata si nasconde un’eminenza grigia dalla lunga mano e dagli obiettivi decisamente ambiziosi.
Trans-Humans Express non è certo il primo romanzo di fantascienza all’attivo dell’autore Lukha Kremo, e si vede. Un progetto di ampio respiro, quasi enciclopedico, che va a toccare oltre ai temi tanto cari alla fantascienza classica (tecnologia, fantapolitica, distopie, decadimento ecologico) teorie e concetti a cavallo tra la scienza e l’immaginazione. Meccanica quantistica, viaggi nel tempo, personaggi storici, filosofia, religione, medicina e tanti altri elementi compongono la complessa trama di questo romanzo, arricchendolo di implicazioni e dando al lettore sempre nuovi motivi di stupore e di riflessione.
I personaggi sono interessanti, ma forse proprio il debole spessore caratteriale ed emotivo che viene dato loro costituisce un po’ il punto di carenza di questo romanzo altrimenti molto forte ed efficace. La scientificità dell’approccio e l’accuratezza dello stile sono consistenti con quelle tipiche del genere ma concedono poco spazio alla caratterizzazione emotiva dei protagonisti, in particolare per Luke che nelle sue accezioni più umane si esprime in modo un po’ stereotipato e in generale poco convincente.
Sicuramente un romanzo di quella fantascienza che non ti aspetti, che ti concede anche uno sguardo nuovo sul presente e l’attuale e che sa portarti in un mondo fosco dalle regole imprevedibili, raccontato con competenza e equilibrio.
Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! Trans-Human Express
Guarda l’uccellino – K Vonnegut
In realtà stava dicendo che non sopportava l’idea che Henry e Anne stessero diventando degli adulti: l’idea che si fossero trovati ad assistere a una tragedia. Stava dicendo che lei stessa non era mai diventata grande, non aveva mai assistito a una tragedia. Stava dicendo che la cosa più bella che i soldi potevano comprare era un’infanzia che durava tutta la vita…
A noi qualcuno aveva detto che Kurt Vonnegut fosse uno scrittore di fantascienza. Forse ci era giunta voce in merito a Ghiaccio-Nove.
Insomma, abbiamo affrontato la lettura di questa raccolta di racconti, Guarda l’uccellino, pensando di trovare qualcosa che potesse esserci affine (la fantascienza ci piace) e attirati, ebbene sì, dalla singolare copertina.
Abbiamo quindi fatto la conoscenza di questo, per noi, illustre sconosciuto. Kurt Vonnegut si rivela con questi racconti particolarissimi ed ambivalenti: niente a che vedere con la fantascienza come amiamo intenderla, anche se, per certi versi, invece sì. Chi ama i romanzi di genere di qualità può capire di che cosa si parla. I grandi autori di fantascienza si riconoscono non solo per quello che scrivono, ma anche per come lo scrivono. Il loro sguardo lucido, distaccato, a volte leggermente sardonico, diventa un marchio di fabbrica distintivo della penna, anche quando scrive di tutt’altro.
Ed è in questo che si riconosce l’arte di Vonnegut. Non abbiamo letto i suoi romanzi più noti, non ancora, ma capiamo da questi racconti venuti in tarda età, che l’autore era uno che sapeva il fatto suo.
I racconti spaziano tra i più vari argomenti e generi, trattando di ingiustizie, scoperte strabilianti, mogli dispotiche, ragazzini curiosi. In ogni episodio però l’autore ci mostra qualcosa della natura umana: l’influenza delle opinioni altrui sul modo di vedere noi stessi, il bisogno di giustizia, la perdita dell’innocenza, la paura, la disattenzione come tacca della sicumera.
La lettura è scorrevolissima, i racconti non sono altro che dei piccoli romanzi, con trame e personaggi perfettamente delineati, chiari e sfaccettati. Solo i migliori scrittori riescono a dare profondità e carattere nel breve arco narrativo del racconto, e il compianto signor Vonnegut non fa eccezione.
Lettura assolutamente consigliata a tutti, per una lettura leggera che non mancherà però di lasciare interessantissimi spunti di riflessione.
Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! Guarda l’uccellino. Racconti inediti
Benjamin – F. Axat
La botola era protetta da un coperchio di vetro smerigliato, attaccato con dei ganci al soffitto. A prima vista sembrava nero, ma era un’illusione ottica generata dal buio. Che cosa sapeva del sottotetto?
Era come un occhio. Un occhio che vedeva tutto…
Spesso il genere thriller viene considerato, a volte anche a ragione, piuttosto commerciale e caratterizzato da elementi scontati e prevedibili. Molte volte infatti un lettore appassionato riesce ad identificare la risoluzione della trama molto prima di arrivare al clou con la lettura.
Questo spettacolare romanzo dell’esordiente Federico Axat, Benjamin, supera d’un balzo tutte le aspettative, anche quelle più esigenti.
Ben è un ragazzino di nove anni alle prese con una madre piuttosto difficile da trattare. All’ennesimo torto subito, il piccolo decide di vendicarsi, sparendo dalla circolazione. Da qui prende vita un intreccio dei più elaborati, nel quale si muovono molti personaggi ottimamente descritti, molto profondi e dalla psicologia ben delineata, tratteggiando una storia sempre più complessa e tesa fino al sorprendente finale.
L’autore ha lavorato per quattro anni su questo romanzo, e si vede: dalla cura maniacale della psicologia dei personaggi alla scelta del linguaggio che oltre ad essere chiaro e preciso ci regala quale sorriso, niente è lasciato al caso. Le descrizioni dei più cruenti passaggi vengono raccontati con dovizia di particolari, ma è in generale la sensazione di attesa continua, tesissima, che rende la lettura inarrestabile, pagina dopo pagina.
Lo stile dell’autore è molto particolare: a prima vista può apparire molto asettico e quasi eccessivamente puntiglioso per la cura del dettaglio, saltabeccando continuamente nella testa di ciascun personaggio e spostando di conseguenza il punto di vista narrativo anche molte volte all’interno di pochi periodi. Scoprendo via via la storia ci si accorge però che questa cura è necessaria, sia per mantenere tesa la narrazione che per fornire informazioni e indizi funzionali al dipanarsi del mistero. Mistero che viene svelato con il colpo di scena finale: forse un espediente non proprio originalissimo ma stupefacente per lo scenario che spalanca su tutta la storia appena raccontata.
Insomma, un romanzo assolutamente da leggere per apprezzare un thriller di qualità scritto e costruito in maniera eccezionale.
Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! Benjamin
Zelda, cronaca di una saga leggendaria
The Legend of Zelda è, insieme a Mario, la punta di diamante della produzione videoludica Nintendo. Per festeggiare i 25 anni dal primo capitolo della saga, è stato realizzato questo saggio per ripercorrere tutte le tappe della leggenda e trarre alcune conclusioni.
Si parte da The Legend Of Zelda, il primo titolo per console fino a Twilight Princess, il gioco di lancio della ormai storica piattaforma Wii, passando per tutti i titoli per console domestica e portatile, come l’ultimo per DS Spirits Tracks, mettendoli a confronto tra loro per trama, design, gameplay e caratterizzazione dei personaggi.
Per chi è un appassionato della saga della prima ora, questo saggio non aggiunge particolari notizie che non siano già emerse in forum e blog di settore ma ne costituisce solo una raccolta. Per chi invece conosce e ama la saga ma non ne ha mai approfondito gli aspetti più reconditi o non ha una conoscenza completa di tutti i titoli fin dagli esordi, questo compedio diventa assolutamente godibile.
Questo volume non è un prodotto ufficiale della Nintendo, e infatti si sente fortissima la mancanza di un elemento che avrebbe reso quest’opera davvero superlativa: gli artwork originali. Anche solo la presenza di tavole grafiche dei personaggi e delle ambientazioni, ovviamente in particolare per i capitoli più recenti, avrebbe coadiuvato la trattazione e avrebbe donato ai fan un oggetto di culto imperdibile.
Purtroppo non è stato così, sebbene la lettura sia sempre piacevole.
Gli autori si lasciano spesso andare a dichiarazioni appassionate d’amore per questo o quel titolo, tralasciando magari alcuni altri che avrebbero meritato qualche parola in più, ma in linea di massima le osservazioni sono sempre piuttosto puntuali. In particolare è degna di nota la elaboratissima analisi simbolica di Ocarina of Time nel capitolo finale, che farà sollevare di certo più di un sopracciglio.
Viene ripetuto più volte che lo scopo dei creatori di Zelda sia sempre incentrato sul gameplay più che sulla trama in sè, ma allora perchè milioni di videogiocatori discutono da anni sulla cronologia dei capitoli, sulla mitologia di Hyrule, sul rapporto tra Link e Zelda, si appassionano alle sue capacità di combattimento, sul suo aspetto e sulla sua personalità?
In chiusura una nota di merito per l’edizione: questo libretto dalla copertina morbida in similpelle, piacevolissima al tatto, con fregi e scritte in oro, lo rende unico e prezioso.
Ti interessa questo libro? scopri di più su Amazon! Zelda. Cronaca di una saga leggendaria