Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Archivio del 2010
Scheda: Due maroni così – M. Costa
Una vita, una storia, uno specchio.
Un’infanzia come tante, un’adolescenza con eccessi che si tramutano in ossessione e una maturità fatta di atti compulsivi bagnati dall’alcool. In eccesso.
Lo specchio di una vita di un uomo che l’ha vissuta. Sulla strada, tra la gente, prendendo tutto.l’autore
Marco Costa nasce a San Secondo nel 1967.
Si considera un “uomo di strada”.
Due Maroni così è la sua prima opera narrativa.Per ulteriori informazioni: Due maroni così – Altromondo editore
Le voci di Nike – S. M. Damiani
Una lunga e dura guerra in un paese lontano lontano, una famiglia regnante oggetto di un incantesimo, una principessa con un potere grande e sconosciuto, un uomo malvagio che la vuole rapire: questi a grandi linee potrebbero essere i punti chiave della trama di Le voci di Nike, opera prima di Silvia M. Damiani. Ma ad una lettura più approfondita, quello che emerge è molto di più.
Si potrebbe classificare questo romanzo come fantasy, sebbene saremmo tentati di identificarlo più come una fiaba dai toni cupi e introspettivi. In effetti è possibile riscontrare molte peculiarità della fiaba: personaggi rarefatti e definiti in qualità di Buoni e Cattivi, re e principesse in pericolo da salvare, magie ed incantesimi, crudeltà gratuite ed all’apparenza ingiustificate.
Anche lo stile di narrazione mantiene questo sapore, incentrandosi fortemente sull’intreccio e sull’evocazione più che sulle azioni vere e proprie, diventando un po’ sommario nelle scene più dinamiche.
Abbiamo apprezzato molto la lettura di quest’opera così particolare ed originale, l’abbiamo trovata avvincente e narrata con un buon ritmo.
Il concetto che è fulcro della trama è certamente audace e di difficile rappresentazione, specie per un’autrice alla prima fatica letteraria: per buona parte dell’opera vengono portati avanti due piani temporali paralleli, ma che vedono come protagonisti gli stessi personaggi; successivamente viene mantenuto un tempo di narrazione principale nel quale pian piano si fa chiarezza nella dinamica della trama, fino all’epilogo.
L’unica pecca che ci sentiamo di identificare la troviamo appunto nella prima parte del romanzo, in cui vengono proposte molte informazioni al lettore, e tutte importanti, in un breve lasso di tempo e di pagine. Questo da un punto di vista generale è un buon espediente, perché permette di evitare l’infodump (il narratore non si ferma a spiegare nulla) e il lettore si trova subito immerso nell’azione; d’altra parte però, una narrazione meno serrata e ad un più ampio respiro, avrebbero permesso di penetrare nella storia più gradatamente e di lasciar assorbire meglio i personaggi e l’ambientazione circostante.
Va detto però, che se dapprima il lettore si sente un po’ smarrito all’interno di questa trama intricata su più livelli spazio-temporali, una volta che è possibile dare spiegazioni dei meccanismi sottesi e fino a quel momento solo allusi, tutto diventa chiaro e perfettamente coerente, arrivando finalmente ad avere l’ambizioso quadro di insieme dell’opera.
Abbiamo particolarmente apprezzato l’incipit, ad esempio, incisivo e diretto, così come ci è piaciuta l’intera idea di fondo, mantenuta sempre chiarissima nella mente dell’autrice e quindi sostenuta con precisione. Abbiamo trovato originale il concetto di magia, come potere di carattere psichico, e molto curata anche la simbologia.
Ci sentiamo quindi di consigliare la lettura di questo romanzo così particolare, in attesa di un eventuale seguito, presagito dal sottotitolo (Primo movimento: allegro maestoso), che ci incuriosisce per i possibili sviluppi, della trama e delle abilità creative della giovane autrice.
Ti interessa questo libro? Le voci di Nike. Primo movimento allegro maestoso (Fabulae)
Scheda: Diario di un antropologo – L. Schina
Lucio Schina
Diario di un antropologo – Il viaggio del disincanto
Edizioni Progetto Cultura
Per ulteriori informazioni: Lucio SchinaLa magia del deserto ed i suoi silenzi millenari
Tra il mito e la realtà
Una presenza misteriosa
Un archeologo in cerca di risposteL’autore
Lucio Schina è nato a Marino (Roma) nel 1972 e risiede a Ciampino.Laureato in discipline Demo-etno-antropologiche, ha effettuato scavi nel Lazio e in Puglia.Ha collaborato, in qualità di archeologo, con la Soprintendenza di Roma. Autore di articoli specialistici e, per diletto, racconti con i quali ha partecipato con successo a numerosi concorsi nazionali. Dopo questo romanzo, che rappresenta il suo esordio letterario, sta lavorando ad un secondo romanzo di genere fantasy, La tela degli Dei.
Per acquistare questo libro: Diario di un antropologo. (Il viaggio del disincanto) (Le scommesse)
Scheda: Vango I tra cielo e terra – T. De Fombelle
Vango – Tra cielo e Terra
di Timothée De Fombelle
in uscita a Febbraio.Parigi 1935. Ai piedi della cattedrale di Notre-Dame, quaranta uomini distesi a terra sono in attesa di essere ordinati sacerdoti. Tra questi c’è Vango, diciannove anni, un passato avvolto nel mistero e un futuro altrettanto incerto, perché – un attimo prima che la cerimonia abbia inizio, la polizia fa il suo ingresso al sagrato della chiesa per arrestarlo.
Ma quale crimine ha commesso? Vango non lo sa e scappa arrampicandosi su per la facciata e le torri della cattedrale. La polizia però non è la sola ad interessarsi al ragazzo, c’è anche una giovane donna che segue con trepidazione la fuga, così come un uomo dall’aspetto losco che apre fuoco contro di lui. Vango, arrivato in cima alla chiesa, riesce a scappare grazie allo Graf Zeppelin del comandante Eckener, venuto a Parigi per seguire la sua ordinazione. Scampato all’arresto, il ragazzo prova a mettersi in contatto con il suo mentore, padre Jean, e scopre di essere accusato proprio dell’assassinio del sacerdote.
Chi trama alle spalle di Vango? Chi è Vango in realtà?
Cresciuto nelle isole Eolie, dove era misteriosamente approdato a tre anni insieme alla sua nutrice, Mademoiselle, che lo ha amato come un figlio, proteggendolo dal suo stesso passato, le sue solo certezze sono il nome, Vango Romano, e un fazzoletto con ricamate una V dorata e la frase Combien royaumes…nous ignorent…Attorno a Vango ruotano personaggi storici come Hugo Eckener, il capitano del Graf Zeppelin, e altri di fantasia come Zefiro, il monaco a capo del convento segreto dell’isola di Alicudi, o la Talpa, una ragazzina ebrea di buona famiglia che condivide con Vango il gusto per l’indipendenza e le notti all’aperto sui tetti di Parigi. Poi c’è Ethel, scozzese ricca, giovane e profondamente innamorata di lui. Per finire ci sono i nemici, terribili, spietati, uno per tutti: Stalin! Proprio lui: il dittatore sovietico in persona.
l’ Autore
Timothéè De Fombelle è nato a Parigi nel 1973.
Dopo essere stato insegnante di lettere, presto si è dedicato al teatro. Nel 1990 ha creato una compagnia, per la quale scrive testi di cui poi cura personalmente la regia. Da allora non ha mai smesso di scrivere per il teatro. Un suo lavoro teatrale, Le Phare, scritto a soli diciotto anni, è stato messo in scena in Francia e poi tradotto e recitato in Russia, Lituania, polonia e Canada. Il suo testo Je danse toujours (Actes Sud) è stato letto all’inaugurazione del festival di Avignone nel 2002. Vango. Tra cielo e Terra è il suo nuovo romanzo dopo il successo di Tobia. Un millimetro e mezzo e il seguito Gli occhi di Elisha e Tu sei il mio mondo.
Per i suoi romanzi, tradotti in più di venti lingue, ha ricevuto una ventina di premi, sia francesi che
internazionali.
Ti interessa questo libro? Tra cielo e terra. Vango (Narrativa San Paolo ragazzi)
Le ho mai raccontato del vento del nord – D. Glattauer
Trama: da una semplice e-mail inviata all’indirizzo sbagliato può nascere qualcosa di importante? La corrispondenza tra Leo ed Emmi sembra dire di si, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta.
Capita anche questo: comprare un libro attratto solamente dalla copertina e dal titolo, ma assolutamente non dalla descrizione in quarta, convinto che sarà una (mi permetto la parolaccia) grandissima cazzata, e trovarsi alle due di notte a metà libro incapaci di chiuderlo per finirlo il giorno dopo andando avanti a leggerlo e finirlo fino alle quattro del mattino. Capita.
Antichrista – A. Nothomb
Mi avevano consigliato di leggere Amélie Nothomb per lo stile, per l’atmosfera che riesce a ricreare nei suoi libri, e tra tutte le sue opere ho deciso di buttarmi sull’Antichrista.
Mai titolo fu più appropriato.
Si tratta di un libricino di 117 pagine, ma molto ben spese dall’autrice che ci racconta la storia di Blanche, una sedicenne a tal punto brillante da frequentare già l’Università. E proprio qui, lei sempre solitaria e con un rapporto difficile con gli altri, incontra Christa, la leggendaria, popolare, spavalda Christa. Anche lei sedicenne precoce, ma non solo nello studio. Christa sa come va il mondo e, a suo modo, lo insegna a Blanche.
Tra le due sembra nascere un’amicizia, quell’amicizia di cui la timida Blanche ha così tanto bisogno, ma che presto si rivelerà un incubo dal quale non saprà come uscire.
Con uno stile asciutto e deciso, la Nothomb fa narrare alla stessa Blanche l’odissea in cui Christa la catapulterà e di come proprio dentro di lei scoprirà le qualità per liberarsi dall’ingombrante presenza.
Interessante la riflessione sull’amicizia che ne emerge e il finale che segue l’evento culminante della narrazione: non il finale spumeggiante che forse avremmo voluto, ma una sorta di capitolazione inevitabile e per questo più vera e sentita.
Una scena degna di menzione è l’invito a casa da parte di Blanche a Christa: è il momento in cui Blanche si rende conto del potere esercitato dall’amica e della violenza di cui è capace.
La Nothomb descrive con puntualità e la giusta tensione il disagio provato da Blanche, l’umiliazione di cui sarà vittima e l’incapacità psicologica di opporsene da cui la tragedia prenderà il suo avvio.
A sei anni, spogliarsi non è nulla. a ventisei, è ormai una vecchia abitudine.
A sedici anni, spogliarsi è un atto di una violenza insensata.
“Perché mi chiedi questo, Christa? Sai cosa significa per me? Lo pretenderesti, se lo sapessi? È proprio perché lo sai che lo pretendi?
Non capisco perché ti obbedisco.”
Recensione scritta da L’Imbrattacarte
Ti sei incuriosito e vuoi comprare questo libro? Antichrista (Amazzoni)
Demetrio dai capelli verdi – M. Mazzanti
Abbiamo affrontato la lettura di questo libro, Demetrio dai capelli verdi di Marco Mazzanti, come usiamo fare di solito con i fantasy italiani. Senza scetticismo nè opinioni per partito preso, ci siamo aggirati per le sue pagine (283 in una buona edizione, stampate con un carattere un po’ troppo grande per i nostri gusti) con gli occhi bene aperti e la volontà, anzi il desiderio, di lasciarci stupire ed affascinare.
Dopo un po’ di pagine però, la prima cosa che salta all’occhio è che questo in realtà non ha niente a che vedere con il genere fantasy. L’unico elemento “weird” è costituito dal protagonista che, appunto, ha i capelli verdi ed alcune curiose caratteristiche fisiche che lo rendono particolare ed affascinante. Per il resto, la storia è ambientata in un uno pseudo est Europa, con alcune differenze dalla geografia attuale, e in un’epoca attorno alla seconda metà del 1800.
La trama si può sintetizzare in poche parole: Demetrio è un giovane che appare molto diverso dagli altri e per questo si sente infelice ed emarginato e cerca di trovare indizi sul proprio passato per riuscire a ritagliare il suo spazio nel mondo.
La trama alla lettura risulta debole e talvolta incongruente: non ci sono eventi di particolare rilievo, e quando questi accadono, lo stile non li mette in risalto, arrivando a farli disperdere nel tessuto narrativo e ben presto anche nella memoria del lettore.
Infatti, quello che nella quarta di copertina viene definito “stile maturo”, in realtà si concretizza in un uso un po’ eccessivo di paroloni e costruzioni grammaticali ardite e pompose, che nulla hanno a che vedere con l’effettiva necessità del contesto narrato.
Il punto di vista della terza persona, poi, non aiuta a immedesimarsi nella storia: la voce fuori campo è sempre molto presente, le scene effettivamente mostrate sono poche e spesso impoverite da dialoghi piuttosto deludenti.
I personaggi risultano stereotipati, improntati alla visione narrativa tipica del romanzo ottocentesco: spesso ci si domanda il perchè di certe reazioni immotivate, come alcune lamentose crisi di pianto o di panico, che stridono con l’immagine appena costruita o con le azioni appena portate a termine.
In generale poi, si possono ancora ascrivere alcune pecche che non fanno altro che smorzare il potere di affascinare il lettore: la prefazione, ad esempio, che oltre a non dare alcun contributo alla storia, stronca la forza fondamentale dell’incipit, quella di catturare il lettore gettandolo in mezzo alla mischia (noi siamo sempre molto contrari all’uso di addizioni prima del testo, in questo caso più che mai). Inoltre, l’intera costruzione del romanzo, che dovrebbe essere orientato ad un target di Young Adult, di fatto lo allontana dal suo pubblico. Rifarsi ad uno stile classico è apprezzabile, ma forse non molto avvincente per i giovani lettori moderni abituati a sbranare tomi fantasy di centinaia di pagine dense di fatti.
Infine, quello che secondo noi costituisce sempre il neo più grave e la negligenza più importante nei confronti del lettore: questo romanzo non finisce. E non lasciando la scappatoia aperta per spianare la strada ad un secondo volume (che potrebbe esserci come no, non lo sappiamo e da nessuna parte sul libro questo viene precisato) ma chiudendo con l’equivalente del “verso nuove e mirabolanti avventure”, senza risolvere nessun quesito aperto nella narrazione e senza di fatto dare la certezza che qualcosa dovrà ancora succedere.
In conclusione, Mazzanti anche in virtù della sua giovane età, ha dimostrato di avere la giusta immedesimazione ed il trasporto per scrivere (è il suo terzo romanzo), ma al contempo mostra il fianco ad una necessità di maturare significativa, sia dal punto di vista stilistico che creativo e narrativo. Gli auguriamo sinceramente in bocca al lupo per le sue fatiche future.
Ti interessa questo libro? Demetrio dai capelli verdi (Fantasy)
Fight Club – diretto da D. Fincher
Leggendo il primo grande successo di Palahniuk, ci siamo chiesti come avrebbe fatto Fincher a trasporre un’opera così eclettica e particolare sul grande schermo. Quindi abbiamo guardato l’omonimo film, Fight Club, con una notevole aspettativa. Ne è risultato un film, se possibile, ancora più delirante dell’opera originale. Di grandissimo effetto e immediato cult, come infatti è stato, gli espedienti sono dei colpi da maestro.
A partire dalla scelta dei protagonisti: uno spregiudicato, scolpitissimo, muscolosissimo e dal pessimo gusto in fatto di abbigliamento Brad Pitt, crea un binomio stridente e perfettamente ossimorico con Edward Norton, ottimo nella sua parte di impiegatino ingabbiato nella sua tranquilla e rassicurante routine.
Entrambi gli attori danno viso e corpo a personaggi complessi in modo efficace e sono in grado di comunicare i messaggi fondamentali dell’opera scritta, non solo grazie alle loro parole ma anche e soprattutto attraverso l’espressività del linguaggio del corpo, aiutato e supportato da una regia impareggiabile.
Menzione speciale per la sempre singolare Helena Bonham Carter, che sembra selezionare solo parti borderline: a prescindere dal profilo della singola produzione (da Harry Potter a Sweeney Tood, giusto per citarne due) la sua interpretazione brilla sempre per il carattere che riesce ad imprimere al proprio personaggio. Marla Singer non fa eccezione.
Come già detto, ottima la regia: una sceneggiatura difficile, un concept articolatissimo, un cast di qualità, orchestrato alla perfezione per rendere giustizia ad un romanzo che ha certamente segnato un’epoca.
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