Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Scheda: Un tocco di morte – C. Harris
Charlaine Harris
Un tocco di morte
Traduzione di Simona Adami e Chiara Marmugipp. 200 ca. – euro 12,00
ISBN: 978-88-7625-090-3
In libreria: 10 settembre 2010Al secondo posto nella bestseller list del New York Times, dall’autrice di culto Charlaine Harris, i racconti che svelano tutto ciò che di Sookie Stackhouse non si leggerà mai nei libri della serie Trueblood.
Posti cronologicamente tra un libro e l’altro, gli episodi narrati da Charlaine Harris in Un tocco di morte sono racconti spassosi, divertenti, a tratti cupi, che ripropongono ora personaggi già noti, ora inediti, in nuovi intrighi e nuove storie.Dai libri della Harris è tratta la serie tv Trueblood, scritta, prodotta e in parte diretta da Alan Ball, autore del fortunato Six Feet Under e sceneggiatore di American Beauty.
Cinquantanove anni, una carriera letteraria dedicata al mistery, circa trenta titoli all’attivo, la Harris è un vero e proprio caso editoriale internazionale.L’autrice
Charlaine Harris è nata in Mississippi. Da oltre vent’anni scrive opere di genere mystery e fantasy, è membro autorevole della Mystery Writers of America e della American Crime Writers League. Il ciclo di Sookie Stackhouse ha ottenuto un grande successo in America e ha vinto il prestigioso Premio Anthony per la narrativa mistery. Charlaine Harris vive in Arkansas con suo marito e tre figli.«Mi sono divertita a scrivere queste storie. Qualcuna è spassosa, qualcun’altra più cupa, ma tutte mettono in evidenza un lato del carattere di Sookie o un episodio della sua vita che nei libri non compaiono. Spero che vi diano lo stesso piacere, nel leggerle, che hanno dato a me nello scriverle.» Charlaine Harris
«L’autrice mescola abilmente i generi rosa, horror e poliziesco. I suoi vampiri sono anzitutto degli outsider, indecisi tra l’assimilazione e l’obbedienza alla loro natura selvaggia tra una vita normalizzata e il richiamo del sangue. I romanzi della Harris non hanno nulla da invidiare a Via col vento e Rebecca.» Ranieri Polese, Corriere della sera
«True Blood propone un’America di un imprecisato futuro in cui i vampiri possono finalmente essere accettati. Invenzioni di questo genere finalizzate a normalizzare il vampiro dimostrano inequivocabilmente che il vampiro ci piace al punto che vorremmo essere come lui.»
Tommaso Pincio, Il manifesto«Charlaine Harris ha una scrittura efficace e precisa». The New York Times Book Review
«La Harris ha creato un universo irresistibile e i suoi libri sono sexy, avvincenti, spiritosi.»
Alan Ball, creatore della serie True Blood e Six Feed Under
Non tutti i segreti dormono in soffitta – L. Marzo
Un mistero così ben archiviato nella memoria dei testimoni da rischiare di passare inosservato; una giovane giornalista in erba con velleità da detective che indaga, scavando nel suo stesso passato, alla ricerca del bandolo della matassa, il tutto condito da autoironia e leggerezza.
E’ questo, in poche parole, il libro che lo Staff vuole consigliarvi oggi in modo particolare: Non tutti i segreti dormono in soffitta, romanzo di esordio di Lara Marzo, selezionato dalla casa editrice ArpaNet e al momento pubblicato in formato ebook.
Questo romanzo si destreggia con semplicità tra i generi più svariati, fornendo un punto di unione forse improbabile ma indubbiamente accattivante: un po’ giallo, un po’ saga familiare, un po’ chick lit, speziato con umorismo e autoironia.
Lo stile, per quanto acerbo, è certamente fluido e scorrevole, sempre chiaro e piacevole, molto promettente per un autore alle prime armi. E’ evidente la voglia di voler fare bene, di esprimersi al meglio con i propri strumenti, senza mai fare il passo più lungo della gamba, nè con evoluzioni linguistiche fuori luogo nè con circonvoluzioni di trama.
I personaggi sono dipinti con pochi ma precisi tratti, al punto da renderli sempre profondi e molto efficaci. Vengono evidenziate le caratteristiche salienti di ciascuno, rendendoli facilmente riconoscibili, anche nell’immaginazione del lettore.
La trama è semplice ma narrata centellinando con cura le informazioni importanti, incuriosendo il lettore, e intrecciando la vicenda principale, strettamente legata all’indagine, a quelle secondarie, che rendono i personaggi vivi e sfaccettati.
Ci sentiamo di raccomandare la lettura di questo libro perchè piacevole in ogni sua parte e perchè costituisce l’opera prima di una scrittrice che, ne siamo sicuri, farà strada.
Per saperne di più, per leggere i primi due capitoli e per acquistare l’ebook, vi suggeriamo di visitare il sito informativo: Non tutti i segreti dormono in soffitta.
Facciamo finta che sia per sempre – I. Giannini
È un libro che si legge tutto insieme, non perché mozzi il fiato ma per la sua capacità di trascinare il lettore con sé fino all’ultima pagina.
Facciamo finta che sia per sempre è il romanzo d’esordio di Ilaria Giannini, con la casa editrice Intermezzi: è un romanzo introspettivo, a tratti psicologico.
L’ho apprezzato perché descrive un interessante spaccato di vita che copre diversi tipi di amore: quello romantico, che si vorrebbe durasse per sempre; quello che non si riesce a vivere pienamente; quello che esplora e prova ad esprimersi.
La protagonista è Nicole, insegnante trentenne che non ha mai superato la morte di Paolo, il suo primo e unico vero amore. Intorno a lei, quasi fossero suoi satelliti, ruotano le vite di Martina, ventenne innamorata di lei, e di Stefano, psicologo quasi quarantenne, anche lui innamorato di Nicole, o di quella che per lui era stata dieci anni prima.
Nicole si lascia solo sfiorare dall’esistenza di Martina e Stefano, mentre la sua è rimasta ancorata a Paolo e alla sua fine prematura.
Lo stile della Giannini è apprezzabile perché limpido e avvolgente, arriva al cuore di ogni personaggio e lo avvicina a quello del lettore.
Si notano alcuni difetti riconducibili all’inesperienza dell’esordiente come l’uso di uno stesso registro narrativo per tutte le voci narranti che finiscono quindi per uniformarsi. Niente che però l’esperienza non possa correggere.
Facciamo finta che sia per sempre è una storia triste, come ne accadono ogni giorno, e la prima impressione potrebbe essere quella di leggervi un finale pessimista. Di sicuro non ci si trova di fronte a un lieto fine, ma secondo me ha un suo particolare pregio: l’autrice ci mostra che, nonostante tutto, una strada da percorrere si trova sempre. Una strada che è sempre del tutto personale e adatta a noi.
Recensione scritta da LM: L’imbrattacarte
La prigione di neve – J. E. Watson
Abbiamo finalmente avuto modo di leggere il libro-novità del quale abbiamo pubblicato la scheda qui: La prigione di neve di Jan Elizabeth Watson.
Dobbiamo ammettere una cosa: siamo un po’ restii a scrivere questa recensione. Non che il libro ci abbia deluso, ma leggendolo, ci siamo convinti che questo romanzo dia il suo meglio di per sè stesso, senza leggere anticipazioni, commenti, valutazioni precedenti. Il lettore dovrebbe essere messo nella condizione di non sapere alcunchè della trama, di poterla scoprire in completa autonomia, procedendo nelle pagine.
Diciamo questo perchè noi, pubblicando già la scheda e quindi sapendo già un po’ troppo sull’intreccio, ci siamo preclusi parte della curiosità di scoprire strada facendo la situazione in cui versano i due protagonisti, Asta e Orion, e di come questa, in apparenza immutabile e perfetta, viene a infrangersi.
Troviamo perciò fuori luogo la prefazione al romanzo, nella quale viene accennato in modo esplicito anche al finale. Ammettiamo di averla saltata a piè pari, e anche con fastidio, quando siamo giunti in quel punto.
Secondo noi, La prigione di neve è un libro particolare, estremamente introspettivo ma semplice, che espone i fatti accaduti ai due piccoli fratelli con una precisione disarmante, quasi scientifica, condendo questo rigore con le sensazioni di Asta adulta che ricorda sè stessa bambina e di come, un giorno, il suo piccolo universo domestico sia stato stravolto.
ll lettore si sente invogliato quindi alla riflessione sui temi appena sfiorati nel testo raccontati con la noncuranza dei bambini: la malattia mentale, il potere della suggestione, l’amore che si manifesta come può, non sempre nel modo giusto. Ma permette anche di vedere il nostro mondo quotidiano con gli occhi dell’alieno, ostile, con le sue contraddizioni e le sue asperità, le difficoltà oggettive per chi non viene considerato “normale” e in quanto tale non viene compreso.
La prigione di neve è una lettura sobria, matura, che consigliano ai lettori che desiderino un romanzo scorrevole ma che faccia riflettere anche a pagine chiuse.
Scheda: La prigione di neve – J. E. Watson
Jan Elizabeth Watson – La prigione di neve
Traduzione di Giuseppina Oneto
Introduzione di Diego De SilvaFazi Editore
Collana: Le strade
pp. 350 ca – euro 18,50
In libreria: 23 aprile 2010«Un romanzo intrigante, e spiazzante, sulla maternità così come essa è in realtà: un indefinibile intero che non accetta interpretazione, ma trova in sé il modo di farsi capire». Diego De Silva
Nel suo romanzo d’esordio, accolto con entusiasmo dalla critica americana, Jan Elizabeth Watson costruisce un intenso ritratto di una relazione familiare, di un sistema che vive di regole folli ma tenaci. La storia di un orrore sottile nel quale si leggono, in controluce, la voce e il timbro della pietà.
Asta ha sette anni. Il fratello Orion, nove. Le giornate dei bambini sono scandite dai ritmi dei programmi tv, delle letture della Bibbia, di un manuale scolastico e del Big Movie Book. Attorno a questi tre “testi sacri” si articola il loro mondo: dalla mattina, quando la madre Loretta esce per andare a lavoro, sino alla sera, quando torna a casa, i due passano il tempo giocando, preparando pasti inscatolati o leggendo. Senza averne il minimo sospetto, abbandonati all’universo degli oggetti da cui sono circondati, sono prigionieri delle fissazioni maniacali della madre che per loro ha inventato e perfezionato un sistema di protezione dal mondo reale. La scansione perfetta e monotona del tempo all’interno della casa in cui ogni mattina lei li chiude a chiave contribuisce così all’edificazione di una cortina di menzogne: le finestre sono schermate perché fuori c’è la peste, la gente è quasi tutta morta, i corpi accatastati nelle strade sono preda di orribili bestie. Un mondo esterno che Loretta ha costruito secondo la grammatica di un incubo infantile, terribile e desolato, dal quale non ci si può salvare che isolandosi. Ma un giorno la routine viene sconvolta da un imprevisto: la donna, una sera, non fa ritorno. I bambini la aspettano per due giorni. Sono affamati. Si spingono fino alla stanza di lei, nell’assurda speranza di trovarla che riposa, e scoprono così un passaggio che li conduce fuori dalla casa. È il grande salto verso il mondo esterno, le sue strade sgombre di cadaveri, la sua illimitata libertà. Un mondo che però si rivela immediatamente diverso da quello dei libri e del cinema, nelle dimensioni delle cose, negli odori, nel significato dei segni. Forse peggiore di quello che si sono lasciati alle spalle. O forse no.l’autrice
Jan Elizabeth Watson è nata a Washington, D.C. Ha lavorato nel campo dell’editoria e ha insegnato scrittura creativa. Vive con il marito e la figlia ad Augusta, nel Maine.«Con questo eccellente romanzo d’esordio, la Watson crea un universo che si rivela assai più compiuto di quello di autori molto più celebri e affermati di lei». Publishers Weekly
«Un primo romanzo costruito con assoluta maestria, splendidamente scritto, da una nuova scrittrice di grande talento». Booklist
«La prigione di neve è uno struggente esame dell’opposizione tra diversità e normalità. Una lettura limpida e netta dell’infanzia restituita attraverso gli occhi dei bambini». Powell’s Books
«Un po’ come Alice dopo essere caduta nella tana del Bianconiglio, Asta ci porta con sé in uno straordinario universo abitato da personaggi singolari. Struggente racconto di speranza e dolore, La prigione di neve narra con quanta tenerezza e paura una bambina combatta per trovare un posto in un mondo che a stento comprende. Questo libro è una gemma». Aryn Kyle, autrice de Il dio degli animali
Il buio alla finestra – A. Mazziotta
Abbiamo avuto modo di leggere questo piccolo volume (90 pagine) dell’esordiente Antonio Mazziotta edito dalla casa editrice Il Filo.
Un romanzo, o per meglio dire un racconto, che narra per immagini e scene, un tratto di vita di due ragazze amiche d’infanzia, Tania e Gioia, che si sostengono e si appoggiano attraverso gli anni e le difficoltà.
C’è da dire senz’altro che, essendo così breve, anche la storia non può essere particolarmente elaborata e ricca di eventi. L’esposizione dei fatti è piuttosto lineare, intervallata da qualche flashback di memoria che però non interrompono l’organizzazione del racconto.
Si percepisce chiaramente il coinvolgimento emotivo dell’autore nei confronti di questa vicenda, al punto da portarlo spesso ad infioraggiare la narrazione con dettagli che tendono a distogliere l’attenzione del lettore dai fatti.
Lo stile di scrittura è acerbo e necessita senz’altro di essere affinato e sgrossato, razionalizzando ad esempio l’uso delle figure retoriche, l’aggettivazione e la formazione stessa dei periodi.
Dal punto di vista della costruzione del racconto, vi sono pecche nella delineazione dei personaggi, che risultano piuttosto monocromatici e poco originali, i tempi e i ritmi di narrazione che si dilatano in dettagli apparentemente poco significativi e si contraggono quando si passa bruscamente da una scena ad un’altra.
Grande disvalore al volume lo da purtroppo la quasi completa mancanza di editing: refusi, parole tronche e punteggiatura casuale lo rendono approssimativo.
In conclusione, non possiamo dire di essere di fronte ad un capolavoro editoriale, è bensì un racconto di uno scrittore alla sua prima fatica, che ha certamente ampi margini di miglioramento e al quale auguriamo umilmente che la nostra recensione possa essere di sprone per ricercare quella maturità stilistica che potrebbe portargli soddisfazioni in futuro.
Il Diario di Lara – C. Santoianni
Non siamo soliti bazzicare in questo genere di letteratura, ma ormai abbiamo fatto di “elasticità” il nostro motto, percui abbiamo preso in mano questo volumetto con sincero interesse. Il diario di Lara è un romanzo che rientra nella categoria “chick lit” ovvero quella letteratura rosa che venne portata alla ribalta da eventi cult epocali come “Il diario di Bridget Jones” e dal quale nacquero innumerevoli cloni e sottocloni, ultimi tra questi la fortunata serie della Kinsella “I love shopping”.
Un po’ come la fantasy, la chick lit ha scavato un solco nel quale sono confluiti, con alterne fortune, un grande numero di aspiranti scrittori di best sellers. Perchè? Perchè all’apparenza, il romanzetto chick sembra una cosa leggera, facile, immediata e veloce nella lettura così come nella scrittura.
Questi romanzi sono denotati da un contesto problematico di vita al femminile, ma descritto sempre con toni spensierati ed ironici, e far ridere di gusto senza scadere nel banale o nel patetico è estremamente complesso.
Nella letturatura niente è facile, specie ciò che invece appare come tale.
Passando alla fattispecie del romanzo, pur avendo premesso che non siamo avvezzi a queste letture, l’abbiamo trovato comunque piacevole. Per essere precisi, ci sarebbe piaciuto molto di più se non fosse stato appunto caratterizzato dalle peculiarità chick lit.
La storia, i personaggi e la trama hanno delle potenzialità evidentissime, ma vengono limitate dalla struttura a diario (notoriamente difficile da gestire, basti pensare a quanto più efficaci sono risultati i film di Dracula bagnando il naso al romanzo da cui sono stati tratti), dall’impossibilità fisiologica di approfondire gli aspetti caratteriali dei personaggi, di dilungarsi troppo sulle effettive disavventure di questa donna, ottenendo quindi un riassunto di ciò che sarebbe potuto essere.
Avremmo visto questa storia molto meglio in un contesto di più ampio respiro, dove la trama avrebbe potuto svilupparsi liberamente fino a portare il lettore ad affezionarsi sinceramente a questa combinaguai di nome Lara, invece di conoscerla solo di superficialmente (a malincuore).
Nonostante questo, la prosa è scorrevole e divertente e i personaggi al contempo surreali e verosimili, tratteggiati con pochi cenni ma chiari. L’abilità dell’autrice si vede anche nell’utilizzare una buona storia in un contesto con regole così precise come quello chick lit.
Insomma, le prospettive per un altro bel romanzo, magari un po’ più ampio, nato dalla penna della Santoianni ci sono tutte, non resta che aspettare fiduciosi.
Angeli Ribelli – L. Bray
Come avevamo promesso qui qualche tempo fa, abbiamo messo le nostre letterarie grinfie sul secondo romanzo della Bray, “Angeli Ribelli“. Il terzo della saga (La rivincita di Gemma, articolo che contiene spoiler, attenzione), ormai entrata nel vivo e che all’estero sta riscuotendo un grandissimo successo, paragonabile forse ad Harry Potter, dovrebbe essere uscito nelle librerie da poco e provvederemo a leggerlo il prima possibile.
Anche questa volta, i grafici della casa editrice non si sono fatti pregare: una bellissima ed elegante rossa appare di profilo sulla copertina, richiamando le ambientazioni ottocentesche del romanzo.
Come per molte altre saghe letterarie, il primo episodio stenta un po’, spesso lascia la sensazione come di tentativo, come se l’autore pensasse: “Ok, è il primo di una serie, non so se me la comprano tutta intera, però io ci provo, lancio qualche esca ma lo faccio anche abbastanza autoconclusivo così se qualcuno lo legge non gli lascio i nervi addosso se poi non trova il seguito in libreria.”
Così è stato per il primo libro di Harry Potter, così fu anche per Gemma Doyle. In entrambi i casi però, dal volume successivo la storia decolla e prende abbrivio.
In questo episodio, la trama si sviluppa sotto molteplici aspetti attorno alla missione principale, ovvero quella di trovare il Tempio dove poter vincolare la magia e portare nuovamente l’ordine dopo averla lasciata libera sul finire del romanzo precedente. Abbiamo modo di comprendere molto meglio la struttura ed il funzionamento dei Regni, si scoprono colpi di scena su buona parte dei personaggi principali, il tutto irrorato da un buon senso ironico e immerso nel mondo di busti e crinoline a Londra che tanto ci è estraneo adesso ma che tanto ci affascina.
Una buona lettura, per proseguire le avventure della Doyle e per arrivare a scoprire, nell’ultimo romanzo, finalmente l’epilogo di questa saga che ha aperto i battenti al genere new gothic.