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Uomini da mangiare – C. Leunens
Molti tra i migliori romanzi più audaci, nascono da una domanda semplice, che ricorda quasi i giochi dell’infanzia: “Che cosa succederebbe se…?”. Anche questo romanzo di Christine Leunens, Uomini da mangiare, senza dubbio si inserisce tra le opere audaci, e molto.
Una ragazzina, Kate, combatte la sua quotidiana guerra contro il cibo che sua madre, lituana emigrata in America, le propina. Le sfugge il significato intrinseco del nutrirsi, ed è affascinata morbosamente dal processo di trasformazione dei prodotti in cibo. Un giorno assiste per caso ad una scena di intimità, e da quel momento intuisce che deve esserci un legame profondo tra quello che ha visto ed il nutrirsi. Questa consapevolezza cresce dentro di lei, avvalorata da espressioni retoriche e figurate che riscontra nel linguaggio comune della gente e anche nella Bibbia (carne della stessa carne, uniti nella carne), fino a trasformarsi in passione, o per meglio dire, in fame inestinguibile.
La trama di questo romanzo si sviluppa in due fasi. Nella prima abbiamo Kate ragazzina che, nell’arco di qualche anno, sviluppa la convinzione che la passione sessuale e il nutrirsi siano azioni strettamente correlate, e non in senso figurato. Nella seconda, Kate è una giovane donna in preda al più intimo degli appetiti, che però risulta deformato e morboso a causa di questo antico fraintendimento.
Nella prima fase la narrazione è molto pungente ed ironica, sempre in prima persona: ci viene presentata questa madre orribile ma allo stesso tempo pateticamente buffa che per risparmiare il più possibile (i suoi soldi che “lavorano sodo”) propina alle figlie manicaretti forse non proprio adatti alla loro età come reni, quaglie ed altre frattaglie insensibile alle proteste della protagonista, che fa di tutto per non mangiare. La voce della ragazzina è molto ben delineata e chiara, i pensieri che esprime, i dubbi e le perplessità sulle sue prime (errate) scoperte lasciano un senso di verosimiglianza e credibilità che rende la lettura estremamente piacevole e leggera.
Al contrario, nella seconda parte del romanzo si perde un po’ quell’ironia per lasciar spazio al paradossale grottesco che procede in escalation di pagina in pagina, fino a culminare nel finale. Kate crescendo non è riuscita a sdoganarsi da quelle errate credenze sul sesso ed il cibo ed una volta libera dall’oppressione della madre si trova a doversela cavare da sola nel mondo di quegli adulti dei quali ha frainteso la meccanica. Le scene grottesche in questa fase si susseguono, al punto, talvolta, da rendere difficoltoso proseguire la lettura.
Indubbiamente questo romanzo di genere è dal punto di vista stilistico un’opera notevole e geniale, per di più per un’esordiente. L’uso delle similitudini e la stessa costruzione della trama denotano un’abilità considerevole e non comune. Certo è che, per il contenuto a tratti decisamente un po’ forte se ne consiglia una lettura solo agli stomaci forti, da consumarsi lontano dai pasti.
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Scheda: Uomini da mangiare – C. Leunens
Rinchiusa nella dispensa, la piccola Kate fissa con astio le ombre dei prosciutti appesi. Sua madre, un’irascibile vedova lituana, la rinchiude lì per costringerla ad abbandonare la sua innata avversione per il cibo. Nella penombra maleodorante di umidità e cipolle, Kate strizza forte gli occhi finché il buio comincia a respirare e a muoversi
come una nuvola di farfalle: le tenebre sono vive, e danzano per lei. Nell’oscurità riesce a sentire il battito del suo cuore e può abbandonarsi a complicate fantasie.
La mente di Kate è fervida e impaziente, ma nessuno si preoccupa di rispondere alle sue domande sul mondo, e così lei si crea delle idee tutte sue su quello che gli uomini e le donne fanno quando sono soli. Gli innamorati si mangiano. Affamati gli
uni degli altri si staccano morsi di frutti proibiti che crescono sotto i loro vestiti. Per questo Kate ha paura di mangiare. I suoi occhi sgranati una volta hanno visto un uomo e una donna preda della passione: si consumavano a vicenda sulle
lenzuola di un letto, come se fosse una tavola apparecchiata. C’è un’intera cosmogonia nel mondo di Kate: forse
tutto l’universo è commestibile. Forse mangiare ed essere mangiati è il solo prodigioso modo di perpetrare la vita. Ma è nel giorno della sua prima comunione che tutto le appare finalmente chiaro. Sentendo sciogliersi in bocca quel fragile
velo di pane, Kate inizia per la prima volta ad aver fame; proprio quando il suo corpo sta diventando quello di una donna e l’adolescenza la sospinge verso i segreti chiusi nelle bocche degli adulti.
Christine Leunens, penna ironica e torrenziale, dà vita a un trasgressivo romanzo di formazione, in cui le metafore dell’inconscio si materializzano, si condensano e restituiscono intatte le nostre tentazioni primordiali.l’autore
Christine Leunens è nata in Connecticut, da madre italiana e padre fiammingo. Ha vissuto in Piccardia
dove ha allevato cavalli e scritto per il teatro in inglese e francese. Come sceneggiatrice è stata premiata dal Centre National du Cinéma. Ora si è trasferita in Nuova Zelanda, dove continua a scrivere.
Un aperitivo per tre – F. Rocchetti
Tre amiche inseparabili e legatissime tra loro, un po’ di grattacapi d’amore e qualche equivoco tra uno spritz e l’altro: questi gli ingredienti del romanzo di esordio di Francesca Rocchetti, Un aperitivo per tre. Un romanzo fresco e divertente in puro stile chick lit, piacevole come un aperitivo all’aperto.
La trama ha una struttura solida e chiara che regge bene il ritmo piuttosto incalzante che caratterizza il genere, i personaggi sono semplici ma ben delineati, confortati principalmente dai dialoghi che riescono a non essere mai banali o irritanti, evitando con successo le battute da soap opera.
La struttura narrativa è particolare e risulta ben azzeccata e ben gestita: in ogni capitolo infatti, la prima persona narrante si installa a turno su ognuna delle tre protagoniste, aiutando quindi la delineazione di ciascun personaggio e dando una piacevole varietà di punti di vista all’interno della storia.
Il genere chick lit viene erroneamente considerato un genere “facile”, di lettura e di scrittura. Sebbene potrebbe essere vero nel primo caso, non lo è di certo nel secondo: le insidie strutturali peculiari del genere sono presenti esattamente come in qualunque altro genere, alle quali si sommano le classiche problematiche stilistiche e narrative. Nel caso di Un aperitivo per tre, l’autrice è riuscita a dimostrare una maturità ed una confidenza con la parola scritta tale da denotare un talento che, secondo noi, merita di essere coltivato.
Altra ottima caratteristica di questo romanzo, anche se può sembrare una questione marginale, è la cura con cui è stato realizzato. La qualità dell’editing, l’assenza di errori evidenziano un’accuratezza che ormai è rara da trovare anche nei prodotti editoriali delle cosiddette grandi firme.
Insomma, un romanzo che consigliamo a tutti gli amanti del genere ma anche a chi è alla ricerca di una lettura di svago piacevole e di buona qualità.
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Scheda: Un aperitivo per tre – F. Rocchetti
UN APERITIVO PER TRE
di Francesca RocchettiMavi sta per sposare l’amore della sua vita, Elena è legata ad un fidanzato ‘scomodo’ che non piace a nessuno e Paola è alle prese con la ricerca di un lavoro e della serenità. Basterà un banale incidente per complicare le loro vite.
Frizzante come uno spritz e consolatorio come una cioccolata calda quando fuori diluvia, questo romanzo tutto al femminile scivola via con leggerezza tra un sorriso ed un sospiro.l’autore
Francesca Rocchetti è nata nel 1982 nella provincia di Padova. Laureata in Sociologia, ora vive a Vicenza con il marito e lavora nell’azienda di famiglia. Un aperitivo per tre è il suo primo romanzo.
Per ulteriori informazioni:
www.francescarocchetti.blogspot.com
Antichrista – A. Nothomb
Mi avevano consigliato di leggere Amélie Nothomb per lo stile, per l’atmosfera che riesce a ricreare nei suoi libri, e tra tutte le sue opere ho deciso di buttarmi sull’Antichrista.
Mai titolo fu più appropriato.
Si tratta di un libricino di 117 pagine, ma molto ben spese dall’autrice che ci racconta la storia di Blanche, una sedicenne a tal punto brillante da frequentare già l’Università. E proprio qui, lei sempre solitaria e con un rapporto difficile con gli altri, incontra Christa, la leggendaria, popolare, spavalda Christa. Anche lei sedicenne precoce, ma non solo nello studio. Christa sa come va il mondo e, a suo modo, lo insegna a Blanche.
Tra le due sembra nascere un’amicizia, quell’amicizia di cui la timida Blanche ha così tanto bisogno, ma che presto si rivelerà un incubo dal quale non saprà come uscire.
Con uno stile asciutto e deciso, la Nothomb fa narrare alla stessa Blanche l’odissea in cui Christa la catapulterà e di come proprio dentro di lei scoprirà le qualità per liberarsi dall’ingombrante presenza.
Interessante la riflessione sull’amicizia che ne emerge e il finale che segue l’evento culminante della narrazione: non il finale spumeggiante che forse avremmo voluto, ma una sorta di capitolazione inevitabile e per questo più vera e sentita.
Una scena degna di menzione è l’invito a casa da parte di Blanche a Christa: è il momento in cui Blanche si rende conto del potere esercitato dall’amica e della violenza di cui è capace.
La Nothomb descrive con puntualità e la giusta tensione il disagio provato da Blanche, l’umiliazione di cui sarà vittima e l’incapacità psicologica di opporsene da cui la tragedia prenderà il suo avvio.
A sei anni, spogliarsi non è nulla. a ventisei, è ormai una vecchia abitudine.
A sedici anni, spogliarsi è un atto di una violenza insensata.
“Perché mi chiedi questo, Christa? Sai cosa significa per me? Lo pretenderesti, se lo sapessi? È proprio perché lo sai che lo pretendi?
Non capisco perché ti obbedisco.”
Recensione scritta da L’Imbrattacarte
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Le streghe di Smirne – M. Meimaridi
A questo libro (Le streghe di Smirne, di Mara Meimaridi, N.d.Staff) mancherebbe solo una cosa. Avete presente quando, alle medie, si perdevano pomeriggi interi su Iliade e Odissea? E che l’unica ancora di salvezza in un groviglio di intrighi, incesti e relazioni clandestine era quel bellissimo albero genealogico capeggiato da Zeus?
Ecco, con una cosa del genere e il libro sarebbe leggibile. O quantomeno per il lettore sarebbe più facile districarsi tra assurde relazioni parentali, dove figlie in realtà sono nipoti, i cognati mariti e le cugine zie. Sicuramente non sarebbe un accorgimento fuori luogo, del resto si parla di donne turche e uomini greci. Donne che magheggiano, complottano e lottano per una scalata al vertice sociale e che sono delle streghe, davvero.
Dati tempo e spazio sufficienti, sarebbe utile anche un glossario (sempre sullo stile di quelli che si trovano sui libri scolastici!), dove inserire i mille nomi e le mille connotazioni che i vari personaggi ricoprono nel corso della storia, sempre che possa definirsi tale. Oltre ai nomi impronunciabili e impossibili da ricordare, si è costretti a infiniti salti temporali che rendono davvero difficile tenere le fila del racconto.
Nonostante ciò il libro è pieno di descrizioni non solo di luoghi, ma soprattutto di tradizioni, usanze e piatti tipici della zona di Smirne, in Turchia, che sanno trasportarti in un luogo magico, al centro di un crocevia di popoli e culture che, almeno in questo, arricchisce.
Il libro in Grecia è stato un caso editoriale…forse perché lì non hanno problemi a leggere tutti quei nomi strani e quindi la storia è risultata più chiara che non qui?
Recensione scritta da Gocciolina di Rugiada
Non tutti i segreti dormono in soffitta – Segnalazione
Gentili lettori,
vogliamo segnalarvi che si è aperta nuovamente la vendita online dell’e-book “Non tutti i segreti dormono in soffitta” della scrittrice esordiente Lara Marzo.
Qui il sito per tutte le informazioni: Non tutti i segreti dormono in soffitta e qui la nostra recensione.
Buona lettura!
A&C Staff
Wintergirls – L. H. Anderson
Dopo il grande successo di Speak, le parole non dette, Laurie Halse Anderson torna con un nuovo libro: Wintergirls. È una storia forte e coinvolgente che colpisce fin da subito.
Ancora una volta, lo stile dell’autrice può considerarsi unico e incisivo. Niente è censurato o lasciato al caso, e chiunque si trovi a fare i conti con le pagine che ha davanti ne viene catturato completamente.
Non c’è la paura di trattare argomenti tabù e spiacevoli, ma bensì di mostrarli nella loro realtà.
La protagonista di questa storia è Lia, una ragazza adolescente che perde la sua migliore amica Cassie e si ritrova sola a combattere contro tutti.
La sua vita le sfugge, la sua famiglia non la capisce e in lei è forte il senso di smarrimento che riversa nel maniacale controllo del cibo e del suo peso.
In Cassie aveva un’alleata, una confidente, un appoggio fin da quando erano bambine.
Per sfuggire al mondo che non riusciva ad accettarle così com’erano e al disastro che le circondava, erano riuscite a trovare sostegno l’una sull’altra, capendo il loro disperato bisogno di sentirsi leggere e vuote.
Da qui inizia la loro lenta discesa verso una condizione che le rende apparentemente forti, ma estranee e lontane da tutto ciò che le circonda; diventano scostanti, chiuse, e riversano la fiducia solo in loro stesse.
Lia conta le calorie di tutto ciò che mangia, e quando è costretta ad eccedere, passa ore a fare sport all’insaputa della sua famiglia. Si rifugia nei blog in cui trova ragazze che si sostengono a vicenda nelle loro lotte contro il cibo. Apre la sua pelle con continui tagli che nessuno può vedere per liberarsi di tutto quello che ha dentro e che non sopporta.
Si sente persa, stupida, indegna, sola, sconfitta, tradita. Si sente in colpa per la morte della sua migliore amica che la perseguita accusandola e trascinandola nel baratro con lei.
Non sa come sfuggire a quello che prova, non sa come tornare a vivere, non sa come accettare l’aiuto delle persone che la circondano, ma piuttosto si sente minacciata e continua a spingerle lontano da lei.
Nessuno può capirla, nessuno sa quello cosa deve sopportare, nessuna sa cosa significa essere una ragazza d’inverno.
La storia di Lia è una storia universale che riguarda molte persone intorno a noi.
La Anderson riesce a cogliere alla perfezione i sentimenti che possono agitare il cuore di ogni ragazza ed è capace di trasformarli in parole che ci toccano nel profondo e ci avvicinano all’animo della protagonista.
Non li tratta superficialmente, ma li lascia parlare da sé senza mai giudicare e polemizzare.
Affronta un tema delicato e lo fa in maniera completa e accurata, toccando la nostra vena più sensibile.
Un libro bellissimo, ricco di situazioni vere e sofferenti, ma anche di una carica emotiva che ci spinge a combattere insieme a Lia e per Lia, affinché anche lei possa riuscire a trovare la sua strada e aprirsi al mondo che la circonda, senza paura, senza riserve, senza più demoni nel suo cuore, ma con tanta voglia di ricominciare a vivere.
Recensione scritta da Michela Novelli