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Le sorelle Brélan – F. Vallejo
Marthe, Sabine e Judith Brélan sono tre sorelle, rimaste orfane a seguito di un banale incidente subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Sono giovanissime e sole al mondo. Lo spettro della tutela da parte della loro zia, interessata più che altro a far valere la propria pedante influenza anche sulle ragazze, oltre che sul marito e sulla anziana madre, fa esprimere al suo meglio il fascino del terzetto. Agendo come una squadra, riescono a far nominare la sorella maggiore Marthe come tutrice delle più piccole.
Da questo giro di boa, si dipana la vita di questa famiglia bizzarra, ridotta ai minimi termini, che cerca nonostante le difficoltà, le differenze di carattere di ciascuna e le ingerenze dei conoscenti, di restare unita e salda, attraverso gli anni ed i decenni.
Le sorelle Brèlan, romanzo del francese François Vallejo, costituiscono una lettura atipica. La storia narra la vita delle tre sorelle nella più tipica modalità della saga famigliare, sull’arco di diverse decine di anni seguiamo i cambiamenti di queste tre giovani donne diventare maggiorenni e poi donne fatte, alla ricerca perenne di un riscatto, di un equilibrio, di un modo di poter essere finalmente felici.
Lo stile di scrittura è ciò che distingue nettamente questo romanzo dagli omologhi: la narrazione è molto frammentata, ricalca quasi l’espressività destrutturata di un racconto orale. Non ci sono dialoghi in discorso diretto, pensieri e azioni si mescolano in un tutt’uno che sa di flusso di coscienza, sebbene da un punto di vista esterno.
L’effetto è singolare e può non essere particolarmente scorrevole per tutti i lettori, sebbene non si possa definire sgradevole nè raffazzonato, in quanto l’autore riesce a mantenere questo stile peculiare senza andare a discapito della chiarezza.
I personaggi sono, ci verrebbe da dire, tagliati con l’accetta, nel senso che ciascuno si definisce man mano con il procedere della storia ma restano sempre all’interno di canoni e paletti ben definiti, al punto da costituire quasi delle figure stereotipate.
Tutto sommato comunque Le sorelle Brélan costituisce una lettura gradevole, che permette di scoprire uno spaccato di vita femminile postbellica, sebbene attraverso figure un po’ sui generis e dai tratti forse non comuni.
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Scheda: Quelle mani – C. Cammarata
Zlata ha investito tutta la vita per la famiglia. Una famiglia borghese di una provincia imprecisata: lo schizzo accennato di ogni luogo d’Italia. Una famiglia che Zlata ha plasmato secondo il suo modello di dominio: un marito da sottomettere – ignorante e villano – servito solo a darle il seme per i due figli che ella nutre e protegge, come una leonessa. E seppure qualche imprevisto che non aveva calcolato, come il fratello nano del marito entra nella sua vita, lei sa come sistemare le cose e come farle fruttare.
Ma il controllo gli sfugge quando Farisa, una donna di colore – una straniera – attrae l’attenzione del figlio maschio. Con le sue mani lo carezza e lo seduce e Zlata si sente scippata, defraudata della carne dell’essere che ha messo al mondo e che ama. E con lucida determinazione tenterà in tutti i modi di riportare a se il figlio perfino servendosi dell’aiuto di un prete.
Così nel suo letto, con l’umile serva Rachele che appare ogni tanto – testimone muta come la pietà del lettore – Zlata racconta a Don Carlo la sua storia, senza lesinare niente, così com’è stata, in una lunga ininterrotta confessione che non cerca perdono o compassione. E come potrebbe del resto? E soprattutto perché? È stata una buona donna di chiesa e adesso pretende dal prete un aiuto per trovare suo figlio.
Quelle mani è una novella ruvida, crudele, intensamente cattiva in cui si respira l’odore delle cucine e delle sacrestie, si rivive la benpensante e spesso orrenda normalità di un sentimento, quello materno, nel cui nome ogni cosa può essere concessa.
Mi domando che madri avete avuto? Così iniziava una poesia di Pier Paolo Pasolini, una domanda che con le dovute proporzioni questo romanzo pone al lettore.l’autore
Carmela Cammarata è nata a Napoli nel 1956. Dopo un periodo trascorso in Sud America, è tornata nella città natale dove vive tuttora. Diplomata come perito tecnico, è attualmente impiegata nel settore contabilità del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Madre di due figli e scrittrice, si interessa d’artigianato e della creazione di manufatti e bambole confezionati recuperando vecchie stoffe e materiali riciclabili. Per Del Vecchio Editore ha pubblicato I santi padri.
Scheda: Le sorelle Brélan – F. Vallejo
Giuditta, Marthe e Sabine, le sorelle Brélan, sono inseparabili. Quando, poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, muore il padre, grande architetto, le tre sorelle rimangono nella splendida casa che egli stesso aveva progettato. Nel corso dei tre decenni successivi alla guerra, le tre donne sceglieranno strade diverse: Marthe sarà la madre devota non sempre capìta dalle sorelle, Sabine diverrà un’imprenditrice di successo mentre Judith rimarrà l’eterna ragazza idealista e dannata.
Il romanzo di François Vallejo è un brillante ritratto dell’evoluzione della condizione femminile nella seconda metà del Novecento. Una saga familiare in cui, oltre a personaggi memorabili, appare in chiaroscuro l’Europa che si rialza dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale fino a liberarsi del suo spettro con la caduta del muro di Berlino. Un grande romanzo di impianto classico reso spiazzante da una scrittura tagliente e raffinata.L’autore
François Vallejo è insegnante di letteratura. Molti dei suoi libri sono stati premiati, o selezionati, per i premi più prestigiosi (tra i quali il Goncourt). Il suo romanzo West (2006) ha vinto il famoso premio radio: Le Prix du Livre Inter, diventando un bestseller. Pubblica con l’editore Viviane Hamy dal 1998.
Succo di melagrana – L. Guida
Donne che sono state innamorate della persona sbagliata e continuano a subire il giudizio non richiesto della gente; donne amiche, vittime degli eventi e della vita; donne mamme, donne coraggiose, che hanno fatto delle scelte e che nonostante le conseguenze non si guardano indietro. Nei racconti di Lucia Guida, raccolti in Succo di melagrana, vengono delineate sei piccole storie al femminile di vita comune. Storie quotidiane raccontate illuminando il presente ed il passato di queste protagoniste, delle quali sentiamo i pensieri e le emozioni.
Sono piccoli racconti, che rendono onore alla forza femminile di affrontare il giudizio degli altri, di essere madri, di amare nonostante tutto, di essere amiche e di dare una mano per il solo piacere di farlo.
Lo stile narrativo è ricco, il lessico utilizzato è ricercato ma non pomposo, il tono è sempre lievemente sognante, introspettivo, che permette al lettore di immedesimarsi nelle vicende.
Di fatto in questi brevi racconti non succede nulla o quasi, la narrazione si incentra sul mondo interiore del personaggio e sulle sue circostanze immediate. Questo fa sì che questi racconti costituiscano solo schegge di vita, senza lasciare spunti di sviluppo in storie vere e proprie ma restando quindi nell’ambito dell’esercizio di stile.
Esercizio comunque gradevole, che evidenzia l’abilità dell’autrice, lasciando la voglia nel lettore di leggerla alle prese con qualcosa di più corposo e strutturato.
Scheda: Succo di melagrana – L. Guida
Succo di melagrana. Racconti di vita quotidiana al femminile
Succo di Melagrana racconta al femminile attimi di quotidianità spicciola. Le protagoniste dei racconti — caratterizzati da diversità di epoche, età e situazioni personali — sono colte nei fotogrammi del loro percorso esistenziale. Le storie sono collocate cronologicamente in senso crescente dal periodo pre e post bellico sino ai nostri giorni in una provincia microcosmo puntuale, punto di forza e di debolezza, dell’esistenza umana più ampia. Tempo e Spazio diventano pretesti per comunicare un messaggio essenziale, quello dell’infinita capacità rigeneratrice di ogni donna, chiaro invito a cercare orizzonti migliori.
Al lettore si offrono spunti di riflessione sommessamente evocativi e a ciascuno è dato di trarre le proprie conclusioni osservando, grazie alla vividezza descrittiva dell’autrice, le scelte dell’una o dell’altra. Accettando per questo il rischio di serbare per sempre su di sé traccia vermiglia e indelebile del succo di melagrana, emblema della femminilità più pura.l’autore
Lucia Guida, nativa di San Severo (FG), vive a Pescara dove è docente di Lingua Inglese. Ha pubblicato racconti brevi in collane di autori vari. Succo di melagrana è la sua prima raccolta da solista.
Principessa? No grazie – V. Ruble
Paula, una ventinovenne come tante, il giorno di Natale rifiuta la proposta di matrimonio del suo ormai stantìo fidanzato. Da un momento all’altro quindi si trova single alle soglie dei 30 anni, proprio quando tutti gli amici si accasano e pensano ad un futuro a due. Così decide di regalarsi una vacanza all’insegna del relax in un posto esotico, anche se da sola. Seguiranno poi le surreali vicende di Paula in terra dominicana fino al più zuccheroso degli happy end.
Questo in breve il primo romanzo di Valentina Ruble, Principessa? No, grazie!, nel più classico stile chick-lit, genere che si sta diffondendo sempre di più anche grazie a nomi ormai noti in ambito internazione come Sophie Kinsella.
Del genere ne mutua la freschezza del linguaggio, la facilità della lettura e la tematica disimpegnata e tutta al femminile, con una protagonista tratteggiata come ragazza più che normale, non bellissima ed in gambissima ma un po’ “sfigata”, goffa e pasticciona, che attraverso le sue peripezie arriva al suo obiettivo finale, il lieto fine in rosa.
“Principessa? No, Grazie” ricalca perfettamente lo stile che ci si aspetta da un chick lit sotto tutti i punti di vista, anche se, dobbiamo rilevare una certa ricerca forzata del contrappunto umoristico, che in alcuni passaggi si presenta naturalmente, ma nella maggior parte non risulta così spontanea e così efficace.
Lo stile di scrittura nel complesso è piacevole, sebbene forse non molto personale nel tentativo di aderire al genere. La voce narrante è fissa nella prima persona della protagonista Paula e spesso sdrucciola nel logorroico con i soliloqui con se stessa, per questo secondo noi molte parti andrebbero un po’ sfoltite ed alleggerite.
Il personaggio risulta credibile e sufficientemente paradossale, funzionale comunque ad una trama che in molti aspetti, in particolare da un certo punto in poi verso il finale, rasenta l’assurdo che più assurdo non si può (anche a voler vedere La vie en rose, certe cose sono ben più che sogni ad occhi aperti, diciamolo!).
I personaggi secondari risultano pregevoli, in particolare l’antipaticissima collega e l’apprensiva madre di Paula (che però si rivolge al marito con stucchevoli vezzeggiativi), che presentano caratteristiche ben delineate e sfumature molto vere e vive.
Insomma, il primo romanzo di Valentina Ruble è certamente un dignitoso punto di partenza, attorno al quale lavorare per raffinare stile, espressione, narrazione e delineazione della trama, verso opere sempre migliori.
In qualità di lettori, ci sentiamo di consigliare questo libro a tutti coloro che gradiscono il genere leggero chick lit e che amano le suggestioni rosa a tempo di danza caraibica.
Scheda: Tutte noi abbiamo un Mister Big – O. De Iulio
Scheda rimossa per politiche editoriali. Per informazioni in merito scrivere a staff.annessieconnessi [@] gmail.com
Scheda: Principessa? No grazie – V. Ruble
Se a ventinove anni Paula decide di lasciare il suo ragazzo durante il pranzo di Natale, proprio mentre le sta chiedendo di sposarlo davanti a tutti i parenti, può capitare che sua madre, già apprensiva di natura, sia afflitta dalla terrificante preoccupazione che la sua bambina rimanga zitella a vita, portandola a inventare l’esistenza di un fidanzato che in realtà è solo immaginario.
Se poi, per staccare un po’ la spina dal lavoro, per scappare da quella collega insopportabile che le rende la vita impossibile e per non pensare a quel bel magazziniere di cui si è invaghita senza essere ricambiata, decide di partire tutta sola per la Repubblica Dominicana, può capitare anche che l’animatore più ambito del villaggio perda la testa per lei, facendola sentire una vera e propria principessa. Ma è veramente tutto oro quello che luccica?
Tra balli latino-americani, meravigliosi cocktail a base di rum e incontri inaspettati, Paula scoprirà che non sempre il Principe Azzurro arriva in sella a un cavallo bianco…l’autore
Valentina Ruble vive a Padova. Dopo essersi laureata in Scienze Politiche ha frequentato corsi di recitazione e si è cimentata nel teatro/musical, sia in qualità di attrice, sia come autrice di testi brillanti. Principessa? No, grazie. è il suo primo romanzo.Per ulteriori informazioni: http://www.edizioniuroboros.it/