Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Scheda: Io, angelo custode? – P. Confalonieri
Scheda rimossa per politiche editoriali. Per informazioni in merito scrivere a staff.annessieconnessi [@] gmail.com
Uomo bianco alla periferia dell’impero – U. D’Agostino
Anno 1992. Michele è un giornalista romano, con pochi scrupoli e molte aderenze redditizie, che si ritrova dalla sera alla mattina invischiato nel grande polverone sociopolitico che prese il nome di Tangentopoli. Per sfuggire all’interesse della magistratura, Michele si trova quindi a partire per destinazione ignota, spinto dal suo “capo”, un senatore dalla coscienza sporca, e si ritrova in Giamaica. Qui entra in contatto con una realtà del tutto nuova, ma soprattutto arriva a conoscere il suo vero io, spogliandosi del marcio della società occidentale, riscoprendo in sè una persona sconosciuta.
Uomo bianco alla periferia dell’impero è il primo romanzo del giornalista Umberto D’Agostino. E’ inevitabile riscontrare la perizia del professionista della scrittura, in particolare attraverso tutta una serie di dettagli dai quali traspare il background giornalistico dell’autore. Lo stile è particolare, reso ancora più graffiante dalla narrazione in seconda persona singolare che, associato ad un ritmo piuttosto incalzante e un linguaggio diretto e popolare, mira a coinvolgere, invischiare, direttamente il lettore nella storia.
La trama di per sè non brilla per particolare originalità, segue uno schema piuttosto standard e prevedibile sia nella sequenza degli eventi che nel percorso di redenzione interiore del protagonista; alcuni personaggi risultano credibili, nei comportamenti e nei dialoghi, mentre altri (in particolare Judy) sembrano rarefatti e poco verosimili, diffondendo un’aura di irrealtà anche nei personaggi con i quali interagiscono. Ciò nonostante, il ritmo e lo stile riescono ad essere intriganti a sufficienza per mantenere sempre vigile l’attenzione del lettore, in particolare grazie alle accurate descrizioni dei territori e della popolazione Giamaicana, che riescono ad allontanarsi dai clichè permeati fino a noi di questa società così particolare.
In sintesi quindi, un romanzo che si lascia leggere bene (a dispetto dell’editing carente), che nonostante faccia riferimento ad eventi italiani di qualche anno fa, rimane (tristemente forse) molto attuale e lascia in fondo un certo desiderio di fuga, di cambiamento radicale, per staccare da una società ormai opprimente e alienante a favore di una realtà costituita da cose più piccole e più vere.
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Scheda: Uomo bianco alla periferia dell’impero – U. D’Agostino
Alla vigilia di Tangentopoli è facile, se sei un giovane cronista rampante, fare favori alla persona sbagliata. E Raimondi, appena iniziano a cadere le prime teste sotto ai colpi della magistratura milanese, è costretto a darsi alla fuga per evitare la galera. Si ritrova alla periferia dell’impero, in una Jamaica no problem di reggae, sole, marijuana, belle donne, loschi traffici e criminalità stagnante. Un far west noir di fine ventesimo secolo, dove ricominciare. Forse.
Uomo bianco alla periferia dell’impero
Umberto D’Agostino
Correva l’anno ed io divenni il caso – B. Maffezzoli
Correva l’anno ed io divenni il caso è il bel romanzo dell’autrice Benedetta Maffezzoli e racconta una storia in apparenza semplice, quasi banale, di marachelle infantili sull’orlo del teppismo, ma non solo. Con uno stile accattivante ed un ritmo incisivo, l’autrice racconta una storia di provincia, nella persona di Matteo Tebaldi, detto Papero, capo di una banda di impavidi pirati (saltuariamente pistoleri) di ragazzini di otto anni, sempre alla ricerca di qualche marachella da combinare. Il tutto senza farsi scoprire dalle temutissime mamme, che come emissari diretti del volere divino, sembrano essere state da Lui dotate di ogni genere di capacità extrasensoriale per percepire nell’aria l’odore delle malefatte. Riuscire nell’intento quindi diventa una sfida a tutti gli effetti, non solo verso il malcapitato oggetto di attenzione, verso le mamme e gli adulti in generale sempre pronti a rovinare i piani, ma anche verso loro stessi, l’amicizia che li lega, i patti di lealtà verso i compagni.
L’autrice riesce bene nell’intento di esprimere i pensieri e le parole del giovane Papero: i dialoghi sono piuttosto verosimili per un ragazzino di otto anni, mentre l’introspezione, che risulta l’aspetto più ricco, è serrata e unisce con sapienza la disarmante ironia infantile all’utilizzo di espressioni e ragionamenti adulti, trasmettendo bene un senso di dualità tra Papero bambino ai tempi dei fatti e Matteo Tebaldi adulto che ricorda il passato.
Una storia semplice, ma di notevole significato, per certi versi un vero e proprio romanzo di formazione, durante il quale Matteo racconta quell’anno in cui accaddero quella sequenza di avvenimenti che lo portò a posare la prima pietra verso la vita adulta.
La lettura è facile e scorrevole, spesso è impossibile reprimere un sorriso davanti a certe scene mostrate con grandissima efficacia, o a certe espressioni genuinamente comiche. La ricercatezza delle parole e dei moti di spirito lasciano intendere un notevole ed attento lavoro creativo che non ha lasciato davvero niente al caso.
I personaggi risultano credibili e comunque funzionali al loro ruolo: spiccano la mamma e la tremenda zia del protagonista, l’una descritta come una implacabile supereroina avvolta da una nuvola di timore ed affetto; l’altra circondata da un alone di iattura con accenti così ben studiati da renderla uno dei personaggi secondari più verosimili dell’opera.
Ci sentiamo quindi di consigliare la lettura a tutti, per concedersi momenti di piacevole svago, e ci permettiamo di comunicare i nostri più sentiti incoraggiamenti all’autrice per la realizzazione di tante altre opere future.
Scheda – Correva l’anno e io divenni il caso – B. Maffezzoli
Adolescenti che affrontano la prova di coraggio più temibile: crescere. Come in un gioco di ruolo, la ealtà degli adulti studiata dalla mente trasformista della fantasia. Per dimostrare cosa significa diventare grande.
l’autore
Benedetta Maffezzoli è un avvocato di Mantova con la passione per la scrittura. Passione, questa, da sempre innata e coltivata nel privato, e ciò fino al suo primo libro autobiografico(“Scrivimi!” – 2003 edito da Arianna Sartori di Mantova). Per natura schiva e timida, più di una volta si è raccontata come un avvocato che cerca di fare l’avvocato, con la testa tra le nuvole e la necessità di respirare “scrittura”.
Dopo l’esordio del 2003 ha pubblicato “La Musica di Emma” (Arianna Sartori Editore) e “Alex Fangio” (2007 con Robin Edizioni). Ma è con l’ultimo nato (“Correva l’anno ed io divenni il caso” edito da Statale 11) che, per la prima volta, Benedetta si è divertita, forse stufa di prendersi sul serio. Ha spalancato le finestre dell’anima sul mondo di un’infanzia che è giusto non dimenticare, per poter sorridere anche di fronte alle difficoltà più dure della vita.
Cenerontola, principessa all’arrembaggio – D. Nonino
Le fiabe sono, per antonomasia, ricettacolo di clichè. Com’è il principe? Sempre bello, alto e possibilmente azzurro (chissà perché). E il re? Anziano, paterno, saggio e giusto. E la strega cattiva? Brutta, vecchia, inacidita e animata dalle più ambiziose e distruttive idee di potere.
E le principesse? Come sono le principesse?
Agendo per stereotipi, risulta facile per i bambini immedesimarsi nell’eroe o nell’eroina di una fiaba, perché sempre animati da forti e semplici connotati positivi. Ma, insieme a questi, vengono passati anche altri messaggi, più sottili, che possono andare molto più in profondità, facendo associare allo stereotipo i concetti di “giusto” e “sbagliato”.
Le principesse nelle fiabe sono belle, magre, leggiadre e soavi, amorevoli, ma essenzialmente passive, in attesa di essere salvate dal principe azzurro di turno; oppure, nelle fiabe moderne, sono coraggiose guerriere che affrontano il pericolo a colpi di kung fu per alti valori come la patria e la giustizia. Comunque vengano dipinte, le principesse delle fiabe hanno un elemento comune: sono surreali.
Davide Nonino dà voce e corpo (con le curve) a CenerOntola, dove una sola lettera segna profondamente la differenza da tutte le principesse che l’hanno preceduta. E’ buona e gentile, ma anche lei come tutte ha i suoi momenti scorbutici; è intelligente e usa il cuore per superare i piccoli grandi ostacoli della vita e non si tira indietro per aiutare un amico in difficoltà. Insomma, si mette in gioco per quella che è, senza pose nè finzioni, trucchi o tacchi alti.
Cenerontola è la donna che vuole bene a se stessa anche con i suoi piccoli difetti, perché sa di valere, molto di più delle altre principesse che non sono altro che gusci, belli ma vuoti.
Cenerontola, principessa all’arrembraggio è una di quelle storie che riesce ad insegnare qualcosa a tutte le età: ai più piccoli attraverso una storia originale e molto più vera delle altre, propone una fonte di ispirazione più vicina alla realtà, più simpatica e più umana; agli adulti suggerisce uno spunto di riflessione anche profonda, dando un punto di vista nuovo e originale.
E’ impossibile non provare simpatia per Cenerontola, perchè bastano poche righe per riconoscersi nei suoi capelli spettinati, nelle sue battute ironiche e nel suo cuore grande di principessa scalcinata ma vera fino al midollo.
Scheda: Cenerontola, principessa all’arrembaggio – D. Nonino
C’era una volta una principessa… e il suo nome era Cenerontola. Si, proprio con la “o” in mezzo. E per questo non era né alta né bionda, né bella né magra e non aveva neppure gli occhi azzurri.
Le principesse non devono essere per forza come ce le immaginiamo da sempre o moderne eroine combattive da cartone in tre dimensioni. Dietro una principessa c’è prima di tutto una donna “normale” che, come Cenerontola, può vivere in un castello in affitto, sognare un’occasione per cambiare le cose e magari, con l’aiuto di chi si fa contagiare dalla sua passione, riuscire nella più rocambolesca delle imprese.
Davide Nonino racconta in un libro-fiaba per grandi e piccini l’avventura di Cenerontola, nata da un gioco di parole, accompagnata da una galassia di personaggi spericolati e supportata da una pagina Facebook che ha raccolto migliaia di persone attorno all’idea di una vita dalla lettera diversa.
Quella di Cenerontola è un’avventura scritta per i bambini che vogliono sognare con gli occhi all’insù e per gli adulti curiosi che nei riflessi di una storia vogliono sorridere alla luce della fantasia.
L’introduzione del libro è firmata da Claudia De Lillo, alias Elasti in rete, giornalista e mamma blogger fra le più storiche ed apprezzate della rete italiana (www.nonsolomamma.com), negli ultimi tre anni il suo blog è stato letto da oltre quattro milioni di persone.
Come le precedenti pubblicazioni di Davide Nonino, anche Cenerontola, principessa all’arrembaggio, supporta la Fondazione Francesca Rava NPH Italia devolvendo il 10% dei proventi del libro per aiutare i bimbi di Haiti in difficoltà.L’autore
Davide Nonino gioca e scrive con i bambini nelle scuole e in libreria. È in queste occasioni che è nata l’idea di Cenerontola e di un manuale di scrittura creativa pratico (Chi ha visto Cenerontola? Manuale pratico per giovani scrittori) pensato per i ragazzi ma anche per gli insegnanti e gli educatori che vogliono sperimentare un nuovo percorso formativo.
Nonino, dopo la partecipazione e i premi conseguiti presso concorsi letterari in tutta Italia, esordisce come scrittore nel 2007 con La nostra occasione, una raccolta di racconti che è uno dei primi esperimenti di promozione letteraria 2.0 in Italia e che diventa nel 2008 il libro di narrativa italiana più venduto su Lulu.com. Da questa esperienza nasce l’incontro con le Edizioni Il Ciliegio e la seconda pubblicazione, Chi ha visto Cenerontola?, ora seguita, sempre con Il Ciliegio, dalla terza pubblicazione, interamente dedicata alle avventure della principessa con le curve.
Davide Nonino lavora come web marketing manager presso un’agenzia di comunicazione di Udine e cura due blog dedicati alla creatività e all’ispirazione in rete, Parole Appiccicate e Appunti di scrittura creativa.Per saperne di più su Cenerontola, la principessa con le curve, e sul suo libro visita il sito http://www.cenerontola.it/
Teorie del caos armonico – M. Iacovone
E’ arduo provare a sintetizzare la trama del libro Teorie del caos armonico del giovane autore Michele Iacovone, potremmo considerarlo come un esercizio di narrativa, ricamato attorno al concetto di ordine nel caos ben noto ai matematici.
La struttura di questo breve romanzo è piuttosto particolare: si escordisce con un’introduzione alla teoria con toni rigorosi, per poi proseguire nella narrazione vera e propria, costituita da una serie di brevi capitoli di carattere episodico, che appaiono dapprima come racconti scollegati gli uni dagli altri, ma che pian piano vanno ad assumere le caratteristiche di un tassello all’interno di uno scenario generale.
Abbiamo trovato questo concept narrativo abbastanza originale, sebbene non proprio nuovissimo (Cuori in Atlantide di King è strutturato in modo analogo, sebbene formato da racconti molto più lunghi ed articolati e il legame tra gli stessi sia molto più sottile); di contro un simile progetto necessita di una grande padronanza di ogni più piccolo dettaglio della trama, così come della cura quasi maniacale da dedicare a ciascun episodio, che, per raggiungere lo scopo, dovrebbe essere trattato come un racconto vero e proprio sotto gli aspetti di stile, personaggi e contenuti.
Sono proprio questa precisione e questa cura che mancano nell’opera, probabilmente a causa dell’inesperienza dell’autore e dell’assenza di un buon lavoro di editing sull’opera finita ma anche in fase di lavorazione.
Le incongruenze infatti non si contano: eventi impossibili o molto inverosimili che non vengono adeguatamente giustificati (il personaggio che prima riceve una pallottola in una natica con grande sofferenza e poi versa del whisky sulla ferita senza manifestare alcuna reazione; la museruola di un cane “di taglia minuscola” che viene fatta indossare ad una donna; la consegna di una denuncia ad una persona della quale la vittima non conosceva le generalità e senza la presenza di testimoni) così come errori espressivi (un abito “grigio acceso”, i pochi passi “riversati” in una stanza) punteggiano i racconti rendendo farraginoso e dissonante l’intero telaio narrativo.
I personaggi sono totalmente bidimensionali e funzionali alla trama, descritti solo dalla voce narrante e privi di caratterizzazione; i dialoghi sono scontati oppure eccessivamente arzigogolati ed inverosimili nel contesto.
Il contenuto degli episodi è sempre molto estremo (pistole, morti, suicidi oltretutto ingiustificati, meretricio) e ai limiti del surreale, ricordando da vicino Palahniuk, Welsh e King in un episodio, sebbene non si riesca ad ottenere lo stesso loro effetto allucinato ma sempre credibile.
Lo stile in generale ha necessità di maturare ancora e di raffinarsi, per diventare meno ridondante, a tratti pretenzioso, e per acquistare in sicurezza e chiarezza nell’espressività.
Non ci resta quindi che augurare al giovane autore un in bocca al lupo per i prossimi cimenti letterari.