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Quelle mani – C. Cammarata
Zlata era una donna bellissima, preziosa ed ammirata come il suo nome, che in russo significa oro. Se l’è sempre cavata da sola, Zlata, nonostante un marito inetto, un figlio troppo amato, le malelingue del paese e le parenti invidiose della sua signorilità, delle sue amicizie influenti, della sua casa curata. Per salvaguardare i suoi figli e il suo buon nome ha fatto tante cose e desiderato tanto altro, ma non si pente di niente, mai, perchè sa che il Signore l’ha già perdonata.
Questo racconta la vecchia Zlata al giovane don Carlo, che la ascolta con il cuore già in tumulto per i problemi suoi e raccapricciato per quello che sta ascoltando, per gli orrori che questa donna ha commesso senza rendersene conto. E non può immaginare quanto in realtà questa storia può arrivare a toccarlo da vicino.
Quelle mani, di Carmela Cammarata, è uno di quei romanzi brevi ed intensi che vanno letti in lunghe sessioni, a grandi morsi. La storia di Zlata e di quello che inconsapevolmente ha fatto a ciascun membro della sua famiglia è narrata come un lungo flusso di parole, molto aderente a quello che potrebbe avvenire nella realtà ascoltando un vecchio raccontare la propria vita: divagazioni, incisi, sottointesi difficili da afferrare, riferimenti a fatti e persone sparpagliati lungo la linea del tempo. La grande bravura dell’autrice risiede nella capacità di dare comunque una forma organizzata a questo flusso di emotività, rendendolo leggibile, fruibile, e amplificando l’impatto emozionale della storia.
L’unica indiscussa protagonista è Zlata, ed è una scelta funzionale: lei si è inserita come fulcro della sua famiglia, della vita dei suoi figli, con la forza e l’egocentrismo che solo una persona genuinamente convinta delle sue scelte può avere. Gli altri sono tutti dei burattini, degli esseri inadeguati, mai all’altezza sua e delle sue creature. E verso questi burattini nessuna cattiveria può essere risparmiata, perchè ne va dei desideri di chi è più degno.
Una storia che lascia spiazzati, in un crescendo teso verso la fine, verso l’incredulità. La cosa che forse lascia più tramortiti è il rendersi conto che, nonostante Zlata rappresenti un archetipo netto e spietato, le sue caratteristiche non sono poi così assurde, così inverosimili. Ci si accorge che forse di Zlata ce ne sono moltissime, annidate nelle loro famiglie di ovatta, percependo una versione di vita del tutto personale, molto lontana dalla realtà.
Un ottimo libro, fortemente consigliato.
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Tags: carmela cammarata, del vecchio editore, letteratura italiana, romanzo al femminile