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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘del vecchio editore’

L’ispettore Kajetan e gli impostori – R. Hültner

Postato da Legione il 18 Settembre 2012

E’ un’impresa quantomeno complessa recensire questo romanzo, L’ispettore Kajetan e gli impostori di Robert Hultner. Sia per la struttura, per lo stile ma anche per la tematica trattata.

L’ispettore Kajetan, ormai ex poliziotto della Monaco degli anni dopo la Prima Guerra Mondiale, si ritrova quasi suo malgrado ad indagare su un truffatore incallito che sembra prediligere vittime facoltose. Ma anche un amico di Kajetan è rimasto coinvolto in qualcosa che sembra essere più grande di loro, cadendo in un aggressione particolarmente violenta.
Un giallo poliziesco di stampo forse un po’ desueto, ambientato in una Germania che si sta ancora riprendendo dal primo conflitto mondiale e che sta assistendo alla nascita di un fenomeno, il nazifascismo, e alla salita alla ribalta di un certo Hitler, un personaggio tratteggiato ancora attraverso pareri e commenti controversi e contraddittori tra entusiasti e detrattori.

Questo romanzo, come dicevamo in apertura, è molto complesso. Innanzitutto l’autore, tedesco, fonda le vicende nella storia recente e alla cultura tedesca e, nonostante le note a fondo libro, spesso risulta un po’ difficile riuscire a cogliere tutti i riferimenti e a recepire tutti i riferimenti.
Lo stile di scrittura, poi, è decisamente particolare, permette al lettore di calarsi nell’epoca anche attraverso la voce del narratore. I dialoghi sono scritti in modo molto vicino alla colloquialità (l’autore lascia un commento in merito nelle note a fine romanzo) e a volte riescono a strappare qualche sorriso, in particolare grazie ai personaggi secondari, tratteggiati con toni quasi caricaturali.

Come capita di frequente nei romanzi gialli, l’unico personaggio davvero vivido e tridimensionale è il protagonista, Kajetan: sebbene questo sia il secondo episodio a raccontarne le gesta, il personaggio appare piuttosto chiaro nelle sue caratteristiche peculiari, rasentando un po’ la caricatura del giovane poliziotto calamita per i guai.
Un romanzo apprezzabile, scritto senza dubbio in modo molto accurato. Sebbene nessuno di noi dello staff sia in grado di testare la solidità storica del romanzo, risulta comunque credibile e verosimile.
Consigliato in particolare a chi è appassionato di storia, quando è raccontata in modo originale e da un punto di vista inedito.

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Apostoloff – S. Lewitscharoff

Postato da Legione il 6 Settembre 2012

Questo romanzo dell’autrice tedesca Sybille Lewitscharoff, Apostoloff, si presenta come una lettura sui generis. Particolare per trama e stile, non può considerarsi un romanzo di semplice fruizione, bensì è un’opera che richiede una particolare attenzione, pur riservando una certa attitudine al sorriso.
Due sorelle tedesche visitano le bellezze della Bulgaria, terra natìa del loro padre, accompagnate in auto da un loro parente, Rumen Apostoloff, che ne esalta e magnifica la storia e l’arte.
La trama viene raccontata dalla voce della sorella minore, in una strettissima prima persona, e si caratterizza per i particolari accenti umorali e caustici.
La protagonista ci illustra, seguendo una sorta di viaggio interiore, le città che visita e le commenta in modo acido, ironico e decisamente poco lusinghiero, cogliendo lo spunto per raccontare di altri viaggi, quelli fatti nell’infanzia e quello compiuto solo qualche giorno prima, attraverso l’Europa in limousine, accompagnando il feretro del padre ad una cerimonia funebre surreale.
Ed è forse la memoria del padre, del rapporto singolare che le figlie avevano con i genitori, il filo conduttore del racconto che si sublima e si esprime nel viaggio, nelle persone conosciute negli anni, nei parenti, nelle mogli e nei figli dei parenti, persino nelle differenze culturali e storiche che caratterizzano il popolo tedesco da quello bulgaro.
Lo stile è decisamente particolare, una sorta di flusso di coscienza che tende a saltare di argomento in argomento, lasciando a volte un po’ spiazzato il lettore, in particolare quando si fanno riferimento a fatti storici specifici della zona, a personaggi, luoghi o tradizioni che possono facilmente sfuggire ad un lettore medio italiano. In fondo al libro è possibile trovare una serie di brevi note esplicative, che chiariscono alcuni dei riferimenti fatti nel testo.
In linea di massima questo romanzo risulta una lettura piacevole, scritto indubbiamente in modo magistrale, con una ricercatezza evidente sia nella definizione dei personaggi che nella struttura della trama e dei suoi tempi. Molto consigliato in particolare agli amanti della storia dell’Europa dell’est e delle saghe familiari.

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Scheda: L’ispettore Kajetan e gli impostori – R. Hültner

Postato da A&C Staff il 3 Settembre 2012

Monaco, anni ’20. L’ex ispettore di polizia Paul Kajetan agisce adesso come investigatore privato e sta cercando di recuperare, per conto della sua locandiera, i soldi che il nipote ha perso in azzardate speculazioni finanziarie. Per portare a termine il suo compito finirà per disturbare gli affari di persone potenti e politicamente ambiziose. Per ostacolare le sue indagini vecchi amici tenteranno di attribuirgli l’omicidio del suo successore alla polizia di Monaco. Kajetan dovrà discolparsi e stare in guardia perché anche la sua vita sarà in pericolo. Abile compresenza di colore locale, retroscena storico e investigazione serrata: anche questa volta Robert Hültner appassiona con un complicato puzzle poliziesco agli albori del Nazionalsocialismo.

Postato in Schede

Scheda: Apostoloff – S. Lewitscharoff

Postato da A&C Staff il 15 Agosto 2012

Due sorelle di Stoccarda viaggiano in auto per l’odierna Bulgaria. Hanno preso parte a un delirante corteo funebre, partito dalla Germania e diretto a Sofia, che aveva lo scopo di riportare in patria le salme di diciannove esiliati bulgari rifugiatisi in Germania negli anni Quaranta. Tra questi, il padre, un medico bulgaro morto suicida quando le due sorelle erano bambine. Messo sotto terra per la seconda volta il genitore, le sorelle continuano il viaggio nel paese balcanico.
A scortarle è Rumen Apostoloff, autista, Orfeo, e guida turistica: lui cerca di ammaliarle con le bellezze del suo paese, ma dal sedile posteriore dell’auto la sorella maggiore ha ingaggiato una resa dei conti con il padre e il paese d’origine, distillando un odio implacabile, ironico e liberatorio, che inghiotte tutto ciò che incontra.
Dietro questa traccia corrosiva, Sibylle Lewitscharoff, come una sapiente costruttrice di labirinti, semina i veri temi del romanzo: la messa in questione del modello cultrurale occidentale, la verità e rispondenza della Storia rispetto alle singole esistenze, il rapporto con Dio e il sacro.
A metà fra romanzo on the road e commedia nera, Apostoloff, è così una processione di visioni e epifanie che si mescolano, sovrappongono e incollano – merito di una lingua plastica e precisa – per dare forma una narrazione potente che diventa un corpo a corpo tra la lingua e le possibilità della narrazione.

l’autore
Sibylle Lewitscharoff è nata a Stoccarda nel 1954, oggi vive a Berlino. Per Pong (1998) ha ricevuto il Premio Ingeborg Bachmann. Nel 2007 il Preis der Literaturhäuser, nel 2008 il Marie Luise Kaschnitz Preis. Con Apostoloff si è aggiudicata il Premio della Fiera del Libro di Lipsia 2009.

«Apostoloff trabocca di ferocia, gioca con la lingua e l’impertinenza. Letteratura brillante e piacevole.» Der Spiegel

«La più splendida stilista della letteratura tedesca contemporanea.» Die Welt

«Coloro che si avvicineranno alla scrittura di Sibylle Lewitscharoff troveranno un po’ di Eichendorff, un po’ di Robert Walser e di Peter Handke, e un po’ di annoiata sfacciataggine e un tremendo desiderio di esprimersi, abbondante raffinatezza e sconcertante precisione» Süddeutsche Zeitung

Quelle mani – C. Cammarata

Postato da Legione il 11 Agosto 2012

Zlata era una donna bellissima, preziosa ed ammirata come il suo nome, che in russo significa oro. Se l’è sempre cavata da sola, Zlata, nonostante un marito inetto, un figlio troppo amato, le malelingue del paese e le parenti invidiose della sua signorilità, delle sue amicizie influenti, della sua casa curata. Per salvaguardare i suoi figli e il suo buon nome ha fatto tante cose e desiderato tanto altro, ma non si pente di niente, mai, perchè sa che il Signore l’ha già perdonata.
Questo racconta la vecchia Zlata al giovane don Carlo, che la ascolta con il cuore già in tumulto per i problemi suoi e raccapricciato per quello che sta ascoltando, per gli orrori che questa donna ha commesso senza rendersene conto. E non può immaginare quanto in realtà questa storia può arrivare a toccarlo da vicino.

Quelle mani, di Carmela Cammarata, è uno di quei romanzi brevi ed intensi che vanno letti in lunghe sessioni, a grandi morsi. La storia di Zlata e di quello che inconsapevolmente ha fatto a ciascun membro della sua famiglia è narrata come un lungo flusso di parole, molto aderente a quello che potrebbe avvenire nella realtà ascoltando un vecchio raccontare la propria vita: divagazioni, incisi, sottointesi difficili da afferrare, riferimenti a fatti e persone sparpagliati lungo la linea del tempo. La grande bravura dell’autrice risiede nella capacità di dare comunque una forma organizzata a questo flusso di emotività, rendendolo leggibile, fruibile, e amplificando l’impatto emozionale della storia.
L’unica indiscussa protagonista è Zlata, ed è una scelta funzionale: lei si è inserita come fulcro della sua famiglia, della vita dei suoi figli, con la forza e l’egocentrismo che solo una persona genuinamente convinta delle sue scelte può avere. Gli altri sono tutti dei burattini, degli esseri inadeguati, mai all’altezza sua e delle sue creature. E verso questi burattini nessuna cattiveria può essere risparmiata, perchè ne va dei desideri di chi è più degno.
Una storia che lascia spiazzati, in un crescendo teso verso la fine, verso l’incredulità. La cosa che forse lascia più tramortiti è il rendersi conto che, nonostante Zlata rappresenti un archetipo netto e spietato, le sue caratteristiche non sono poi così assurde, così inverosimili. Ci si accorge che forse di Zlata ce ne sono moltissime, annidate nelle loro famiglie di ovatta, percependo una versione di vita del tutto personale, molto lontana dalla realtà.
Un ottimo libro, fortemente consigliato.

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Le sorelle Brélan – F. Vallejo

Postato da Legione il 25 Giugno 2012

Marthe, Sabine e Judith Brélan sono tre sorelle, rimaste orfane a seguito di un banale incidente subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Sono giovanissime e sole al mondo. Lo spettro della tutela da parte della loro zia, interessata più che altro a far valere la propria pedante influenza anche sulle ragazze, oltre che sul marito e sulla anziana madre, fa esprimere al suo meglio il fascino del terzetto. Agendo come una squadra, riescono a far nominare la sorella maggiore Marthe come tutrice delle più piccole.
Da questo giro di boa, si dipana la vita di questa famiglia bizzarra, ridotta ai minimi termini, che cerca nonostante le difficoltà, le differenze di carattere di ciascuna e le ingerenze dei conoscenti, di restare unita e salda, attraverso gli anni ed i decenni.

Le sorelle Brèlan, romanzo del francese François Vallejo, costituiscono una lettura atipica. La storia narra la vita delle tre sorelle nella più tipica modalità della saga famigliare, sull’arco di diverse decine di anni seguiamo i cambiamenti di queste tre giovani donne diventare maggiorenni e poi donne fatte, alla ricerca perenne di un riscatto, di un equilibrio, di un modo di poter essere finalmente felici.
Lo stile di scrittura è ciò che distingue nettamente questo romanzo dagli omologhi: la narrazione è molto frammentata, ricalca quasi l’espressività destrutturata di un racconto orale. Non ci sono dialoghi in discorso diretto, pensieri e azioni si mescolano in un tutt’uno che sa di flusso di coscienza, sebbene da un punto di vista esterno.
L’effetto è singolare e può non essere particolarmente scorrevole per tutti i lettori, sebbene non si possa definire sgradevole nè raffazzonato, in quanto l’autore riesce a mantenere questo stile peculiare senza andare a discapito della chiarezza.
I personaggi sono, ci verrebbe da dire, tagliati con l’accetta, nel senso che ciascuno si definisce man mano con il procedere della storia ma restano sempre all’interno di canoni e paletti ben definiti, al punto da costituire quasi delle figure stereotipate.
Tutto sommato comunque Le sorelle Brélan costituisce una lettura gradevole, che permette di scoprire uno spaccato di vita femminile postbellica, sebbene attraverso figure un po’ sui generis e dai tratti forse non comuni.

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Scheda: Quelle mani – C. Cammarata

Postato da A&C Staff il 13 Giugno 2012

Zlata ha investito tutta la vita per la famiglia. Una famiglia borghese di una provincia imprecisata: lo schizzo accennato di ogni luogo d’Italia. Una famiglia che Zlata ha plasmato secondo il suo modello di dominio: un marito da sottomettere – ignorante e villano – servito solo a darle il seme per i due figli che ella nutre e protegge, come una leonessa. E seppure qualche imprevisto che non aveva calcolato, come il fratello nano del marito entra nella sua vita, lei sa come sistemare le cose e come farle fruttare.
Ma il controllo gli sfugge quando Farisa, una donna di colore – una straniera – attrae l’attenzione del figlio maschio. Con le sue mani lo carezza e lo seduce e Zlata si sente scippata, defraudata della carne dell’essere che ha messo al mondo e che ama. E con lucida determinazione tenterà in tutti i modi di riportare a se il figlio perfino servendosi dell’aiuto di un prete.
Così nel suo letto, con l’umile serva Rachele che appare ogni tanto – testimone muta come la pietà del lettore – Zlata racconta a Don Carlo la sua storia, senza lesinare niente, così com’è stata, in una lunga ininterrotta confessione che non cerca perdono o compassione. E come potrebbe del resto? E soprattutto perché? È stata una buona donna di chiesa e adesso pretende dal prete un aiuto per trovare suo figlio.
Quelle mani è una novella ruvida, crudele, intensamente cattiva in cui si respira l’odore delle cucine e delle sacrestie, si rivive la benpensante e spesso orrenda normalità di un sentimento, quello materno, nel cui nome ogni cosa può essere concessa.
Mi domando che madri avete avuto? Così iniziava una poesia di Pier Paolo Pasolini, una domanda che con le dovute proporzioni questo romanzo pone al lettore.

l’autore

Carmela Cammarata è nata a Napoli nel 1956. Dopo un periodo trascorso in Sud America, è tornata nella città natale dove vive tuttora. Diplomata come perito tecnico, è attualmente impiegata nel settore contabilità del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Madre di due figli e scrittrice, si interessa d’artigianato e della creazione di manufatti e bambole confezionati recuperando vecchie stoffe e materiali riciclabili. Per Del Vecchio Editore ha pubblicato I santi padri.

Scheda: Le sorelle Brélan – F. Vallejo

Postato da A&C Staff il 10 Giugno 2012

Giuditta, Marthe e Sabine, le sorelle Brélan, sono inseparabili. Quando, poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, muore il padre, grande architetto, le tre sorelle rimangono nella splendida casa che egli stesso aveva progettato. Nel corso dei tre decenni successivi alla guerra, le tre donne sceglieranno strade diverse: Marthe sarà la madre devota non sempre capìta dalle sorelle, Sabine diverrà un’imprenditrice di successo mentre Judith rimarrà l’eterna ragazza idealista e dannata.
Il romanzo di François Vallejo è un brillante ritratto dell’evoluzione della condizione femminile nella seconda metà del Novecento. Una saga familiare in cui, oltre a personaggi memorabili, appare in chiaroscuro l’Europa che si rialza dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale fino a liberarsi del suo spettro con la caduta del muro di Berlino. Un grande romanzo di impianto classico reso spiazzante da una scrittura tagliente e raffinata.

L’autore
François Vallejo è insegnante di letteratura. Molti dei suoi libri sono stati premiati, o selezionati, per i premi più prestigiosi (tra i quali il Goncourt). Il suo romanzo West (2006) ha vinto il famoso premio radio: Le Prix du Livre Inter, diventando un bestseller. Pubblica con l’editore Viviane Hamy dal 1998.