Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Lo Hobbit, la desolazione di Smaug – regia di P. Jackson
***ATTENZIONE! IRONIA E SPOILER!***
Prosegue l’avventura di Bilbo Baggings e dello squadrone di nani alla volta della riconquista del regno sotto la montagna. La desolazione di Smaug entra nel vivo ciccioso della storia, in due ore e quaranta di film succede proprio di tutto.
Entramo nel cuore di Bosco Atro e ci perdiamo nei suoi infidi meandri, facendo la conoscenza (toh, guarda! una ragnatela *enorme*, perchè non la punzecchiamo un po’?) con varie oscure (e schifose) creature. Ma soprattutto incontriamo gli elfi silvani, ritrovando l’algido viso di Legolas e del suo più che amichevole padre: si sa, a furia di stare sepolti dentro una foresta asfittica, tagliati fuori dal mondo esterno, tanto teneri non si può essere. E di freccia in freccia, tra aspiranti amici che diventano nemici ma poi ridiventano amici (forse, per ora e per un po’), e di elfiche grazie infilate di forza all’interno della storia, i nostri arrivano finalmente alle porte di Erebor dopo indicibili fatiche e aver sbocconcellato la squadra di nani. E arrivano agli ingressi proprio nel momento giusto, ma la porta non si vede e dopo tipo dieci minuti di tentativi il nostro Thorin Scudodiquercia e Occhiofiero, condottiero di eserciti nanici e forgiatore di stampi per biscotti, il Thorin che vuole smuovere un *drago* per riprendersi il suo trono, smolla la preziosa chiave e se ne va scornato. Logico.
Ma alla fine l’intervento risolutivo del nostro hobbit dall’àplomb british fa aprire comunque il portoncin… ehm, la porta magica per il regno sotterraneo e quindi tutto bene.
Ma invece di festeggiare con una merenda hobbit, i nani mollano due pacche sulle spalle a Bilbo: “vai caro, trovami l’archengemma, ma mi raccomando, cerca di non svegliare il drago eh! Noi stiamo qua e ti guardiamo le spalle! Vai caro, vai!”.
E così, Bilbo sentendosi un peletto fregato si incammina nelle viscere di Erebor. Ben presto ci accorgiamo che cercare quel gingillino prezioso non è che sia proprio una passeggiata: in un salone che nemmeno il deposito di Zio Paperone è conservato un tesoro vastissimo, oltre che un draguccio serpentiforme dall’eloquio forbito. Visto che Bilbo da solo non riusciva a quagliare, accorre Thorin e con un grande gesto di amicizia (l’avrebbe affettato lì per lì) riprende in mano la situazione e decide di… no vabbè, questa non ve la dico perchè è troppo furba e non posso spoilerarvi proprio tutto, men che meno il finalone col botto.
Comunque, al di là della facile ironia (in fondo tutta la fantasy sta a cavallo tra il fantastico e l’idiozia, dipende da con quali occhi la si guarda), La desolazione di Smaug è un film pregevole. L’ho visto in 3D e ha fatto la sua bella figura: non se n’è sentito l’abuso ma anzi è sempre stato funzionale all’apprezzamento delle scene.
C’è però qualcosa che stona, in questa rilettura cinematografica, e non parlo solo dell’aggiunta a tavolino della figura di Tauriel e del ricamo pseudoromantico costruitole attorno (talmente assurdo che gli stessi protagonisti hanno la faccia poco convinta mentre recitano), che si vede lontano chilometri per quanto poco è amalgamato nella storia. I dialoghi sono forzati, in particolare quelli tra gli elfi, e alcuni comportamenti un po’ assurdi, per quanto attinenti al romanzo, potevano essere reinterpretati in un modo un po’ più profondo e introspettivo invece di essere solo spiattellati così nell’assurdità.
Senz’altro un filmone, perchè gli attori sono tutti bravissimi, vista anche la coralità dell’interpretazione, ma forse subisce un po’ l’eccesso della CGI che in pratica domina tutte le scene, costruendo legioni di comparse (oltre che tre cattivi più il Cattivissimo per eccellenza, Sauron, che si manifesta in forma umanoide e che ricorda un po’ lo Shrike di simmonsiana memoria), ambienti, draghi, ecc. e che fanno compiere alla storia un altro gradino sulla scala del surreale.
Ma comunque, ironie a parte, il terzo episodio me l’andrò a vedere eccome!
Recensione scritta da Sayu
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