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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Il torvo mietitore – M. Caforio

Postato da Legione il 30 Aprile 2014

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Sul mondo di Theles, creature magiche e uomini convivono da sempre in armonia. La gestione dei trapassi viene attuata dalla figura del mietitore, uno scheletro incappucciato che si occupa di raccogliere la fiammella vitale dell’umano e di inviarla alla sua destinazione finale, segretissima, gestita sul pianeta-città Limbo. Il mietitore di quartiere ha tre giorni per raccogliere l’anima del defunto, trascorsi i quali…
Flick, un gentile e timido mietitore in forza in un piccolo paesino dell’isola di Albione, scoprirà suo malgrado quello che succede trascorsi i tre giorni dal trapasso di un umano e si troverà a dover affrontare un’impervia avventura per cercare di porre rimedio e di salvare l’umanità, andando alla ricerca della creatura più temibile e potente che sia mai stata creata: il Torvo Mietitore.

Questo romanzo di Marco Caforio, Il torvo mietitore, incarna senza dubbio una bella sfida. Sia per l’autore che per il lettore, che si trova a dover gestire quasi mille pagine in due volumi. Ma proprio perchè la sfida per l’autore è stata vinta con successo, anche quella per il lettore si rivela tutto sommato semplice: i personaggi sono molti e la trama è particolarmente articolata e ariosa, spesso dipanata in parallelo attraverso i brevissimi capitoli, con molti colpi di scena e sorprese, rendendo la lettura dinamica e mai noiosa.
Il tono è quello surreale e ironico che fa un po’ ricordare Douglas Adams; le citazioni si susseguono, per chi le sa cogliere, in particolare quelle del mondo videoludico e dei giochi di ruolo; il bestiario proposto è vario e frutto di notevoli studi mitologici; i personaggi sono tanti e ben caratterizzati, ciascuno vive una sua crescita con il progredire della storia.
Dal punto di vista narrativo e stilistico talvolta l’eccessiva verbosità unita alla presenza spesso molto incisiva del narratore onniscente rallentano qualche passaggio, mentre alcuni snodi della trama appaiono talvolta poco logici e molto meno immediati di come invece vengono presentati. Nel complesso però, giocando anche sulla leva del “prendersi poco sul serio” e inserendo all’interno della trama come punti cardine anche il destino e la predeterminazione degli eventi e del libero arbitrio, anche queste forzature riescono a risultare nel complesso non troppo fastidiose o quantomeno non incidenti sul gradimento della storia nel suo insieme.
Un romanzo quindi che consigliamo vivamente, senza lasciarsi fermare all’apparenza delle dimensioni del volume.

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L’uomo in fuga – S. King

Postato da Legione il 25 Aprile 2014

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Più articolato e dalla struttura più complessa rispetto a La lunga marcia, più romanzo vero e proprio che non puro esercizio di perversione, L’uomo in fuga, di Stephen King nei vecchi panni di Richard Bachman rimae pur sempre uno di quei romanzi che si fanno fatica a lasciare.
Per molti versi assimilabile al succitato romanzo, anche questo delinea un futuro distopico nel quale i reality show hanno travalicato qualunque senso del pudore e attraverso questi una casta benestante e calcolatrice cerca di manipolare e tenere soggiogate le classi più povere, che in questo caso sono più disperate e affrante che mai.
In questo libro è possibile riconoscere moltissimi tratti distintivi di un altro grande romanzo con lo stesso fulcro, Hunger Games: la stratificazione sociale, l’utilizzo della tv e dei “giochi” come strumento di controllo e di sottomissione dei poveri ai più ricchi, la spietatezza e la mercificazione dell’essere umano e della sua morte ridotta a puro intrattenimento.

A leggerlo ora, L’uomo in fuga riesce ancora a genere un buon grado di tensione e il lettore, come sempre accade quando finisce nella mani del Re in una delle sue incarnazioni, non può scappare dalla trama che l’autore disegna attorno al protagonista.

Ciò non toglie però che il romanzo fa sentire la sua non più giovane età, e qualche scelta un po’ naif potrebbe risultare oggi non troppo efficace.
In ogni caso si tratta di una lettura piacevole e godibilissima, che scava un po’ meno a fondo nella mente e nelle allucinazioni de La lunga marcia, ma che si concentra su una trama incalzante degna di un buon action e lascia dei buoni spunti di riflessione per quanto riguarda i risvolti sociologici e morali di un simile scenario non così inverosimile.
Come spesso accade quando si tratta di King, lettura consigliata.

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I pilastri della terra – K. Follett

Postato da Legione il 10 Aprile 2014

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I pilastri della terra di Ken Follett è probabilmente uno dei romanzi della letteratura contemporanea più noti, un best seller nonchè un long seller, un romanzo che con il passare degli anni non ha affievolito la sua capacità di comunicare e appassionare lettori di ogni età.

La trama si dipana nell’arco di diversi decenni, scandendo le vicende al ritmo della costruzione di una cattedrale, nel medioevo britannico. Seguiamo le storie di un manipolo di personaggi che conosceranno miserie e vittorie.
E’ impossibile non appassionarsi a questo romanzo: la voce dell’autore è così discreta e asettica che spesso ci dimentichiamo di lui, al punto da illustrarci i fatti, sempre in rigoroso ordine cronologico, con la stessa efficacia di un documentario.
Interessante come, al contrario di moltissimi altri romanzi dalle aspirazioni di storicità, i fatti e le descrizioni siano sempre assolutamente verosimili. Il legame di causa ed effetto negli eventi è rigoroso, mai scontato o banale ma nemmeno vittima di forzature.
Esattamente come la cattedrale di cui racconta e che ne è metafora, il romanzo si dipana elegante e leggero grazie ad una struttura ferrea ma invisibile, che agli occhi del lettore diventa semplicemente la mano del Fato.

I personaggi sono vividi e verosimili, sebbene in questo aspetto come nel lieto fine si veda la volontà dell’autore di distinguere bene i buoni dai cattivi. L’animo umano, in particolare in circostanze storiche come quelle narrate, è più che mai sfaccettato e ricco di zone d’ombra, ma se per i buoni queste ombre si limitano ad essere piccole debolezze più che perdonabili, nei cattivi l’accanimento è dei più spietati mentre i lati positivi passano al massimo per un ravvedimento in tarda età.
E’ pur sempre un romanzo enorme, monumentale, oltre 1000 pagine, e le vicende sono talvolta così crude e sconfortanti che si inizia a desiderare la fine attorno a pagina 700. Ciò nonostante, l’autore mantiene il ruolo di volontà divina e ci concede il lieto fine.
Un romanzo ormai imprescindibile da leggere sicuramente.

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Quattro dopo mezzanotte – S. King

Postato da Legione il 26 Marzo 2014

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Sì, abbiamo ancora da recensire libri di Stephen King, anche se in effetti non più molti (e alcuni li abbiamo letti così tanto tempo fa da non aver voglia di mettere troppo alla prova la nostra memoria).
Oggi parliamo di una raccolta di racconti lunghi, o di romanzi brevi. Niente a che vedere con il celeberrimo “Stagioni diverse” in cui possiamo trovare racconti che nell’arco degli ultimi vent’anni sono passati tutti per il grande schermo, ma in Quattro dopo mezzanotte possiamo trovare senz’altro pane per i nostri denti.

Questi quattro romanzi brevi sono senza ombra di dubbio horror nella più kinghiana delle accezioni. Chi come noi ha letto e riletto le sue opere di ogni tempo può riconoscervi tantissimi punti distintivi, non solo elementi narrativi bensì intere espressioni e concetti che King ama riproporre e che forse, in virtù della più breve percorrenza in questo caso, ha deciso di non modificare in favore di espressioni più originali.
I racconti a nostro parere seguono un percorso, una escalation al contrario, una contrazione in termini di spazio e area di azione.

Ne “I langolieri” ci troviamo per le mani qualcosa di davvero grosso: di punto in bianco gran parte dei passeggeri e tutto l’equipaggio a bordo di un aereo di linea scompare misteriosamente nel nulla, lasciando nella più completa costernazione una manciata di superstiti che si troveranno a fronteggiare circostanze del tutto incredibili. In quest’opera l’elemento soprannaturale (fantascientifico, se vogliamo) è preponderante per la comprensione della vicenda, ma non manca un senso di orrore claustrofobico nonostante l’ampio spazio che viene dato anche agli eventi al di fuori dell’aereo. Molto ben delineati i personaggi e la ferrea (il)logicità del “cattivo” di turno.

Due dopo mezzanotte, “Finestra segreta, giardino segreto“, si contrae un po’ su se stesso. Pur svolgendosi in un’area geografica decisamente più ampia rispetto al primo racconto, risulta ben presto (forse non così presto) come il punto focale non sia da ricercarsi chissà dove, ma molto vicino al protagonista, talmente vicino da compenetrarlo. Uno scrittore di successo recentemente abbandonato dall’amata moglie si ritrova a dover fronteggiare uno scrittore amatorale, un redneck qualsiasi, che sostiene che un suo racconto è stato plagiato. In questo racconto ritroviamo elementi che è possibile riscontrare in altre opere, con caratteristiche più o meno analoghe.

Tre dopo mezzanotte, “Il poliziotto della biblioteca“, effettua ulteriormente una contrazione, questa volta in termini di orrore claustrofobico. Un assicuratore si trova a dover tenere un discorso al suo club e decide di prendere in prestito alcuni libri in biblioteca per mettere un po’ di sale alla sua esposizione. Lì farà la conoscenza di una bibliotecaria molto particolare e, quando si “dimenticherà” di riconsegnare per tempo i volumi, anche della temibile polizia bibliotecaria. L’ambientazione e i personaggi sono tra i più domestici possibile, ma il ritmo è incalzante e i personaggi sono disegnati con particolare nitidezza.

Quattro dopo mezzanotte, “Il fotocane“, si ricollega alle vicende di Castle Rock, cittadina del Maine di cui conosciamo l’affezione dell’autore anche grazie alla sua specifica introduzione. La contrazione qui la riscontriamo nell’ambiente geografico di azione, ma anche nella verosimiglianza dell’evento soprannaturale. Un ragazzino per il suo compleanno riceve una Polaroid difettosa: continua a scattare fotografie di un enorme cane nero, incurante del reale soggetto inquadrato. E non solo, le fotografie sembrano delineare una sequenza temporale e un movimento dell’animale. Movimento piuttosto minaccioso, in verità. In questo caso viene ripreso l’elemento caratteristico di un altro romanzo molto celebre di King, Cujo, sulla linea dell’incarnazione del Male all’interno di un animale (e non di un uomo o di una creatura aliena, come siamo stati abituati in altre circostanze). A nostro parere forse il meno incisivo della raccolta, in particolare per la lungheza del testo, che ad un certo punto diventa decisamente prolisso.

Noi abbiamo letto i racconti in un unico volume, ma abbiamo visto che in un’edizione successiva è stato pubblicato in due volumi, il primo dei quali risulta essere fuori catalogo. Noi comunque vi segnalamo i link, caso mai dovesse tornare disponibile.

Quattro dopo mezzanotte: 1
Quattro dopo mezzanotte: 2

Mystic river – regia di C. Eastwood

Postato da Legione il 21 Marzo 2014

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Tre ragazzini, nella provincia americana, conoscono la tragedia: uno di questi viene rapito per quattro giorni finchè non riesce a fuggire. Passano gli anni, ognuno segue la propria vita, ma tutto sembra incrinato. E quando un’altra tragedia colpisce uno dei tre uomini, si troveranno a fronteggiare nuovamente i fantasmi del passato, scoprendo che nulla è mai stato davvero superato.

Mystic river è forse uno dei più celebri film diretti da Clint Eastwood, ma è forse meno noto che il soggetto è tratto da un romanzo di Dennis Lehane, La morte non dimentica. Per quanto la trama sia semplice e non ci siano spettacolari effetti speciali o colpi di scena straordinari, si può certo dire che si tratti di un Bel Film. Per ovvi motivi tutto il focus è incentrato sulle dinamiche e sui processi interiori dei tre protagonisti e dei comprimari, ma la struttura del film riesce a valorizzare efficacemente questo aspetto, rendendo il film estremamente denso e cadenzato dagli eventi che si susseguono quasi torpidi, fino al crescendo in cui finalmente si scopre la soluzione della drammatica vicenda.
Una bella esperienza cinematografica, un buon esempio di film di qualità senza strepiti, tenuto insieme dall’abilità degli attori e della regia.

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E il libro di Lehan: Mystic River. La morte non dimentica (Bestseller)

Diario di guerra contro gli zombie – N. Furia

Postato da Legione il 18 Marzo 2014

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Sì, ancora zombie. E questa volta qui, vicino a casa nostra. Anche Avoledo nel suo Le radici del cielo all’interno del progetto Metro 2033 Universe ci aveva provato, ma questa occasione, l’autore dietro lo pseudonimo di Nicola Furia, è andato più sull’artiglieria pesante.
Diario di guerra contro gli zombie è un romanzo atipico, e ben sappiamo che per questo argomento ben si attagliano i formati inconsueti. In questo caso, il romanzo si presenta come una raccolta documentale di post, lettere e trascrizioni di interrogatori, attraverso i quali viene raccontato l’inizio del declino della civiltà a causa di un’invasione zombie e la lotta senza quartiere messa in atto dal tenente dei carabinieri Nicola Furia.
Quanti lettori, leggendo un romanzo zombie, si sono alterati inveendo alla pagina stampata: “Ma no, idiota! Se fai così ti fai ammazzare!” a causa di qualche sciocchezza del sopravvissuto di turno? Questo romanzo risponde esattamente a questo impulso: racconta, tra le altre cose, per filo e per segno come un militare organizzerebbe la resistenza ad un’orda zombie e come poi reagirebbe per realizzare una zona sicura per i sopravvissuti.
Tutto perfettamente logico quindi, ma nella lettura saltano spesso agli occhi alcuni punti incongruenti. Uno su tutti è la semplicità con cui viene considerato l’elemento zombie e soprattutto la variabile umana. L’autore non fa alcuna congettura su come i non morti si siano generati e la stessa propagazione del virus può suonare talvolta un po’ stridente. Ma soprattutto, all’interno dei piani d’azione, non vengono mai prese in considerazione le variabili, che invece sono i veri punti di brivido di qualunque altro romanzo del genere. Gli zombie qui rappresentati sono “cose” semoventi, stupide, lente e disorganizzate, al punto che è possibile attuare sortite di decimazione controllata per sfoltirli dalle strade. Zero brivido. E poi, munizioni, armi e veicoli in abbondanza, fin da subito, nessuna difficoltà, solo qualche morto. Zero coinvolgimento.
Quelli che vengono dipinti come del tutto assurdamente prevedibili, sono i sopravvissuti. Nessuno che commette sciocchezze, nessuno che si fa ammazzare, nessuno che fa il pusillanime. Per carità, l’autore ci racconta il succedere di queste cose, e in un paio di occasioni ci viene anche mostrato, ma tutto nei rigidi ranghi controllati della realtà sotto corte marziale che il protagonista Furia ha messo in piedi.
Proprio il protagonista e i personaggi in generale, risultano poco credibili, se non caricaturali. Il protagonista, nei suoi deliri di sedicente folle, sfiora la comicità in quasi tutto il romanzo.
Interessante la digressione religiosa sull’entità zombie, che però purtroppo resta soltanto una digressione quando sarebbe potuto essere un buono spunto narrativo da portare avanti per dare un risvolto ancora più fantasy alla storia.
Insomma, un romanzo che può risultare gradito agli amanti del genere (in fondo di zombie non ne abbiamo mai abbastanza) ma che mostra il fianco a parecchie incertezze che lo rendono un po’ naif e poco verosimile.

Maledettismo – V. Biuso

Postato da Legione il 15 Marzo 2014

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A volte, in certe particolari circostanze, l’animo umano può raggiungere il suo punto più basso, più abbietto, più tragico. Talvolta non è il soggiacere al vizio a rendere pessimo l’uomo, ma spesso è questo fattore ad avvicinarlo alla tragedia.
La raccolta di racconti decisamente “old fashioned” di Valeria Biuso, Maledettismo, è un esperimento interessante. Ogni microstoria racconta uno spaccato di vita più o meno realistica su un concetto base di causa-effetto, nel quale, come dicevamo, vengono descritti uomini e donne e rispettivi vizi e inclinazioni, che talvolta li portano davanti ad un tragico finale.
Sebbene lo stile di scrittura salti all’occhio per la sua costruzione audace, pomposa e barocca, i contenuti quando ridotti alla sostanza suonano un po’ ingenui e piuttosto fantasiosi, dal mordente relativamente debole.
Anche la scelta di mantenere il narratore molto distante dai fatti narrati, come se fosse un personaggio egli stesso che racconta senza mostrare, è piuttosto opinabile: le storie risultano con poco mordente e poco appassionanti. Probabilmente il momento in cui l’autrice riesce bene nel suo intento è di fronte alle descrizioni dei personaggi, più che delle loro storie.
Un’opera singolare che, per quanto breve in termini di numero di pagine, non risulta proprio una lettura del disimpegno.

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Un’altra notte di emozioni – M. Crisafulli

Postato da Legione il 12 Marzo 2014

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Da germoglio a segna pagina
Credo che l’uomo sia come una rosa appassita
dentro un libro dalle pagine infinite,
chiamato vita:
per ogni riga scritta prende colore,
per ogni pagina letta vede luce,
ma, a mano a mano che si volta pagina,
e che si consuma carta,
finisce per avvizzire,
schiacciata da sottili fogli
pesanti come un macigno per un povero fiore
consumato dal tempo.
E pensare che quella rosa, prima di appassire,
fu piantata, curata, sopportò vento, pioggia, sole,
e divenne forte,
fino a quando una mano la colse,
strappandola dalla terra in cui aveva vissuto
assieme ad altri fiori.
Quella mano, però, le diede vita nuova,
forse arida, ma eterna.

La raccolta poetica di Mariapia Crisafulli, Un’altra notte di emozioni, si incentra sugli aspetti più semplici del quotidiano, in particolare sulla notte, occasione di ristoro per la mente e di rinnovata comunione con i propri sentimenti, ma anche sulla natura in generale e le sue manifestazioni, che spesso sintetizzano e semplificano i grandi eventi della vita umana.
Semplici, introspettive, talvolta un po’ naif, le poesie dell’autrice rivelano un animo tanto sensibile quanto giovane e acerbo. Sicuramente con lo studio e l’esperienza non mancheranno di crescere in profondità ed efficacia espressiva.

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