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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Nient’altro che amare – A. di Cesare

Postato da Legione il 23 Agosto 2012

I piccoli paesi delle province del sud sanno essere ricettacolo di quotidiane crudeltà in una maniera del tutto peculiare. Fino a qualche decennio fa, una certa arretratezza culturale, la bassa densità della popolazione e l’assiduo uso del pettegolezzo hanno fatto sì che tutti fossero ben noti a tutti, con difetti e virtù. Ma con chi è sfortunato, di certo il piccolo paese provinciale non può essere indulgente.
E’ questa la storia di Maria ‘a zannuta, ribattezzata così infelicemente dalla sua stessa madre. Dotata di un volto non bello, contrassegnato da due dentoni sporgenti da coniglia e un’espressione un po’ poco sveglia, nel corso della sua vita incontra tanti uomini che approfittano di lei e del suo corpo generoso e seducente, per la sua situazione di indigenza e per la sua attitudine a non ribellarsi mai.
Ma Maria, nella sfortuna, incontra anche uomini animati da sentimenti migliori, che arrivano ad amarla, a modo loro.
Ed è solo questo che Maria può fare nella sua vita, amare gli uomini che l’hanno amata e amare i figli nati da questi incontri.

Nient’altro che amare, di Amneris di Cesare, è un romanzo molto crudo, che racconta una storia terribilmente credibile di una donna che riassume le vite di tante donne senza nome e senza volto dal passato simile, vissute in tanti paesini rurali. Travolta dagli elementi e dal fato, l’unica cosa che è in grado di fare è amare alla follia i propri figli, salvaguardando una rettitudine d’animo che va ben oltre i pensieri buonisti degli ipocriti.
La narrazione in stretta prima persona è fluida ed efficace, porta il lettore vicino e partecipe delle vicende, avvolgendolo nell’ovatta dell’ineluttabilità degli eventi.
Un romanzo non leggero ma bello, ben scritto, fortemente consigliato.

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Pagati per giocare – D.S.J. Hodgson

Postato da Legione il 19 Agosto 2012

A tutti i videogiocatori del mondo sarà passato almeno una volta nella vita nella testa il glorioso pensiero: “Ah, ma io giocherei tutto il giorno tutti i giorni! Io lo farei per lavoro!”
Le cose non sono certo come sembrano, e anche se esiste qualcuno nel mondo che fa davvero il videogiocatore professionista, coloro che possono campare lavorando in questo settore sono degli indefessi lavoratori che a conti fatti giocano molto molto poco.
Questo in estrema sintesi ciò che si può concludere alla lettura dell’interessante manuale Pagati per giocare, nel quale, attraverso un ricchissimo escursus di interviste e storie di reali carriere, vengono presentate le numerosissime figure professionali che orbitano attorno alla realizzazione dei videogiochi.
Dal programmatore al publisher, dall’artista grafico all’esperto del suono, dal tester all’autore di script o guide strategiche, tutto viene spiegato con dovizia di particolari da coloro che fanno questo lavoro quotidianamente, con tanto di dritte sulla formazione, indicazioni sui guadagni che si possono raggiungere e senza tralasciare i lati negativi, che hanno a che fare con gli intensi periodi di crunch prima di una release, il budegt ma non solo.
Un manuale fortemente consigliato per tutti coloro i quali hanno sempre nutrito una grande curiosità nei confronti di questo mondo, ma non troppo utile dal piano pratico. Il manuale infatti è completamente incentrato sulla realtà americana, quindi a meno che si abbia intenzione di andare negli States a studiare game design in qualche college per intraprendere la carriera, difficilmente un europeo potrà trarre profitto per il futuro lavorativo.
Di contro, il manuale è certo utile in particolare perchè si ha l’opportunità di scoprire come molti nomi del settori sono arrivati nella posizione che rivestono e quali sono le competenze necessarie per svolgere le incombenze quotidiane.
Lo stile di scrittura è molto leggero e ironico, disimpegnato e gradevole, adatto al target a cui il manuale si rivolge. Ottimo come guida da consultare, interessante come libro da leggere linearmente, dall’inizio alla fine. Una piacevole lettura.

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Quelle mani – C. Cammarata

Postato da Legione il 11 Agosto 2012

Zlata era una donna bellissima, preziosa ed ammirata come il suo nome, che in russo significa oro. Se l’è sempre cavata da sola, Zlata, nonostante un marito inetto, un figlio troppo amato, le malelingue del paese e le parenti invidiose della sua signorilità, delle sue amicizie influenti, della sua casa curata. Per salvaguardare i suoi figli e il suo buon nome ha fatto tante cose e desiderato tanto altro, ma non si pente di niente, mai, perchè sa che il Signore l’ha già perdonata.
Questo racconta la vecchia Zlata al giovane don Carlo, che la ascolta con il cuore già in tumulto per i problemi suoi e raccapricciato per quello che sta ascoltando, per gli orrori che questa donna ha commesso senza rendersene conto. E non può immaginare quanto in realtà questa storia può arrivare a toccarlo da vicino.

Quelle mani, di Carmela Cammarata, è uno di quei romanzi brevi ed intensi che vanno letti in lunghe sessioni, a grandi morsi. La storia di Zlata e di quello che inconsapevolmente ha fatto a ciascun membro della sua famiglia è narrata come un lungo flusso di parole, molto aderente a quello che potrebbe avvenire nella realtà ascoltando un vecchio raccontare la propria vita: divagazioni, incisi, sottointesi difficili da afferrare, riferimenti a fatti e persone sparpagliati lungo la linea del tempo. La grande bravura dell’autrice risiede nella capacità di dare comunque una forma organizzata a questo flusso di emotività, rendendolo leggibile, fruibile, e amplificando l’impatto emozionale della storia.
L’unica indiscussa protagonista è Zlata, ed è una scelta funzionale: lei si è inserita come fulcro della sua famiglia, della vita dei suoi figli, con la forza e l’egocentrismo che solo una persona genuinamente convinta delle sue scelte può avere. Gli altri sono tutti dei burattini, degli esseri inadeguati, mai all’altezza sua e delle sue creature. E verso questi burattini nessuna cattiveria può essere risparmiata, perchè ne va dei desideri di chi è più degno.
Una storia che lascia spiazzati, in un crescendo teso verso la fine, verso l’incredulità. La cosa che forse lascia più tramortiti è il rendersi conto che, nonostante Zlata rappresenti un archetipo netto e spietato, le sue caratteristiche non sono poi così assurde, così inverosimili. Ci si accorge che forse di Zlata ce ne sono moltissime, annidate nelle loro famiglie di ovatta, percependo una versione di vita del tutto personale, molto lontana dalla realtà.
Un ottimo libro, fortemente consigliato.

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La guardiana – F. Laurenza

Postato da Legione il 7 Agosto 2012

La guardiana è un romanzo che mi ha colpito molto per la trama, l’originalità, la scrittura del testo. Romanzo breve ma efficace, colpisce ed è ricco di significati. Un thriller dalle atmosfere noir che ci prende e ci trasporta già dalle prime battute dentro il romanzo. E’ uno scavare nell’anima dell’uomo, nel lato più oscuro della sua mente, ricercando il perché di certi comportamenti che al primo sguardo sono incomprensibili, addirittura orrendi.
E’ la storia di una giovane ragazza, Angy, ex investigatrice privata per donne tradite dal marito, che improvvisamente cambia lavoro e fa la guardiana nelle carceri di massima sicurezza. Un lavoro più che altro maschile difficile per
una donna e soprattutto rischioso che lei accetta. Dovrà anche indagare mentre svolge questo lavoro su un omicidio che riguarda il suo passato. Il racconto è pieno di emozioni che si susseguono l’uno all’altro e si contrastano. E’ carico
di suspense e le atmosfere che ho trovato sono davvero inquietanti. L’angoscia, la paura, la rabbia renderà questa giovane donna una persona fragile nello svolgere il suo compito, ma anche forte, sensibile, comprensiva. L’autrice a
mio avviso è riuscita a nutrire e snidare l’irrequietezza della psiche e a farci entrare interiormente nell’anima buia del criminale. Un buon libro da leggere.

Recensione scritta da Maria R. Germanà

Morire dal Ridere – A. Usardi

Postato da Legione il 4 Agosto 2012

C’è un negozietto molto singolare, nella ChinaTown di Milano. In questo esercizio a conduzione familiare si vendono armi, veleni, corde annodate: tutto ciò che può essere utile per soddisfare l’ultimo desiderio di un suicida.
Un bel giorno, alla porta compare un ragazzino, Robespierre, che regalerà una ventata di ottimismo e rinnovamento nelle vite tetre dei proprietari.
Morire dal ridere è il breve e particolare romanzo di Antonietta Usardi. Senza dubbio si tratta di una lettura un po’ sui generis, condita di surreale humor nero. Si pesca a piene mani nel gioco dei contrari a cui siamo stati abituati con le vicende della famiglia dark per eccezione, quella Addams, con qualche nota di originalità.
Simpatica la caratterizzazione dei personaggi e dell’esuberante seienne Robespierre, che talvolta però arriva ad esprimersi in modi davvero inverosimili per un bambino di quell’età.
Pecca principale di questo romanzo è la mancanza di editing, che si fa sentire nella scelta dell’aggettivazione a volte un po’ ridondante e in certi dettagli incongruenti. La vicenda in sè poteva probabilmente essere rinfoltita meglio, mentre sembra essere descritta a volo d’uccello. Forse un po’ banaluccia la morale nel sottotesto del racconto: la gioia di vivere incarnata in un bambinetto solare ed inconsapevole delle brutture del mondo dei grandi.
Una lettura semplice e disimpegnata insomma, piacevole e scorrevole, agevolata uteriormente dal grande carattere con dell’impaginazione, per favorire la lettura a chi ha difficoltà visive. Consigliato a chi ama le letture un po’ sopra le righe e a chi piace non prendere niente troppo sul serio.

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The Elder Scrolls – Il Signore delle Anime – G. Keyes

Postato da Legione il 1 Agosto 2012

Il signore delle anime è il secondo romanzo ambientato nel mondo di The Elder Scrolls e capitolo conclusivo della storia iniziata con La città infernale sempre di Greg Keyes, vicenda collocata quarant’anni dopo le gesta narrate nel capitolo videoludico record di vendite Oblivion.
Si concludono le avventure del giovane principe Attrebus e dell’elfo oscuro animato di vendetta Sul, di Annaig e dell’ amico argoniano Glim e della mostruosa città volante di Umbriel.
La storia si completa in modo soddisfacente, dando degna conclusione a tutte le traversie dei protagonisti, che infine gettano, ciascuno a suo modo, le basi per una propria pace. Il filo conduttore che li lega è quello dei più classici romanzi di formazione: l’eroismo, la lotta per il Bene, i sentimenti nobili e puri come l’amore, l’amicizia, l’onore e la fedeltà alla causa.
Una storia complessa e articolata, con diversi filoni narativi che infine si ricongiungono nello spettacolare finale.
Molto sfaccettati e ben riusciti i personaggi principali così come decisamente singolari gli antagonisti, questi particolarissimi Daedra, divinità dall’accezione molto umana, dipinti come summa dei defetti e dei vizi terreni.
Questo romanzo, come il suo predecessore, ha innegabilmente alcuni difetti, primo tra tutti la scarsa chiarezza espositiva nelle scene più dinamiche, in particolare quelle nelle quali viene implicata la magia. A volte ci si perde un po’ nelle meccaniche del “chi fa cosa” e la lettura quindi incespica in alcuni passaggi.
In linea generale comunque la lettura è piacevole e avvincente, anche chi non ha una approfondita conoscenza del mondo di Tamriel e delle vicende di Oblivion può apprezzare la storia senza particolari problemi. Si sconsiglia comunque di leggere Il signore delle anime separatamente dal suo capitolo precedente.

Unwind – N. Shusterman

Postato da Legione il 13 Luglio 2012

In un futuro imprecisato e distopico (ma non poi così lontano dalla nostra quotidianità), a conclusione della guerra civile definita Guerra Morale, viene firmata la Legge sulla Vita: l’aborto viene considerato pratica illegale, mentre viene concessa la possibilità ai genitori di applicare l’aborto retroattivo sui propri figli tra i 13 e 18 anni. In questo caso, i ragazzi indesiderati vengono portati in appositi luoghi di raccolta dove vengono divisi, ovvero… smontati, per continuare a vivere, smembrati in decine di parti, in altrettanti ospiti bisognosi di un “pezzo di ricambio”.
Connor, Risa e Lev, tre dividendi giunti in questo status per differenti motivi, intrecciano per caso le loro vite e riescono a sottrarsi all’angoscioso destino. Ma sarà una salvezza momentanea: dovranno restare latitanti fino alla maggiore età per considerarsi finalmente in salvo. Ci riusciranno?

Bello, stupefacente, memorabile. La nostra recensione potrebbe chiudersi qui.
Neal Shusterman ormai regna incontrastato nei nostri cuori e nella nostra immaginazione, da quando abbiamo letto Everlost e ne abbiamo raccolto tutto il potenziale evocativo e commovente. L’autore con Unwind – La divisione supera se stesso. Si rivolge ad un target leggermente più maturo, spostandosi dalla letteratura per ragazzi verso i giovani adulti, ma nel suo candore, nel suo modo di scrivere cristallino e disarmante, arriva a smuovere fin nel profondo l’anima di chiunque, forse in particolar modo il pubblico più adulto.
Se proprio volessimo fare i puntigliosi, dal punto di vista strettamente fantascientifico alcuni passaggi potevano essere spiegati e giustificati meglio, lasciando alcuni dettagli un po’ troppo nebulosi e non molto logici, ma è possibile che questa sia stata una scelta precisa dell’autore, per evidenziare al lettore quanto l’intera faccenda della divisione e di tutto quello che vi ruota attorno (quindi, in sintesi, l’intera società) sia completamente assurdo e alienante.
La trama e l’intreccio, i personaggi primari e secondari, il gusto per i dettagli, la voce narrante, lo stile: tutto concorre alla realizzazione di un quadro memorabile. I personaggi sono vividissimi, dettagliati, ben delineati e distinti gli uni dagli altri, sono emozionanti per quanto vengono messi in difficoltà dalle assurde implicazioni della Legge sulla Vita. E sebbene vi si possano individuare buoni e cattivi, alla fine anche i cattivi sono vittime del sistema, e si perde la sensazione di intimo piacere quando il sistema, infine, si abbatte su di loro, lasciando solo pena.
La storia è decisamente audace, complessa e ricca di sfaccettature psicologiche, etiche, morali, sociali, e Shusterman vince la sfida su tutta la linea, mantenendo l’attenzione altissima, gettando sempre più carne al fuoco, incatenando il lettore alla pagina.
Non vogliamo lasciarvi spoiler perchè questo romanzo è semplicemente imperdibile, ci limitiamo a consigliarne fortemente la lettura perchè dopo non sarete più quelli di prima.

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Homefront La Voce della Libertà – J. Milnius, R. Benson

Postato da Legione il 10 Luglio 2012

In un prossimo futuro, dopo aver espanso la propria influenza sia politica che tecnologica sull’Estremo Oriente e sull’Occidente piagato dalla crisi economica, la Corea del Nord attuerà l’invasione degli USA, incontrastata, utilizzando un impulso elettromagnetico che metterà fuori uso tutto ciò che è elettrico: auto, computer, tv, telefoni.
Chiunque, davanti ad una asserzione del genere, storcerebbe il naso, trasalendo per l’enormità dell’affermazione. Chi potrebbe mai invadere sul serio gli Stati Uniti? E farla franca, oltretutto.

Questo è il presupposto distopico del singolarissimo romanzo di Milnius e Benson, Homefront: La voce della Libertà, attingendo a piene mani all’omonimo videogioco di guerriglia Homefront.
Distopia, certo, ma non così assurda: così come spiegato nelle interviste al rilascio del videogioco, gli sviluppatori si sono avvalsi di esperti conoscitori della storia e della politica coreana, chiarendo quindi che tutte le scelte mostrate all’interno della trama possono essere senza dubbio estreme, ma mai illogiche.
Alla luce di tutta una serie di dettagli, la possibilità di un’invasione coreana degli States risulta terribilmente possibile.

Al di là del contesto storico, audace e brillante, che si può ritrovare in Homefront, occorre puntualizzare su alcune peculiarità del romanzo.
E’ senza dubbio scritto molto bene, in modo scorrevole e chiaro, raccontando dal punto di vista di Walker, giornalista impigrito che ben presto si troverà a fronteggiare nemici mai immaginati prima, le azioni di guerriglia della resistenza anticoreana. C’è però da dire che lo spessore narrativo lascia un po’ a desiderare.

I personaggi sono piuttosto stereotipati, sia Walker che gli altri guerriglieri risultano abbastanza conformi alla nostra immaginazione. L’unica eccezione risiede nell’unico personaggio femminile, che si mantiene leggermente sopra le righe per quasi tutto il romanzo (anche se sa un po’ di deus ex machina incarnato questo ingegnere elettrico apparso proprio quando il protagonista abbisogna di una radio) per poi cadere in un ritrito clichè alla fine.
Il momento massimo di banalità lo si è toccato nella delineazione delle “terribili” squadre di spietati biker, che sono esattamente come li si può immaginare, nè più nè meno.
Pessime cadute di stile si riscontrano in alcune sviste, davvero marchiane (il protagonista abbisogna di benzina per la moto e si chiede quando potrà fare rifornimento, senza pensare di prelevarla dalla folla di automobili fuori uso che ostruiscono le strade?) e un uso sistematico della formula “sparare una pistola” che troviamo orribile oltre che non molto corretto.
Ciò detto comunque il romanzo è assolutamente godibile; pur essendo consci di non essere di fronte ad un romanzo di alta letteratura, lo stile è apprezzabile e l’ambientazione delineata è originale ed efficace. Ci sentiamo di consigliarli agli amanti dei romanzi d’azione.

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Per acquistare il videogioco omonimo: Homefront – Videogioco