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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Pink Lady – B. Bonfiglioli

Postato da Legione il 1 Luglio 2012

Anna ha diciassette anni e molti piercing sul viso, i capelli rosa, le scarpe lise. Anna si sente invisibile, inascoltata, Anna si lascia vivere giorno dopo giorno, a scuola, davanti ai suoi genitori, davanti a coloro che una volta erano suoi amici. Da quando sua sorella maggiore Laura è morta, sembra che il tempo si sia fermato e tutti coloro che l’hanno amata si siano chiusi dentro i loro gusci di dolore. Sembra che questa situazione non debba finire mai, ma un giorno qualcosa cambia. Anna e i suoi genitori si trasferiscono in un paesino dell’Emilia e lì, come un giardino a lungo trascurato che viene finalmente irrigato e curato con amore, ricominciano a vivere. Tutti, anche Anna, che si credeva chiusa anche lei nella bara con sua sorella.

Pink Lady è il romanzo per ragazzi opera prima di Benedetta Bonfiglioli. Per quanto forse la trama non sia delle più imprevedibili, è sicuramente una lettura che ci sentiamo di consigliare vivamente.
Narrato tutto in una stretta prima persona, il romanzo racconta attraverso gli occhi di Anna la sua lenta risalita dal fondo del pozzo buio e umido nella quale si è rifugiata dopo la violenta morte dell’amata sorella.
La aiuteranno una nuova amica sincera e un nuovo amore, e nelle dinamiche di sviluppo di queste due relazioni forse risiede l’aspetto più semplicistico della trama, che la rende però molto appetibile per il pubblico giovane e giovanissimo.
La punta di diamante di questo romanzo è però da ricercare nello stile di scrittura dell’autrice, che ha saputo con abiltà e cura nella scelta del registro e del linguaggio, trasformare una storia che rischiava di essere pericolosamente banale in una piccola e pregevole opera, delicata e sensibile.
Con maestria è infatti riuscita a dare voce a sentimenti e sensazioni molto complessi, non solo perchè caratterizzate dagli accenti estremi tipici dell’adolescenza, ma anche perchè è andata a toccare tematiche delicatissime come il lutto per la perdita di una persona molto vicina alla protagonista. Gli effetti su Anna e sulla sua famiglia sono assolutamente credibili, semplici e tragici allo stesso tempo, senza andare mai a scendere nel patetico.
Questo è senz’altro sintomo di una grande sensibilità dell’autrice, di una capacità di osservazione non così scontata, seppur fondamentale, in uno scrittore. Per questo motivo non vediamo l’ora di poterla vedere all’opera su un nuovo progetto, una nuova storia, certi che l’esperienza maturata con questo primo romanzo non potrà fare altro che gettare le basi per un lavoro ancora migliore.

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Le sorelle Brélan – F. Vallejo

Postato da Legione il 25 Giugno 2012

Marthe, Sabine e Judith Brélan sono tre sorelle, rimaste orfane a seguito di un banale incidente subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Sono giovanissime e sole al mondo. Lo spettro della tutela da parte della loro zia, interessata più che altro a far valere la propria pedante influenza anche sulle ragazze, oltre che sul marito e sulla anziana madre, fa esprimere al suo meglio il fascino del terzetto. Agendo come una squadra, riescono a far nominare la sorella maggiore Marthe come tutrice delle più piccole.
Da questo giro di boa, si dipana la vita di questa famiglia bizzarra, ridotta ai minimi termini, che cerca nonostante le difficoltà, le differenze di carattere di ciascuna e le ingerenze dei conoscenti, di restare unita e salda, attraverso gli anni ed i decenni.

Le sorelle Brèlan, romanzo del francese François Vallejo, costituiscono una lettura atipica. La storia narra la vita delle tre sorelle nella più tipica modalità della saga famigliare, sull’arco di diverse decine di anni seguiamo i cambiamenti di queste tre giovani donne diventare maggiorenni e poi donne fatte, alla ricerca perenne di un riscatto, di un equilibrio, di un modo di poter essere finalmente felici.
Lo stile di scrittura è ciò che distingue nettamente questo romanzo dagli omologhi: la narrazione è molto frammentata, ricalca quasi l’espressività destrutturata di un racconto orale. Non ci sono dialoghi in discorso diretto, pensieri e azioni si mescolano in un tutt’uno che sa di flusso di coscienza, sebbene da un punto di vista esterno.
L’effetto è singolare e può non essere particolarmente scorrevole per tutti i lettori, sebbene non si possa definire sgradevole nè raffazzonato, in quanto l’autore riesce a mantenere questo stile peculiare senza andare a discapito della chiarezza.
I personaggi sono, ci verrebbe da dire, tagliati con l’accetta, nel senso che ciascuno si definisce man mano con il procedere della storia ma restano sempre all’interno di canoni e paletti ben definiti, al punto da costituire quasi delle figure stereotipate.
Tutto sommato comunque Le sorelle Brélan costituisce una lettura gradevole, che permette di scoprire uno spaccato di vita femminile postbellica, sebbene attraverso figure un po’ sui generis e dai tratti forse non comuni.

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La giustizia di Iside – C. Farris

Postato da Legione il 22 Giugno 2012

E’ difficile definire in modo lineare questo romanzo di Clelia Farris, La giustizia di Iside.
Abbiamo avuto il piacere di conoscere l’autrice, qualche anno fa, grazie al suo primo romanzo ambientato nelle Due Terre, La pesatura dell’anima (recensito qui), vincitore del premio Kipple, e siamo rimasti catturati dalla complessità della realtà ucronica che ha saputo disegnare.
Questo romanzo giunge come seguito del primo, ma non ne è la sua prosecuzione. Fin dalle prime pagine ci si accorge che le vicende dei protagonisti, oltre che i protagonisti stessi, sono i medesimi presenti nel primo libro. Immersi nuovamente nella realtà delle Due Terre, i protagonisti seguono un’indagine differente, ma gli equilibri che li legano si ripresentano, uguali eppure diversi, come una sorta di dejà vù.
La giustizia di Iside risulta quindi una riscrittura del primo romanzo, non progredisce negli sviluppi in senso temporale, orizzontalmente, mostrando quindi come i personaggi si sono evoluti dal primo libro, bensì progredisce in senso verticale, andando in profondità in certi aspetti che nel primo romanzo non erano stati toccati.
In questo caso infatti prendiamo un assaggio del cosiddetto Mare-di-Sotto, e veniamo in contatto con la realtà dei Ritornati, delle persone, cioè, che sono stati riportati in vita dai Sette e da Iside.
Anche la stessa Iside, la cui identità nel primo romanzo costituiva uno dei climax narrativi più forti e viscerali, in questa nuova occasione passa quasi in secondo piano, ciò che avviene nel serdab con i Sette viene mostrato solo tangenzialmente, mantenendo invece il fulcro saldo sulle persone, sulle loro peculiarità e i loro punti di rottura.
Anche in questo libro apprezziamo le doti narative dell’autrice, che interpreta la regola aurea del “mostrare” come una missione, mai disattesa, anche a costo di una chiarezza non esattamente cristallina in qualche passaggio più concitato e dinamico.
I personaggi meritano nuovamente una menzione speciale: Naima era ed è la protagonista delle due storie, ma la squadra dei Sette rappresenta probabilmente il miglior bouquet di personaggi che ci sia mai capitato di leggere: ciascuno perfettamente distinguibile dagli altri per le sue caratteristiche così ben tratteggiate da apparire più che credibile e naturale, mai banale, senza mai ricorrere ai clichè sempre appostati dietro l’angolo. Ognuno ha una voce, uno stile suo proprio, esattamente come se fossero nostri amici, che sapremmo riconoscere ad occhi chiusi.
Anche i personaggi secondari, che in questo libro si presentano per la prima volta, non sono da meno; abbiamo apprezzato in particolare il gruppo dei Ritornati, ricchi di debolezze e manie, angoscianti testimoni del lato oscuro del lavoro dei Sette, quasi ad esserne in contrapposizione.
Sappiamo che l’autrice è al lavoro su un’altra opera, che a quanto sembra non avrà niente a che vedere con le Due Terre ed il suo mondo, ma non possiamo fare a meno di sperare che un giorno abbia l’occasione di scriverne ancora, con la stessa vividezza, la stessa fantasia portata oltre i confini.
Ne frattempo ci sentiamo di consigliare la lettura a tutti gli appassionati del genere, anche a coloro che hanno già letto La pesatura dell’anima, e a fare i nostri migliori in bocca al lupo all’autrice.

The Elder Scrolls: La città infernale – G. Keyes

Postato da Legione il 7 Giugno 2012

Dopo la grande crisi di Oblivion nelle terre di Tamriel, una nuova minaccia incombe sull’Impero. Nel cielo è apparsa una città, apparentemente sradicata dal suolo e sospesa in aria, gettando nel panico chi la avvista… e lasciando a terra una scia di creature non morte al suo passaggio.
Annaig e Mere-Glim, una bizzarra coppia di amici, si troveranno loro malgrado a raggiungere questa isola fluttuante e cercheranno, con l’aiuto del leggendario principe Attrebus, di interrompere il suo progetto di devastazione.

La città infernale, di Greg Keyes è il primo dei due romanzi nati in seno alle suggestive ambientazioni dell’universo di The Elder Scrolls, popolare saga videoludica firmata nei suoi ultimi capitoli da Bethesda. In particolare questo libro si colloca qualche anno dopo l’episodio di Oblivion: i cancelli del caos sono stati chiusi e l’impero ha ripreso a prosperare, ma qualcosa sembra essere andato storto.
Diciamo che, come accade in molte fanfiction, sembra facile cavalcare l’onda creativa di un precedente così illustre, come è stato Oblivion in questo caso, in quanto gran parte del “lavoro sporco” della creazione del mondo fantastico in cui far muovere i protagonisti è già stato fatto, con efficienza, dai predecessori.
Tutto lo sforzo creativo va quindi a concentrarsi sulla storia da imbastire, utilizzando le (numerosissime e sfaccettate) pedine già messe in campo, muovendole e caratterizzandole, dando loro nuova vita.
Dobbiamo quindi dire che nel complesso la lettura di questo romanzo è stata piacevole, nonostante noi avessimo solo un’infarinatura del complesso mondo di The Elder Scrolls scaturita principalmente dalla conoscenza di Skyrim, l’ultimo capitolo in ordine di tempo della saga. Come è ovvio molti aspetti e fatti cardine vengono lasciati sottointesi, in quanto si assume che il lettore conosca la saga, ma in linea di massima anche il lettore avvezzo alla fantasy può apprezzare la lettura anche senza conoscere nel dettaglio ogni sfaccettatura come solo un cultore potrebbe fare.
Il romanzo non si conclude qui, ma ha un finale aperto verso il romanzo successivo, Il signore delle anime, che leggeremo presto.
Una lettura intrigante insomma, che a parte qualche passaggio descrittivo un po’ confuso, si lascia leggere con piacere.

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Praticamente innocuo – D. Adams

Postato da Legione il 25 Maggio 2012

Anche le saghe più appassionanti prima o poi arrivano ad una fine. E spessissimo, almeno secondo la nostra esperienza, più la saga si espande di qua e di là e più è probabile che il finale ci lasci quantomeno un po’ perlessi, se non proprio delusi. In occasione dell’ultimo episodio di Guida galattica per autostoppisti, Praticamente innocuo, siamo ricaduti nel primo caso.
In questi cinque corazzatissimi volumi, abbiamo viaggiato fino alle profondità più estreme della galassia, siamo andati avanti ed indietro nel tempo, abbiamo avuto la Risposta alla Domanda definitiva, abbiamo letto il Messaggio scritto in lettere fiammeggianti, abbiamo visto sparire i delfini, abbiamo assistito a viaggi spaziali e paradossi di ogni genere… in quest’ultimo episodio invece viaggiamo tra le dimensioni, e se già dal principio le cose non è che fossero molto chiare, a questo punto vi lasciamo immaginare.
C’è da dire che forse, a posteriori, considerare l’opera di Adams come appartenente alla fantascienza umoristica sia un po’ riduttivo e fuorviante. L’inconfondibile humor inglese permea senza dubbio tutta la saga (e in questo libro assistiamo ad alcune scene e ad uno scambio di battute tra Arthur e Ford che valgono la lettura di tutta la pentalogia) ma specie dal terzo volume in poi sono più presenti richiami filosofici e fantascientifici, rispetto all’intenzione di far sorridere.
Non intendiamo spoilerarvi il finale (peste ci colga!), ma… beh, diciamo che una saga di questo tenore poteva legittimamente concludersi in diversi modi, tutti meno traumatici di quello che è stato scelto.
Ma tant’è, le capacità narrative di Adams non sono certo in discussione e forse è normale provare un po’ di amarezza al finire di una saga così complessa ed articolata. Una saga che è entrata nella storia della letteratura moderna di genere ed è diventata addirittura oggetto di culto per tutti quelli che sognano, un giorno, di essere raccolti da un’astronave di passaggio ed essere portati all’esplorazione della galassia.

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A un passo da te – J. Mastroianni e M. Affuso

Postato da Legione il 20 Maggio 2012

L’incredibile e imprevedibile ruolo del caso nelle nostre vite: questo è ciò che più emerge dalla strana storia di “ A un passo da te – Sincronizza il battito”, primo romanzo di uno strano duo, Jessica Mastroianni e Marcello Affuso, nato per caso su internet. Fin dalla sua stessa genesi, questo libro dimostra come ogni singola azione sia pregna di conseguenze e valore anche se molto spesso esso ci sfugge. I due giovani autori, infatti, si sono conosciuti tramite i loro “Spaces” (I vecchi blog di MSN), frutto di vite complesse e anime tormentate e, da quanto è possibile riscontrare leggendo i loro racconti, hanno deciso di condurre insieme il percorso che porta alla creazione di un libro, così, all’improvviso, di punto e in bianco e forse un po’ per gioco in una sera d’estate. Senza vedersi se non tramite un computer e il telefonino hanno protratto quel piccolo gesto di follia fino alla realizzazione del loro sogno. Ed è importante sottolineare che gli anni di lavoro e il talento di questi ragazzi hanno forgiato un romanzo veramente valido. Un romanzo che tratta di molti temi adolescenziali ma che ruota, principalmente, attorno al destino e alla sua capacità di sorprenderci, distruggerci e poi farci rinascere in un batter d’occhio. Valentina e Cristian, ragazzi di ieri e di oggi, intraprendono parallelamente la strada intricata e sdrucciolevole che conduce alla felicità inconsapevoli di ciò che li lega e che ha determinato le loro personalità diversamente complesse, diversamente uguali. Amicizia e amore, felicità e tristezza, coraggio e illusione si alternano nelle pagine scritte con sottile autoironia e la volontà di lasciare al lettore una libera interpretazione ai gesti e alle scelte dei protagonisti e dei loro amici che Mastroianni e Affuso presentano, sulla scena del teatrino del mondo, nudi. Questo romanzo, che ha visto la luce il 22 Luglio, è stato pubblicato dall’astro nascente dell’editoria italiana “Linee Infinite Edizioni” che non si è lasciato sfuggire la possibilità di dar voce a questi due coraggiosi ragazzi. Due coraggiosi ragazzi che hanno tacitamente, ma con profonda umiltà, messo in risalto, tra le altre cose, quanto sia sempre la stupidità a trasformare i mezzi di comunicazione nei masochistici intrattenimenti dentro cui milioni di ragazzi come loro e non solo rimangono inesorabilmente intrappolati.

Recensione scritta da Andrea Baratto

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Verso la luce – A. Djakow

Postato da Legione il 15 Maggio 2012

Metropolitana di San Pietroburgo. Dopo il “disastro”, la vita si è rifugiata sottoterra, ma le condizioni non sono buone. Sembra vigere una sorta di semplice legge del più forte, dove i più deboli, quelli che non hanno nessuno che prenda loro le parti, sono i primi a soccombere. In questo contesto, un orfano di dodici anni di nome Gleb, viene venduto ad uno stalker per un po’ di carne. Dopo un breve addestramento, il ragazzo seguirà l’uomo, Taran, in una missione in superficie di importanza cruciale per la comunità della metro: scoprire chi è il contattista che sta inviando segnali luminosi da un faro verso la terraferma, un tempo spento ed ora rimesso in funzione. C’è un gruppo di superstiti, là fuori?

E’ difficile scrivere una recensione per questo libro, capitolo del progetto Metro 2033 Universe, Verso la luce di Andrey Djakow. Questo romanzo, ci dicono le note, è stato scritto in soli due mesi dal giovane autore alla prima fatica. Senza dubbio, dopo aver letto il volume capostipite Metro 2033 e il ricco romanzo di Avoledo, quest’opera risente sotto tutti i punti di vista dell’inesperienza dell’autore.

La narrazione è in linea generale molto approssimativa, l’idea concettuale su cui si fonda la trama è decorosa ma non particolarmente originale e si riscontrano cali di efficacia espositiva proprio nei momenti di maggior pathos quali le scene dinamiche. Alcuni passaggi della trama sono poi particolarmente forzati, facendo leva su una fortuna immotivata che, come deus ex machina, manda avanti Gleb e lo fa restare vivo nonostante le avversità.
I personaggi risultano stereotipati e piatti, privi di profondità e verosimiglianza (in particolare Taran), mentre la numerosa squadra di coprotagonisti è costituita da elementi con poco mordente e poche caratteristiche distintive. Ciascuno si esprime grossomodo come gli altri, risultando in sostanza dimenticabile una volta chiuso il libro.

Potremmo anche aprire una parentesi sul gusto, opinabile, di scegliere di shockare il lettore attraverso passaggi ed esempi molto crudi e per stomaci forti. Anche gli altri romanzi non lesinano di dettagli, ma in questo caso i cattivi sono anch’essi così stereotipati da risultare fastidiosamente disturbanti.
Certamente non uno dei migliori romanzi della saga Metro 2033 Universe, che però mantiene il quadro generale di desolazione postapocalittica e dell’unica, incrollabile risorsa dell’uomo per andare avanti nonostante tutto: la speranza.

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Corpo libero – I. Bernardini

Postato da Legione il 10 Maggio 2012

copertina-corpo-liberoMartina ha quattordici anni ed un’ambizione: qualificarsi per le olimpiadi. Lei e la sua squadra si trovano in Romania per partecipare ad una delle numerose gare di qualificazione che potrebbero portarle a raggiungere quell’obbiettivo. Ciascuna ragazza è un mondo a sé, affronta a modo suo la fatica, le privazioni ma anche la scaramanzia, la paura di una caduta, la paura di crescere, di ingrassare, di non essere più quell’esserino flessuoso simile ad un gatto e di diventare goffo e normale come tutti gli altri.
Martina e le sue compagne sono ginnaste professioniste, scisse tra la voglia di essere campionesse e la naturale necessità di affetto, coraggio e di essere adolescenti. Scissione che per le più fragili si esprime in gesti insani verso sé stesse e per altre diventa occasione di atti impensabili.
Questo in breve nel romanzo Corpo libero dell’autrice Ilaria Bernardini. Con uno stile del tutto particolare ci viene raccontato questo modo che il grande pubblico non conosce e che forse nemmeno riesce ad immaginare con chiarezza. L’autrice riesce a trasmettere il senso di alienazione che provano le atlete ad essere per esempio in un paese straniero del quale conoscono solo l’albergo, la palestra e quello che riescono a vedere dalla finestra della propria stanza.
Ci viene mostrato anche un assaggio della difficoltà della vita in comune, tipica delle squadre sportive ma anche dei collegi, dove ragazzi devono stare a stretto contatto con persone che non hanno scelto ma con cui devono in qualche modo andare d’accordo, per non turbare l’equilibrio del singolo che poi si esprime come l’equilibrio dell’intero gruppo.
L’autrice riesce ad esprimere con efficacia la voce adolescente della protagonista, attraverso uno stile colloquiale ed in apparenza spontaneo, non troppo dissimile al diario, in cui i dialoghi risultano immersi nel testo, senza segni di punteggiatura per evidenziarli. Questo stile apparentemente istintivo permette quindi al lettore una maggiore immedesimazione nella storia, arrivando a creare un sentimento di pena, quasi, di compassione, nei confronti di queste ragazzine mignon, costrette ad essere elastiche, belle e perfette nonostante i calli alle mani, le schiene deformate e i bagni nel ghiaccio.
C’è anche un accento di giallo, perché anche la tragedia può arrivare ad intaccare la già precaria routine di vite così tanto regolate, il che rende l’intera storia ancora più efficace.
Un libro che consigliamo insomma, per imparare qualche cosa di insospettato e per riflettere su una realtà poco conosciuta e singolare.

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