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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Il canto della rivolta – S. Collins

Postato da Legione il 8 Ottobre 2012

In questo ultimo capitolo della saga best seller di Suzanne Collins, Il canto della rivolta, arriviamo finalmente all’epilogo di tutte le travagliatissime vicende di Katniss e per estensione di tutti i cittadini di Panem.

Definire denso questo romanzo sarebbe un eufemismo, probabilmente solo I doni della morte, conclusione della saga di Harry Potter, può reggere il confronto sulla quantità di eventi (sebbene, in quest’ultimo caso, il risultato sia stato molto più scarso e meno soddisfacente).
Diciamolo, la Collins ci è andata giù pesante.
Abbiamo perso il conto di quante volte Katniss ha rischiato la vita, in una varietà di modi differenti, entrando ed uscendo dai fumi degli psicofarmaci e dei sedativi.
Le perdite di vite sono ingentissime, nel procedere di questa guerra contro Capitol City, ma sembra che ci sia una guerra molto meno chiara in corso, una lotta interiore sulla posizione da assumere nei confronti delle due fazioni e di coloro che stanno in mezzo: la gente comune.
Ed è infatti di questo che parla principalmente il romanzo, del fatto che, che si sia governativi o ribelli, le figure che hanno presa sul popolo vengono trattate come pedine, fantocci strumentalizzati, spesso senza nemmeno essere messi a parte dei progetti che li riguardano.

Leggere la saga The Hunger Games ci ha ricordato all’improvviso un altro romanzo che abbiamo tanto apprezzato, Unwind di Neal Shusterman. Entrambi descrivono un futuro distopico nel quale le nostre attuali grettezze vengono portate all’esasperazione, nel quale un governo dal pugno assurdamente troppo duro e amorale si arroga diritti di vita e di morte sugli innocenti e gli inermi. In entrambi si assiste al cambiamento, alla sovversione, che parte dal basso.

Il canto della rivolta racconta la discesa negli incubi peggiori, in uno scenario ancora più orrendo delle arene dei giochi: un’arena viva, vera, combattuta strada per strada. E dopo l’inferno, la lenta risalita, attraverso il recupero delle cose semplici, il ritrovamento a piccoli passi dell’equilibrio mentale, la voglia di provare a pensare ad un futuro senza gli Hunger Games che per decenni sono stati lo strumento del governo per tenere al guinzaglio una nazione tramite il terrore.

Questa saga è lontana dalla perfezione, sia stilistica che contenutistica, ma la sua forza è evidente. Cattura il lettore, lo lega a Katniss e alle sue vicende anche quando magari non risulta proprio simpatica, veniamo strapazzati e sorpresi dalle decine di colpi di scena che si susseguono per tutto il romanzo, per arrivare al finale, che a modo suo è un happy end, l’unico possibile viste le circostanze. Katniss fa una sola scelta, di salvaguardia e di conservazione, che alla fine si rivela la più giusta. Tutte le tessere del mosaico vanno al loro posto, anche malgrado le sue azioni dettate dall’impulsività.

Una saga che consigliamo, in particolare ai giovani adulti appassionati di distopie e fantapolitica che amano leggere qualcosa che lasci loro dei pensieri da rimuginare ed un mondo, ancorchè crudo, affascinante e ricco di dettagli che lo rendono vivo e molto, troppo, vicino a noi.

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La ragazza di fuoco – S. Collins

Postato da Legione il 4 Ottobre 2012

Katniss e Peeta sono riusciti a farla franca, nei 74esimi Hunger Games di Panem, vincendo i giochi per la prima volta in due. Ma questa vittoria non li mette al sicuro da Capitol City, anzi. La vittoria è stato un affronto al presidente Snow e al sistema, perchè i due giovani hanno piegato a loro favore le regole del gioco salvandosi la vita.
E non solo: l’intelligenza istintuale dettata dalla disperazione di Katniss è stata un esempio di autodeterminazione che ha innescato qualcosa di grosso e ingestibile all’interno dei distretti.
Così, mentre la coppia affronta il Tour della Vittoria in preparazione ai 75esimi Hunger Games, qualcosa inizia a muoversi, qualcosa che non può essere nascosto o soffocato nel silenzio. Ma questo è l’anno dell’Edizione della Memoria: i giochi speciali che cadono ogni venticinque anni, e l’occasione per Capitol City è troppo ghiotta per essere trascurata.

La ragazza di fuoco, secondo romanzo della trilogia Hunger Games di Suzanne Collins (titolo originale Catching Fire), parte piuttosto sottotono. Per almeno metà romanzo (che, diamine! è troppo breve!) l’autrice si dilunga nel raccontarci come la vita di Katniss è cambiata al suo rientro dai giochi. E non solo la sua, ma dell’intero distretto: sembra che la sorveglianza si sia fatta molto più serrata e che, soprattutto, qualcosa inizi a covare sotto la cenere. Approfondiamo anche il rapporto duale della ragazza con Peeta, suo compagno nei giochi, che recita con lei la parte degli innamorati sventurati del distretto 12 e che probabilmente ha salvato loro la vita da morte certa per mano diretta della capitale; e Gale, il suo storico compagno del cuore.
Ma tutto cambia quando viene annunciata l’Edizione della Memoria, e da quel momento l’attenzione viene focalizzata nuovamente sui giochi e sulle imperscrutabili trame della capitale. Ma questa volta non saranno solo gli Strateghi a far andare le cellule grigie…

Non c’è che dire, la storia della trilogia è appassionante e regge bene anche sulla lunghezza. Lo stile asciutto in combinazione con la strettissima prima persona su Katniss rende la lettura scorrevole (forse pure troppo) da incatenare il lettore alla pagina. Una slavina inarrestabile di eventi ed emozioni fanno sì che da metà romanzo in poi la lettura non si possa più interrompere.
Anche in questo episodio è impossibile non lasciarsi andare a qualche riflessione, sia di carattere politico (in fondo la situazione di Panem è così inverosimile?) che sociologico. La Collins dimostra una immaginazione spietata incredibile, non solo nella realizzazione della nuova arena di gioco ma anche nel definire i dettagli delle vittorie dei giochi precedenti, ad esempio, e nel delineare il nuovo regime di polizia nei distretti.

La Collins coglie qualcosa, dentro di noi, attraverso i suoi romanzi, qualcosa di atavico e animale che abita in noi tutti, giocandoci, e attraverso questa intrappolandoci nel suo mondo perverso.
Ci sarebbe tanto da riflettere sui simbolismi che permeano i romanzi, molto da dire sull’aderenza di certe sfumature alla vita reale e alle umane debolezze. Non possiamo dire che questo romanzo sia oggettivamente perfetto (per Hunger Games siamo stati un po’ fuorviati dalla visione del film, lo ammettiamo) ma è quel tipo di opera che evoca nel lettore qualcosa che va oltre la sola parola scritta. Non un capolavoro indiscutibile, ma efficacissimo nelle sue imperfezioni.

Per chi ha intrapreso la lettura di Hunger Games e ne è rimasto rapito, non c’è sicuramente bisogno di consigliare la lettura de La ragazza di fuoco.

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Little Italy, la storia di Arianna, Nik e Tonio – E. Rossi

Postato da Legione il 29 Settembre 2012

Little Italy, opera prima dell’autrice Elisa Rossi, è un romanzo che, fin dalle prime pagine, manifesta la necessità di un pesante lavoro di revisione principalmente dal punto di vista dello stile e della struttura della storia.
Il testo è scritto in prima persona, collocandosi nella testa della protagonista femminile Arianna. Anche volendo passar sopra a certe descrizioni che di fatto la protagonista fa di se stessa e degli effetti che suscita nel protagonista maschile Nik, delineandosi come bellissima ed irresistibile, il punto di vista diventa labile quando l’autrice si trova a scrivere fatti ed azioni a cui non ha assistito e che non poteva conoscere.
Questo punto di vista piuttosto incerto si combina con la scelta stilistica (opinabile) dell’utilizzo del tempo imperfetto, rivolgendosi ad una seconda persona singolare che si incarna in Nik. Il lettore si trova quindi in mezzo ad un groviglio di tempi verbali, punti di vista variabili e personaggi indefiniti che risulta molto difficile da districare e da apprezzare.
A queste scelte stilistiche non proprio felici si aggiungono alcuni difetti indicativi della scarsa revisione a lavoro concluso: i dialoghi sono surreali, artificiosi e mal costruiti, rendendo caotico l’insieme, considerando anche che i pochi personaggi rilevanti si trovano a esprimersi in modo uniforme, simile l’uno all’altro.
Dando poi uno sguardo generale alla storia, laddove è possibile seguirne la trama principale, diluita da una profusione di dettagli indistinguibili tra utili e non, i personaggi sono stereotipati, senza profondità. Ci sarebbe anche da discutere sulla qualità stessa della storia, nel senso che noi personalmente abbiamo trovato la vicendad’amore narrata piuttosto banale e non particolarmente interessante.
In conclusione, possiamo dire che questo romanzo può essere considerato un esperimento, un primo tentativo letterario per l’autrice, confidando e augurandole che possa avere migliori e più proficue esperienze future.

Hunger games – S. Collins

Postato da Legione il 25 Settembre 2012

Infine l’abbiamo letto. Grazie ad una gentile spintarella di un gruppo di amici dello Staff, abbiamo finalmente messo le nostre piccole manine avide (ma pulite) sull’intera trilogia cartacea e profumata di Suzanne Collins, Hunger Games.
Dopo aver visto il film ed esserci disgustosamente entusiasmati alla storia, abbiamo bramato leggere questa controversa opera. Controversa perchè, come abbiamo detto altrove, è stata più volte tacciata di essere plagio dell’opera nipponica Battle Royale. Abbiamo sufficientemente argomentato altrove (sempre nella recensione del film), e confermiamo tutto riga per riga anche per il romanzo.

Il romanzo. Parliamone dunque.

Noi, che non amiamo nemmeno leggere le quarte di copertina per non trovarci con qualche pregiudizio, siamo tendenzialmente contrari alla visione del film prima della lettura del romanzo. Purtroppo in questo caso non abbiamo potuto fare come avremmo voluto. Ma al termine della lettura, possiamo dire che sì, il film spoilera l’intera trama, togliendo gran parte della tensione (che di fatto è il punto di forza del romanzo) ma non lo uccide del tutto.
Romanzo e film possono essere considerate opere complementari.
Il romanzo, scritto in prima persona strettissima nella testa della protagonista Katniss, e al tempo presente, ha delle limitazioni oggettive facilmente intuibili che non potevano essere trasposte con efficacia nel film. Di contro, quindi, il film permette di arricchire sensibilmente la trama già più che nutrita, approfondendo ad esempio il contesto sociale di Panem e degli Hunger Games, che nel romanzo rimangono piuttosto sottointese.

Il lettore è collocato stabilmente nella testa di Katniss, vede quello che vede lei, soffre con lei i morsi della fame, della paura, della violenta sensazione di impotenza, osserva i suoi pensieri e i suoi ricordi. Hunger Games è un romanzo che ti porta via dalla tua poltrona e ti getta in mezzo alla mischia nell’arena, flaccido e sprovveduto come solo un cittadino benestante può essere in mezzo alla natura selvaggia, protetto solo dall’arco di questa minuta cacciatrice, fortemente determinata a vincere e portare a casa la pelle, ma senza perdere il lume della ragione, l’equilibrio, senza diventare crudele in nome dello spettacolo, senza perdere la propria identità.
A differenza di ciò che il film lascia più volte sottointendere, nel rapporto tra lei e Peeta non c’è poi tutta questa freddezza. Katniss non riesce a comprendere fino a che punto Peeta finga di essere innamorato di lei per intercettare il favore di pubblico e sponsor, ma al contempo lei stessa è meno padrona dei suoi sentimenti quanto il suo alter ego cinematografico lascia più volte intendere.
Ne risulta una Katniss molto più cruenta e determinata, in alcuni frangenti, rimanendo in altri molto più fragile e confusa, molto più simile ad una sedicenne qualunque.
L’autrice è stata indubbiamente abile nello scrivere una storia semplice, ricca di causa/effetto logici e lineari, lasciando trasparire la naturale angoscia della situazione, senza ricami stilistici di pathos o ricercatezza del linguaggio (in questo la Collins è molto scarna e diretta, rappresentando perfettamente la voce interiore di una Katniss senza fronzoli). Vengono gettate le basi, le note di avvio, di un mondo distopico morboso e dittatoriale. Il resto viene colmato dalla nostra immaginazione, coinvolgendoci, facendoci porre delle domande, a volte togliendoci il sonno.

Se non si è capito fin qui: lettura fortemente consigliata. Magari non molto adatta ai facilmente impressionabili.

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Demoni in soffitta – D. Canepa

Postato da Legione il 21 Settembre 2012

Non proprio prosa ma nemmeno poesia, non racconto ma quasi manifesto ed invettiva sociale, questo piccolo volumetto di Donatella Canepa, Demoni in soffitta, è senza dubbio un esperimento dal contenuto singolare.
Il libro raccoglie una serie di brevi scritti della giovane autrice caratterizzati principalmente dalla passione per le cose che più profondamente la animano: la musica, innanzitutto, la sua città natale Genova, la riflessione sociale e politica.
E’ senz’altro un’opera molto intima, nella quale l’autrice mette nero su bianco i suoi pensieri e le sue considerazioni su varie tematiche, a volte esprimendo concetti definibili scomodi (o sovversivi) dall’uomo comune. E forse proprio in queste espressioni che viene messa in risalto una certa ingenuità nelle prese di posizione radicali, riportando concetti noti, con accenti passionali e alternativi nelle intenzioni, ma senza arricchirli effettivamente con un punto di vista personale e con opinioni autonome.
Dal punto di vista stilistico invece, si nota già alla lettura delle primissime pagine come la produzione sia influenzata dal background musicale dell’autrice: molti componimenti infatti stanno a cavallo tra la poesia e la lirica di una canzone, con metrica e ripetizioni tipiche appunto del testo musicale. Alcuni altri testi invece assomigliano di più a dei brevissimi racconti, pur ricadendo, tendenzialmente nella parte finale, nella ritualità musicale e senza raggiungere la compiutezza del racconto vero e proprio nei contenuti e nella struttura.
Un’opera giovanile, dunque, che manifesta il bisogno di esprimersi dell’autrice con esuberanza ed impulsività, al di fuori degli standard.

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L’ispettore Kajetan e gli impostori – R. Hültner

Postato da Legione il 18 Settembre 2012

E’ un’impresa quantomeno complessa recensire questo romanzo, L’ispettore Kajetan e gli impostori di Robert Hultner. Sia per la struttura, per lo stile ma anche per la tematica trattata.

L’ispettore Kajetan, ormai ex poliziotto della Monaco degli anni dopo la Prima Guerra Mondiale, si ritrova quasi suo malgrado ad indagare su un truffatore incallito che sembra prediligere vittime facoltose. Ma anche un amico di Kajetan è rimasto coinvolto in qualcosa che sembra essere più grande di loro, cadendo in un aggressione particolarmente violenta.
Un giallo poliziesco di stampo forse un po’ desueto, ambientato in una Germania che si sta ancora riprendendo dal primo conflitto mondiale e che sta assistendo alla nascita di un fenomeno, il nazifascismo, e alla salita alla ribalta di un certo Hitler, un personaggio tratteggiato ancora attraverso pareri e commenti controversi e contraddittori tra entusiasti e detrattori.

Questo romanzo, come dicevamo in apertura, è molto complesso. Innanzitutto l’autore, tedesco, fonda le vicende nella storia recente e alla cultura tedesca e, nonostante le note a fondo libro, spesso risulta un po’ difficile riuscire a cogliere tutti i riferimenti e a recepire tutti i riferimenti.
Lo stile di scrittura, poi, è decisamente particolare, permette al lettore di calarsi nell’epoca anche attraverso la voce del narratore. I dialoghi sono scritti in modo molto vicino alla colloquialità (l’autore lascia un commento in merito nelle note a fine romanzo) e a volte riescono a strappare qualche sorriso, in particolare grazie ai personaggi secondari, tratteggiati con toni quasi caricaturali.

Come capita di frequente nei romanzi gialli, l’unico personaggio davvero vivido e tridimensionale è il protagonista, Kajetan: sebbene questo sia il secondo episodio a raccontarne le gesta, il personaggio appare piuttosto chiaro nelle sue caratteristiche peculiari, rasentando un po’ la caricatura del giovane poliziotto calamita per i guai.
Un romanzo apprezzabile, scritto senza dubbio in modo molto accurato. Sebbene nessuno di noi dello staff sia in grado di testare la solidità storica del romanzo, risulta comunque credibile e verosimile.
Consigliato in particolare a chi è appassionato di storia, quando è raccontata in modo originale e da un punto di vista inedito.

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Apostoloff – S. Lewitscharoff

Postato da Legione il 6 Settembre 2012

Questo romanzo dell’autrice tedesca Sybille Lewitscharoff, Apostoloff, si presenta come una lettura sui generis. Particolare per trama e stile, non può considerarsi un romanzo di semplice fruizione, bensì è un’opera che richiede una particolare attenzione, pur riservando una certa attitudine al sorriso.
Due sorelle tedesche visitano le bellezze della Bulgaria, terra natìa del loro padre, accompagnate in auto da un loro parente, Rumen Apostoloff, che ne esalta e magnifica la storia e l’arte.
La trama viene raccontata dalla voce della sorella minore, in una strettissima prima persona, e si caratterizza per i particolari accenti umorali e caustici.
La protagonista ci illustra, seguendo una sorta di viaggio interiore, le città che visita e le commenta in modo acido, ironico e decisamente poco lusinghiero, cogliendo lo spunto per raccontare di altri viaggi, quelli fatti nell’infanzia e quello compiuto solo qualche giorno prima, attraverso l’Europa in limousine, accompagnando il feretro del padre ad una cerimonia funebre surreale.
Ed è forse la memoria del padre, del rapporto singolare che le figlie avevano con i genitori, il filo conduttore del racconto che si sublima e si esprime nel viaggio, nelle persone conosciute negli anni, nei parenti, nelle mogli e nei figli dei parenti, persino nelle differenze culturali e storiche che caratterizzano il popolo tedesco da quello bulgaro.
Lo stile è decisamente particolare, una sorta di flusso di coscienza che tende a saltare di argomento in argomento, lasciando a volte un po’ spiazzato il lettore, in particolare quando si fanno riferimento a fatti storici specifici della zona, a personaggi, luoghi o tradizioni che possono facilmente sfuggire ad un lettore medio italiano. In fondo al libro è possibile trovare una serie di brevi note esplicative, che chiariscono alcuni dei riferimenti fatti nel testo.
In linea di massima questo romanzo risulta una lettura piacevole, scritto indubbiamente in modo magistrale, con una ricercatezza evidente sia nella definizione dei personaggi che nella struttura della trama e dei suoi tempi. Molto consigliato in particolare agli amanti della storia dell’Europa dell’est e delle saghe familiari.

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Star Wars The Old Republic: Inganno – P.S. Kemp

Postato da Legione il 31 Agosto 2012

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… Darth Malgus a capo di un contingente di Sith attacca il cuore della Repubblica: il tempio Jedi sul pianeta Coruscant. Il suo obiettivo è chiaro: la distruzione della Repubblica per arrivare finalmente a una guerra aperta.
Ma non tutto va come previsto, perchè a volte anche nel Lato Oscuro risiedono visioni discordanti sull’uso della Forza. Nel frattempo, una Jedi ferita nel profondo dalla perdita del suo amato Maestro, ribolle dal desiderio di vendetta. La Forza la condurrà sui passi di un vecchio amico, Zeerid, ex militare della Repubblica convertito suo malgrado al contrabbando.

Questo secondo romanzo di Paul S. Kemp, Inganno, ambientato nel mondo della serie di videogiochi Star Wars: The Old Republic, racconta uno spaccato delle vicende del terribile Signore dei Sith, Darth Malgus, citato in alcuni episodi del titolo.
Sebbene sia evidente che alcuni aspetti importanti della storia sono stati narrati approfonditamente in un romanzo antecedente, la narrazione non ne soffre, restando sempre chiara e lineare.
Lo stile particolare di Kemp si ripresenta con le modalità che abbiamo imparato a conoscere nella lettura dei romanzi Forgotten Realms: chiarezza e grande descrittività, con un occhio di riguardo per le scene di combattimento che vengono mostrate azione dopo azione, con una moviola dettagliata e verosimile.
La trama è semplice e tutto sommato ben congeniata, con una serie di coicidenze cruciali che si avvalgono dell’escamotage della superiore volontà della Forza per aggirare il palese Deus ex Machina.
Lascia un po’ perplessi quanto tutto e tutti siano a portata di mano e facilmente raggiungibili sebbene i personaggi si muovano su diversi pianeti e nello spazio aperto, dando in generale una sensazione di spazi sproporzionatamente piccoli.
I protagonisti, non molto numerosi, sono ben caratterizzati, anche il crudele Darth Malgus viene rappresentato in modo abbastanza credibile vertendo sul suo conflitto interiore e sulla spinta della rabbia come motivazione alle sue azioni.
In generale si tratta di una lettura senz’altro godibile per tutti gli amanti del genere (i richiami e i sottointesi alla saga Star Wars sono molteplici), concludendosi con un finale soddisfacente sebbene aperto ad eventuali episodi successivi.

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