Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Scheda: Il corvo e lo scorpione – F. Civiletti
Quale destino attende la giovane Rowan, unica superstite dell’incendio di Ynys Mon da parte delle Legioni di Nerone? Incontri sorprendenti, rivelazioni inaspettate e una difficile missione da compiere: impedire che l’Uroboro, un antico manoscritto di inestimabile valore, cada nelle grinfie dell’ordine nero di Roma. Gli Scorpioni Neri.
Significherebbe immenso potere per una setta votata al male che, da tempo immemorabile ha l’obiettivo di rompere il Patto di Equilibrio tra il Bene e il Male, sulla Terra e nell’Aldilà. Nella sua lotta contro il tempo e terribili forze oscure, dalla Britannia alla verde Erin, dalla Gallia al cuore dell’Impero, Rowan potrà contare sulla sua sapienza druidica e la sua abilità di guerriera; ma anche sulla solidità di un veterano della Ventesima Valeria Victrix, la furbizia di un pirata dal sangue nobile, gli occhi vigili di un misterioso Guardiano, e una buona dose di coraggio.
Saranno sufficienti per riuscire nell’impresa?l’autore
Francesca Civiletti è nata nel 1976 a Milano, ma il suo cuore è ancora a Dublino
dove ha vissuto per un anno nel 2004, e iniziato la stesura de “Il corvo e lo scorpione”.
È copywriter freelance, e questo è il suo primo romanzo.
Lo Hobbit, un viaggio inaspettato – regia di P. Jackson
In tutte le grandi storie che si rispettino, c’è sempre qualche aspetto che va approfondito, qualche sottotrama che merita un ampliamento o più semplicemente le avventure complesse fondano le loro radici in un passato e in altre avventure che meritano di essere raccontate.
E’ questo lo scopo di Tolkien nello scrivere Lo Hobbit: raccontare le vicende che hanno preparato il fato a compiersi ne Il Signore degli Anelli.
Peter Jackson si è cimentato nella trasposizione cinematografica anche di questo romanzo, che a confronto della più famosa trilogia altro non è che un timido libretto, più fortemente orientato ad un pubblico giovane.
Ne è nata un’altra trilogia, della quale Un viaggio inaspettato è il primo capitolo.
L’impressione generale che ne abbiamo è positiva: uno sforzo stilistico che regge il confronto con i titolati predecessori, buoni gli attori, sempre superlativi i costumi, ottimi gli effetti speciali e le ambientazioni, semplicemente mozzafiato i paesaggi.
Qualche nota negativa però è presente. Sicuramente la lunghezza: più di due ore e mezza di film non avrebbero risentito di una sforbiciata, in particolare all’inizio, dove il ritmo lentissimo fa perdere un po’ dell’entusiasmo dettato dalla curiosità. Altra pecca l’abbiamo riscontrata nel doppiaggio di Gandalf (siamo nostalgici, e quello tradizionale ci piaceva più dell’attuale Proietti) e, curiosamente nel suo trucco: nei primi piani ci è sembrato talmente mal fatto che abbiamo pensato non fosse nemmeno Ian McKellen.
Per il resto tutto in regola, come ogni appassionato si aspetterebbe: qualche scena di troppo con il principe Thorin in modalità Braveheart, un Gollum schizofrenico più che mai, torme di orchi e troll e goblin, tanti da togliersi ogni voglia.
Il vero grande assente, non per colpa del film ma perchè latitante proprio nell’opera originaria, è l’individuazione di un vero e proprio antagonista. Nel romanzo Bilbo e compagni si trovano a fronteggiare orde di creature malvagie ma di fatto indistinte, mentre nel film è stato utilizzato l’espediente dell’ orco pallido per creare un avversario a Thorin, in attesa di incontrare il terribile Smaug (che ci incuriosisce moltissimo!).
Insomma, un film da vedere per tutti gli appassionati del genere, con qualche digressione e approfondimento preso dalle appendici de Il signore degli anelli, sempre pertinenti. Non all’altezza della trilogia ma sempre un degno e piacevole spettacolo.
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Scheda: Le nebbie di Vraibourg – V. E. Conti
Questa scheda è stata rimossa in aderenza alle politiche editoriali. Per informazioni in merito:
staff.annessieconnessi@gmail.com
La bestia e la bella – S. De Mari
Quante volte, davanti all’ingiustizia e all’iniquità, abbiamo pensato che sarebbe bello che la ruota girasse anche per gli arroganti e che il Fato, o il karma, li facesse diventare creature minuscole, neglette, povere di mezzi e di spirito, per pareggiare i conti?
In questo piccolo libro di Silvana De Mari, La bestia e la bella, accade esattamente questo, come solo nelle grandi e semplici fiabe può succedere.
Un principe, arrogante, antipatico ed ingiusto con i più poveri del suo regno, viene inspiegabilmente trasformato in un cane. Non uno dei suoi altezzosi cani da compagnia o i suoi potenti cani da caccia, bensì in un botolo pulcioso, di razza indefinita, e nemmeno tanto bello.
Da quel momento si troverà quindi solo e abbandonato al freddo e al gelo, scacciato da tutti come lui stesso scacciava i bisognosi dalla sua vista, finchè qualcuno di insospettato, proprio grazie alla sua condizione di cagnolino, gli darà una lezione di vita che lo cambierà nel profondo.
Non si può certo dire che questa favola sia particolarmente originale o stupefacente, in fondo per qualunque adulto è semplice immaginarne il finale. Il valore aggiunto è costituito dall’abilità della De Mari, che già abbiamo rilevato nel suo pregevole L’ultimo orco e che qui da il suo meglio proprio per rendere unica una storia delle più semplici.
La De Mari scrive “di pancia”: si lascia trasportare dal racconto, con l’eloquenza dell’istinto, al punto da far sorridere spesso il lettori in molti passaggi. Ma di istintivo non c’è niente, anzi: l’esperienza da psicologa si esplica anche in questo volumetto, scegliendo similitudini e sfaccettature dei personaggi che li rendono veri, vividi, pensanti, con sentimenti veri. In una parola, umani, in cui ciascuno può riconoscere le proprie debolezze.
Consigliamo questa favola a tutti: ai bambini, alle loro mamme, a tutti quelli che si arrabbiano davanti alle ingiustizie e che vorrebbero che la gente imparasse a riconoscere i propri errori e a diventare delle persone migliori.
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I guardiani del Colosseo – R. Argenti
A quanti di noi, magari da ragazzini, è mai capitato di fantasticare per un attimo ad occhi aperti davanti ad un quadro o una scultura particolarmente evocativa, tale da colpire la nostra immaginazione? Quanti non sono mai stati stregati da un’idea, per quanto assurda e fantasiosa, osservando un maestoso edificio storico o ascoltando una leggenda antica?
Questo libro di Roberta Argenti, I guardiani del Colosseo, mette su carta esattamente questo: brevi racconti, piccoli stralci di fantasia, ispirati dalle bellezze artistiche ed evocative di Roma e non solo.
Ecco quindi 9 racconti brevi, rivolti ad un pubblico molto giovane da una forza evocativa di grande potenza. Lo stile è estremamente piacevole, perchè pur rivolgendosi ai ragazzi, non è mai compiacente o semplicista. Al contrario, mette ancora di più l’accento sui toni fantastici e magici delle storie, rendendo tutto molto verosimile, molto normale, e per questo ancora più intrigante.
Fanno da complemento a queste belle storie le illustrazioni di Carmen Poidomani: centellinate ed inserite con cura e pertinenza con il racconto, ne integrano l’evocatività.
Insomma, un ottimo libro per ragazzi ma non solo, adatto ai lettori di ogni età per ritagliarsi qualche momento di sogni ad occhi aperti, di fantasia a briglia sciolta e di un po’ di magia.
Scheda: I guardiani del Colosseo – R. Argenti
Dall’abstract del libro:
“Il diavolo va a spasso con il vento per le strade di Roma e la passeggiata di uno studente distratto si trasforma in un’avventura.
Un antico imperatore sfida gli dei con la sua opera grandiosa e un artista straordinario ci trascina al cospetto del gigante Golia.
La tranquilla visita di una scolaresca al museo viene sconvolta dal frammento capriccioso di un’antica scultura, mentre il gioco di tre ragazzini in una piazza di periferia si fa messaggio in codice per creature extraterrestri.
Sotto i piedi dei passanti si spalanca un mondo popolato di esseri terribili; i Guardiani del Colosseo, nel silenzio di una lontana notte stellata, ci riconsegnano la meraviglia della città eterna.
Nove racconti fantastici elaborano in modo inconsueto aspetti più o meno noti dell’arte, della tradizione, della storia di Roma.”l’autore
Roberta Argenti nasce a Terni, dove vive e lavora.
Conseguita la maturità presso il Liceo Scientifico “Renato Donatelli”, si iscrive al corso di laurea in Filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”. Nell’aprile del 2002 si laurea con una tesi sul rapporto tra la pittura contemporanea e il pensiero filosofico del Novecento.
L’interesse maturato durante gli studi la porta al successivo approfondimento di tematiche legate all’arte e guida le sue scelte in ambito lavorativo, fino all’attuale concretizzarsi di un incarico presso il Sistema Museale del Comune di Terni.
Con I Guardiani del Colosseo è alla sua seconda pubblicazione, dopo I Segni Ribelli, edito da Thyrus nel 2005.
Lei – H. R. Haggard
Due gentiluomini inglesi ed il loro domestico si recano nel cuore dell’Africa più inesplorata, alla ricerca di una leggenda, tramandata fino a loro su un coccio mantenuto integro attraverso i secoli. Dopo mille peripezie scopriranno qualcosa che va ben oltre la loro più fervida immaginazione: una donna sul filo della divinità, bellissima quanto crudele, che sembra aver trovato il segreto dell’eterna giovinezza.
Con una quarta di questo tenore, il lettore moderno probabilmente poserebbe il volume sullo scaffale polveroso della biblioteca con uno sbuffo e dirigerebbe la sua attenzione altrove.
Nella fattispecie di questo particolarissimo romanzo di Henry Rider Haggard, Lei sarebbe un vero peccato. Pur essendo un romanzo scritto nel 1880, si differenzia dagli altri pseudo horror del periodo grazie ad uno spirito moderno assolutamente imperdibile.
Spesso, come abbiamo già avuto modo di dire, i romanzi ottocenteschi di genere letti oggi raramente riescono ad emozionare per quello che narrano e per lo stile. Il senso di paura, fascino e il rapporto di attrazione/ripugnanza che sta alla base del genere horror e fantasy, è infatti molto mutato nel corso degli anni e dei secoli, e quello che un tempo poteva essere stato un caso letterario, a distanza di un paio di secoli diventa quasi una favoletta per bambini.
Lei invece riesce a mantenersi vivo (scusateci il gioco di parole) grazie all’abilità e la creatività dell’autore, che ha incentrato la sua storia su un punto che risulta trasversale a tutte le epoche. La morte infatti mantiene sempre un forte appeal sull’uomo, ed infatti Haggard sfrutta questa forza intrinseca elaborando una trama piuttosto banale ma narrandola con un’abilità evocativa degna di nota, dalla quale moltissimi autori moderno avrebbero solo da imparare.
La divina bellezza di Lei, talmente fuori da qualsiasi canone da non poter essere descritta, la sua terribile saggezza e la sua volubilità, la dualità potente dell’amore quale arma e prigione, nonchè le estatiche descrizioni delle rovine del regno decaduto di Kor, hanno segnato un solco nella letteratura di genere al punto da diventare fonte, forse anche inconsapevole, di ispirazione per tutti coloro che hanno scritto dopo di lui.
Certo, questo romanzo non è esente da difetti: i personaggi, escluso il protagonista narrante, sono piuttosto dei clichè, e la stessa Lei, per quanto i suoi dialoghi siano brillanti e verosimili, subisce a volte degli sdruccioloni aggirandosi negli stereotipi del tempo (la volubilità femminile, l’eccessivo trasporto verso l’amore, la voglia di sottomissione verso l’amato eppure la volontà di prevaricare, la vendetta e l’odio verso le altre donne che si pongono sul suo cammino). Spesso certi passaggi su quanto “selvagge” venissero considerate le popolazioni indigene africane, l’egemonia dell’uomo inglese sopra tutte le altre popolazioni e le altre culture, certe valutazioni sull’amore esclusivamente veicolato dalla sola bellezza e non già dallo spessore intellettuale o morale, suonano piuttosto ingenui e antichi. Va detto però che queste osservazioni sono piuttosto marginali in Lei, al contrario di altri esempi dell’epoca, e non ne inficiano la qualità.
Consigliamo questo libro a tutti coloro che si sentono estimatori della letteratura di genere, e che vogliono leggere qualcosa di genuinamente nuovo ed al tempo stesso dal sapore antico ed appassionante.
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Vango tra cielo e terra – T. De Fombelle
Un ragazzo evanescente, che si arrampica senza problemi su pareti verticali, parla un sacco di lingue e cucina come uno chef, viene braccato in giro per l’Europa e le più alte sfere della politica europea sembrano volerlo morto. Questo è Vango, il protagonista della nuova fatica di Timothée De Fombelle in uscita in tutte le librerie dal 20 febbraio.
Un libro per ragazzi assolutamente godibile a tutte le età, grazie alla sua trama intricata e alla profondità, quasi commuovente, dei messaggi che trasmette.
Vango va oltre il ruolo del protagonista: la sua caratteristica peculiare, l’assenza di passato e di radici, si ripercuote nella delineazione del personaggio, facendo sì che siano tutti i comprimari, innumerevoli, ad avere ancora più volto e spessore. Abbiamo quindi una schiera di personaggi bellissimi, precisi e profondi, ciascuno vittima della propria debolezza, la cui vita si è intrecciata a quella di Vango e ne è stata cambiata. La vera straordinarietà di questo ragazzino la si evince dagli effetti che ha su coloro che lo incontrano.
Abbiamo quindi la giovinetta che lotta contro la sua solitudine profonda, cristallizzata nel momento in cui perse i genitori, bellissima e spregiudicata ma di fatto in fuga da sè stessa; un incredibile frate, dedito alla preghiera ed all’apicultura, che a suo modo cerca di combattere la regressione verso la guerra; la ragazza di età indefinibile, nè donna nè bambina, che come Vango corre sui tetti e pedina un bel giovane violinista russo dagli occhi tristi.
La trama e il contesto storico sono stimolanti come di rado si trovano nei romanzi per ragazzi: l’Europa tra le due Guerre, con tanto di nomi e volti (anche tristemente) noti. La trama del romanzo si mescola indissolubilmente con la nostra storia moderna, andando oltre all’inquadramento sommario di “romanzo fantasy” e inserendolo a buon diritto in quelli di romanzo storico e di azione.
Uno stile avvincente, insaporito dalla bravuta ormai rodata dell’autore, già molto noto grazie alla serie Tobia, rende Vango un libro avventuroso scritto con passione e creatività, ricco di colpi di scena, di ironia, di infantile purezza e di cruda verosimiglianza. Un libro semplicemente appassionante, da leggere tutto d’un fiato, lasciandosi catturare e commuovere da questa corsa a perdifiato su e giù per l’Europa.
Ti interessa questo libro? Tra cielo e terra. Vango (Narrativa San Paolo ragazzi)