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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘romanzo fantasy’

Leodhrae, il risveglio dell’alchimia – A. Filippi

Postato da Legione il 21 Settembre 2013

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Succede tantissimo, in questo romanzo fantasy di Aurora Filippi, Leodhrae, il risveglio dell’alchimia. Un fantasy atipico, quantomeno nelle figure che lo popolano. Scordiamoci il classico “à la Tolkien”, in questo romanzo troviamo più linee in comune con il fantasy di carattere nipponico, condito da elementi che risulteranno familiari a chi bazzica i terreni dei giochi di ruolo del genere e dei videogiochi gdr.
E’ facile immedesimarsi e calarsi nelle vicende narrate: l’autrice dimostra fantasia e destrezza nel trattare le tematiche più varie, sa descrivere con efficacia ambienti e soprattutto razze e personaggi, tenendo un buon ritmo anche nelle scene più movimentate. Alcuni passaggi rivelano qualche ingenuità stilistica, ma nel complesso l’opera brilla per cura del dettaglio (avremo trovato al più un refuso in 500 pagine di romanzo, un record anche per le case editrici più blasonate) e in diverse occasioni ci siamo stupiti della maturità di certi dialoghi, perfettamente in linea con quello che ci si aspetterebbe da personaggi di una certa caratura (ad esempio divinità elementali).
Ma di che cosa parla questo libro? E’ difficile spiegarlo con efficacia, perchè è evidente come questo sia solo il primo episodio di una saga e che di questa ne sia solo un primo capitolo che ne getta le basi e ne tratteggi i caratteri del mondo in cui si ambienta.
E’ sicuramente una storia di ampio respiro, che coinvolge personaggi primari e secondari molto ben delineati e nel complesso abbastanza credibili, per chi è pratico del genere. Alcuni riferimenti sono forse citazioni a opere celebri, ma nel complesso ci è sembrata una storia dagli accenti originali e interessanti.
A voler trovare qualche pecca possiamo dire che a volte lo stile è un po’ altalenante nel tono (a volte serioso, a volte leggermente scanzonato a prescindere dal personaggio che sta parlando o agendo, il che rende i personaggi un po’ uniformi nel modo di esprimersi) e che la primissima parte del romanzo sembra risentire della poca esperienza dell’autrice, suonando particolarmente ingenua. Fortunatamente, passati i primi capitoli, la storia inizia a farsi succosa e anche lo stile diventa più maturo e sicuro.
Nel complesso quindi ci sentiamo di consigliare questa lettura agli appassionati del genere e speriamo di poter presto proseguire la storia con i successivi capitoli della saga.

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Scheda: Dorian Curze – T. Baroni

Postato da A&C Staff il 17 Settembre 2013

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Su Aurus, un tempo, vi era un uomo, un uomo che in vita era stato in grado di cambiare le sorti del suo mondo, di plasmare il corso degli eventi con le sue azioni. Ricordo com’è vissuto, ricordo com’è morto. Ricordo che fu l’allievo prediletto di Ezekyel, con il quale diede origine al grande sogno di pace che fu Aurora, un sogno che fu infranto dalla brama di potere di chi Ezekyel aveva seguito per puro opportunismo. Dorian Curze, questo era il suo nome.
Ma Dorian non poteva sapere ciò che oltre la morte lo aspettava.
Non ciò che i falsi predicatori millantavano esserci, non una distinzione tra bene e male, ma un mondo dove la pace per i morti non è contemplata, dove le anime dei caduti sono la base che nutre un sistema creato sin dalla notte dei tempi.
Executio, creature immortali, mietitori di anime per i loro signori, nulla possono i viventi se non sottostare a quelle invisibili leggi che da sempre assoggettano il mondo, sin da quando gli Antichi Dei imbrigliarono il potere della Morte per controllare Aurus, il potere di Angorn.
Ma Dorian Curze ancora non sapeva, non sapeva che sarebbe stato costretto a tornare a combattere, persino da morto. Ricordo bene il momento in cui persino gli Antichi Dei ebbero paura, in cui il dubbio si insinuò nei loro cuori, quel dubbio che urlava nei loro animi che persino la morte può morire.

l’autore

Tiziano Baroni. Viareggio (LU) il 23\11\1983, Diplomato come Perito Elettronico all’Istituto Tecnico Industriale G.Galilei di Vareggio. Autore del romanzo Dorian Curze, pubblicato presso GDS Edizioni il 30 Luglio 2013.

Il signore degli anelli – J. R. R. Tolkien

Postato da Legione il 9 Settembre 2013

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Una recensione su Il signore degli Anelli da parte di una lettrice a digiuno di Fantasy e senza alcuna spiccata preferenza per Tolkien e il suo mondo di Hobbit, Elfi e altri strani esseri? Lo giuro, non mi sarebbe neanche passato per l’anticamera del cervello se non che… mi è stato chiesto un commento sincero e molto personale sul libro, per cui ho pensato che avrei potuto azzardarmi, in punta dei piedi e con le dovute cautele. Il Signore degli Anelli non è un romanzo qualunque e del signor Tolkien non si può certo dire male, soprattutto dal punto di vista immaginifico.
Ebbene, a lettura terminata mi schiero senza dubbi tra coloro che hanno amato la Terra di Mezzo e le sue epiche vicende. In un certo senso, è come se anch’io fossi partita con la Compagnia dell’Anello dato che ho impiegato più di sei mesi per terminare il romanzo (gentilmente prestatomi da un’amica che, a più riprese, ho provveduto a rassicurare sull’incolumità del suo Tesoro).
L’inizio è stato lento, quasi una passeggiata per quanto le mille e più pagine che mi separavano dalla fine mi facessero spesso tremare al pari di un incontro ravvicinato con un Cavaliere Nero. Ci sono state lunghe pause, periodi in cui furtiva lanciavo occhiate preoccupate al tomo e lo sentivo bisbigliare: “Tesssoro, torna da me”. E mi lasciavo irretire, leggevo un capitolo o due e poi lo lasciavo di nuovo a riposare per un po’. Alla fine ho ricoperto i panni del Sam Gamgee di turno e mi sono votata, anima e corpo, alla lettura: è stato un piccolo atto di volontà che mi ha ripagata completamente. Un capitolo al giorno, qualcuno in più durante i week end, ed eccomi infine sul monte Fato: l’ora era giunta, quel maledetto anello stava per essere distrutto e… non traumatizzo nessuno se affermo che a Frodo avrei tanto riservato la stessa fine che Gandalf aveva deciso per l’anello, vero?!
Del resto per Frodo non ho mai nutrito grande simpatia, mentre Gandalf sì che sapeva come suscitare la mia ammirazione. Una persona come lui dovrebbe esserci assegnata d’ufficio alla nascita: saggezza, poteri magici e un’invidiabile propensione al problem solving.
Non posso avanzare critiche sul romanzo, soprattutto perché Tolkien non ha lasciato niente al caso, personaggi, situazioni, ambientazione, è tutto curato, soprattutto il tono stilistico. Credo, infatti, che fosse pienamente consapevole del rischio che avrebbe corso se avesse raccontato vicende meno drammatiche: probabilmente sarebbe sorta una schiera di lettori-assassini pronti a far inghiottire da una voragine tutti quegli allegrotti Hobbit, gli alteri Elfi, gli Gnomi fissati con le pietre e le belle dame e l’esercito di Uomini senza macchia e senza paura. Ma Tolkien ne sapeva, eccome, e ci ha regalato una perla di libro che resiste ai tempi e alle mode. Ebbravo Tolkien, complimenti davvero. Te li meriti anche da una lettrice non fan-tasy.

Recensione semiseria scritta da Lara – Pensiero Distillato

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Scheda: Leodhrae, il risveglio dell’alchimia – A. Filippi

Postato da A&C Staff il 24 Agosto 2013

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“Nelle ricerche per luoghi e tempi diversi, in molti hanno narrato di creature perfette capaci di creare e di distruggere, senza spiegarne esattamente ubicazione e destino. Nei miei studi ho cercato la risposta e che il mondo eletto sappia che essi altri non sono che gli Angeli dell’Apocalisse, i sette che potranno realizzare la nemesi perfetta dell’attuale vivere scadente. Essi esistono, ma per essere agenti concreti in quest’esistenza macabra e contorta hanno bisogno di tramiti che non sian macchiati delle nefandezze divine. L’Alchimia è l’arte eletta per ottenerli, per chiamarli a noi ed avere finalmente fine ed inizio in un istante eterno.”
Nei diari perduti dei primi Alchimisti si narra di queste creature, ma la loro misteriosa presenza riecheggia nei testi sacri di regni ultraterreni. Nessun mortale ne ha memoria, il loro scopo è sconosciuto, la loro origine un contraddirsi di teorie e racconti. Leggende. Leggende che si fanno minaccia.
L’Alchimia si è risvegliata, gli Dei che un tempo la sigillarono si sono ridestati nel mondo mortale per mantenere fede a una promessa fatta quando quel sigillo fu posto. Decisi a contrastare l’oscura forza insita nell’Alchimia, raduneranno sotto i loro vessilli quanti decideranno di combattere in nome della Fede e della Magia che governa il mondo e stermineranno quanti decideranno di opporsi, prediligendo le promesse di potere offerte dagli Alchimisti.
Ma è tardi. Qualcosa è andato storto. Persino un Dio degli Elementi non può opporsi quando è il destino a scegliere. E Destino ha solo iniziato la sua partita…

l’autore

Aurora Filippi nasce il 25 Marzo del 1988 in provincia di Firenze. Fin da piccola cresciuta in una casa piena di libri, ama da sempre leggere. La scrittura, però, non era nei suoi progetti. Da piccola ambiva a fare la naturalista, ma in seguito ha optato per dare spazio alla sua innata passione per il disegno. Scopre la scrittura attraverso il gioco di ruolo e ne fa un hobby fisso che occupa sempre più il suo tempo libero. Dopo aver sperimentato concorsi di scrittura, decide di provare a pubblicare un libro, optando per il self publishing.

Linas – J. Ninni

Postato da Legione il 20 Agosto 2013

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A metà strada tra il romanzo fantasy e la fiaba ecologista, Linas di Jacopo Ninni racconta le vicende di creature fatate come i giganti e le ninfe dei boschi, elette a protezione della natura e delle sue creature, in contrapposizione ad alcuni uomini di un villaggio limitrofo, avidi di potere e ricchezze, che riescono a concepire la Natura solo come una fonte da sfruttare e che vedono i guardiani come nemici da sconfiggere e eliminare. Una storia dai tratti fortemente fantasy ma dalle chiare implicazioni concrete e realistiche, quanto mai attuali.

Il linguaggio è ricercato e raffinato, di alto registro, e forse proprio questa attenzione puntigliosa verso il lessico rende la lettura non molto scorrevole, al punto che la storia stessa diventa poco chiara per quanto non particolarmente complessa.
Le difficoltà di lettura sono accentuate anche dalla punteggiatura a volte un po’ casuale e da alcuni dialoghi particolarmente verbosi e inverosimili.
Senza dubbio tra i fattori più evidenti, la scelta di utilizzare il tempo presente e l’abuso del raccontato rispetto al mostrato fa sì che il lettore riesca difficilmente ad immedesimarsi e a destreggiarsi con efficacia tra i molti personaggi dai nomi complessi e spesso simili, dei quali non riusciamo ad avere altre informazioni che pochi dettagli appena accennati.

Nel complesso risulta un libro dalle caratteristiche fantasy ricco di sottotesto e con un messaggio morale piuttosto chiaro, ma con una storia non semplice da fruire, nei suoi cambi di punti di vista da un capitolo all’altro e negli esercizi stilistici e formali che spesso vanno a discapito della trama stessa.

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Scheda: Linas – J. Ninni

Postato da A&C Staff il 8 Agosto 2013

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Linas il gigante non è un’invenzione letteraria pura: la leggenda del Gigante Dormiente e della sua Peonia si perde fra le valli della catena montuosa del Linas, nella Sardegna sud-occidentale. Ci piace che la fantasia possa creare ambienti e vicende nuove partendo da qualcosa di noto, che fra boschi e radure reali si innestino vicende magiche e alchemiche e la realtà si riveli un gioco di incastri e rimandi, come un giocattolo misterioso e perfetto. Nello scorrere della storia Bosco e il Villaggio, le leggi della natura e quelle degli uomini, si rivelano talmente opposte da dover andare in conflitto. L’uomo, avido di conoscenza e potere, vuole impadronirsi dei poteri del cinabro, il minerale da cui si ricava il mercurio e che per molto tempo è stato uno dei segreti dell’alchimia. Il bosco protegge se stesso attraverso l’azione dei Giganti, guardiani del verde territorio e delle
creature che da secoli ne formano il respiro e l’essenza. Anche le ninfe proteggono il bosco e aiutano i viandanti a ritrovare la via, Peonia è una di loro: attraverso il suo profumo segna la via più breve per attraversare i sentieri del bosco. Linas è invece un gigante, il prescelto, colui che, con la sua ascia, deve far sì che le creature del bosco possano vivere le loro esistenze come è sempre accaduto per secoli e secoli. Il bosco non è mai stato un luogo idilliaco, le sue leggi spesso crudeli non possono tuttavia paragonarsi alla perfidia dell’uomo, la cui parte oscura si rivela nel racconto con le sembianze di Sotobar, crudele capomastro del villaggio, al servizio della ben più pericolosa Milizia dell’Airone.

Avvertenze:
Il progetto editoriale LaPiccolaVolante (rigorosamente NO EAP) si basa sulla diffusione di storie, non del nome di chi le ha scritte. Vorremmo che i lettori ricordassero più il volto che hanno immaginato dei personaggi che quello dello scrittore; ché l’affezione sia alle storie, non alle biografie d’autore.

l’autore

Jacopo Ninni, nasce a Milano nel 1962. Oggi risiede in Toscana, a Vicchio, dove fa il padre, scrive, suona, collabora con la biblioteca locale, è redattore del giornale locale per la pagina di letteratura e organizza laboratori di scrittura per strada con bambini.

Le cinque stirpi – M. Heitz

Postato da Legione il 24 Maggio 2013

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Tungdil è un nano senza famiglia, un trovatello cresciuto sotto l’ala protettrice del reverendo mago Lot-Ionan. Un giorno il padre adottivo lo invia per una missione importante attraverso la Terra Nascosta, e la sua pacifica vita viene sconvolta. Scoprirà che il Male sta avanzando, impossessandosi dei territori prima pacifici, sterminando uomini, elfi e nani che cercando di ostacolarne la crescita.

Le cinque stirpi è il primo romanzo del ciclo dei nani dell’autore tedesco Markus Heitz. Un commento reciso? Potremmo considerarlo come una Troisi di terra teutonica. E non sarebbe un complimento.
Abbiamo trovato questo romanzo deludente sotto tutti i punti di vista, e sotto molti altri arriva ad essere irritante. Banale oltre ogni immaginazione, del tutto privo dell’intrinseco sense of wonder che dovrebbe caratterizzare il genere fantasy. Si inserisce nel (profondissimo) solco tracciato da Tolkien, ovviamente: il Male incarnato che ambisce al potere e alla distruzione, contrastato dal Bene.
La Terra di Mezzo diventa la Terra Nascosta, i cui abitanti sono esattamente quelli che ci si aspetterebbe (Hobbit esclusi). Anche le creature maligne sono le stesse: mezz’orchi, orchi, una piccola digressione che non sorprende nessuno con gli elfi oscuri che vengono chiamati qui albi. Il cattivo, incarnazione del Male è, sorpresa, un mago. Al contrario di Saruman, il mago Nudin/Nod’onn non fa paura a nessun lettore, al massimo un po’ di ribrezzo.

La trama di per sè potrebbe anche essere carina, anche se a circa metà romanzo (il solo primo tomo conta circa 600 pagine) comincia solo ad intravvedersi l’effettivo filo narrativo, dopo 300 e passa pagine di disutile girovagare dei personaggi. Il vero elemento di disturbo in tutto questo è lo stile narrativo. Non sappiamo se attribuire la colpa in toto all’autore o se il flop è anche da ascriversi almeno in parte alla traduzione, fatto è che leggere questo romanzo porta rapidamente all’esasperazione. Innanzitutto il punto di vista della voce narrante è una terza persona distantissima dai protagonisti. Il lettore viene messo seduto in un angolino dove si svolge la scena e da lì assiste, senza prendere mai parte in prima persona allo svolgere degli eventi e alle emozioni provate dai personaggi. E’ arduo appassionarsi alla lettura, proprio perchè mantenere l’attenzione alta con una narrazione così distante è estremamente difficile. Come se non bastasse, lo stile è ridondante e pesante: non viene persa occasione di raccontare questa o quella emozione, raccontare quello che un personaggio sta pensando, raccontare aspetti del carattere e dell’indole di un protagonista. Una narrazione più snella e più concreta, nella quale mostrare questi aspetti, avrebbe sicuramente reso l’esperienza della lettura molto più piacevole.

Un aspetto particolare ci ha stupiti: il discutibile gusto dell’horror mostrato in questo romanzo. Ci sono scene di una crudezza e perversione secondo noi fuori luogo, degni dei peggiori romanzi splatter che possano venirvi in mente. Passaggi che vengono somministrati con una tale noncuranza dal narratore e vissuti dai protagonisti che lasciano un po’ basiti.
Le teste mozzate nelle modalità più bizzarre non si contano, e gli zombie, qui chiamati tristemente semimorti, fanno la loro comparsa anche qui.
Insomma, un romanzo che non brilla certo per creatività, innovazione o originalità, bensì stufa rapidamente e fa passare al lettore qualunque velleità non solo di completare la lettura dell’intero ciclo, ma anche solo del primo volume. Lettura sconsigliata a tutti gli amanti del genere che si pregiano di tenere un po’ alta la propria asticella di gradimento.

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Aggiornamento: a distanza di qualche tempo da quando abbiamo scritto questa recensione, e qualche pagina letta in più (sì, abbiamo iniziato a scriverla attrno a pagina 400) ci sentiamo per dovere di onestà di rettificare qualcosa di quanto espresso qui. Beninteso, il libro non è che ci abbia catturati indissolubilmente in quelle ultime 200 pagine, ma effettivamente qualche filo della trama si è teso quel tanto che è bastato per farci continuare la lettura e farci arrivare alla fine. La narrazione non decolla, e anzi i personaggi sono più caricaturali che mai così come certe situazioni, ma tutto sommato la storia riesce a prendere un certo abbrivio e viene suscitata un po’ di curiosità verso le sorti del nano Tungdil. Resta un romanzo costruito in modo raffazzonato e poco chiaro, ma quantomeno si riscatta un po’ nella parte finale.
Tanto da meritarsi una rettifica.

Il corvo e lo scorpione – F. Civiletti

Postato da Legione il 12 Marzo 2013

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«[...] Mi immaginai la verde pianura che costeggia il Tamesis, affrescata con pennellate regolari del rosso delle uniformi romane, del giallo dei pennacchi e dell’argento che tingeva le armature di metallo segmentato e gli elmi che proteggevano le guance dei legionari fino al mento. Immaginai di vedere la daga sui fianchi sinistri, il gladio su quelli destri; le spade spagnole a doppia lama, i giavellotti piantati nel terreno in attesa dello scontro, i grandi scudi di pelle e di legno dipinti alla destra di ogni uomo, con le estremità di metallo appoggiate al suolo, e il dio Marte lanciatore del fulmine come effige, in attesa anch’esso di caricare il nemico.»

Un fantasy che attinge a piene mani sia dal romanzo storico che dalla letteratura d’azione, in un mix inconsueto e dal gusto piacevole. Il romanzo di esordio di Francesca Civiletti, Il corvo e lo scorpione, è sicuramente un’opera interessante e ben congeniata, che riesce ad interessare ed appassionare il lettore in una trama decisamente non banale.
Si parte con le battute del più classico dei fantasy, questa volta ambientato nell’Irlanda druidica ai tempi dell’Impero Romano, poco dopo Cristo. Si sente qualche influenza della Avalon più celebre, ma ben presto i tratti diventano molto personali, delineando i primi accenni di una storia dall’ampio respiro, che porterà la protagonista Rowan a viaggiare molto, moltissimo, e ad incontrare altri personaggi dalle doti straordinarie.
Un romanzo che affonda le radici nella cultura mitologica e magica dell’Irlanda, con il suo grande e unico fascino, ma che comprende aspetti religiosi e culturali della Roma antica e anche del Protocristianesimo.

L’aspetto che traspare di più alla lettura attenta è che l’autrice dimostra perfetta padronanza dell’argomento trattato. Sia che si tratti di accenni storici, di magia druidica, di equipaggiamento di un legionario romano o della descrizione della geografia del territorio irlandese, il contenuto riesce ad essere sempre chiaro e credibile e efficace nell’obiettivo principe della letteratura di genere, far calare il lettore in una realtà alternativa.

Questo romanzo di esordio soffre di alcuni dei problemi più tipici delle opere prime, ma in questo caso nulla che non possa essere risolto con un buon lavoro di editing: qualche svista di punteggiatura, la costruzione un po’ ardita di alcuni periodi e alcune sequenze non proprio chiarissime (i.e. un braccio rotto del quale perdiamo ben presto le tracce e un cane che appare sempre e solo quando serve) sono aspetti che non danneggiano il piacere complessivo della lettura e della fruizione della storia.

Una storia molto vasta, alla quale probabilmente avrebbe giovato un formato aderente alla moda odierna della fantasy: la suddivisione in più libri. In particolare la prima parte del romanzo risulta un po’ lenta e, sebbene ricchissima di avvenimenti, viene dato poco risalto ad alcuni aspetti dal notevole potenziale interesse anche per evitare di allungare ulteriormente la storia.

La giovane Rowan fin dalle prime pagine risulta una creatura prescelta e privilegiata dalle sue origini. Viene quindi a crearsi una sorta di mito vivente che si destreggia bene con la magia quanto con la spada, che vede benissimo al buio, agile e veloce come un felino, bellissima (ovviamente) e laddove i suoi studi non la soccorrono (rari casi) è in grado di attirare su di sè il fato in forma di consederevoli deus ex machina.
Insomma, forse l’unico personaggio un po’ sopra le righe è la stessa protagonista, mentre i personaggi secondari sono delineati da un’aura di normalità che li rende molto umani e piacevoli.

Nonostante qualche piccola scelta discutibile dalle quali nemmeno lo scrittore più navigato può dirsi davvero libero, l’opera nel suo complesso è piacevole ed appassionante e costituisce una bella esperienza evocativa per gli amanti dell’azione e del fantasy originale.

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