Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Colorado Kid – S.King
Cosa rende una storia, una storia adatta per essere raccontata ad un pubblico? Beh, una serie di eventi, che si succedono in modo sequenziale, informazioni che vengono fornite mano mano, il dipanarsi di uno scenario, fino alla conclusione nel quale vengono spiegate tutte le questioni aperte nella narrazione e quindi concluse con una serie di risposte.
Questo piccolo volumetto di King si incentra proprio su questo principio, narrandoci una storia e continuando a ripeterci che la storia in realtà non c’è, in quanto mancano gran parte degli elementi sopracitati. Benissimo. Peccato che, esattamente come promesso, non essendoci una storia, la narrazione non ci porta da nessuna parte. Il libro non è quindi, come di solito accade, il veicolo per raccontare una serie di eventi e la loro conclusione, bensì si tratta solo di uno spaccato di vita isolana (nel Maine, ne dubitavate, Fedeli Lettori?) che non inizia e non finisce in nessun luogo, raccontando un episodio che ha tormentato i due giornalisti/narratori per 25 anni e che passano la patata bollente (o per meglio dire indigesta) alla giovane stagista che li sta ascoltando.
King dice nella postfazione, questo libro o si ama o si odia, eppure non ci sentiamo di estremizzare la nostra posizione. Non ne abbiamo fatto follie ma non ci ha certo disgustati, in fondo non ha fatto altro che ripeterci che la soluzione al mistero di Kolorado Kid non esiste…
Una cosa solo ci infastidisce: la copertina. Per le leggi del marketing si sa che una bella donna in copertina attira l’attenzione, anche se è disegnata. La didascalia lancia l’esca: riuscirà a risolvere l’engima? Questo cosa lascia intendere? Che il libro contiene un mistero e che ci sarà qualcuno che tenterà di risolverlo. E non è esattamente così. Insomma, non crediamo di avervi spoilerato troppo, piuttosto vi abbiamo preparati. In sè poi, il mistero è affascinante, e per niente kinghiano. Forse proprio per questo è ancora più spiazzante: il Re ci ha abituati a finali col botto e spiegazioni al limite del surreale (a volte il limite è stato ampiamente superato), mentre questa volta ci espone dei fatti e delle congetture e li lascia al lettore, eredi del mistero come la giovane stagista, per essere cogitati e digeriti e, chissà, magari quella domanda in copertina si riferiva proprio a noi.
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