Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Coraline – N. Gaiman
Trama: in casa di Coraline, ci sono tredici porte che permettono di entrare nelle stanze e una quattordicesima, che da su un muro di mattoni. Una notte, la porta si apre rivelando un corridoio buio, con in fondo un mondo molto strano.
Per leggere questo libro ho interrotto momentaneamente la lettura de L’Uomo che Ride, ma sinceramente pensavo di bloccarmi per più di due ore scarse! Perché questo libro si fa veramente leggere in fretta, del resto è senza troppe pretese. Ma non si leggerebbe così velocemente se non fosse, quantomeno, un bel libro: e così è. Una bella favola dalle tinte leggermente horror, di quell’horror tanto semplice che nonostante gli anni passati a vedere film che sfruttano ogni tipo di ansia psicologica non ho potuto fare a meno di provare un po’ di timore verso le avventure della piccola Coraline. Scritto in maniera molto semplice e lineare, ma non per questo stupida, è un libro perfetto per grandi e piccini. “Leggete questo libro ai vostri figli, li avrete in pugno” dice Ammaniti. Non mi fidavo. Ma forse è la verità. Ma occhio, perché anche il libro terrà in pugno voi!
Edito da: Mondadori. Font semplice da leggere e dalle dimensioni un po’ sproporzionate, ma normale in un libro per bambini che magari si stanno appena avventurando nel mondo della lettura. La copertina è carina così come i disegni, che ho scoperto con piacere non essere stati tagliati. La traduzione delle filastrocche non mi convince, ma tradurle dall’inglese è la cosa più difficile, figurarsi averle fedeli. Comunque, ottimo prodotto.
Recensione scritta da RM
La ragazza fantasma – S. Kinsella
Ecco un altro libro del genere chick lit nato dalla prolifica penna di Sophie Kinsella, già nota alla nostra libreria con la serie “I love shopping”. La Kinsella ha già pubblicato in precedenza altri due romanzi a sè stanti, “Ti ricordi di me?” e “La regina della casa“, entrambi molto gradevoli e leggeri, in vero stile chick lit, ma perfettamente chiari e coerenti.
“La ragazza fantasma” invece parte da un presupposto diverso e soprannaturale (non crediamo di spoilerarvi nulla dicendovi che uno dei protagonisti è un fantasma) ma non è tanto questo che crea un problema nella trama. Questa infatti, di per sè, non risulta nè assurda nè scontata o sgradevole, ma si basa su presupporti completamente estranei al buon senso.
La scrittrice disegna una protagonista, Lara, brillante, spigliata, simpatica e piena di risorse. Un pochino stravagante forse, ma niente di più. Eppure, la fa agire in situazioni non solo paradossali, come per la Becky di “I love shopping” ma proprio insensate ed illogiche, assurde nel contesto del personaggio.
Va da sè che, se questi punti assumono importanza focale per imbastire la storia, l’intera storia, per quanto possa svolgersi in modo perfettamente logico e coerente, avrà sempre un sentore di assurdità che rovinerà l’intera narrazione.
Ed è un po’ la sensazione che ci coglie nella lettura di questo romanzo: ben scritto, simpatico e leggero, ma con delle cadute di stile così vistose che lasciano l’amaro in bocca tipico del libro insoddisfacente.
Cuore d’inchiostro – C. Funke
Quante volte abbiamo apprezzato uno scrittore per il suo stile di prosa vivida, al punto da farci vedere i personaggi come fossero reali, davanti ai nostri occhi? Ma se questa fosse un’opportunità reale, in quanti sarebbero contenti di far rivivere gli eroi, e i cattivi, delle nostre storie preferite? Da questa domanda nasce il romanzo fantasy per ragazzi Cuore d’Inchiostro, dell’autrice tedesca Cornelia Funke. Questo libro è il primo episodio di una trilogia e da questa storia è anche stato girato un film nel 2008 omonimo che provvederemo a recensire presto.
Va innanzi tutto rilevato che questo romanzo, pur essendo un fantasy per ragazzi (genere scottante dal punto di vista qualitativo) è scritto molto bene ed è in grado di mantere un livello di tensione piuttosto alto. Solitamente le storie di questo tipo vengono edulcorate, i personaggi sono sempre o molto positivi o molto negativi ma, in quest’ultimo caso, sono caricature di cattivi, con i tratti volutamente esagerati per incutere un po’ di apprensione ma senza spaventare sul serio con figure troppo verosimili.
In questo caso invece, i cattivi sono disegnati con tratti semplici ma efficaci e sebbene ci si aspetti, in qualità di lettori adulti, battute di cattiveria scontata o azioni fintamente cattive, si viene smentiti molto spesso.
Anche altri personaggi hanno i loro momenti di gloria, specialmente nella figura di Dita di Polvere, sempre sul filo del rasoio tra la luce e l’ombra, con caratteristiche così complesse e simbolicamente forti (come la manipolazione del fuoco, l’amore, il desiderio di vendetta, la nostalgia della terra d’origine, la voglia di fidarsi di qualcuno e la naturale salvaguardia della propria integrità, il desiderio di non appartenere a nessuno e il disagio di sentirsi solo) che rappresenta, meglio di chiunque altro, un personaggio molto umano al quale non si può fare altro che affezionarcisi.
Anche la storia non è male: sebbene parta da un presupposto molto fantasioso e magico, non si rilevano incongruenze importanti, che alla fine sono quelle che più degradano la letteratura fantasy per ragazzi.
Insomma, ci sentiamo di consigliare questo libro ai giovani lettori che amano il fantasy ma anche a lettori un po’ più adulti che abbiano voglia di rinverdire i fasti della letteratura magica e semplice di quando erano ragazzi.
Il lupo rosso – L. Marklund
Trama: la giornalista Annika Bengzton parte alla volta di Luleå per indagare su un vecchio attentato terroristico. Sul posto, trova un collega ucciso e un bambino che ha assistito all’assassinio. Piano piano, le sue ricerche si mescolano con il Maoismo e la chiusura del profondo nord svedese…
SBQS. Sono bravi, questi Svedesi! Dopo il successo di Lindqvist (il suo libro, Lasciami Entrare) e di Larsson, ecco che anche la Marklund riesce a colpire nel segno. Magari non ci troviamo di fronte ad un centro perfetto, ma sicuramente 70 punti buoni questo libro li realizza. A dispetto delle situazioni accessorie decisamente scontate (e anche abbastanza inutili, sono il grande difetto di questo libro), la trama principale è bene articolata e ricca di colpi di scena, credibili proprio per il fatto che il lettore attento può riuscire a prevederli con un minimo di sforzo mentale. Il personaggio di Annika è abbastanza forte da spiccare sugli altri ma al contempo fragile per non risultare superumano (sulla sua simpatia, poi, non sta a me decidere) ed è perfetto per il ruolo di protagonista. Stessa cosa non si può dire per i suoi personaggi satellite, mentre il “cattivo” della situazione risulta anche lui ben costruito.
Il Lupo Rosso, in sostanza, è un buon titolo: non è esente da difetti e non è sicuramente il miglior romanzo poliziesco della storia della letteratura mondiale. All’interno di un panorama piuttosto piatto, però, può risultare una piacevole alternativa a grandi classici del passato o a bestseller del presente. Liza Marklund deve ancora lavorare per costruire un’opera completa sotto ogni aspetto, ma la sensazione rimane quella che la strada da fare, alla fine, non sia nemmeno così tanta.
Edito da: Marsilio Editori. Sotto la collana farfalle. Edizione abbastanza portatile per un libro di quasi 500 pagine. Per questo, la carta è molto sottile e l’inchiostro non è forse tra i migliori in commercio. Bella copertina, peccato per la quarta che poteva anche essere gestita un po’ meglio. Prezzo nella norma, ma soldi comunque ben spesi.
Recensione scritta da RM
The Dome – S. King
Spesso i romanzi più geniali si generano da una domanda che, per quanto assurda, innescano una lunga processione di considerazioni e riflessioni che portano alla creazione di una storia complessa ed organica.
Questo libro, ultimo romanzo della prolifica penna del Re, è un tipico esempio.
Che cosa succederebbe se una tranquilla cittadina del Maine venisse all’improvviso messa sotto vetro da un’impenetrabile quanto inverosimile Cupola?
Da questo semplice evento scaturisce la storia di Chester’s Mill, una storia drammatica e verosimile di come un’intera cittadina possa trasformarsi quando le vie di comunicazione con l’esterno si interrompono e la sola legge che conta è quella che viene fatta rispettare dal più forte di turno, senza possibilità di appello.
Ecco che quindi il romanzo da fantascientifico/horror/assurdo si trasforma in sociologico: i deboli soccombono e torna in vigore la legge di natura, nella quale chi riesce a sopravvivere è colui che riesce a portare la maggior parte dei suoi simili dalla propria parte. Indipendentemente da chi ne trarrà poi il beneficio finale.
La trama di questo libro, almeno nella prima metà, richiama alla mente del Fedele Lettore un altro grande romanzo kinghiano, “L’ombra dello scorpione”, per i toni catastrofistici (qui una cupola su una cittadina, là un’epidemia di un virus che riduceva la popolazione degli Stati Uniti e forse del mondo intero a poche migliaia di persone), per i volumi decisamente ponderosi in termini di pagine ma soprattutto per il carattere corale della narrazione. In entrambi i romanzi i protagonisti risultano un manipolo di uomini e donne più che normali, che utilizzano l’ingegno ed il coraggio per cavarsela e rendere giustizia alle loro vite e a quelli che la vita l’hanno persa.
Purtroppo le similitudini con quel capolavoro si fermano qui. Infatti The dome non si può certo definire un brutto libro, ma ci ha lasciati perplessi. Un po’ crediamo sia dovuto alla china che ha preso King da qualche anno a questa parte. I suoi libri prodotti in questo ultimo periodo differiscono abissalmente da quelli scritti in età più giovanile, anche se è difficile capire bene in cosa consti questa differenza. Magari un giorno ne parleremo più diffusamente.
Un po’, almeno a parere nostro, il problema è insito nella spiegazione che ad un certo punto l’autore dà di questa cupola. Una giustificazione era d’obbligo, e poteva essere di varia natura, volendolo. Ha preferito quella forse più semplice, che non vi diremo quale sia, che non ci ha soddisfatti appieno.
Certo è che la penna dello scrittore c’è e si sente ad ogni pagina: pur priva del mordente de “L’ombra dello scorpione”, riesce a trascinarti fino in fondo alle sue 1036 pagine come se niente fosse, arrivando al finale trascinando il lettore in un vero stato di ansia.
King, è noto, ama i lieto fine, ma ad una cinquantina di pagine dalla fine viene davvero da chiedersi se questa cupola si leverà mai, se veramente tutte queste persone (i personaggi che abbiamo imparato ad amare ed odiare, e non mancano nè gli uni nè gli altri) perderanno le loro piccole vite a causa di questa “cosa” inspiegabile…
Non vogliamo dirvi altro.
Impossibile non menzionare la ricchezza del parco personaggi, specialmente quelli negativi, che assumono uno spessore così realistico da suscitare moti di odio spontaneo nel lettore. Per contro, abbiamo notato un po’ di debolezza per i “buoni”, che in linea di massima sono buoni senza ombre e si riconoscono come tali fin dalle prime pagine. I cattivi sono stati disegnati con molta più cura, ecco, e se ne potrebbe parlare per ore intere.
Ma non lo faremo: le vostre ore, Fedeli Lettori, saranno impiegate meglio che non nella lettura di questa recensione, ovvero leggere direttamente il libro originale il prima possibile.
Godetevelo.
Il Diario di Lara – C. Santoianni
Non siamo soliti bazzicare in questo genere di letteratura, ma ormai abbiamo fatto di “elasticità” il nostro motto, percui abbiamo preso in mano questo volumetto con sincero interesse. Il diario di Lara è un romanzo che rientra nella categoria “chick lit” ovvero quella letteratura rosa che venne portata alla ribalta da eventi cult epocali come “Il diario di Bridget Jones” e dal quale nacquero innumerevoli cloni e sottocloni, ultimi tra questi la fortunata serie della Kinsella “I love shopping”.
Un po’ come la fantasy, la chick lit ha scavato un solco nel quale sono confluiti, con alterne fortune, un grande numero di aspiranti scrittori di best sellers. Perchè? Perchè all’apparenza, il romanzetto chick sembra una cosa leggera, facile, immediata e veloce nella lettura così come nella scrittura.
Questi romanzi sono denotati da un contesto problematico di vita al femminile, ma descritto sempre con toni spensierati ed ironici, e far ridere di gusto senza scadere nel banale o nel patetico è estremamente complesso.
Nella letturatura niente è facile, specie ciò che invece appare come tale.
Passando alla fattispecie del romanzo, pur avendo premesso che non siamo avvezzi a queste letture, l’abbiamo trovato comunque piacevole. Per essere precisi, ci sarebbe piaciuto molto di più se non fosse stato appunto caratterizzato dalle peculiarità chick lit.
La storia, i personaggi e la trama hanno delle potenzialità evidentissime, ma vengono limitate dalla struttura a diario (notoriamente difficile da gestire, basti pensare a quanto più efficaci sono risultati i film di Dracula bagnando il naso al romanzo da cui sono stati tratti), dall’impossibilità fisiologica di approfondire gli aspetti caratteriali dei personaggi, di dilungarsi troppo sulle effettive disavventure di questa donna, ottenendo quindi un riassunto di ciò che sarebbe potuto essere.
Avremmo visto questa storia molto meglio in un contesto di più ampio respiro, dove la trama avrebbe potuto svilupparsi liberamente fino a portare il lettore ad affezionarsi sinceramente a questa combinaguai di nome Lara, invece di conoscerla solo di superficialmente (a malincuore).
Nonostante questo, la prosa è scorrevole e divertente e i personaggi al contempo surreali e verosimili, tratteggiati con pochi cenni ma chiari. L’abilità dell’autrice si vede anche nell’utilizzare una buona storia in un contesto con regole così precise come quello chick lit.
Insomma, le prospettive per un altro bel romanzo, magari un po’ più ampio, nato dalla penna della Santoianni ci sono tutte, non resta che aspettare fiduciosi.
Il gioiello delle sette stelle – B. Stoker
Abbiamo trovato questo volume nella nostra ormai ampiamente citata biblioteca di fiducia. Ci siamo diretti qui in quanto scritto da Bram Stoker, il celebre autore del suo più famoso romanzo, Dracula, talmente noto da aver attraversato un paio di secoli ed aver portato alla ribalta uno degli archetipi ora tanto cari al gusto moderno: il vampiro.
Abbiamo dunque assaggiato questo volume con curiosità, anche se senza elevate aspettative. Ed in fondo non siamo stati delusi: abbiamo trovato esattamente quello che immaginavamo. In questo modesto volume (280 pagine circa) troviamo un grande affanno dei protagonisti (nonchè di fatto unici personaggi) attorno ad un’aggressione inspiegabile in una stanza chiusa e con solo l’aggredito all’interno. Dopodichè abbiamo tutto un accurato compendio di teorie sulla mitologia egizia, sulle ricerche effettuate e su una regina, potente e bellissima, verso la quale paiono convergere tutti gli indizi di un Grande Esperimento: un tentativo di resurrezione dalla morte.
Ora, non potevamo certo aspettarci un capolavoro del brivido degno del Re o zone limitrofe, sappiamo bene che il senso di “horror” dal 1800 ad oggi è cambiato non poco e che a quel tempo bastava veramente nulla per impressionare il lettore. Certo è che, questo libro, non ha nemmeno quel poco di pathos. Scritto in prima persona dal punto di vista di Malcolm Ross, un avvocato teneramente innamorato della bella figlia della vittima, abbiamo tutto un corollario di schermaglie e pensieri amorosi degne del miglior clichè romantico ottocentesco. Tolte queste, non rimane che una storia davvero povera. Il lettore smaliziato moderno non si lascerà certo stupire da certe svolte della narrazione, sebbene in certi punti vengano tratte conclusioni tutt’altro che immediatamente deducibili.
In chiusura, inevitabile pensare: “Tutto qui?” al momento di leggere il finale.
Insomma: pur essendo indulgenti nei confronti di un modo di raccontare che per noi ora non è nemmeno ridicolo, non possiamo certo dire di aver letto un capolavoro letterario. Una trama povera, dei personaggi caricaturali e una posticcia aura di mistero sono certamente le caratteristiche più evidenti di quest’opera che sappiamo non essere la più riuscita di Stoker ed ora ne capiamo il perchè.
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Continua a parlare – P. C. Liverani
Continua a parlare è il titolo e il leit motiv del drammatico ed intenso romanzo di Patrizia C. Liverani.
Giulia è morta dopo essere stata rapita e stuprata per giorni. Sara, la sorella minore, è tormentata dal suo ricordo e quando scopre che l’assassino di Giulia è stato scarcerato per buona condotta, decide di sottoporlo a un nuovo giudizio, il suo, quello della vittima.
Il romanzo è narrato in prima persona e si intervallano due punti di vista: quello di Sara, che dà voce alle vittime, e quello dell’assassino di Giulia. Entrambi raccontano la loro storia e il lettore si ritrova immerso nell’atmosfera soffocante dei ricordi che rivela più di quanto qualunque ricerca della verità vorrebbe scoprire.
Continua a parlare potrebbe essere definito un romanzo moderno che racconta un dramma quanto mai attuale mettendo di fronte vittime e carnefici per un’ideale resa dei conti.
Uno dei suoi pregi è quello di riuscire a parlare di un evento traumatico senza scadere nell’ovvietà della distinzione tra bene e male, uno dei difetti è la scelta della narrazione che, essendo in prima persona, non sempre riesce ad intervallare in modo fluido il racconto delle vittime con quello del carnefice. In particolare, il cambio di prospettiva risulta rigido (e a tratti forzato) quando dal racconto a voce si passa ai pensieri dei personaggi.
A parte questo neo nella scelta narrativa, però, il romanzo è scritto bene e riesce a coinvolgere emotivamente il lettore lasciandolo con alcune domande senza risposta: avrà compiuto la scelta giusta? E io, cosa avrei fatto al suo posto?
Recensione scritta da LM