Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Stai Navigando Recensioni
Come diventare buoni – N. Hornby
Probabilmente una delle opere più famose uscite dalla caustica penna inglese di Nick Hornby, Come diventare buoni soddisfa tutte le aspettative nei confronti dell’autore e forse va addirittura oltre.
L’intera vicenda viene narrata da Katie, madre di famiglia e medico del servizio sanitario nazionale inglese, fondamentalmente rilassata nella sua routine indagatrice nelle vite, a volte grame, che incontra. Suo marito, David, scrittore arrabbiato con tutto e tutti, al punto da tenerne una rubrica su una rivista, è perennemente ingrugnito e rende la vita domestica di Katie un fastidioso inferno. Finchè qualcosa di imprevisto cambia: lei decide di lasciare lui a causa di una storia extraconiugale e lui… assume un modo del tutto inatteso di affrontare la vita, facendo rivalutare all’intera famiglia, e non solo, il significato di essere buoni.
Un romanzo dallo stile impareggiabile che caratterizza da sempre Hornby: narrato in strettissima prima persona, la visione è sempre attraverso gli occhi di Katie, spesso inframmezzata da lunghe digressioni interiori, come sempre in toni un po’ esagerati ed enfatici che tanto sono cari all’autore e che integrano perfettamente la vicenda.
Questo romanzo infatti è forse uno dei più focalizzati al sentire dei personaggi, ai sentimenti che accompagnano le decisioni, spesso incomprensibilmente troppo buone, che il nuovo David impone alla famiglia.
I personaggi sono come sempre disegnati con maestria, chiari e coerenti eppure mai banali o pedanti. La visione di Katie, inoltre, rappresenta bene il pensiero di persona media (mediamente felice, mediamente partecipe dell’andamento della società, mediamente interessata a mutarne in prima persona la direzione) e quindi veicola bene il pensiero del lettore, con semplicità ed efficacia, accompagnandolo sempre attraverso questa storia in apparenza normalissima ed al contempo paradossalmente rivoluzionaria.
Un libro che non può mancare nel repertorio dell’estimatore dell’autore ma allo stesso tempo ottimo per chiunque per un viaggio introspettivo ma disimpegnato, come solo Hornby sa fare.
Ti interessa questo libro? Come diventare buoni (Teadue)
Bambina e la Fatina Computerina – V. Defendi
Una storia che unisce gli elementi classici delle favole (principesse scontente, fate e maghi ed una missione magica da portare a termine) alla modernità e l’opportunità di conoscenza che l’uso dei mezzi informatici può riservare. Questo il succo di Bambina e la Fatina Computerina di Virgina Defendi. Sicuramente una favola dal taglio moderno, ideale per essere raccontata ad alta voce ai piccoli ascoltatori, ricca di ridondanze e ripetizioni.
Abbiamo trovato originale l’espediente visivo nella fiaba, utilizzando font diversi per, ad esempio, i personaggi principali e i nomi dei luoghi, facendoli quindi risaltare particolarmente nel testo.
Abbiamo riscontrato alcuni passaggi che ci hanno lasciati perplessi, considerando il target a cui si rivolge (un bambino sa che cos’è un grigio quaranta percento?) ma nel complesso ci è sembrata una favola piacevole, non moraleggiante, adatta ad interessare ed affascinare i più piccini.
Cose che gli insegnanti non dicono – A. Muni
Qual è il ruolo dell’insegnante oggi? Come e cosa può insegnare a una generazione assuefatta alla tecnologia e alla velocità?
In un periodo caratterizzato da tentativi di riforme e proteste, l’insegnamento come caposaldo della società torna a calcare le scene.
Il saggio di Andrea Muni “Cose che gli insegnanti non dicono” (sottotitolo: Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia) risulta molto attuale in un periodo storico in cui il mestiere dell’insegnante incontra ostacoli e una spinta al cambiamento che spesso lascia storditi.
Il libro ha il pregio di scuotere lo status quo dell’insegnamento, di porsi delle domande su quale sia il metodo o i metodi migliori per insegnare la storia ai bambini, e di provare a fornire risposte.
Muni è un insegnante e da tale si pone nei confronti dei suoi lettori: insegnanti, educatori e genitori che a vario titolo si ritrovano la materia storica tra le mani.
Come risvegliare l’interesse verso il passato in una generazione proiettata verso il futuro?
L’autore prova a fornire una risposta articolata e ricca di spunti di riflessione che in alcuni casi avvalla idee già espresse da altri studiosi e in altri le confuta fornendo un’alternativa maturata da lui personalmente durante la sua quasi decennale esperienza di insegnamento.
Attraverso la simulazione di un dialogo tra insegnante e alunni di una classe elementare, Muni contestualizza le sue proposte didattiche e permette anche a noi, non addetti ai lavori, di apprezzare il suo impegno e la passione che si intravede per il suo mestiere.
L’unica pecca oggettiva che abbiamo trovato nel libro è la poca verosimiglianza dei dialoghi, ma del resto non ci troviamo di fronte a un romanzo e il tentativo di spiegare la sua tesi era sicuramente un obiettivo più importante.
Il pregio che riconosciamo invece al testo è quello di aver toccato un nervo scoperto, e purtroppo ancora poco considerato, dell’insegnamento: qual è l’utilità dello studio e, in particolare, dell’apprendimento?
Troppi insegnanti considerano i bambini delle lavagne vuote su cui scrivere il maggior numero di nozioni, nozioni che spesso però si rivelano inutili nell’aiutarli ad affrontare il mondo.
Come lo stesso Muni sottolinea: “La parte essenziale della pedagogia e della didattica non è quella di divulgare, ma di aiutare chi impara a costruirsi da sé competenze critiche e conoscenze significative”. Ed è questa l’idea che ci ha colpito durante la lettura, che ha riaperto brevi squarci sulla nostra infanzia e adolescenza e ci ha portati a valutare obiettivamente i nostri anni scolastici alla luce degli adulti che siamo oggi.
Non potendo avvallare o contestare i metodi illustrati dall’autore, in quanto non competenti in materia, vogliamo però consigliare il testo a chi, invece, competenza ne ha perché pensiamo che un dialogo costruttivo sull’aggiornamento del ruolo dell’insegnante sia più che mai d’obbligo in questi giorni.
Recensione scritta da L’imbrattacarte
Ti interessa questo libro? Cose che gli insegnanti non dicono. Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia (Aggiornamenti. Didattica)
Vango tra cielo e terra – T. De Fombelle
Un ragazzo evanescente, che si arrampica senza problemi su pareti verticali, parla un sacco di lingue e cucina come uno chef, viene braccato in giro per l’Europa e le più alte sfere della politica europea sembrano volerlo morto. Questo è Vango, il protagonista della nuova fatica di Timothée De Fombelle in uscita in tutte le librerie dal 20 febbraio.
Un libro per ragazzi assolutamente godibile a tutte le età, grazie alla sua trama intricata e alla profondità, quasi commuovente, dei messaggi che trasmette.
Vango va oltre il ruolo del protagonista: la sua caratteristica peculiare, l’assenza di passato e di radici, si ripercuote nella delineazione del personaggio, facendo sì che siano tutti i comprimari, innumerevoli, ad avere ancora più volto e spessore. Abbiamo quindi una schiera di personaggi bellissimi, precisi e profondi, ciascuno vittima della propria debolezza, la cui vita si è intrecciata a quella di Vango e ne è stata cambiata. La vera straordinarietà di questo ragazzino la si evince dagli effetti che ha su coloro che lo incontrano.
Abbiamo quindi la giovinetta che lotta contro la sua solitudine profonda, cristallizzata nel momento in cui perse i genitori, bellissima e spregiudicata ma di fatto in fuga da sè stessa; un incredibile frate, dedito alla preghiera ed all’apicultura, che a suo modo cerca di combattere la regressione verso la guerra; la ragazza di età indefinibile, nè donna nè bambina, che come Vango corre sui tetti e pedina un bel giovane violinista russo dagli occhi tristi.
La trama e il contesto storico sono stimolanti come di rado si trovano nei romanzi per ragazzi: l’Europa tra le due Guerre, con tanto di nomi e volti (anche tristemente) noti. La trama del romanzo si mescola indissolubilmente con la nostra storia moderna, andando oltre all’inquadramento sommario di “romanzo fantasy” e inserendolo a buon diritto in quelli di romanzo storico e di azione.
Uno stile avvincente, insaporito dalla bravuta ormai rodata dell’autore, già molto noto grazie alla serie Tobia, rende Vango un libro avventuroso scritto con passione e creatività, ricco di colpi di scena, di ironia, di infantile purezza e di cruda verosimiglianza. Un libro semplicemente appassionante, da leggere tutto d’un fiato, lasciandosi catturare e commuovere da questa corsa a perdifiato su e giù per l’Europa.
Ti interessa questo libro? Tra cielo e terra. Vango (Narrativa San Paolo ragazzi)
Solar – I. McEwan
Il dottor Michael Beard è quel genere di persona che, inspiegabilmente, attira su di sè le attenzioni dell’unverso femminile, senza essere in grado di gestirle. Pur essendo un illustre premio Nobel per la fisica, non è altro che un ometto di mezza età sovrappeso, con pessimo carattere, abitudini alimentari riprovevoli ed una certa attitudine al disimpegno dai problemi e dai legami duraturi.
Questo è, in pochi tratti, l’indiscusso anti-eroe protagonista dell’ultimo romanzo di Ian McEwan, Solar: nell’arco di una decina d’anni ci viene mostrato quest’uomo, lentamente alla deriva sulla barca di notorietà che lui stesso si è costruito grazie all’entusiasmo giovanile, fingere di provare interesse per argomenti che in realtà non lo toccano più davvero, occupato fino in fondo a fantasticare sulla sua ex moglie e sul suo amante. Ma le cose come sempre si evolvono, e in questo libro non mancano mai di intraprendere pieghe inaspettate: così l’egocentrico e disordinato ometto si trova a dover fronteggiare una morte accidentale, ed al contempo ricevere una mole di nozioni e di idee scientifiche veramente rivoluzionarie, delle quali si appropria con leggerezza; si trova a gestire più relazioni a distanza (non solo fisicamente ma anche affettivamente) quando in realtà non ne desidera nessuna.
Questo romanzo risulta essere il paradigma dello humor inglese portato ai massimi livelli, talmente british da essere amaramente verosimile. L’intera storia diventa quindi serissima nella sua netta parabola discendente, verso il finale in cui tutto e tutti arriveranno a chiedere il conto a quell’uomo che ha usurpato affetti e celebrità.
In romanzi come questi si cimentano con successo solo i veri grandi autori, e McEwan raccoglie e vince la sfida con se stesso. Delineando un fisico premio Nobel, non perde un colpo, mostrandoci teorie e concetti di alto livello, dimostrando ancora una volta che il principio fondamentale della vera letteratura è la documentazione e la profonda conoscenza di ciò che si scrive, senza lasciare nulla alla scelta dozzinale. Inoltre, non ha nemmeno il timore di annoiare il lettore, perchè conscio che i punti di forza della sua opera sono talmente evidenti da non poter essere deviati da qualche dissertazione accademica di contesto.
Ma il vero genio risiede nei personaggi. In 340 pagine di romanzo abbiamo una visione completa di questo uomo pieno di difetti che, per quanto possa essere un ritratto umoristico, resta credibile sempre, infantile in modo irritante, noncurante dei normali problemi e delle responsabilità che tutti possono dover affrontare.
La prosa, il ritmo della narrazione, le tempistiche delle informazioni, l’introspezione: un romanzo da leggere assolutamente, da non perdere, scritto da un indiscutibile professionista del genere.
Vuoi leggere anche tu questo libro? compralo su Amazon a 14€! Solar (Supercoralli)
Diario di un antropologo – L. Schina
Nella lettura di questo libro, Diario di un antropologo di Lucio Schina, indubbiamente si ha la percezione di avere di fronte un autore che conosce bene l’argomento di cui sta parlando. Non a caso infatti, pur non essendo un romanzo di carattere dichiaramente autobiografico, l’autore nasce come antropologo lui stesso. Dal punto di vista della preparazione quindi, nulla da eccepire: le descrizioni degli scavi sono verosimili così come quelle, piuttosto suggestive, del deserto e delle opere pittoriche rupestri, che di fatto costituiscono il punto cardine della narrazione.
Ciò che invece non convince è il contesto narrativo in cui l’aspetto scientifico-saggistico si inserisce. La trama, ad esempio, è poverissima: è strutturata su un solo filo perfettamente lineare, senza spunti secondari, e sostanzialmente non succede nulla. Vengono narrati i pensieri nella mente del protagonista e della co-protagonista, dei quali parleremo tra poco, mentre si svolgono i rilievi e gli studi in un sito nel deserto. Inoltre, l’intero telaio della storia è orientato al mistero e alla stupefazione causata da quello che è successo durante questi rilievi quando, anche qui, di fatto non è accaduto nulla: una donna bellissima che non si sa essere sogno o realtà, un disegno che appare e scompare, visioni sinestetiche di misteriosa origine.
Gli stessi personaggi sono piuttosto rarefatti: sebbene il protagonista sia abbastanza verosimile, probabilmente perchè ispirato dalla figura dello stesso autore, sulla delineazione dei pensieri della co-protagonista Janir si sdrucciola. In primo luogo, le due voci narranti che si alternano (l’archeologo e Janir) sono perfettamente identiche, con lo stesso tono e l’uso degli stessi vocaboli. Inoltre, pecca caratteristica dell’autore inesperto, l’io narrante femminile è del tutto inverosimile. Si cade nella ben nota costruzione dell’autore uomo che si cala (poco) nel modo di pensare femminile, piuttosto stereotipato e poco naturale.
Se da un lato le descrizioni della natura sono molto efficaci, dall’altro i dialoghi tra i due personaggi sono stridenti e forzati, anche in virtù del fatto che, come detto, i caratteri sono così simili tra loro da essere quasi indistinguibili, senza ribadire di continuo quale dei due personaggi stia parlando.
Insomma, in conclusione, questo è un romanzo che rivela indubbiamente del potenziale nell’autore, che ha bisogno di forgiarsi e raffinarsi, per passare dal ruolo di scienziato a quello di narratore a tutti gli effetti.
Per acquistare questo libro: Diario di un antropologo. (Il viaggio del disincanto) (Le scommesse)
L’apprendista di Venezia – E. Newmark
Diversamente da quello che facciamo abitualmente, abbiamo scelto questo libro, L’apprendista di Venezia, praticamente a caso, lasciandoci guidare dalla copertina e dalla quarta. Abbiamo riscontrato che la trama parlava di Venezia e di cucina alla fine del 1400, e ci siamo lasciati tentare.
Quello che invece ci propone l’autrice Elle Newmark nella sua prima fatica, va oltre a questo. Il suo ambizioso progetto è quello di condurci passo passo nelle sontuose cucine del doge, non solo trattando di culinaria, ma mostrandoci messaggi di valore, che possono essere applicati alla vita di tutti.
Il giovane Luciano, ragazzino di strada nella Venezia del 1498, viene sorpreso da un uomo a rubare una melagrana da un banco. Invece di punirlo, l’uomo lo porta con sè in cucina e gli da una possibilità. Inizia quindi la sua formazione ai fornelli ma principalmente come giovane uomo, perchè il suo capocuoco non è un cuoco come tanti, ma custodisce segreti di grande importanza.
Per essere un’opera di esordio, è certamente brillante: la trama è interessante e ben costruita, con buon ritmo. Certo è evidente il lavoro di editing nella lingua originale così come l’ottima opera della traduzione.
Inoltre, i concetti fondamentali su cui si incentra la trama, sono di grande levatura, che portano alla riflessione.
Abbiamo trovato solo una nota stonata che non ha incontrato il nostro gusto. La storia è ambientata nel 1498, pochi anni dopo la scoperta dell’America, e nella cucina del doge appaiono già patate, pomodori, caffè e cacao che non erano ancora stati importati in Europa e che men che meno erano già stati interpretati come prodotti alimentari. L’autrice è conscia di questi anacronismi, e ne dedica una nota ad inizio libro. Ciò nonostante, abbiamo trovato forzato utilizzare anche coscientemente questi prodotti, perchè in fondo sono collaterali alla storia ma non fondamentali.
D’altro canto, abbiamo trovato la descrizione di Venezia veramente evocativa ed efficace, evidenziandone le caratteristiche più celebri così come quelle più recondite e nascoste.
Consigliamo quindi la lettura di questo libro a tutti coloro che stanno cercando un romanzo scorrevole, chiaro ed intelligente, in grado di far sorridere ma anche di far riflettere.
Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! L’apprendista di Venezia (Teadue)
L’angelo sul tetto – R. Banks
L’angelo sul tetto è una raccolta di racconti firmata da Russell Banks, scrittore nato nel 1940 che sembra incarnare il sogno americano di chi, pur essendo nato povero, riesce a sfondare nella vita. Da un’infanzia caratterizzata da una situazione famigliare problematica in cui la madre si separa dal marito violento e alcolizzato, l’autore passa attraverso il dolore per la morte del fratello e una serie di lavori saltuari prima di realizzare il sogno di diventare scrittore.
Banks racconta di quello che ha conosciuto e lo fa con un’accuratezza nei dettagli che trasforma ogni vicenda in un universo a parte, completo e inespugnabile. Nonostante la speranza e la buona sorte siano parte integrante della sua storia di vita, nei racconti non sono altro che comparse occasionali e imprevedibili.
Il talento di Banks lo cogli sin dalle prime frasi e ne rimani invischiato perché, per quanto questi antieroi americani possano non piacere, le loro storie, il loro modo d’essere è unico e assolutamente affascinante; per quanto sconfitti e spesso falliti, i personaggi sono sempre “reali”, tangibili e mentre leggi sai che continueranno a vivere anche dopo che tu avrai chiuso il libro e sarai passato oltre.
Non ci sono vincitori e ogni storia lascia un retrogusto amaro di cui è difficile liberarsi. Eppure, racconti come Le pianure di Abramo o Regina per un giorno sono belli proprio per questo motivo: senza amarezza avremmo perso il significato di quelle vite, di quelle esistenze che alla fine si rivelano più vicine alle nostre di quanto non avremmo pensato per il semplice fatto che, come afferma lo stesso Banks nella prefazione, c’è una cosa sola che tutti desideriamo e che ci rende, nel bene e nel male, le persone che siamo:
Una delle cose più difficili da dire a un’altra persona è: “Vorrei che tu mi amassi senza alcuna buona ragione per farlo”. Ma è ciò che tutti noi vogliamo e ben di rado osiamo dire a un’altra persona: ai nostri figli, ai nostri genitori e compagni, ai nostri amici, e a gli sconosciuti. Soprattutto agli sconosciuti, che non hanno né buone né cattive ragioni per amarci. Ed è per questo che ci raccontiamo storie e preghiamo che possano essere trasformate da quell’angelo sul tetto in racconti che siano credibili e soprattutto che riguardino noi tutti, indipendentemente da quello che siamo o non siamo l’uno per l’altro.
Recensione scritta da L’Imbrattacarte
Ti interessa questo libro? L’angelo sul tetto (Einaudi. Stile libero)