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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Un’estate perfetta – C. Nudo

Postato da Legione il 15 Marzo 2011

copertina un estate perfetta Ogni trama ha i suoi punti critici, così come ciascun genere letterario ha le sue caratteristiche particolari. Il romanzo giallo è certamente uno dei generi dalle peculiarità più spiccate: oltre alle normali insidie della narrazione, dello sviluppo della trama, dei personaggi e dello stile, il giallo per essere tale deve saper suscitare emozioni ben precise come suspence, curiosità e partecipazione nelle indagini in corso.

Un’estate perfetta, dell’esordiente Cassandra Nudo, si ascrive a questo genere così complesso. Giulia, inquieta adolescente con la mania per la scrittura, si trova suo malgrado ad indagare sulla morte sospetta della sua dispotica nonna. Si troverà a dubitare di tutti, fino a trovarsi in uno scenario che mai avrebbe sospettato.

Senza dubbio gli elementi chiave del romanzo giallo ci sono tutti: il gruppo ben definito di personaggi/sospettati, l’evento criminoso, le indagini, la scoperta dell’assassino. Spesso il rimescolamento di questi tasselli può incrementare la qualità del romanzo, facendo sì che la narrazione risulti destrutturata ed imprevedibile, coinvolgendo maggiormente il lettore. Nel caso di specie, invece, la struttura è quella delle più classiche: fin dall’inizio vengono presentati in serie tutti i personaggi attori della vicenda e i luoghi con tutte le relative descrizioni, svelando fin da subito tutte le principali caatteristiche di ciascun elemento importante.

La trama in sè ha del potenziale, in quanto gli elementi di indagine vengono forniti con le giuste tempistiche e le conclusioni vengono tratte alla fine in modo piuttosto chiaro e lineare, senza lasciare incongruenze al lettore. E’ indubbio però che l’intera narrazione e le descrizioni, ovvero l’intreccio su cui si posa il nocciolo di investigazione, è piuttosto ingenuo e poco fluido e le deduzioni della protagonista sono a volte contro logica e sembrano piovere dall’alto.

I personaggi, le loro azioni e i dialoghi risultano spesso innaturali e forzati rispetto alle esigenze di trama. Il personaggio della nonna Giulia è un paradosso di cattiveria da commedia, ingiustificata e gratuita, le reazioni degli altri personaggi sono esagerate rispetto alle ingerenze subite, lasciando una sensazione di scarsa credibilità generalizzata.
Sensazione che si sublima nel finale, che trascende il drammatico senza dare una motivazione o un contesto sfruttando l’emotività degli attori, che resta sempre nel sottotono e nel prevedibile.

Lo stile è piuttosto acerbo ed incerto, in particolare nelle fasi descrittive dell’intreccio dove risulta difficoltoso. La voce narrante è sempre molto presente e nulla viene lasciato alla sensibilità del lettore: ciascuna azione che risulterà essere importante viene raccontata e ribadita anche se sul momento non sembra necessario.
Insomma, certamente un romanzo con del potenziale inespresso, che un buon editing e un attento raffinamento di stile e di ritmo potrebbe portare alla luce anche in esperimenti letterari futuri dell’autrice.

Amabili resti – A. Sebold

Postato da Legione il 12 Marzo 2011

Si chiamava Susie Salmon, come il pesce, ed era una ragazzina liceale come tante. Aveva passioni e sogni, da grande voleva fare la fotografa naturalista. Susie è stata strappata dalla vita, è morta in un campo di granturco, per mano di un uomo che le ha riservato un trattamento di orrore indicibile.
Leggere Amabili resti di Alice Sebold oggi, quando la nostra cronaca racconta fatti similmente crudeli con protagoniste incolpevoli ragazzine altrettanto semplici e speciali, è una prova difficile da portare a termine.

La narratrice è la stessa Susie, che ci racconta quello che succede sulla terra ai suoi cari e ai suoi amici dopo la sua morte. Susie integra questa storia con quello che vede e succede nel suo Cielo, lì dove si trova, dando uno scorcio di quello che è la sua nuova realtà che ancora non comprende appieno.
Il romanzo si può dividere in due parti ideali, non nettamente scisse: la prima è caratterizzata dalla scomparsa di Susie e dagli effetti nel breve periodo su tutti coloro che l’hanno amata; nella seconda parte invece prendono consistenza le vite di ciascuno, che si allontanano e vanno a fondo nell’evento traumatico, che si allontanano tra loro e modificano i legami, per cambiare e interiorizzare il lutto.
E’ questa la caratteristica principale di questo bel romanzo: tutti i personaggi crescono e cambiano la loro vita, partendo dal dolore e costruendovi attorno qualcosa di unico e puro, il futuro e la speranza.

Lo stile è piuttosto efficace grazie alla voce di Susie, che è caratterizzata da un tono sognante e un po’ infantile, che urta con efficacia con la sua possibilità di vedere e sapere tutto quello che fanno e pensano i suoi familiari, rendendo la narrazione piuttosto realistica.
I personaggi, che in un primo momento parevano essere esempi di perfezione un po’ forzata, risultano invece molto umani, fragili e fortemente messi alla prova dalla vita. I dialoghi sono sempre freschi, mai scontati, usati con un giusto equilibrio tra il mostrato ed il narrato.
Abbiamo trovato questo libro particolamente intenso anche dal punto di vista emotivo: alcune metafore, alcuni passaggi ispirati, sono in grado di far sfuggire anche qualche lacrima.
Abbiamo identificato solo uno scivolone, verso la fine del libro, che per quanto venga giustificato, fa rimanere la percezione di una nota stonata all’interno dell’opera, che per il resto invece scorre via senza intoppi.
A parte questo passaggio, possiamo dire di essere rimasti molto soddisfatti da questo romanzo, che ci hai coinvolti ed appassionati con semplicità ed emozione.

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Angelica – M. Sebastiani

Postato da Legione il 9 Marzo 2011

copertina angelica Orfeo è un giovane universitario che si barcamena tra la scrittura della tesi, i problemi con le coinquiline, l’amore a senso unico nei confronti della sua migliore amica e alcuni problemi di salute che gli comportano uno strano effetto collaterale. Durante alcune crisi epilettiche, infatti, Orfeo si trova all’interno di un mondo ideale, in compagnia di una creatura perfetta ed amorevole di nome Angelica.
Questi in breve i punti salienti della trama del romanzo di Massimiliano Sebastiani, Angelica. Dobbiamo dire innanzitutto che abbiamo rilevato con interesse la trama ed il concept originale su cui si fonda: le visioni che si sviluppano nella mente del potagonista potevano costituire un buono spunto per sviluppare una storia intrigante e nuova, ottendo magari un romanzo fantasy o psicologico.
Purtroppo però questa buona idea di fondo viene smorzata all’interno di una narrazione farraginosa e dispersiva, al punto che ci si chiede più di una volta, durante la lettura, quale effettivamente sia la trama.
Ci vengono presentati un numero elevatissimo di personaggi che di fatto non hanno attinenza con la storia principale e che è impossibile distinguere gli uni dagli altri: sono tutti fortemente positivi, descritti sommariamente e denotati da un modo di esprimersi omogeneo. Nessuno di questi mostra peculiarità significative, qualunque caratteristica ci viene raccontata, e mai mostrata nei fatti o nei comportamenti.
I dialoghi sono, come detto, omogenei e inverosimili, statici ed artefatti, oltre che particolarmente ripetitivi: vengono riproposte battute ed espressioni più e più volte, pronunciati anche da personaggi diversi, rafforzando la percezione di uniformità tra i personaggi.
L’opera mostra del potenziale, che si sarebbe potuto esprimere ampliando meglio il concept originale e facendolo risaltare rispetto a tutto il resto della narrazione che ne dovrebbe costituire il contorno che invece lo soverchia, annullandolo. Un buon editing professionale avrebbe potuto sortire l’effetto, innanzitutto sfoltendo il testo da dettagli inutili e superflui (tutte le sfumature dei gusti musicali di Orfeo, i dettagli di amici e conoscenti, i girovagare tra le strade di Torino) e da tutta una serie di ripetizioni che appesantiscono la lettura, correggendo gli errori ed i refusi; successivamente spostando l’attenzione dispersa e focalizzandola sulla trama.
Abbiamo riscontrato inoltre una cosa davvero particolare nello stile di scrittura. La narrazione si svolge in una terza persona classica, ma così vicina al protagonista dall’essere quasi una prima persona. L’effetto risultate è singolare, perchè vengono espressi con distacco fittizio concetti che sono tipici e caratteristici invece della narrazione in prima persona. La sensazione alla lettura è di leggero fastidio, accentuato anche dall’uso poco fluido del tempo presente.
In conclusione: in Angelica è presente del buon potenziale, che attraverso un po’ di esperienza e meno ingenuità, un buon editing e un raffinamento puntuale del ritmo e della trama, si potrà esprimere nelle future fatiche del giovane autore, al quale facciamo il nostro sentito in bocca al lupo.

La nostra scheda

Ghiaccio-Nove – K. Vonnegut

Postato da Legione il 5 Marzo 2011

Primo libro del 2011, e se il buongiorno si vede dal mattino penso proprio che questo sarà un anno di ottime letture.

Kurt Vonnegut ci propone un libro assolutamente unico nel suo genere: potete pensare, del resto, a qualcos’altro che parta dalla storia del giorno in cui venne sganciata la Bomba Atomica su Hiroshima, passi per acute riflessioni sulle religioni e termini con una (molto interessante sotto il profilo scientifico) catastrofe naturale che porta il mondo alla sua fine?

Se lo fate, datemi immediatamente il titolo perché voglio leggerlo. Nel frattempo, a tutti voi consiglio la lettura di Ghiaccio-Nove, geniale esponente di quella letteratura americana dalle note catastrofiche e un po’ punk di cui fanno parte anche i libri di Dick e Palahniuk. Un miscuglio perfetto di ironia sociale, politica e religiosa assieme ad una fantascienza dal sapore tremendamente realistico, con uno stile chiaro e leggero (o almeno reso tale da un’ottima traduzione) perfettamente in sintonia con l’atmosfera, che non può assolutamente mancare nella libreria di un appassionato di fantascienza e letteratura postmoderna… ma non solo.

Edito da: Feltrinelli. Nell’Universale Economica, al solito un prodotto semplicemente perfetto -anche se le ultime pagine del mio volume hanno qualche macchia d’inchiostro, purtroppo- ad un prezzo decisamente accessibile.


Recensione scritta da RM

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Io non ho paura – N. Ammaniti

Postato da Legione il 27 Febbraio 2011

In una caldissima estate del Sud italia, un ragazzino di nove anni scopre un bambino in un buco. Questa in una sola frase il concept del caso letterario di qualche anno fa, Io non ho paura, di Niccolò Ammaniti. Eravamo rimasti in pochi a non averlo letto, e quindi abbiamo deciso di porvi rimedio.

Siamo rimasti tutto sommato soddisfatti dalla lettura di questo breve romanzo, anche se, considerando tutto il clamore che gli si è costruito attorno all’epoca dell’uscita, l’abbiamo trovato un po’ fragile dal punto di vista stilistico.
L’io narrante infatti è rappresentato dal narratore che ricorda fatti avvenuti quando aveva nove anni, pertanto lo stile tende ad avvicinarsi al modo di esprimersi di un ragazzino delle campagne del Sud negli anni ’60, un po’ sgrammaticato, intuitivo, ricco di ragionamenti piuttosto credibili tipici di quell’età, con giochi immaginari, fantasie e paure immotivate.
A volte però l’autore, o il narratore adulto, si intrufola in questi ragionamenti con frasi e similitudini che suonano forzati per un bambino, e quindi qualche passaggio a volte risulta un po’ dissonante.

Un altro punto che ci ha fatto storcere un po’ il naso è stato, ahinoi, il finale. Ottimo il ritmo che tira la volata al pathos conclusivo, in modo serrato si segue il crescendo drammatico della vicenda… per poi finire con una specie di inciampo. Si capisce perfettamente come i fatti arrivino a conclusione, anche la modalità in cui viene espressa è piacevole, è solo che se ci fosse stata qualche riga in più probabilmente non avrebbe guastato.
Nel complesso comunque è risultato un libro piacevole, dalla trama semplice eppure ricca di sfumature, che cattura il lettore con i suoi personaggi chiari e verosimili, credibili come se fossero attori di veri ricordi d’infanzia.
Un libro e un autore che non possono mancare sugli scaffali delle nostre librerie.

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Lei – H. R. Haggard

Postato da Legione il 24 Febbraio 2011

Due gentiluomini inglesi ed il loro domestico si recano nel cuore dell’Africa più inesplorata, alla ricerca di una leggenda, tramandata fino a loro su un coccio mantenuto integro attraverso i secoli. Dopo mille peripezie scopriranno qualcosa che va ben oltre la loro più fervida immaginazione: una donna sul filo della divinità, bellissima quanto crudele, che sembra aver trovato il segreto dell’eterna giovinezza.

Con una quarta di questo tenore, il lettore moderno probabilmente poserebbe il volume sullo scaffale polveroso della biblioteca con uno sbuffo e dirigerebbe la sua attenzione altrove.
Nella fattispecie di questo particolarissimo romanzo di Henry Rider Haggard, Lei sarebbe un vero peccato. Pur essendo un romanzo scritto nel 1880, si differenzia dagli altri pseudo horror del periodo grazie ad uno spirito moderno assolutamente imperdibile.

Spesso, come abbiamo già avuto modo di dire, i romanzi ottocenteschi di genere letti oggi raramente riescono ad emozionare per quello che narrano e per lo stile. Il senso di paura, fascino e il rapporto di attrazione/ripugnanza che sta alla base del genere horror e fantasy, è infatti molto mutato nel corso degli anni e dei secoli, e quello che un tempo poteva essere stato un caso letterario, a distanza di un paio di secoli diventa quasi una favoletta per bambini.
Lei invece riesce a mantenersi vivo (scusateci il gioco di parole) grazie all’abilità e la creatività dell’autore, che ha incentrato la sua storia su un punto che risulta trasversale a tutte le epoche. La morte infatti mantiene sempre un forte appeal sull’uomo, ed infatti Haggard sfrutta questa forza intrinseca elaborando una trama piuttosto banale ma narrandola con un’abilità evocativa degna di nota, dalla quale moltissimi autori moderno avrebbero solo da imparare.

La divina bellezza di Lei, talmente fuori da qualsiasi canone da non poter essere descritta, la sua terribile saggezza e la sua volubilità, la dualità potente dell’amore quale arma e prigione, nonchè le estatiche descrizioni delle rovine del regno decaduto di Kor, hanno segnato un solco nella letteratura di genere al punto da diventare fonte, forse anche inconsapevole, di ispirazione per tutti coloro che hanno scritto dopo di lui.

Certo, questo romanzo non è esente da difetti: i personaggi, escluso il protagonista narrante, sono piuttosto dei clichè, e la stessa Lei, per quanto i suoi dialoghi siano brillanti e verosimili, subisce a volte degli sdruccioloni aggirandosi negli stereotipi del tempo (la volubilità femminile, l’eccessivo trasporto verso l’amore, la voglia di sottomissione verso l’amato eppure la volontà di prevaricare, la vendetta e l’odio verso le altre donne che si pongono sul suo cammino). Spesso certi passaggi su quanto “selvagge” venissero considerate le popolazioni indigene africane, l’egemonia dell’uomo inglese sopra tutte le altre popolazioni e le altre culture, certe valutazioni sull’amore esclusivamente veicolato dalla sola bellezza e non già dallo spessore intellettuale o morale, suonano piuttosto ingenui e antichi. Va detto però che queste osservazioni sono piuttosto marginali in Lei, al contrario di altri esempi dell’epoca, e non ne inficiano la qualità.

Consigliamo questo libro a tutti coloro che si sentono estimatori della letteratura di genere, e che vogliono leggere qualcosa di genuinamente nuovo ed al tempo stesso dal sapore antico ed appassionante.

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E’ nata una star? – N. Hornby

Postato da Legione il 15 Febbraio 2011

Nick Hornby spesso ama partire da situazioni provocatorie per poi lanciarsi in una dimostrazione sempre mordace di vizi e virtù dell’uomo comune. Questo volumetto, E’ nata una star?, praticamente un racconto, non fa eccezione, anzi, si fonda su una situazione paradossale sebbene verosimile.
Che cosa accadrebbe in una famiglia qualunque, se un giorno si scoprisse che il figlio è un interprete di film porno?
Con un occhio piuttosto buonista e progressista, Hornby ci racconta l’evoluzione da situazione, che non crea una frattura tra i genitori ed il figlio, bensì rinsalda la consapevolezza di appoggio reciproco, l’importanza del dialogo e la crescita dei rapporti.
Dal punto di vista logico e sociologico probabilmente è un racconto alla “tarallucci e vino”, quando, modificando leggermente i fattori (uno su tutti, se il protagonista fosse stata una ragazza invece che un ragazzo), si sarebbe potuto ottenere un racconto ben più incisivo. Ma l’obbiettivo dichiarato di Hornby è quello dell’intrattenimento intelligente e l’umorismo british, e quindi si può dire che sia stato raggiunto, anche sul breve periodo come in questo racconto di velocissima lettura.
Un piccolo e semplice esempio di humor di qualità in formato tascabile. Da leggere.

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Infanticidi – T. C. Boyle

Postato da Legione il 12 Febbraio 2011

E’ particolarmente difficile recensire una raccolta di racconti, perchè in quanto tale racchiude una tale e tanta varietà di argomenti e di stili che spesso è impossibile racchiudere in poche frasi.
Di certo però, almeno nel caso di questo piccolo volume dell’autore americano T.C. Boyle, Infanticidi, ci troviamo davanti a dieci piccoli capolavori della letteratura. L’espediente del racconto permette all’autore di prendersi libertà creative ed ingegnose che risultano di difficile applicazione nell’ambito di un romanzo: la struttura infatti consente di non giustificare molti aspetti e di arrivare a finali netti e inaspettati, dei veri colpi di scena.
I racconti in Infanticidi non fanno eccezione, anzi. L’autore dimostra una capacità espressiva incredibile, una vividezza davvero rara anche nella letteratura di ampio consenso. Inoltre, nella brevità di questi stralci di vita, abbiamo dei personaggi profondi e delineati con precisione, con pochi e netti tratti inconfondibili. Da questo punto di vista, più che racconti sono dei microromanzi a cui non manca veramente nulla.
E degno di menzione è chiaramente lo stile di Boyle: moderno, cinico, ironico e disincantato, ci porta in questi mondi sui quali apre una finestra di assoluta verosimiglianza e crudezza, con le loro storie semplici e coinvolgenti come di rado succede, al punto da dover “resettare” la propria mente nel passare da un racconto all’altro, per quanto sono narrate con maestria e coinvolgimento.
Un volume assolutamente da leggere, per la qualità tecnica dell’autore, per le storie, per lo stile, per i personaggi e per ogni singola riga.

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