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Cose che gli insegnanti non dicono – A. Muni
Qual è il ruolo dell’insegnante oggi? Come e cosa può insegnare a una generazione assuefatta alla tecnologia e alla velocità?
In un periodo caratterizzato da tentativi di riforme e proteste, l’insegnamento come caposaldo della società torna a calcare le scene.
Il saggio di Andrea Muni “Cose che gli insegnanti non dicono” (sottotitolo: Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia) risulta molto attuale in un periodo storico in cui il mestiere dell’insegnante incontra ostacoli e una spinta al cambiamento che spesso lascia storditi.
Il libro ha il pregio di scuotere lo status quo dell’insegnamento, di porsi delle domande su quale sia il metodo o i metodi migliori per insegnare la storia ai bambini, e di provare a fornire risposte.
Muni è un insegnante e da tale si pone nei confronti dei suoi lettori: insegnanti, educatori e genitori che a vario titolo si ritrovano la materia storica tra le mani.
Come risvegliare l’interesse verso il passato in una generazione proiettata verso il futuro?
L’autore prova a fornire una risposta articolata e ricca di spunti di riflessione che in alcuni casi avvalla idee già espresse da altri studiosi e in altri le confuta fornendo un’alternativa maturata da lui personalmente durante la sua quasi decennale esperienza di insegnamento.
Attraverso la simulazione di un dialogo tra insegnante e alunni di una classe elementare, Muni contestualizza le sue proposte didattiche e permette anche a noi, non addetti ai lavori, di apprezzare il suo impegno e la passione che si intravede per il suo mestiere.
L’unica pecca oggettiva che abbiamo trovato nel libro è la poca verosimiglianza dei dialoghi, ma del resto non ci troviamo di fronte a un romanzo e il tentativo di spiegare la sua tesi era sicuramente un obiettivo più importante.
Il pregio che riconosciamo invece al testo è quello di aver toccato un nervo scoperto, e purtroppo ancora poco considerato, dell’insegnamento: qual è l’utilità dello studio e, in particolare, dell’apprendimento?
Troppi insegnanti considerano i bambini delle lavagne vuote su cui scrivere il maggior numero di nozioni, nozioni che spesso però si rivelano inutili nell’aiutarli ad affrontare il mondo.
Come lo stesso Muni sottolinea: “La parte essenziale della pedagogia e della didattica non è quella di divulgare, ma di aiutare chi impara a costruirsi da sé competenze critiche e conoscenze significative”. Ed è questa l’idea che ci ha colpito durante la lettura, che ha riaperto brevi squarci sulla nostra infanzia e adolescenza e ci ha portati a valutare obiettivamente i nostri anni scolastici alla luce degli adulti che siamo oggi.
Non potendo avvallare o contestare i metodi illustrati dall’autore, in quanto non competenti in materia, vogliamo però consigliare il testo a chi, invece, competenza ne ha perché pensiamo che un dialogo costruttivo sull’aggiornamento del ruolo dell’insegnante sia più che mai d’obbligo in questi giorni.
Recensione scritta da L’imbrattacarte
Ti interessa questo libro? Cose che gli insegnanti non dicono. Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia (Aggiornamenti. Didattica)
Tags: andrea muni, saggi educazione