splash
Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Stai Navigando Recensioni

Il diritto d’autore per tutti – E. Alessio

Postato da Legione il 3 Giugno 2011

Il linguaggio giuridico, si sa, non è certo studiato per brillare di chiarezza ed eloquenza agli occhi dell’uomo comune. Esso infatti si è sviluppato con terminologie e espressioni così particolari proprio perchè specialistico e chiaro per gli addetti ai lavori, che attraverso l’uso di un termine piuttosto che di un altro riescono ad individuare tutta una serie di sfumature importantissime.
E’ per il profano però, che il linguaggio giuridico diventa ostico ed oscuro, limitando di fatto l’effettiva conoscenza della legge, con tutto quello che ne potrebbe conseguire. Per quanto riguarda la legge sul diritto d’autore, il saggio di Eleonora Alessio, Il dritto d’autore per tutti, va proprio a colmare questa lacuna, riscrivendo l’articolata legge in linguaggio comune, comprensibile a tutti, permettendone quindi una più efficace comprensione e, implicitamente, una più corretta osservanza.
L’opera raggiunge bene lo scopo che si prefigge, rendendo chiari molti passaggi ed esprimendo appunto in parole semplici e per esteso quello che viene sintetizzato dalla legge.
Probabilmente però, se il saggio avesse contenuto anche il testo della legge a fronte delle argomentazioni, l’effetto finale sarebbe stato ancora più utile, raggiungendo anche un fine didattico, esattamente come un libro con il testo originale a fronte della traduzione.
Ciò nonostante, il saggio è chiaro e di facile consultazione e permette a chiunque di poter apprezzare tutte le implicazioni della tutela di un diritto così legato all’espressione creativa ddell’individuo.

Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon! Il diritto d’autore per tutti
E sul sito Arduino Sacco editore

I guardiani del Colosseo – R. Argenti

Postato da Legione il 28 Maggio 2011

copertina i_guardiani A quanti di noi, magari da ragazzini, è mai capitato di fantasticare per un attimo ad occhi aperti davanti ad un quadro o una scultura particolarmente evocativa, tale da colpire la nostra immaginazione? Quanti non sono mai stati stregati da un’idea, per quanto assurda e fantasiosa, osservando un maestoso edificio storico o ascoltando una leggenda antica?

Questo libro di Roberta Argenti, I guardiani del Colosseo, mette su carta esattamente questo: brevi racconti, piccoli stralci di fantasia, ispirati dalle bellezze artistiche ed evocative di Roma e non solo.

Ecco quindi 9 racconti brevi, rivolti ad un pubblico molto giovane da una forza evocativa di grande potenza. Lo stile è estremamente piacevole, perchè pur rivolgendosi ai ragazzi, non è mai compiacente o semplicista. Al contrario, mette ancora di più l’accento sui toni fantastici e magici delle storie, rendendo tutto molto verosimile, molto normale, e per questo ancora più intrigante.

Fanno da complemento a queste belle storie le illustrazioni di Carmen Poidomani: centellinate ed inserite con cura e pertinenza con il racconto, ne integrano l’evocatività.
Insomma, un ottimo libro per ragazzi ma non solo, adatto ai lettori di ogni età per ritagliarsi qualche momento di sogni ad occhi aperti, di fantasia a briglia sciolta e di un po’ di magia.

Comodo… ma come dire… poca soddisfazione – G. Fracasso

Postato da Legione il 19 Maggio 2011

copertina comodo ma come dire poca soddisfazione Se, a dei profani, si chiedesse che cosa sappiano della particolare branca della fisica chiamata Meccanica Quantistica, probabilmente in molti storcerebbero il naso, liquidando la propria scarsa preparazione in materia adducendo il fatto che “l’infinitamente piccolo” non può influenzare la nostra vita quotidiana, e che in fondo tutte queste teorie così ardite lasciano il tempo che trovano.

Il romanzo di Gianluca Fracasso, Comodo… ma come dire… poca soddisfazione dimostra semmai il contrario, costruendo un intreccio originale e risolvendo un giallo degno di questo nome, basandosi proprio sulle teorie e sui personaggi illustri che le hanno enunciate.
Al contrario di quello che si può abitualmente leggere in diversi romanzi, in cui le nozioni tecniche fanno da contorno e giustificano particolari passaggi della trama, in questo caso la situazione è rovesciata. Emergono infatti al di sopra e prima di tutto il resto, le informazioni che riguardano gli enunciati fondamentali della meccanica quantistica e i cenni biografici degli uomini di scienza che li hanno elaborati. Attorno a queste informazioni, viene tracciata una trama, o per meglio dire, una vicenda con un piccolo mistero, che viene risolto grazie alle nozioni che abbiamo imparato a conoscere man mano.

Senza dubbio si tratta di un romanzo molto particolare ed originale, non solo per la tematica trattata, non nota certamente per il suo appeal, ma anche per lo stile di narrazione.
Sebbene impostato sulla prima persona, l’intera storia è in pratica una lunghissima sessione di dialogo tra il protagonista, Epy, e gli altri personaggi. I dialoghi, che costituiscono appunto la componente fondamentale, sono spesso un po’ poco fluidi e forzatamente funzionali alla storia, mancando di naturalezza e credibilità, rallentando un po’ la lettura. Ciò che è indubbio però è che la combinazione tra l’argomento trattato e il contenuto dei dialoghi fa sì che vengano caratterizzati piuttosto bene i personaggi, che appaiono tutti particolarmente sui generis, eccentrici e molto sopra le righe.

Uno degli obiettivi dichiarati dell’autore è quello di avvicinare ed incuriosire il lettore a questi aspetti ritenuti a priori ostici ed incomprensibili, mostrando anche il lato umano della scienza. Possiamo dire che almeno secondo noi, l’obiettivo è stato raggiunto, mostrando con chiarezza divulgativa questi aspetti che spesso trascendono la sola immanenza matematica e spesso sfociano nella filosofia, con tutto quello che ne consegue.
Un libro piacevole, insomma, che purtroppo risente di alcuni errori di stampa che infastidiscono la lettura, ma che oltre ad intrattenere permette anche di imparare qualcosa di nuovo, che non guasta mai.

Comodo… come a dire… poca soddisfazione

Notte di sangue a Coyote Crossing – V. Gischler

Postato da Legione il 11 Maggio 2011

copertina notte-di-sangue-a-coyote-crossing Toby è un giovanotto un po’ sfortunato, con una moglie che non ama, un bimbo piccolo e un incarico part time come vice sceriffo della sua piccolissima cittadina: Coyote Crossing, Oklahoma. Non capita mai molto da quelle parti, rimane quindi un po’ impreparato quando viene lasciato a guardia del cadavere di un suo concittadino, morto ammazzato in mezzo alla strada principale. Il suo stupore però cresce ancora di più quando riesce a farselo rubare. Inizia così un’escalation di violenza e sangue, costellata dalla scoperta di tradimenti, traffici loschi e situazioni al limite dell’assurdo.

Cosa fa sì che un western sia un western? Ce lo siamo domandati diverse volte durante la lettura di questo libro di Victor Gischler, Notte di sangue a Coyote Crossing. Nell’immaginario collettivo, la parola si associa a tutto quel filone letterario (letteratura di consumo a basso costo, per di più) e cinematografico caratteristico di qualche decennio fa, ambientato nel polveroso Ovest americano in quel periodo storico in cui quelle aree erano ancora da “conquistare” e “civilizzare” e dove la legge assumeva tutta una serie di sfumature grazie all’apporto di valorosi veri uomini.

Nella lettura di questo libro, peraltro stilisticamente ineccepibile, abbiamo capito che in realtà il Western ha confini un po’ più labili. Infatti questo romanzo non è ambientato nell’epoca dei pionieri bensì ai giorni nostri, e non è collocato nell’Ovest ma nell’Oklahoma. Si evidenzia così il vero fulcro della letteratura di genere: la terra di confine, dove sembrano non essere in vigore tutte le leggi del comune vivere civile perchè di fatto ai margini dello stesso, dimenticata dal progresso, dalle comodità, dalle possibilità. Ecco quindi un quadro di desolante immobilità, degno dei migliori film di genere, dove tutti si conoscono, tutti vorrebbero essere in un altro posto e tutti, in un modo o nell’altro, hanno fallito il tentativo. Abbiamo anche lo schema del più tipico romanzo di formazione, che da persona qualunque (forse anche un gradino sotto la media) diventa Il Duro, quello che fa applicare la legge (anzi, la somministra) anche a colpi di doppietta se necessario. Insomma, da nessuno a persona degna del rispetto della comunità intera.

Questo processo così particolare, ben si accosta alla violenza caratteristica del genere, giustificando di fatto episodi narrativi di dubbio gusto, o battute al limite del clichè della spacconata che in un contesto letterario diverso avrebbero provocato coliti e smorfie di disappunto in più di un lettore.
In questo libro invece, l’obiettivo è dichiarato e quindi l’aspettativa di scene di azione, inseguimenti, sparatorie e omicidio a gogò, ma sempre nel nome della legge, viene soddisfatto in pieno.

Il tutto poi viene proposto dalla abile penna dell’autore, che indubbiamente sa il fatto suo e ha arricchito questa narrazione in prima persona di moti di spirito difficilmente trascurabili.
Insomma, una lettura di svago senza pretese di passare messaggi morali o filosofici, scritta in modo gradevole e con quella quantità di azione e ironia da renderlo piacevole e appassionante.

Ti interessa questo libro? Compralo su Amazon!

Missione in Alaska – M. Hansen

Postato da Legione il 9 Maggio 2011

copertina missione-in-alaska Uno stimato dirigente di azienda è intrappolato sotto il suo Range Rover in mezzo ad un bosco sperduto dell’Alaska. Le sue gambe sono immobilizzate dal semiasse del pesante SUV e là fuori, un orso bruno gli sta rosicchiando un piede. Ma Marv, questo è il nome dello stimato dirigente, è sereno e il suo umore è alto: ha con sè snack, birra e una grande quantità di medicinali e psicofarmaci e non sente assolutamente nulla. Sa che presto i suoi colleghi chiameranno le squadre di soccorso e lo tireranno fuori da quella spiacevole situazione.

Questo è il succo di quell’inno al paradosso che è Missione in Alaska, opera del maestro della bizarro fiction Mykle Hansen. Il genere forse non è dei più noti al grande pubblico e forse può lasciare spiazzati alle prime pagine, ma ben presto si viene travolti dal cinismo sardonico ed accattivante. Lo stile è impagabile, al di là del contenuto l’abilità del narratore è evidente: Hansen è un professionista e si vede in ogni occasione. Oltre alle qualità oggettive, l’ironia e il politically incorrect che lo caratterizza sono disarmanti proprio perchè così tanto controcorrenti: la natura è sporca, scomoda ma soprattutto pericolosa, mentre la tecnologia è rassicurante ed efficiente.

Il protagonista è il paradigma del pessimo dirigente, anzi, del pessimo esemplare umano. Arrogante, pelandrone, fedifrago, egocentrico ed egoista: con il procedere del soliloquio di Marv sotto il SUV scopriamo tutti i suoi peggiori difetti, disegnando i profilo di un uomo assolutamente insopportabile. E man mano, scopriamo (con le informazioni abilmente centellinate da Hansen) che alla fine un po’ di giustizia divina esiste.

L’aspetto che però rende così pregevole la lettura di questo libro così particolare, è che al di là dell’apparenza cinico-ludica, si nascondono (nemmeno troppo in profondità) messaggi intelligenti e disillusi sulla vita e sull’ecologia, ma anche sui rapporti umani, sulle fragilità e le manie, sul lavoro e le dinamiche sociali, in cui tutti possono riconoscersi. Questo libro veicola concetti non nuovi, ma senza dubbio in modo accattivante, al punto da vestirli di originalità e freschezza.

In conclusione, consigliamo vivamente la lettura di questo libro a chiunque sia un appassionato della letteratura non convenzionale, ma anche a coloro i quali sanno ancora sorridere delle umane disgrazie.

Ti interessa questo libro? compralo su Amazon! Missione in Alaska

Vangelo del cavolo – E. Monti

Postato da Legione il 5 Maggio 2011

La politica, i peccati, la vanità umana ingiustificata: questi alcuni dei temi che si possono trovare nei racconti della raccolta di Edoardo Monti, Vangelo del cavolo.
In verità più che di racconti si tratta di micro racconti, lunghi solo qualche pagina, caratterizzati da uno stile particolarmente scarno e colloquiale.
I personaggi infatti sono solo appena accennati e solo per quanto riguarda le caratteristiche fisiologiche al racconto, sono solo voci narranti che esprimono la loro opinione su un determinato argomento.
Sono racconti molto poco narrativi, quindi, che si concentrano più sul veicolare l’opinione (a volte rivolgendosi direttamente a chi legge) che l’autore si è costruito su una particolare tematica piuttosto che mostrare una storia o far muovere personaggi con un’anima e un’introspezione.
Talvolta lo scopo del racconto sfugge al lettore, che cerca di intuire il messaggio nascosto sotto un buon numero di interiezioni e modi di dire che rendono questi episodi particolarmente oscuri.
Anche alcuni passaggi restano senza spiegazione e senza una motivazione (i bikini in ufficio? le bastonate in fronte?), diventando quindi difficile capire se l’autore intendesse usare una metafora o se invece si debbano prendere letteralmente, e lasciando comunque una sensazione di sconcerto arrivati alla fine del racconto.
Nello stesso gruppo si annovera anche l’ultimo racconto, in cui lo stesso autore manifesta il suo desiderio di fama nel mondo della letteratura.
Insomma, una lettura certamente particolare, a tratti non molto chiara, scritti in uno stile colloquiale che però spesso può essere frainteso con imprecisione lessicale e grammaticale che non al vero e proprio stile creativo dell’autore.

A barber story e altri racconti – P. Cavicchi

Postato da Legione il 1 Maggio 2011

Un uomo, un barbiere, che coltiva la piccola fantasia di poter assistere al proprio funerale, si troverà invischiato in una faccenda molto più grande di lui solo per poter cogliere l’occasione di poter realizzare il suo desiderio.
Un giovane, un uomo qualunque, per un sadico gioco a lui incomprensibile si troverà rinchiuso in un labirinto alle prese con un’agghiacciante caccia all’uomo.
Un investigatore privato viene salvato dalla bancarotta dall’ingaggio per un caso semplice, quasi banale, ma che assumerà risvolti che andranno ben oltre l’immaginazione, fino ad una lotta per la sua stessa anima immortale.

Questi, in poche parole, i tre racconti contenuti nell’opera di esordio di Paolo Cavicchi, A barber story e altri racconti. Sono tutti racconti di stampo noir/horror, sebbene in diversi passaggi siano conditi da un tocco ben dosato di ironia e buone battute.
Nonostante l’autore si sia cimentato nell’impresa letteraria per la prima volta, risulta evidente che il piglio creativo c’è e si sente, anche se la narrazione a volte è limitata di una certa inesperienza. La sensazione generale infatti è quella di aver di fronte un buon potenziale inespresso e trattenuto, una mente creativa di notevole entità ma non ancora abituata a “comportarsi male”, come dice King, e quindi ad essere completamente trasportata dallo slancio creativo a briglia sciolta.

Il primo racconto, quello che da il titolo alla raccolta, non brilla certo di una particolare originalità, il concept di base è piuttosto semplice e l’intreccio pecca un po’ di scarsa motivazione psicologica. I personaggi infatti sono pedine che si muovono senza un vero perchè, ma questo potrebbe anche essere un effetto di tipo onirico/surreale espressamente voluto.

Nel secondo racconto, infatti, ci troviamo proiettati in un contesto al limite del surreale senza ottenere spiegazioni di background. Questo è un espediente tipico del racconto che, grazie alla sua brevità, permette di entrare nel vivo dell’azione senza passare attraverso i preamboli ben noti del romanzo. L’idea è molto buona, anche se, anche qui, non particolarmente originale (il gioco di morte manipolato dall’alto è presente in almeno due manga, un film e Dio solo sa quante opere narrative), la narrazione è efficace e scorre bene, creando una buona tensione nel lettore e un crescere dell’aspettativa verso il punto cruciale delle storie di questo genere: la risoluzione della situazione critica, ovvero l’uscita dal gioco. Nel caso del racconto in questione, l’autore ha optato per la soluzione forse meno appagante, il Deus ex Machina. Dopodichè abbiamo ancora una coda di eventi che distolgono il pathos dal core effettivo del racconto (quello che succede nel labirinto) fino ad arrivare alla conclusione forse più attesa e più accettabile ma anche più prevedibile.

Il terzo racconto ha ancora un’impostazione differente: narrato in prima persona, tocca un argomento davvero stuzzicante, alcune scene poi valgono senza dubbio la lettura già da sole. Lo sviluppo della trama però ricalca in modo evidente strutture videoludiche tipo “Alone in the dark”, che ne riprende di fatto l’azione principale (andare in giro armato fino ai denti ad ammazzare creature mostruose). Non che questa caratteristica di per sè costituisca un aspetto negativo, ma denota una struttura narrativa più visiva e orientata alle azioni, tralasciando quasi del tutto l’aspetto introspettivo e di descrizione del personaggio. Questa caratteristica si può trovare anche nel secondo racconto.

Ciò detto comunque, A barber story è un buon esempio di dignitosa opera prima: costituisce l’espressione di una mente creativa ancora acerba ma senza dubbio dotata di notevolissimo potenziale. Facciamo a Paolo Cavicchi il nostro sentito in bocca al lupo per le sue future fatiche.

Alterra: l’alleanza dei tre – M. Chattam

Postato da Legione il 27 Aprile 2011

copertina alterra Un’incredibile catastrofe naturale stravolge New York e probabilmente il mondo intero. Una tempesta senza precedenti fa scomparire tutti gli adulti, lasciando pochissimi ragazzi soli, in un’enorme città svuotata di gente e di macchine. Niente più elettricità, niente più armi, tutto quello che richiede un’energia diversa da quella meccanica è fuso o semplicemente non funziona più.
Matt e Tobias sono due dei pochi sopravvissuti e ben presto si trovano a dover sopravvivere in un ambiente divenuto apertamente ostile. Non tutti gli adulti si sono dissolti, infatti, e quelli che sono rimasti sembrano… tarati, guastati, e sono diventati viziosi, cercando i ragazzi e catturandoli per oscuri scopi. Altri sono mutati, diventando bestioni stupidi ma spietati che non hanno più nulla di umano.
Inizia così un’avventura che li porterà molto lontano da casa, cercando altri sopravvissuti e lottando per mantenersi vivi, per dare un futuro al genere umano, migliore di quello che hanno consegnato loro gli adulti.

Così inizia la saga best seller in Francia Alterra, del giovane scrittore Maxime Chattam, con il suo primo capitolo intitolato L’alleanza dei tre.
Sebbene con una partenza un po’ sottotono, con accenti che lo fanno più assomigliare ad un romanzo per ragazzi invece che rivolto ad un pubblico più adulto, il romanzo prende rapidamente quota attorno a pagina 100. Gli eventi si susseguono rapidamente, con un ritmo incalzante, mantenendo desto l’interesse nel lettore. Viene messa molta carne al fuoco, si aprono numerosi scenari e vengono gettati molti spunti di approfondimento riservati per i capitoli successivi che arricchiscono un concept non particolarmente nuovo.

Le citazioni infatti sono numerose, sia dichiarate che non: il Signore degli Anelli e Harry Potter confluiscono in una storia che assomiglia molto a l’Ombra dello Scorpione, il monumentale capolavoro di Stephen King, in versione young, e dal quale mutua più di una scena.
Molti sono anche gli spunti di riflessione, che toccano aspetti ecologisti, scientifici, esistenziali oltre a quelli classici dell’amicizia, la perdita dell’innocenza, la morte, la perdita dei punti di riferimento e il diventare adulti in senso lato.

Sebbene classificabile come fantasy per young adult, Alterra ci tiene a mantenere una verosimiglianza scientifica, associandosi quindi più alla fantascienza che non alla fantasy magica tout court a cui siamo stati abituati nella letteratura di genere.
Come immaginabile, questo volume non completa alcunchè, chiude un episodio ma lascia aperti molte questioni e vari interrogativi, che preparano la strada al secondo capitolo della saga.

Senza dubbio abbiamo compreso il motivo del grande successo internazionale di Alterra: i suoi scenari post apocalittici ma ricchi di speranza a misura di ragazzo sanno affascinare e stimolare la fantasia del lettore, giovanissimo e non.