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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Il saio sepolto – M. R. Angellotti

Postato da Legione il 7 Febbraio 2012

Nel Medioevo centroeuropeo, un novizio cerca di venire a capo di un mistero intricato che coinvolge morti sospette e tradimenti, ma che diventa occasione di indagare dentro di sè, nelle umane passioni che pensava aver accantonato per sempre.

Questo è, in estrema sintesi, il romanzo storico di Maria Rosaria Angellotti, Il saio sepolto.
La narrazione si svolge in terza persona, con il punto di vista principalmente su Fortunio, il novizio protagonista, che si trova suo malgrado invischiato in questa intricata vicenda, ma che talvolta si sposta su questo o quel personaggio.
La vicenda risulta senza dubbio interessante e accattivante, ma penalizzata purtroppo da uno stile narrativo troppo distante dal centro dell’azione. E’ infatti questo stile distaccato a costituire il punto più penalizzante all’intera opera.
La sfida più ardua nella scrittura di un romanzo storico efficace ed appassionante è quella di arrivare a trasmettere le informazioni storiche consisenti con la realtà, unendole alla finzione, e renderle appassionanti, allontanandole dallo stile un po’ noioso, distaccato e accademico che caratterizza la storia raccontata nei libri di scuola.
Ed infatti su questo punto che, forse per inesperienza, l’opera subisce il genere. I fatti vengono raccontati sempre, seppure a volte con dovizia di particolari, senza venir mai mostrati; anche le scene potenzialmente più dinamiche, nelle quali l’autrice avrebbe potuto sbizzarrirsi sfruttando dettagli con ricchezza sensoriale (nelle torture inflitte a Guglielmo, l’incendio al borgo, l’intera parte dedicata al flashback della rocambolesca fuga di Federico, giusto per fare alcuni piccoli esempi), vengono invece raccontati da un punto di vista lontano, distaccato. Questo infatti rende molto difficoltoso per il lettore immergersi nella storia, che diventa invece un lontanissimo spettatore, senza coinvolgimento.
Alcune scelte narrative poi, creano qualche confusione nel lettore, principalmente abbiamo rilevato una certa difficoltà nell’associare i nomi dei personaggi al loro ruolo, specie nella prima metà dell’opera.
La storia in sè ha senza dubbio del potenziale, e anche i dialoghi sono curati e verosimili, così come la caratterizzazione dei personaggi, dipinti a tratti decisi, ma la narrazione così lontana dall’azione smorza di fatto tutti questi aspetti positivi.
Si tratta insomma di un’opera con dell’indubbio potenziale, penalizzato purtroppo da una carenza di editing che avrebbe permesso di esprimersi al meglio ottenendo un romanzo al pieno del suo fascino storico evocativo.

Introduzione al mondo – I. Hoxhvogli

Postato da Legione il 25 Gennaio 2012

Introduzione al mondo è il primo libro del giovane filosofo Idolo Hoxhvogli. E’ molto difficile far aderire quest’opera ad un genere specifico, o anche solo ad un filone letterario. Leggere questo libro è senza dubbio un’esperienza particolare che è molto arduo definire.
Siamo di fronte ad un’opera di narrativa non convenzionale, caratterizzata da una fortissima impronta filosofica e simbolica. La sua struttura episodica, frammentaria, mostra sprazzi di una realtà distopica dagli elementi surreali, portati all’eccesso fino ad assumere accenti grotteschi.
L’autore, attraverso circonvoluzioni simboliche ardite ma mai campate in aria, descrive il paese dell’Allegria come rappresentazione del nostro mondo quotidiano, in cui la vuotezza, il non-pensiero e la comunicazione di futilità sono diventati pane quotidiano, osannato come componenti del modo giusto di vivere.
Dobbiamo ammettere che la lettura di questo volume non è certo facile e immediata, occorre prestare una particolare attenzione alle fini metafore e simbologie utilizzate, pena l’incomprensione generale del testo. E’ forse anche questo lo scopo sotteso dall’opera: se il lettore riuscirà a venire a capo dell’opera, se riuscirà anche solo a coglierne in parte la potente denuncia che vi è contenuta, allora il lettore dimostrerà a sè stesso di aver mantenuto lo sguardo critico sul mondo che lo circonda, di essere un volontario straniero nella terra dell’Allegria a tutti i costi.
Noi non siamo lettori esperti del genere, nè tantomeno filosofi, ma abbiamo percepito senza dubbio l’intenzione delle scelte dell’autore e abbiamo apprezzato quest’opera così singolare, che porta con sè tanta riflessione e uno sguardo inedito sulla nostra realtà quotidiana.

L’esorcismo di Mr Clarinet – N. Stone

Postato da Legione il 22 Gennaio 2012

Max esce di prigione e non trova altro che i cocci della sua vecchia vita: non è più un poliziotto ormai da diverso tempo, gli anni di carcere lo hanno cambiato e perfino il suo lavoro di investigatore privato non gli appartiene più. Sua moglie muore poco prima della sua scarcerazione e il futuro che avevano progettato si è dissolto. Accetta quindi il destino quando gli viene presentato un ennesimo caso da risolvere: trovare un bambino scomparso ormai da diversi anni, ad Haiti, figlio della famiglia più facoltosa ed influente della zona. Si troverà quindi ad affrontare un’indagine di per sè difficile nel contesto peggiore per questo genere di sparizioni: Haiti è il territorio dei senzalegge, dove il governo non esiste se non per prosciugare le misere risorse di un paese allo stremo, dove superstizione, orrore e illegalità si mischiano fino ad assumere connotazioni grottesche e inumane. In questo scenario Max scoprirà cose grandi e terribili nascoste sotto il velo del potere.

Il romanzo di esordio dell’americano Nick Stone (che più che un nome sembra uno pseudonimo), L’esorcismo di Mr Clarinet a primo acchito, anche grazie al titolo, può sembrare un horror dalle tinte fosche ambientato in una Haiti pre terremoto. Invece ben presto si rivela un buon thriller di stampo prettamente poliziesco, appartenente al filone tipico commerciale americano. Indubbiamente il punto di forza è la trama, che è piuttosto originale e ben strutturata, con un buon ritmo, ambientato in un luogo trattato piuttosto di rado dalla letteratura di consumo moderna e che l’autore dimostra di conoscere bene. Inoltre, Stone riesce a mescolare con attenzione la storia più strettamente poliziesca alle inclinazioni esoteriche e superstiziose del posto, rendendo efficacemente la dualità della quotidianità locale. Abbiamo quindi descrizioni della criminalità più bassa come la compravendita di bambini indigenti, spaccio di droga, gli scorci di una povertà annichilente che si dosano con le divinità voodoo, le superstizioni, gli oscuri riti esoterici e la credulità popolare.

Come praticamente tutti gli esempi di questo genere letterario, il protagosta risulta affetto da una sorta di infallibilità piuttosto prevedibile. La narrazione in terza persona fissa sul protagonista racconta i ragionamenti e le indagini di Max, ma l’autore non si arrischia a lasciare segnali al lettore, non permette quindi di fare congetture sull’effettiva soluzione del caso, che viene fornita direttamente dai personaggi e senza sfruttare particolari indizi.

Nonostante ciò, e tralasciando alcune battute di Max che sembrano uscite da un western di serie B (“Adios, bastardo” giusto per citarne una) e che mal si coniugano con un personaggio che ci appare tutto sommato sobrio, il libro è una piacevole lettura disimpegnata, adatta a passare il tempo in spiaggia, che ci mostra un’immagine purtroppo verosimile di un paese tra i più degradati e poveri del mondo.

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Sotto scacco – C. Pintus

Postato da Legione il 19 Gennaio 2012

Un amore nato nell’infanzia e contrastato dai rispettivi genitori, visto con gli occhi di Aziz, giovane egiziano innamorato della figlia di una ambasciatore, Federica. La differenza di status e le aspettative dei genitori li portano lontano, ma continueranno ad amarsi, finchè non si incontreranno di nuovo e lotteranno per stare insieme.

Il romanzo di esordio della giovane Claudia Pintus, Sotto scacco, vuole rivolgersi ad un pubblico adolescente, facendo leva su una semplicità contenutistica e stilistica piuttosto evidente. In generale è risultata una lettura piacevole e poco impegnativa, anche se la poca esperienza dell’autrice traspare in tanti piccoli dettagli stilistici come in diversi passaggi nello sviluppo della trama.
La storia di per sè non è particolarmente originale, e l’intreccio piuttosto scarno non fa che accentuare questa caratteristica. In particolare, in più occasioni si passa da una fase all’altra della trama con conseguenze dettate, spesso e volentieri, dal caso e dalla fortuna, andando oltre la consequenzialità logica e diventando un po’ irritante per il lettore. Questo, unito alle caratteristiche piuttosto stereotipate dei protagonisti (di Federica sappiamo solo che è l’oggetto dell’amore di Aziz, senza avere mai occasione di capire il perchè di questo amore, mentre lo stesso Aziz vive e pensa esclusivamente in funzione del ricordo dell’amata e poi di Federica stessa) ed i relativi dialoghi, rendono il romanzo piuttosto ingenuo.
E’ da rimarcare il coraggio della scelta di identificare con un personaggio maschile (ed egiziano) il protagonista e voce narrante, ed in generale si può dire che il modo di esprimersi e di pensare di Aziz sia abbastanza verosimile, ma la scarsa tridimensionalità del personaggio ed il limitato raggio d’azione dell’intreccio hanno fatto sì che le occasioni di incongruenza risultino piuttosto limitate.
E’ possibile notare comunque la capacità narrativa dell’autrice, sebbene ancora acerba, sulla quale lavorare intensamente nell’ottica della maturazione degli intrecci e nell’elaborazione dei personaggi, per arrivare ben presto alla realizzazione di un’opera più completa e godibile.

Addio e grazie per tutto il pesce – D. Adams

Postato da Legione il 10 Gennaio 2012

Dopo tre libri, nei quali è successo di tutto e di più a tutte le latitudini dell’universo e del tempo, dove abbiamo incontrato creature senzienti (alcune anche solo più o meno) dagli aspetti più strani ed animati dagli istinti più vari, nel quarto volume della “trilogia in cinque libri” di Guida galattica per autostoppisti, Addio e grazie per tutto il pesce, finalmente, Arthur Dent si innamora. Ed è amato a sua volta, da una ragazza bellissima, affascinante, con quel piccolo tocco di stranezza assolutamente fondamentale per poter amare Arthur e comprendere quello che ha vissuto fino a quel momento. Ma, forse, questo non è il punto cardine della storia… perché c’è un altro piccolissimo dettaglio: Arthur e Fenny si sono incontrati sulla Terra, nonostante questa sia stata fatta esplodere dai Vogon nelle prime pegine della saga. Come è possibile? E’ stata soltanto una enorme allucinazione collettiva? Ma soprattutto: dove sono finiti tutti i delfini?

Questo quarto libro risulta un po’ meno travolgente dei precedenti, meno ironico, meno caustico, ma Douglas Adams coglie l’occasione di poter trattare una tematica differente dalla pura fantascienza, dimostrando di essere uno scrittore sensibilissimo anche su quei terreni per lui meno consueti. Al di là dello stile, questo episodio mette nuova carne al fuoco per la costruzione della saga, che assume accenti sempre più curiosi ed accattivanti.
Non ci resta quindi che leggere l’ultimo episodio, Praticamente innocuo.

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Fruttarismo, la via verso il Paradiso – A. Osborne

Postato da Legione il 4 Gennaio 2012

Partendo dall’anatomia umana, vi siete mai chiesti se esista una dieta che le si adatti perfettamente? Una dieta che spieghi una certa conformazione dei denti o dello stomaco, per esempio? Anne Osborne, autrice del libro Fruttarismo, la via verso il Paradiso, parte proprio dall’analisi dell’anatomia dell’uomo per presentare un tipo di dieta che, più di altre, sembrerebbe adattarsi bene alla nostra conformazione fisica.
La tesi esposta dalla Osborne è di sicuro interesse e la sua personale esperienza ne accresce il fascino.
Se davvero l’uomo non avesse bisogno né di carne né di verdure per mantenere la propria forza e, soprattutto, per preservarsi in salute, di cos’altro avrebbe bisogno? Frutta, spiega la Osborne, esclusivamente frutta biologica e di prima qualità. Di nient’altro si è nutrito il suo corpo per ben 17 anni e di frutta sono stati allevati i suoi due figli che, come ci racconta l’autrice, sono bambini meravigliosi in ottima salute.
La Osborne è una convinta sostenitrice di quello che potremmo definire il “movimento del Fruttarismo”, il quale ha mosso i primi passi verso la metà dell’800 con i sorprendenti risultati testimoniati, tra gli altri, da scrittori e medici. In breve si tratta di una dieta fruttariana, ovvero basata unicamente sul consumo di frutta.
Il libro è un vero e proprio inno alla frutta, alle sue proprietà e all’esperienza positiva che la Osborne ha vissuto e testimonia con entusiasmo.
Fruttarismo, la via verso il Paradiso è un saggio di facile fruizione, curioso e dalla prosa “luminosa”. In alcuni passaggi, di fronte alla venerazione che l’autrice sembra provare per la frutta, viene da chiedersi quale tipo di meloni o arance abbia mangiato che siano stati capaci di suscitare una tale esperienza entusiasta. E un po’ di invidia la si prova, a dire il vero.
Leggendo senza pregiudizi le sue argomentazioni, avvallate in alcuni casi da dati scientifici e da testimonianze personali, ci si rende conto che il fruttarismo non è solo una dieta, ma uno stile di vita. L’autrice mette in guardia dagli approcci troppo radicali ed è meritevole il suo rimarcare che qualunque dieta si scelga, la prima voce a cui dovremmo sempre dare ascolto è quella del nostro corpo.
Fruttarismo, la via verso il Paradiso è un libro che vuole mostrarci la vita da un altro punto di vista ricordandoci che possiamo sempre decidere come vivere, ma che, qualunque scelta si prenda, è necessario farlo con una buona dose di consapevolezza.

 

Recensione scritta da Pensiero Distillato

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La Vita, l’Universo e Tutto Quanto – D. Adams

Postato da Legione il 1 Gennaio 2012

Avete mai notato che i conti fatti a tavola al ristorante, in particolare quando si è a tavola con tanta gente in un piccolo bistrò italiano, tendono sempre a non tornare? E avete mai pensato che forse il cricket, il celebre sport anglosassone, forse ha delle regole per menti talmente elevate e complesse da risultare incomprensibili a noi poveri umani? A queste e a molte altre domande di grande caratura filosofico-scientifica da una risposta disarmante il terzo libro della pentalogia di Douglas Adams, La vita, l’universo e tutto quanto.
Questo episodio si incentra sulle pericolose peripezie dei nostri ormai ben noti eroi Arthur, Ford, Trillian Zaphod e Marvin in giro per lo spazio e per il tempo, nel tentativo di impedire a dei crudelissimi robottoni bianchi di portare a termine il loro terribile piano: la distruzione della vita, dell’universo e tutto quanto (appunto).
Ma come è nello stile di Adams, niente è mai come sembra e gli spunti per una riflessione ad un livello più profondo senza dubbio non mancano.
Pungente, ironico e sarcastico come sempre, questo episodio risulta leggermente sottotono rispetto agli altri, non tanto per la trama (che al contrario è molto accattivante e si fonda su un concept intrigante e dai risvolti particolarmente profondi) ma per alcune cadute di ritmo e dispersioni che affievoliscono l’attenzione.
Abituati come siamo alla perfetta meccanica degli altri episodi, questo perde qualche punto. In generale comunque resta senza dubbio un libro da non perdere nella eccezionale e unica saga di fanta-ironia di Adams.

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Melodie dall’abisso – M. Caforio

Postato da Legione il 23 Dicembre 2011

Azaloth è un giovane diavolo che si sta affacciando al mondo del lavoro. E’ al primo incarico, e come da tradizione deve procedere alla possessione di un umano. Sceglie come Preda un ragazzo norvegese, Tomen, visceralmente appassionato di black metal. Attraverso mille difficoltà e qualche pasticcio, Azaloth riuscirà nel suo ambizioso progetto, arrivando ad ottenere il rispetto della sua stessa vittima e portando un vento di rinnovamento anche nell’infernale mondo ultraterreno.

In questa prima fatica letteraria di Marco Caforio, Melodie dall’abisso, troviamo diverso materiale interessante: horror, sardonico umorismo e passione per la musica si fondono in un mix originale e accattivante. La trama infatti è senza dubbio poco scontata: seguiamo la vicenda in soggettiva da Azaloth, e quindi, nonostante qualche piccola difficoltà nell’inversione dell’ottica di Bene e Male, abbiamo un punto di vista inedito di quello che tante volte è stato narrato negli horror di tutti i tempi, in modo più o meno diretto.

Il lessico è volutamente molto ricercato e ricco, l’aggettivazione a volte è ridondante. Risulta ben presto che questa ricercatezza è voluta, per dare un tono sostenuto ad Azaloth ed i suoi simili (nonostante qualche vocabolo fuori linea che rovina un po’ l’effetto), ma non si riesce ad apprezzare alcun cambio di stile quando sono altri personaggi a parlare (ad esempio Tomen o la madre, che comunque hanno un ruolo molto marginale). Probabilmente un alleggerimento generale dello stile renderebbe l’opera più snella e più aperta ai moti di spirito, che comunque ci sono, ben dosati e con il corretto registro.
La scelta narrativa di voler raccontare solo quello che Azaloth fa, pensa o vede, rende un po’ ristretta la visuale e quindi il romanzo in pratica è un lungo racconto descrittivo, nel quale poco ci viene mostrato. Cio nonostante, riesce ad essere abbastanza intrigante da mantenere vivo l’interesse del lettore sulla vicenda.
Di fatto, l’effettiva possessione e la realizzazione del piano di Azaloth vengono un po’ lasciati in disparte, a favore delle varie disavventure che fanno da corollario.

L’unico neo un po’ rilevante della storia è stato, a nostro parere, la scelta di utilizzare un Deus ex Machina (o Diabolus ex Machina?) di taglia considerevole per risolvere l’enorme pasticcio in cui Azaloth si è cacciato. E’ pur vero che l’intenzione sottilmente umoristica lo può giustificare, ma arrivato a quel punto, il lettore aspira a vedere il protagonista alle prese con la risoluzione del problema con le proprie forze, e quindi questo aiuto superiore arriva un po’ come una comoda via di fuga. Il successivo finale a “pizza e fichi” suona allo stesso modo un po’ forzato, mentre l’epilogo suscita un piacevole sorriso di chiosa.

Insomma, nel complesso possiamo dire che questa opera di esordio è sicuramente apprezzabile, perché l’autore si è cimentato in un compito non facile, riuscendo a portare a termine il progetto e riuscendo talvolta a strappare al lettore anche qualcosa in più di un sorriso.

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