Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Archivio del 2012
Scheda: Merkavah – D. Versari
96 DC, Kashmir: un vecchio saggio riesce a mettere in salvo misteriosi rotoli manoscritti prima di andare incontro al proprio destino. 1203 DC: Papa Innocenzo III dirotta la Quarta Crociata verso la cristiana Costantinopoli per recuperare una preziosa quanto scomoda reliquia. 2010 DC, Orvieto: una restauratrice e un anatomopatologo ritrovano sotto il Duomo un mucchio di ossa umane. Inizia la lotta contro il tempo e contro la confraternita dell’Ordo Custodum per svelare il mistero della reliquia rimasta nascosta per secoli. 2013 DC: la rivelazione del segreto: la Chiesa non sarà più la stessa.
l’autore
Daniele Versari è nato a Livorno il 10 ottobre del 1974. Laureatosi in Medicina e Chirurgia nel 2000 a Pisa, ha conseguito la Specializzazione in Medicina Interna nel 2007 ed ha proseguito la sua carriera come assistente ricercatore fino al 2008, pubblicando come autore o coautore oltre 50 lavori scientifici su riviste nazionali ed internazionali. Dal 2004 al 2006 ha vissuto negli Stati Uniti, dove ha lavorato nell’ambito della ricerca cardiovascolare presso la Mayo Clinic di Rochester in Minnesota. Prima del ritorno in Italia, si è sposato con Elena ad Arches Park, Parco Nazionale dello Utah. Da circa 3 anni lavora presso il dipartimento di Emergenza dell’Ospedale di Pescia, cittadina in provincia di Pistoia a circa 70 km da Livorno, dove tuttora vive. L’attuale occupazione gli consente di aver una maggiore quantità di tempo per dedicarsi alle sue passioni, quali viaggiare, sia per motivi ludici che umanitari (nel 2010 ha lavorato presso Il Centre de Sanitè di Muhura in Rwanda), fotografare, leggere romanzi e saggi di storia medioevale, creare sculture di animali marini con materiali di riciclo (per lo più pezzi di legno recuperati dal mare e vecchi elettrodomestici). Anche i lunghi spostamenti in macchina per recarsi al lavoro diventano un’occasione di “lettura”, grazie all’ausilio degli audiolibri. All’inizio del 2010 nasce per caso l’idea di scrivere un romanzo che si concretizza dopo oltre un anno di accurate ricerche storiche e bibliografiche.
Ama il passato, vive il presente, non si cura molto del futuro, ma sogna di partire zaino in spalla e nessuna meta… naturalmente con la sua adorata Elena! Si definisce un Cristiano (di cultura) ateo (di fede). Ha un cane, un bouledougue francese di nome Caffè (in onore della sua bevanda preferita), il quale ha molto apprezzato il suo lavoro.
Scheda: Del seme più forte – S.di Stasio
“Del seme più forte”. Devastanti episodi si succedono con cadenza incontrollabile provocando la demolizione del bisogno più radicato nell’essere umano: la serenità di poter generare e far crescere con dignità i propri figli, dando così senso e prospettiva al proprio percorso di vita.
Quattordici racconti descrivono, a volte in modo giocoso, altre volte con cinismo, alcuni dei meccanismi che rendono così faticosa e disgraziata l’esistenza dell’uomo nelle società del consumismo. Quattordici foto in bianco nero e una foto in copertina, tutte scattate dall’autore, ci conducono in un percorso parallelo, popolato da incubi reali e da emozioni immateriali, nel quale la natura ci indica, ancora una volta, la via di uscita possibile, ma non ovvia.l’autore
Stefano di Stasio: sono nato a Caserta il 9 Marzo 1961. Lavoro come Scientist ovvero mi occupo di ricerca scientifica in un ente pubblico di ricerca. Ho pubblicato le raccolte di racconti e fotografie “Del seme più forte” edita da Lampi di Stampa (2011) e “Strade di uomini, donne e animali” (2008) Edizioni Il Filo, menzione d’onore Premio Histonium 2010. Amo la sperimentazione consistente nell’abbinare le due modalità espressive del racconto breve e della fotografia. Sono fra gli autori selezionati del V Premio Creativa 2011.
Ho un blog in rete Parole e Fotografie: http://www.paroleefotografie.blogspot
dove pubblico racconti, rubriche di discussione, recensioni cinematografiche e interviste ad autori di narrativa e di antologie fotografiche. Presento una breve rubrica di cinema con cadenza settimanale ospite telefonico della trasmissione di Fabrizia Lignola su Radio Quintarete che trasmette in Campania e Basso Lazio sulla frequenza 93.900 MHz
Scheda: Tra oceano e cielo – S. Schiffini
Scheda rimossa per politiche editoriali. Per informazioni in merito scrivere a staff.annessieconnessi [@] gmail.com
Scheda: Succo di melagrana – L. Guida
Succo di melagrana. Racconti di vita quotidiana al femminile
Succo di Melagrana racconta al femminile attimi di quotidianità spicciola. Le protagoniste dei racconti — caratterizzati da diversità di epoche, età e situazioni personali — sono colte nei fotogrammi del loro percorso esistenziale. Le storie sono collocate cronologicamente in senso crescente dal periodo pre e post bellico sino ai nostri giorni in una provincia microcosmo puntuale, punto di forza e di debolezza, dell’esistenza umana più ampia. Tempo e Spazio diventano pretesti per comunicare un messaggio essenziale, quello dell’infinita capacità rigeneratrice di ogni donna, chiaro invito a cercare orizzonti migliori.
Al lettore si offrono spunti di riflessione sommessamente evocativi e a ciascuno è dato di trarre le proprie conclusioni osservando, grazie alla vividezza descrittiva dell’autrice, le scelte dell’una o dell’altra. Accettando per questo il rischio di serbare per sempre su di sé traccia vermiglia e indelebile del succo di melagrana, emblema della femminilità più pura.l’autore
Lucia Guida, nativa di San Severo (FG), vive a Pescara dove è docente di Lingua Inglese. Ha pubblicato racconti brevi in collane di autori vari. Succo di melagrana è la sua prima raccolta da solista.
Le Cronache di Aldimondo, Zak Elliot e il libro del destino – R.Recchimurzo
Zac Elliot è un ragazzino come tanti, cresciuto senza genitori in un orfanotrofio. Un giorno, si trova per puro caso all’interno di una polverosa libreria, nei cui recessi conoscerà un uomo che lo condurrà nelle magiche terre di Aldimondo, un tempo ridente e felice, dove ora si annida un oscuro personaggio.
Zak Elliot e il libro del destino è il primo volume della saga de Le cronache di Aldimondo, del giovane autore Roberto Recchimurzo. La prima cosa che salta agli occhi prendendo in mano il volume è certamente la cura riservata all’impaginazione grafica: oltre ad una copertina molto colorata ed accattivante, anche le pagine del romanzo sono decorate con l’effetto grafico della pergamena, ed il testo, stampato in caratteri grandi, è inframmezzato da gradevoli illustrazioni. Anche di primo acchito quindi, il romanzo si rivolge dichiaramente ad un pubblico molto giovane.
Questa sensazione viene confermata nella lettura dell’opera, che sotto molteplici punti di vista si dimostra un buon romanzo fantasy per ragazzi, mentre risulta piuttosto povero ad un lettore più adulto.
Le citazioni più o meno volute di grandi romanzi fantasy si sprecano, sia nei tratti salienti della trama che nella scelta di alcune sfumature dei personaggi. Come abbiamo già detto più volte in passato, ormai il panorama fantasy è talmente vasto che risulta quasi impossibile muoversi senza andare a toccare un precedente illustre: la forza potenziale del libro e della lettura ricordano La storia infinita di Ende e Cuore d’inchiostro della Funke, mentre l’utilizzo di varchi magici per entrare in un’altra dimensione, in un mondo dove è sempre notte evocano il primo volume de Le cronache di Narnia (dove, infatti, c’è sempre la neve). In tante altre piccole caratteristiche possiamo intravvedere l’immancabile Signore degli anelli e la saga di Harry Potter (lo stesso antagonista Lord Velvet ricorda un Lord Voldemort edulcorato).
La trama risulta piuttosto semplice da seguire, chiara sia nell’avvio che lungo il suo svolgimento, sebbene i vari momenti critici, nei quali Zak e compagnia si trovano in difficoltà e per i quali giustamente il lettore si aspetta un po’ di suspense, si risolvono o con l’entrata in scena di un clamoroso deus ex machina, o con una battaglia che lascia alquanto a desiderare in termini di credibilità (giusto per citare un esempio, il poco brillante combattimento vincente contro il meccanoserpo lascia dubitare delle capacità dei grandi guerrieri tribani che hanno tentato l’impresa prima di Zak).
I personaggi sono molto poco delineati, si esprimono in modo piuttosto banale e i dialoghi sono spesso poco realistici (re e regina sopra tutti, ma è una caratteristica diffusa anche per i dialoghi dello stesso Zak). Il personaggio di Zoe, poi, sembra del tutto posticcio, totalmente privo di personalità. Probabilmente avrà uno scopo negli sviluppi futuri della storia, ma in questo episodio il suo apporto è del tutto irrilevante.
Lo stile di scrittura è abbastanza scorrevole, molto raccontato, con alcune scelte a nostro parere un po’ dubbie nell’aggettivazione e nell’uso degli avverbi e con alcune incertezze sul posizionamento del punto di vista del narratore.
In sostanza, Zak Elliot e il libro del destino risultano una lettura certamente apprezzabile per un pubblico giovane e giovanissimo, ma tiepidamente interessante per un pubblico più maturo.
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Scheda: La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante – F. Raineri
Nonostante le difficoltà economiche della sua famiglia, che la costringono a lavorare e studiare, Stella è un adolescente che coltiva il grande sogno di diventare scrittrice e una grande passione: quella per la mongolfiera.
In una calda giornata di Ferragosto, riuscirà, finalmente, insieme ad altri tre adolescenti: Glenda, sorella di Stella e Frank e Rebecca, due amici americani, a fare il suo primo volo a bordo di un pallone aerostatico, sui monti della Versilia.
Volo che si trasformerà presto in un avventura strepitosa, nel momento in cui la mongolfiera precipiterà sulle Alpi Apuane a causa del cambiamento improvviso delle condizioni atmosferiche.
I quattro ragazzi, rimasti miracolosamente incolumi, si ritroveranno all’interno di un bosco fatato sul monte Tambura, all’uscita del quale troveranno un luogo misterioso, dove si celano tesori di inestimabile valore.
Tesori che un astuto nemico cercherà in ogni modo di tenere per se tentando di eliminare Stella e i suoi amici.
Le sorprese però non finiscono qui, nel tentativo di sfuggire a questo pericoloso nemico, si imbatteranno in un ambiente incontaminato, tra famelici mostri preistorici e reperti archeologici.
Un avvincente avventura, quindi, per questo racconto tra realtà e fantasia, scritto per i ragazzi, ma che potrebbe far fantasticare anche gli adulti.l’autore
Fernanda Raineri, è nata a Massa Carrara, ai piedi delle Alpi Apuane. Fin da piccola ha sempre avuto passione per il disegno e la poesia. Partecipa durante la gioventù a qualche mostra di pittura locale. Poi inizia a lavorare come impiegata, lavoro che svolge tuttora da circa 26 anni, e tralascia, un po’ le sue aspirazioni. Negli ultimi anni, però, precisamente dal 2003, sente il bisogno di tornare a coltivare le proprie passioni artistiche.
L’amore lungo il cammino del destino – Y. Crippa
Il mestiere dello scrittore è un mestiere difficile. Portare alla luce un romanzo che sia degno di tale nome, rendendo onore ad una storia che sia interessante, originale ed appassionante, è un lavoro complesso, che arriva al termine di un processo lungo e faticoso. Spesso può rendersi necessario un intervento esterno, un lettore professionista o un editor, per dare quello sguardo oggettivo all’opera e permettere di perfezionare il lavoro.
Da un po’ di tempo a questa parte, invece, sembra che stia passando un messaggio differente, ovvero che per scrivere un romanzo non ci vada null’altro che il tempo materiale per scriverlo, e che il manoscritto sia subito a posto, pronto per essere pubblicato e fruito, come se l’autore fosse dotato di eloquenza infallibile e divina.
L’amore lungo il cammino del destino, di Ylenia Crippa, incarna il romanzo acerbo e in embrione, pubblicato troppo presto.
La storia innanzitutto è infantile ai massimi livelli, una via di mezzo tra una favola e un racconto fantasy, con più che prevedibili risvolti amorosi, indugiando in dettagli stile manga, che rendono inverosimile il racconto anche per il lettore più disponibile.
I dialoghi sono assurdi e stucchevoli, pronunciati da personaggi che risultano indistiguibili l’uno dagli altri, eccetto che per la protagonista, Ylene, che viene dipinta come eroina a tutto tondo, degna della migliore tradizione fiabesca (bellissima, buonissima, ovviamente dotata dalla nascita di poteri straordinari, addirittura incarnazione di un angelo).
Lo stile stesso, anche volendo sorvolare sui contenuti, grida a gran voce la necessità di crescita e maturità. I periodi sono costruiti come castelli di sabbia, con punteggiatura e congiunzioni distribuiti a casaccio.
I fatti vengono descritti rapidamente, elencati, raccontati con una proprietà di linguaggio assolutamente insufficiente, con fretta e senza alcuna cura, tranne che per certi passaggi in cui si indugia su dettagli immotivati che ricordano da vicino i più classici videogiochi giapponesi.
Insomma, senza dubbio un’opera di esordio prematura, che evidenzia la necessità di un profondo lavoro di crescita e raffinamento a tutto tondo dell’autrice, di senso critico e di capacità espressiva e soprattutto di una ricerca approfondita di Nuove Idee alle quali dare voce.
Tradimento – R. Furth, P. David, S. King
Roland ed il suo ka-tet sono tornati a Gilead dopo le pessime vicissitudini ad Hambry e dopo il terribile viaggio di ritorno.
Mentre Bert e Alain, promossi pistoleri sul campo, cercano di tenere a bada le invidie dei coetanei, Roland ha ben altri problemi. Invece di consegnare a suo padre il Pompelmo di Maerlyn, la sfera rosa proprietà ed emissaria del Re Rosso, rimane intrappolato nelle sue suadenti spire, provocandogli uno stato quasi costante di allucinazione, durante il quale assiste a scene raccapriccianti della Torre e di Rhea del Coos che cerca di uccidere suo padre così come ha fatto con la sua amata Susan Delgado.
Questo episodio ha una tematica ben precisa che funge da filo conduttore alla narrazione: il tradimento. Si manifesta in molti modi, alcuni più subdoli, altri più evidenti. In ogni caso però, il tradimento esige un pedaggio di sofferenza e sangue.
Anche in questo terzo episodio del fumetto de La torre nera pubblicato da Marvel e Sperling & Kupfer, Lee e Furth non si sono risparmiati. Così come accade nell’episodio precedente, non vengono ripresi fatti narrati nei romanzi di Stephen King, bensì vine approfondita la storia del giovane Roland, con accenti verosimili che rendono il personaggio che ben conosciamo dai romanzi ancora più realistico e sfaccettato.
In questa occasione inoltre abbiamo l’introduzione di un nuovo personaggio femminile, che si inserisce nella vicenda in modo piuttosto originale. Aileen è la giovane nipote di Cort, l’addestratore di pistoleri di Gilead. E’ una ragazza bella e volitiva, che farebbe di tutto per essere considerata alla stregua dei suoi pari maschi ed avere la possibilità di essere anche lei un pistolero al servizio del Medio-Mondo.
Come sempre accade, i fans più accaniti della saga potrebbero storcere il naso davanti a questi personaggi gratuitamente aggiunti alla storia; d’altra parte occorre ricordare che l’infanzia di Roland è sempre stata narrata con povertà di particolari, e che quindi le opere a fumetti vanno ad aggiungere tasselli taciuti o solo allusi nei romanzi.
Come sempre, una nota a parte va ovviamente per la qualità del fumetto in sè, al di là della storia che racconta. I disegni sono come sempre superbi, mantengono la qualità elevatissima degli episodi precedenti, i colori sono strabilianti, foschi, cupi e tenebrosi. I volti restano quasi sempre nell’ombra, diventando visibili e chiari solo di rado, lasciando quindi di fatto ancora un ampio margine di immaginazione e di coinvolgimento.
Un ottimo prodotto che non delude in nessuna sua parte.
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