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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Archivio del 2011

Scheda: I guardiani del Colosseo – R. Argenti

Postato da A&C Staff il 16 Maggio 2011

copertina i_guardiani Dall’abstract del libro:

“Il diavolo va a spasso con il vento per le strade di Roma e la passeggiata di uno studente distratto si trasforma in un’avventura.
Un antico imperatore sfida gli dei con la sua opera grandiosa e un artista straordinario ci trascina al cospetto del gigante Golia.
La tranquilla visita di una scolaresca al museo viene sconvolta dal frammento capriccioso di un’antica scultura, mentre il gioco di tre ragazzini in una piazza di periferia si fa messaggio in codice per creature extraterrestri.
Sotto i piedi dei passanti si spalanca un mondo popolato di esseri terribili; i Guardiani del Colosseo, nel silenzio di una lontana notte stellata, ci riconsegnano la meraviglia della città eterna.
Nove racconti fantastici elaborano in modo inconsueto aspetti più o meno noti dell’arte, della tradizione, della storia di Roma.”

l’autore
Roberta Argenti nasce a Terni, dove vive e lavora.
Conseguita la maturità presso il Liceo Scientifico “Renato Donatelli”, si iscrive al corso di laurea in Filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”. Nell’aprile del 2002 si laurea con una tesi sul rapporto tra la pittura contemporanea e il pensiero filosofico del Novecento.
L’interesse maturato durante gli studi la porta al successivo approfondimento di tematiche legate all’arte e guida le sue scelte in ambito lavorativo, fino all’attuale concretizzarsi di un incarico presso il Sistema Museale del Comune di Terni.
Con I Guardiani del Colosseo è alla sua seconda pubblicazione, dopo I Segni Ribelli, edito da Thyrus nel 2005.

Per ulteriori informazioni

Scheda: Comodo… ma come dire… poca soddisfazione – G. Fracasso

Postato da A&C Staff il 13 Maggio 2011

copertina comodo ma come dire poca soddisfazione Epy è una matricola universitaria iscritta al corso di Fisica; per preparare l’esame di Meccanica Quantistica arranca dietro concetti nebulosi come il Principio di Indeterminazione di Heisenberg ed il dualismo onda/particella. Sono coinvolti in queste sue tribolazioni: il padre Adelmo, da qualche anno in pensione, tuttologo per indole ed ellenico per vocazione; la madre Grazia, ingenua e candida esperta di improbabili discipline come il fitness frattale; Mario, nostalgico portinaio veneto, senza più riferimenti ideologici dopo un fiero passato da militante.
Il casuale ritrovamento di una lettera in cantina distoglierà Epy dai suoi studi e gli permetterà di introdursi in uno spaccato della vita del padre, tenuto caparbiamente nascosto ai propri cari fino a quel momento.
Riemergeranno così i mai sopiti sensi di colpa di Adelmo legati ad un episodio che lo aveva visto, suo malgrado, protagonista vent’anni prima: il suicidio del responsabile, quando si trovava a svolgere la sua attività di impiegato amministrativo in una azienda di carenature trattori.
Da dove nascono questi tormenti, mai repressi nonostante il tempo trascorso da quegli avvenimenti? L’incontro con le figure di Gödel e Turing, due fra i matematici più influenti del secolo scorso, munirà Epy degli strumenti necessari a rimuovere il velo di silenzi e omissioni su quella strana morte…

Alcune fra le più limpide teorie partorite in ambito matematico e fisico definiscono i confini entro cui “scorazza” la struttura narrativa. Nel solco di questi vincoli si dipana un giallo psicologico dalle tinte molto tenui, spesso venate di ironia, alla cui risoluzione si arriva attingendo dalle personalità e dai concetti espressi da alcuni fra i più straordinari uomini di scienza del secolo scorso.

nota dell’autore
Caro lettore, per lo sforzo di attenzione che richiedo, ti sono debitore di un gesto di onestà intellettuale. Devo quindi illustrarti i motivi che hanno portato alla pubblicazione di questo libercolo.
Diciamo che la necessità di esorcizzare le ricadute psicologiche di un esame andato a buca all’università, durante il corso di Fisica, quasi vent’anni fa (!!) mi ha costretto a vergare queste righe.
Tu potresti giustamente ribattere: “Ed io che c’entro con le tue paranoie a scoppio ritardato?”
Hai ragione, ma mi piacerebbe coinvolgerti per vedere l’effetto che fa, come direbbe Jannacci.

Ho provato a giocare la carta dell’ironia per portarti in modo indolore, pressochè involontariamente, a condividere qualche riflessione su materie che magari non hanno mai suscitato il tuo interesse.
Di fatto, ti trovi davanti ad una sorta di giallo psicologico: c’è il morto, ci sono le indagini, gli indizi. Non ti aspettare però emozioni forti, tensione narrativa: non possiedo i ferri del mestiere dello scrittore. Ho cercato piuttosto di imbastire con tutta l’ingenuità del caso ed attraverso la cornice fornita da alcune teorie scientifiche, una storia che potesse presentare una certa coerenza all’interno di questi vincoli auto-imposti.

Perché il mio scopo é quello di riuscire ad instillare la curiosità verso argomenti qui presentati “a tratti di pennello”, visto che non ho la competenza né i titoli per potermi spingere oltre.
Mi piacerebbe fossi tu poi ad affrontare il toro per le corna: immergerti nell’impalpabilità della Fisica Quantistica, nei corto-circuiti cerebrali della Logica, nella sfida al senso comune della Relatività.
Sappi solo che sono argomenti che invogliano a porsi domande che vanno oltre il loro specifico contesto scientifico: potresti rimanere turbato dalle riflessioni scaturite dal loro approfondimento e vedere scalfite convinzioni consolidate!!
Tu, di nuovo, potresti dirmi: ”Che vantaggio ho io a fustigarmi così? “
Beh, io lo ritengo un buon allenamento per non alzare troppo “l’asticella” delle nostre certezze, guidati dal dubbio come stella polare per maturare le nostre convinzioni e migliorare le nostre (inter)azioni. Ci sono, se ci si vuole “immergere”, i presupposti per creare dei buoni antidoti contro fanatismi e prese di posizioni aprioristiche.

Ultima considerazione: nel caso in cui riuscissi ad invogliarti a queste letture, sappi che vige l’effetto “peperoni”, che si ripropongono due o tre volte prima di essere digeriti: bisogna sbatterci il naso in più di una occasione per una completa comprensione (io l’esame incriminato, Meccanica Quantistica, l’ho poi superato con diciotto e lancio del libretto: “..E non si faccia più vedere!” ed ancora oggi non è che possa ostentare chissà che sicumera).

Bene, caro lettore, penso di averti messo al corrente di quanto necessario per affrontare o meno la lettura.
Ora sta a te decidere.
Io te lo dovevo e mi sento già meglio..

l’autore
Gianluca Fracasso nasce a Torino il 15/10/67. Negli anni a seguire compie studi incoerenti che lo portano incidentalmente a perseguire una laurea in Fisica.
Attualmente vive a Grugliasco (To) ricoprendo la posizione di padre a tempo pieno ed impiegato a tempo indeterminato.
Nei ritagli cerca di coltivare le sue passioni: la scrittura a penna stilografica e la chitarra che si ostina a tormentare da vent’anni nella ricerca, vana finora, di riproporre uno straccio di assolo di Jimi Hendrix.
“Comodo ma come dire… poca soddisfazione” è il suo primo romanzo e, forse, anche l’ultimo.

Notte di sangue a Coyote Crossing – V. Gischler

Postato da Legione il 11 Maggio 2011

copertina notte-di-sangue-a-coyote-crossing Toby è un giovanotto un po’ sfortunato, con una moglie che non ama, un bimbo piccolo e un incarico part time come vice sceriffo della sua piccolissima cittadina: Coyote Crossing, Oklahoma. Non capita mai molto da quelle parti, rimane quindi un po’ impreparato quando viene lasciato a guardia del cadavere di un suo concittadino, morto ammazzato in mezzo alla strada principale. Il suo stupore però cresce ancora di più quando riesce a farselo rubare. Inizia così un’escalation di violenza e sangue, costellata dalla scoperta di tradimenti, traffici loschi e situazioni al limite dell’assurdo.

Cosa fa sì che un western sia un western? Ce lo siamo domandati diverse volte durante la lettura di questo libro di Victor Gischler, Notte di sangue a Coyote Crossing. Nell’immaginario collettivo, la parola si associa a tutto quel filone letterario (letteratura di consumo a basso costo, per di più) e cinematografico caratteristico di qualche decennio fa, ambientato nel polveroso Ovest americano in quel periodo storico in cui quelle aree erano ancora da “conquistare” e “civilizzare” e dove la legge assumeva tutta una serie di sfumature grazie all’apporto di valorosi veri uomini.

Nella lettura di questo libro, peraltro stilisticamente ineccepibile, abbiamo capito che in realtà il Western ha confini un po’ più labili. Infatti questo romanzo non è ambientato nell’epoca dei pionieri bensì ai giorni nostri, e non è collocato nell’Ovest ma nell’Oklahoma. Si evidenzia così il vero fulcro della letteratura di genere: la terra di confine, dove sembrano non essere in vigore tutte le leggi del comune vivere civile perchè di fatto ai margini dello stesso, dimenticata dal progresso, dalle comodità, dalle possibilità. Ecco quindi un quadro di desolante immobilità, degno dei migliori film di genere, dove tutti si conoscono, tutti vorrebbero essere in un altro posto e tutti, in un modo o nell’altro, hanno fallito il tentativo. Abbiamo anche lo schema del più tipico romanzo di formazione, che da persona qualunque (forse anche un gradino sotto la media) diventa Il Duro, quello che fa applicare la legge (anzi, la somministra) anche a colpi di doppietta se necessario. Insomma, da nessuno a persona degna del rispetto della comunità intera.

Questo processo così particolare, ben si accosta alla violenza caratteristica del genere, giustificando di fatto episodi narrativi di dubbio gusto, o battute al limite del clichè della spacconata che in un contesto letterario diverso avrebbero provocato coliti e smorfie di disappunto in più di un lettore.
In questo libro invece, l’obiettivo è dichiarato e quindi l’aspettativa di scene di azione, inseguimenti, sparatorie e omicidio a gogò, ma sempre nel nome della legge, viene soddisfatto in pieno.

Il tutto poi viene proposto dalla abile penna dell’autore, che indubbiamente sa il fatto suo e ha arricchito questa narrazione in prima persona di moti di spirito difficilmente trascurabili.
Insomma, una lettura di svago senza pretese di passare messaggi morali o filosofici, scritta in modo gradevole e con quella quantità di azione e ironia da renderlo piacevole e appassionante.

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Missione in Alaska – M. Hansen

Postato da Legione il 9 Maggio 2011

copertina missione-in-alaska Uno stimato dirigente di azienda è intrappolato sotto il suo Range Rover in mezzo ad un bosco sperduto dell’Alaska. Le sue gambe sono immobilizzate dal semiasse del pesante SUV e là fuori, un orso bruno gli sta rosicchiando un piede. Ma Marv, questo è il nome dello stimato dirigente, è sereno e il suo umore è alto: ha con sè snack, birra e una grande quantità di medicinali e psicofarmaci e non sente assolutamente nulla. Sa che presto i suoi colleghi chiameranno le squadre di soccorso e lo tireranno fuori da quella spiacevole situazione.

Questo è il succo di quell’inno al paradosso che è Missione in Alaska, opera del maestro della bizarro fiction Mykle Hansen. Il genere forse non è dei più noti al grande pubblico e forse può lasciare spiazzati alle prime pagine, ma ben presto si viene travolti dal cinismo sardonico ed accattivante. Lo stile è impagabile, al di là del contenuto l’abilità del narratore è evidente: Hansen è un professionista e si vede in ogni occasione. Oltre alle qualità oggettive, l’ironia e il politically incorrect che lo caratterizza sono disarmanti proprio perchè così tanto controcorrenti: la natura è sporca, scomoda ma soprattutto pericolosa, mentre la tecnologia è rassicurante ed efficiente.

Il protagonista è il paradigma del pessimo dirigente, anzi, del pessimo esemplare umano. Arrogante, pelandrone, fedifrago, egocentrico ed egoista: con il procedere del soliloquio di Marv sotto il SUV scopriamo tutti i suoi peggiori difetti, disegnando i profilo di un uomo assolutamente insopportabile. E man mano, scopriamo (con le informazioni abilmente centellinate da Hansen) che alla fine un po’ di giustizia divina esiste.

L’aspetto che però rende così pregevole la lettura di questo libro così particolare, è che al di là dell’apparenza cinico-ludica, si nascondono (nemmeno troppo in profondità) messaggi intelligenti e disillusi sulla vita e sull’ecologia, ma anche sui rapporti umani, sulle fragilità e le manie, sul lavoro e le dinamiche sociali, in cui tutti possono riconoscersi. Questo libro veicola concetti non nuovi, ma senza dubbio in modo accattivante, al punto da vestirli di originalità e freschezza.

In conclusione, consigliamo vivamente la lettura di questo libro a chiunque sia un appassionato della letteratura non convenzionale, ma anche a coloro i quali sanno ancora sorridere delle umane disgrazie.

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Scheda: Notte di sangue a Coyote Crossing – V.Gischler

Postato da A&C Staff il 7 Maggio 2011

copertina notte-di-sangue-a-coyote-crossingIn mezzo allo sconfinato nulla dell’Oklahoma, nella contea di Coyote Crossing, gli abitanti dormono sonni tranquilli, o almeno così credeva il giovane aiuto sceriffo Toby Sawyer, prima di quella notte.
I Jordan sono piombati in città, assetati di vendetta per l’omicidio del fratello Luke, ma il cadavere è scomparso e tutti sembrano avere troppe cose da nascondere per raccontare la verità. Toby deve ritrovare il corpo prima dell’alba, e scoprirà ben presto di non essere il solo a cercarlo: tre killer chicanos gli distruggono il trailer a raffiche di mitra, e lui fa
appena in tempo a fuggire con il figlio in braccio, sotto una pioggia di proiettili.
Nello spazio di una notte, senza potersi fidare di nessuno, uomo o donna, amico o collega, il giovane Toby diventerà uomo, scoperchiando segreti pericolosi che lo costringeranno a combattere contro il cuore marcio di un’intera città e a scontrarsi con i Jordan in un’ultima sfida che profuma di O.K. Corral. Una frenetica corsa contro il tempo tra esplosioni, incendi e inseguimenti mortali. Victor Gischler, adorato non a caso da Joe R. Lansdale e Don Winslow, ancora una volta sfodera humour, velocità e colpi di scena in un noir mozzafiato dal sapore western.

l’autore
Victor Gischler vive a Baton Rouge, in Louisiana. È autore di sette romanzi tradotti in dodici lingue, è stato a lungo professore di Scrittura creativa presso la Rogers State University, in Oklahoma, ed è sceneggiatore Marvel per fumetti come The Punisher, Wolverine, Deadpool e la nuova serie degli X–Men che ha venduto solo nella prima settimana più di 100.000 copie. Il suo romanzo La gabbia delle scimmie, che è stato nominato come miglior esordio agli Edgar Award, sta per diventare un film a Hollywood.

Victor Gischler ha la scrittura nel sangue e con The Deputy ha creato una splendida fusione tra padre e figlio della narrativa americana: il western e il noir. Gischler c’è riuscito, e con grande stile. Spero che il protagonista, Toby Sawyer, resti in circolazione ancora a lungo.
DON WINSLOW

Victor Gischler non si accontenta di spingere al massimo la scrittura, la porta a danzare sull’orlo dell’abisso. Leggerlo è un divertimento selvaggio.
JOE R. LANSDALE

Victor Gischler è quel tipo di scrittore che attira l’attenzione dei colleghi: imprevedibile, capace di saltare da un genere all’altro, un puro piacere per la lettura.
LAURA LIPPMAN

Un po’ Quentin Tarantino, un po’ Christopher Moore, Victor Gischler è uno scrittore geniale, completamente fuori di testa.
JAMES ROLLINS

I libri di Victor Gischler sono i film che avrebbe potuto girare Quentin Tarantino se avesse lavorato con sceneggiature migliori.
ALAN D. ALTIERI

Vangelo del cavolo – E. Monti

Postato da Legione il 5 Maggio 2011

La politica, i peccati, la vanità umana ingiustificata: questi alcuni dei temi che si possono trovare nei racconti della raccolta di Edoardo Monti, Vangelo del cavolo.
In verità più che di racconti si tratta di micro racconti, lunghi solo qualche pagina, caratterizzati da uno stile particolarmente scarno e colloquiale.
I personaggi infatti sono solo appena accennati e solo per quanto riguarda le caratteristiche fisiologiche al racconto, sono solo voci narranti che esprimono la loro opinione su un determinato argomento.
Sono racconti molto poco narrativi, quindi, che si concentrano più sul veicolare l’opinione (a volte rivolgendosi direttamente a chi legge) che l’autore si è costruito su una particolare tematica piuttosto che mostrare una storia o far muovere personaggi con un’anima e un’introspezione.
Talvolta lo scopo del racconto sfugge al lettore, che cerca di intuire il messaggio nascosto sotto un buon numero di interiezioni e modi di dire che rendono questi episodi particolarmente oscuri.
Anche alcuni passaggi restano senza spiegazione e senza una motivazione (i bikini in ufficio? le bastonate in fronte?), diventando quindi difficile capire se l’autore intendesse usare una metafora o se invece si debbano prendere letteralmente, e lasciando comunque una sensazione di sconcerto arrivati alla fine del racconto.
Nello stesso gruppo si annovera anche l’ultimo racconto, in cui lo stesso autore manifesta il suo desiderio di fama nel mondo della letteratura.
Insomma, una lettura certamente particolare, a tratti non molto chiara, scritti in uno stile colloquiale che però spesso può essere frainteso con imprecisione lessicale e grammaticale che non al vero e proprio stile creativo dell’autore.

Scheda: Missione in Alaska – M. Hansen

Postato da A&C Staff il 3 Maggio 2011

copertina missione-in-alaska«Cercano spesso di convincermi che gli esseri umani hanno bisogno della natura. E non di quella degli zoo e dei parchi, si badi bene, ma del selvaggio, caotico marasma di natura primordiale che c’è in Alaska. Io di una cosa sono certo: se gli esseri umani per stare bene giù a Seattle hanno bisogno che enormi orsi vadano in giro per l’Alaska a mangiare la gente, allora l’Alaska intera dovrebbe essere messa fuorilegge. Forse, quando in quello Stato si decideranno a sbattere fuori a calci quei quattro straccioni di eschimesi e cominceranno a cercare un po’ di petrolio, allora avranno i soldi per importare qualche poliziotto come si deve dalle nostre città e mettere in riga gli orsi.
Negli anni Cinquanta l’America era riuscita a mettere al suo posto la natura, ma poi torme di capelloni abbracciabalene si sono infilate nelle infrastrutture della società, indebolendola. È stato dichiarato un cessate il fuoco con la natura, ma lei proprio non capisce quando è il momento di fermarsi. È sempre alla ricerca di un nuovo scontro, e giuro sul cruscotto della mia Rover che con me ha trovato pane per i suoi denti. Sono un Homo Sapiens, io, e sono gli uomini che comandano su questo pianeta! La natura è al nostro servizio, è il nostro spuntino sempre pronto. Può fornirci granchi freschi, salmone Chinook, legno esotico per il nostro minibar, e di questo dovrebbe essere contenta, ma invece no: non sa proprio stare al suo posto. Deve alzare la testa, lei. E allora io dico: natura, sei licenziata!»

l’autore

Mykle Hansen è uno scrittore e performer specializzato in narrativa surreale e satirica. È anche
musicista e suona la batteria in diverse band. Vive a Portland, nell’Oregon.

A barber story e altri racconti – P. Cavicchi

Postato da Legione il 1 Maggio 2011

Un uomo, un barbiere, che coltiva la piccola fantasia di poter assistere al proprio funerale, si troverà invischiato in una faccenda molto più grande di lui solo per poter cogliere l’occasione di poter realizzare il suo desiderio.
Un giovane, un uomo qualunque, per un sadico gioco a lui incomprensibile si troverà rinchiuso in un labirinto alle prese con un’agghiacciante caccia all’uomo.
Un investigatore privato viene salvato dalla bancarotta dall’ingaggio per un caso semplice, quasi banale, ma che assumerà risvolti che andranno ben oltre l’immaginazione, fino ad una lotta per la sua stessa anima immortale.

Questi, in poche parole, i tre racconti contenuti nell’opera di esordio di Paolo Cavicchi, A barber story e altri racconti. Sono tutti racconti di stampo noir/horror, sebbene in diversi passaggi siano conditi da un tocco ben dosato di ironia e buone battute.
Nonostante l’autore si sia cimentato nell’impresa letteraria per la prima volta, risulta evidente che il piglio creativo c’è e si sente, anche se la narrazione a volte è limitata di una certa inesperienza. La sensazione generale infatti è quella di aver di fronte un buon potenziale inespresso e trattenuto, una mente creativa di notevole entità ma non ancora abituata a “comportarsi male”, come dice King, e quindi ad essere completamente trasportata dallo slancio creativo a briglia sciolta.

Il primo racconto, quello che da il titolo alla raccolta, non brilla certo di una particolare originalità, il concept di base è piuttosto semplice e l’intreccio pecca un po’ di scarsa motivazione psicologica. I personaggi infatti sono pedine che si muovono senza un vero perchè, ma questo potrebbe anche essere un effetto di tipo onirico/surreale espressamente voluto.

Nel secondo racconto, infatti, ci troviamo proiettati in un contesto al limite del surreale senza ottenere spiegazioni di background. Questo è un espediente tipico del racconto che, grazie alla sua brevità, permette di entrare nel vivo dell’azione senza passare attraverso i preamboli ben noti del romanzo. L’idea è molto buona, anche se, anche qui, non particolarmente originale (il gioco di morte manipolato dall’alto è presente in almeno due manga, un film e Dio solo sa quante opere narrative), la narrazione è efficace e scorre bene, creando una buona tensione nel lettore e un crescere dell’aspettativa verso il punto cruciale delle storie di questo genere: la risoluzione della situazione critica, ovvero l’uscita dal gioco. Nel caso del racconto in questione, l’autore ha optato per la soluzione forse meno appagante, il Deus ex Machina. Dopodichè abbiamo ancora una coda di eventi che distolgono il pathos dal core effettivo del racconto (quello che succede nel labirinto) fino ad arrivare alla conclusione forse più attesa e più accettabile ma anche più prevedibile.

Il terzo racconto ha ancora un’impostazione differente: narrato in prima persona, tocca un argomento davvero stuzzicante, alcune scene poi valgono senza dubbio la lettura già da sole. Lo sviluppo della trama però ricalca in modo evidente strutture videoludiche tipo “Alone in the dark”, che ne riprende di fatto l’azione principale (andare in giro armato fino ai denti ad ammazzare creature mostruose). Non che questa caratteristica di per sè costituisca un aspetto negativo, ma denota una struttura narrativa più visiva e orientata alle azioni, tralasciando quasi del tutto l’aspetto introspettivo e di descrizione del personaggio. Questa caratteristica si può trovare anche nel secondo racconto.

Ciò detto comunque, A barber story è un buon esempio di dignitosa opera prima: costituisce l’espressione di una mente creativa ancora acerba ma senza dubbio dotata di notevolissimo potenziale. Facciamo a Paolo Cavicchi il nostro sentito in bocca al lupo per le sue future fatiche.