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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Archivio del 2010

Scheda: Mi fidavo di te – A. Bassi e A. Friggeri

Postato da A&C Staff il 6 Settembre 2010

Mi fidavo di te è il secondo romanzo di Alessandro Bassi e Andrea Friggeri.
Cosa sta succedendo al Bar Milva, ritrovo della Nobilissima Hdemia delle Scienze Erotiche? Che cosa significa quel sasso lanciato contro la vetrata?
Mentre il Lupo indaga sul passato della conturbante Milva, l’improvvisa comparsa di due donne scatena una crisi che metterà in pericolo l’esistenza stessa dell’Hdemia.

Una storia normale, che smaschera il mito della normalità. Un romanzo generazionale, che esplora la fragilità dell’amicizia e il vuoto in cui galleggiano i ventenni degli anni zero.

Mi fidavo di te
Alessandro Bassi e Andrea Friggeri
Informazioni per l’acquisto: www.mifidavodite.com

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Non tutti i segreti dormono in soffitta – L. Marzo

Postato da A&C Staff il 5 Settembre 2010

Un mistero così ben archiviato nella memoria dei testimoni da rischiare di passare inosservato; una giovane giornalista in erba con velleità da detective che indaga, scavando nel suo stesso passato, alla ricerca del bandolo della matassa, il tutto condito da autoironia e leggerezza.
E’ questo, in poche parole, il libro che lo Staff vuole consigliarvi oggi in modo particolare: Non tutti i segreti dormono in soffitta, romanzo di esordio di Lara Marzo, selezionato dalla casa editrice ArpaNet e al momento pubblicato in formato ebook.
Questo romanzo si destreggia con semplicità tra i generi più svariati, fornendo un punto di unione forse improbabile ma indubbiamente accattivante: un po’ giallo, un po’ saga familiare, un po’ chick lit, speziato con umorismo e autoironia.
Lo stile, per quanto acerbo, è certamente fluido e scorrevole, sempre chiaro e piacevole, molto promettente per un autore alle prime armi. E’ evidente la voglia di voler fare bene, di esprimersi al meglio con i propri strumenti, senza mai fare il passo più lungo della gamba, nè con evoluzioni linguistiche fuori luogo nè con circonvoluzioni di trama.
I personaggi sono dipinti con pochi ma precisi tratti, al punto da renderli sempre profondi e molto efficaci. Vengono evidenziate le caratteristiche salienti di ciascuno, rendendoli facilmente riconoscibili, anche nell’immaginazione del lettore.
La trama è semplice ma narrata centellinando con cura le informazioni importanti, incuriosendo il lettore, e intrecciando la vicenda principale, strettamente legata all’indagine, a quelle secondarie, che rendono i personaggi vivi e sfaccettati.
Ci sentiamo di raccomandare la lettura di questo libro perchè piacevole in ogni sua parte e perchè costituisce l’opera prima di una scrittrice che, ne siamo sicuri, farà strada.

Per saperne di più, per leggere i primi due capitoli e per acquistare l’ebook, vi suggeriamo di visitare il sito informativo: Non tutti i segreti dormono in soffitta.

Trainspotting – diretto da D. Boyle

Postato da Legione il 2 Settembre 2010

Questo celebre film del 1996, Trainspotting, diretto da Danny Boyle, narra le vicende malate di un gruppetto di giovani di Edimburgo, tra droga, sesso e violenza. E’ tratto dal magistrale romanzo omonimo di Irvine Welsh del quale abbiamo parlato di recente qui: recensione Trainspotting.
La differenza che salta più all’occhio tra le due opere è l’oganicità del film rispetto al libro. Là dove il romanzo si sviluppava in episodi chiaramente autoconclusivi pur essendo parti di una sola storia, il film raccoglie i fatti più significativi e li pone meglio in relazione uno con l’altro, creando una trama più solida, anche grazie all’uso della voce fuori campo.
Il film è palesemente tratto dall’opera scritta ma non la ricalca alla perfezione, quindi i dialoghi, ad esempio, sono tutti originali, così come gli espedienti narrativi e gergali dei personaggi. Come spesso accade, i personaggi acquistano un volto ma perdono di spessore e profondità. Là dove nel romanzo il vero carattere di ciascuno viene messo in luce dai fatti e dai pensieri quando parla in prima persona, nel film le sfumature vengono messe solo dalla voce narrante.
Il risultato comunque del film di Boyle è buono: è riuscito a cogliere la sfumatura allucinata e dissacrante (e forse proprio per questo ancora più estrema) di questo scenario così poco edificante di certa gioventù degli inizi degli anni Novanta, che però potrebbe essere ben trasposta anche ai giorni nostri, cambiando forse il taglio dei jeans e qualche parola di slang.
Pregevole il giovanissimo Ewan MacGregor nei panni sdruciti di Renton, il Robert Carlyle più che inquietante in quelli del bullo da mezza tacca Bebgie e, ultima ma non ultima, una colonna sonora che la fa da padrona, scelta con grande cura per il particolare.

La stirpe dell’aquila – J. Whyte

Postato da Legione il 30 Agosto 2010

Eccoci al terzo libro della saga Le cronache di Camelot di Jack Whyte. Questo ponderoso episodio, La stirpe dell’aquila, da l’avvio ad una nuova generazione di narratori, prendendo come protagonista il ben noto Merlino, nato in seno alla comunità della Colonia, ribattezzata Camulod. Si raccontano le vicende di Caio Merlino e del cugino, Uther Pendragon, dalla più tenera infanzia fino all’età dei trant’anni, attraverso i decenni e i grandi mutamenti della Britannia durante il disgregamento dell’impero romano.
Abbiamo quindi un’ampia gamma di tematiche trattate, dalle consuete dissertazioni di tattica militare (non sempre semplicissime da afferrare completamente) alle elucubrazioni spirituali e filosofiche, in un’epoca in cui i patriarchi della Chiesa parevano più occuparsi del combattere le ipotetiche eresie invece di coltivare e seguire le scritture. Abbiamo come sempre un forte accento sull’aspetto umano dei protagonisti, quindi leggiamo della dicotomia tra l’amore quasi fraterno tra Merlino e Uther che al contempo si stempera nell’odio e nel sospetto, a causa dei caratteri e delle intime inclinazioni così diverse.
Questo episodio rispetto ai precedenti è un po’ più leggero dal punto di vista della prosa, il protagonista però tende sempre a quell’aura di perfezione che però a Merlino ci sentiamo di perdonare. Per il resto, la narrazione è piuttosto scontata, una volta individuato lo schema e la cadenza degli avvenimenti, niente di eclatante, fino al finale, ovviamente aperto, sanguinoso come non mai, che prepara la strada, finalmente, alla venuta di Artù.

Scheda: Irregolare – V. Bosica

Postato da A&C Staff il 27 Agosto 2010

copertina irregolareIrregolare è un romanzo cyberpunk, una fantascienza noir distopica, dalla forte personalità, che lascia poco spazio ai sentimenti comprensivi e benevoli e arriva a imbrigliare il lettore in una morsa adrenalinica con la sua velocità di narrazione. L’opera riesce a riproporre le leggendarie ambientazioni alla Blade Runner in un thriller/poliziesco futuristico. I risvolti tecnologici sono estremamente dettagliati, mentre i protagonisti sono complessi e imperfetti, contaminati da difetti e con i nervi a fior di pelle. La trama si dipana attraverso una torbida e pericolosa investigazione su un efferato omicidio, che finisce per intrecciare eventi e personaggi a un ritmo vertiginoso, in un mondo corroso dalla violenza e inquinato oltre limite, nel quale la vita media ha superato il secolo grazie agli impianti cibernetici sostitutivi e potenzianti.
In questo futuro verosimile e non così lontano, dove il collasso demografico viene scongiurato attraverso un rigidissimo controllo delle nascite, il detective Shaun Morrison indaga sul caso con tutti i mezzi tecnologici a disposizione fino a trovarsi davanti a qualcuno che va oltre la Legge, oltre la normalità, oltre le regole: un irregolare.
Irregolare si legge tutto d’un fiato nonostante la costante presenza fantascientifica e tecnologica; è un opera alla portata di tutti, non solamente per gli appassionati del genere, che regala sfolgoranti intermezzi d’azione, un intreccio degno dei migliori gialli e, soprattutto, riesce a dare una ventata di freschezza alla narrativa fantascientifica italiana.

L’autore:
Vincenzo Bosica (Pescara 1977) è un giovane autore la cui creatività ricca e sfaccettata lo spinge spesso ad approfondire aspetti dell’esistenza tutt’altro che banali. Sostenuto da un percorso di studi scientifici e filosofici, è attratto da quanto è misterioso, eccentrico e indecifrabile; dagli sviluppi spesso straordinari a cui potranno condurre le scoperte scientifiche; dalla direzione che prenderà il futuro; da quanto e come l’uomo sarà capace di adattarvisi. Il suo primo racconto, “Capsule” (“IF-Insolito e Fantastico”, n. 2/2009), è quasi un saggio sulla scienza moderna. declinato con ironia e uno stile personalissimo, che gli giova grandi consensi di pubblico e di critica. “Irregolare” è il suo primo romanzo, ambientato in un futuro non troppo distante e non troppo inverosimile.

IRREGOLARE di Vincenzo Bosica
Edizioni SOLFANELLI, 2010
[ISBN-978-88-89756-95-9]
Pag. 272 – € 16,00

Un indovino mi disse – T. Terzani

Postato da Legione il 24 Agosto 2010

Tiziano Terzani è famoso per i suoi articoli e i reportage di viaggio tra cui si annoverano alcuni tra i suoi libri più famosi. È anche conosciuto per il controverso “Lettere contro la guerra” in cui si schierò contro la guerra americana in Afghanistan: il libro, per molto tempo, non trovò un editore americano disposto a pubblicarlo e circolò quindi gratuitamente in lingua inglese.

Un indovino mi disse è antecedente e racconta l’esperienza vissuta da Terzani nel 1993 quando decise, per il suo lavoro di reporter in Asia, di spostarsi unicamente in treno, auto, a piedi e su nave.
L’aereo era offlimits in quanto un indovino, vent’anni prima, gli aveva predetto la morte se avesse volato in quell’anno futuro.
Terzani, pur scettico, decise di imbarcarsi in questa avventura curiosa e originale che lo portò a viaggiare dalla Thailandia alla Birmania passando per il Vietnam e la Cambogia rigorosamente via terra e via mare.

Un indovino mi disse è un libro affascinante in cui Terzani mostra sia il corpo sia l’anima dei luoghi in cui vive o che attraversa. Un’Asia che pur lanciandosi nelle braccia del progresso occidentale, mantiene uno spirito legato a superstizioni, magie elargite da indovini, più o meno dotati, e vecchie tradizioni misteriose e seducenti.

C’è Singapore e il suo ordine “perfetto”; c’è Bangkok con i suoi angeli e i demoni; c’è la Birmania con il suo isolamento brutale; ci sono la Cambogia e il Vietnam che provano a rialzarsi. E c’è il pellegrinaggio da indovino a indovino che Terzani intraprende con curiosità malinconica.

Alla fine sappiamo come si è concluso il suo lungo viaggio e se da un lato ci colpisce il fatto che, effettivamente, Terzani scampò ad un incidente aereo durante quell’anno, dall’altro è triste ricordare come molti indovini gli avessero predetto una vecchiaia lunga e serena.
Di certo, però, la sua avventurosa vita rimane una fonte inesauribile da cui attingere, ora e in futuro, per conoscere un mondo, a tutti gli effetti, spietatamente meraviglioso.

Recensione scritta da L’imbrattacarte

Trainspotting – I. Welsh

Postato da Legione il 22 Agosto 2010

Se amate leggere libri che siano puliti, aulici, che usino parole ricercate e disegnino in modo chiaro e lineare una storia con personaggi vincenti e a loro modo eroici, Trainspotting non è certo una lettura che fa per voi. Ma non per questo è di inferiore valore, anzi.
Irvine Welsh, con questo romanzo di esordio, ha segnato il punto di partenza di un genere nuovo, che ha dipinto una generazione e che probabilmente ha creato molti pseudocloni con una fortuna decisamente più misera dell’originale.
In Trainspotting tutto è degno di nota, e nulla è lasciato al caso: la storia è narrata in modo estramente frammentario attraverso una serie di episodi, nei quali l’io narrante cambia per ogni protagonista, senza tralasciare il narratore onniscente, e presenta uno scenario che è stato definito caratterizzante della cosiddetta Acid Generation.
E’ questo probabilmente quello che fa risplendere Welsh nella sua nicchia di assoluta letteratura: la capacità di narrare le scene peggiori della gioventù “bruciata” e piegata dalle droghe, dall’alcool o dalle cattive compagnie, pur senza assurgere a giudice e rimanendo sempre, crudamente credibile. Non un attimo ci siamo sentiti in dubbio, in nessuna parola usata abbiamo percepito la finzione di un dialogo. E’ questo quello che rende Irvine Welsh così unico e particolare: racconta una generazione allo sfacelo, mettendo in luce le peculiarità e i pensieri di ciascuno, senza lasciare nulla al caso, curando con attenzione ogni dettaglio, esattamente come nella lettteratura classica, donando spessore ai personaggi ed andando oltre alla maschera di miseria che sta narrando, condendolo con ironia, sarcasmo e semplice filosofia.
Sentiamo di consigliare questo libro a tutti coloro che hanno una vita tranquilla e regolare: dopo la lettura si troveranno ad apprezzarla particolarmente.

Appunti da un manicomio – C. Lavant

Postato da Legione il 19 Agosto 2010

Christine Lavant è una maschera, lo pseudonimo scelto dall’autrice di Appunti da un manicomio per celare la sua vera identità e quella delle persone presenti nel libro.
Dalla sua biografia emerge la permanenza in un manicomio negli anni Trenta e, per quanto non si abbia la certezza che il libro sia la trasposizione romanzata del suo vero diario, risulta comunque evidente il fatto che non si tratti di un semplice volo di fantasia.
Siamo in un manicomio e Christine, la protagonista, ha chiesto di essere internata dopo aver tentato il suicidio. Sta male e da sola non riesce ad uscirne, a liberarsi di quell’ossessione che la tiene sveglia la notte e le impedisce di accettare la vita come fanno tutti gli altri: trovarsi un lavoro, sposarsi, avere dei figli. E morire di vecchiaia.
Christine è innamorata, ma il suo amore non è corrisposto ed è prigioniero dentro di lei: senza luce né aria, quell’amore diventa ben presto un cancro che la divora, fino a farle desiderare di accettare per sé la condizione di “pazza”.
Il pregio di Appunti da un manicomio è la capacità dell’autrice di descrivere la sua permanenza nel manicomio e le altre donne internate, ognuna afflitta da una storia personale che ne ha causato la pazzia. Nessuna delle storie sarà rivelata, il dolore rimarrà, fino all’ultima pagina, il protagonista incontrastato. Quel dolore che, più spesso di quanto si pensi, conduce una persona alla follia, la fa precipitare in un baratro da cui niente e nessuno sembra essere in grado di salvarla: non le persone a cui vuole bene, la famiglia, gli amici, non i medici e le infermiere, non le medicine o la camicia di forza. Dal dolore e dalla paura nessuno ci può salvare, se non noi stessi.
La penna di Lavant tratteggia con dolce lucidità i ritratti di queste donne e il suo stesso dolore, le emozioni contrastanti, i desideri e le paure.
Il manicomio è un microcosmo in cui malate, infermiere e medici si muovono ricoprendo ognuno un ruolo del tutto umano e fallibile.
La Lavant mette a nudo ogni personaggio a partire da caratteristiche esteriori, da quello che fanno o che dicono. È una storia-non storia in cui si avanza in punta di piedi, per non fare rumore, per non disturbare le pazze e chi veglia su di loro, nella speranza di non sfiorare, neppure per un attimo, il dolore che le ha condotte lì e giungere all’ultima pagina come si giunge davanti a una porta che si è grati di potersi chiudere alle spalle. Felici di essere fuori, nel mondo, ma ormai consapevoli che, proprio quel mondo a cui ci aggrappiamo sollevati, è lo stesso da cui le malate di Lavant sono state esiliate per aver troppo sentito e troppo amato.

Recensione scritta da L’Imbrattacarte