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I cavalieri del nord – M. Strukul
Nel cuore del Medioevo, dell’inverno e dell’Europa, un manipolo di cavalieri della Croce teutonici si appresta ad un viaggio pericoloso in difesa del castello di Dietrichstein, ultimo baluardo della cristianità in un territorio stretto nella morsa delle popolazioni barbare.
Attraverso mille difficoltà e oscuri presagi, il giovane Wolf insieme ai suoi confratelli attraverserà il ventre della fredda Europa, scontrandosi con forze sconvolgenti e imprevedibili, incontrando lungo il cammino una compagna di viaggio del tutto inaspettata, ammantata da un’aura di pericolo e tentazione.
I cavalieri del nord, di Matteo Strukul appare subito come un romanzo storico dal taglio fantasy, dal soggetto e dall’ambientazione piuttosto atipica, presentandosi come una lettura decisamente intrigante per un pubblico young adult.
Il ritmo incalzante e la voce narrante che varia tra i personaggi principali, rende dinamica la struttura consentendo di arricchire la scena di attori e punti di vista, lasciando anche diversi spunti di riflessione.
Le tematiche dell’onore, della coerenza delle azioni ai propri principi, vengono trattate lungo tutto il romanzo, così come alcune sfumature più inedite che consentono di delineeare caratteristiche particolarmente verosimili per i personaggi.
L’ambientazione sia geografica che storica rende particolarmente originale la storia ed evidenzia la particolare cura riposta dall’autore nella documentazione, elemento fondamentale per rendere anche solo vagamente credibile la storia proposta.
Un romanzo interessante e di buon intrattenimento, che un pubblico giovane di lettori può senz’altro trovare affascinante.
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La psicologia del viola – L. Dragoni
Dante Casati è un ex poliziotto che ha dovuto fare i conti con i pesanti stravolgimenti politici e sociali che l’Italia ha dovuto subire nel 1939, a pochi passi dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Messosi suo malgrado in proprio, accetta l’incarico più pericoloso e al contempo più eccitante della sua vita: investigare sulla morte, forse non naturale, di Papa Pio XI.
Dante si intrufolerà tra i segreti del sempre più forte potere fascista e tra quelli sempre circondati dai sussurri nelle segrete stanze del Vaticano, cambiando identità, finendo addirittura in carcere per arrivare a scoprire la verità su questa morte eccellente, che se fosse stata a suo tempo sventata avrebbe potuto, forse, cambiare almeno in parte le sorti dell’Italia negli anni seguenti.
Leonardo Dragoni, con il romanzo La psicologia del viola, affronta indubbiamente una scalata impegnativa ad una montagna titanica di documenti. Basta sfogliare la bibliografia al fondo del libro per rendersene conto, e risulta lampante comunque in ogni aspetto della storia.
Risulta altresì evidentissimo, però, come forse questa estrema cura nel particolare faccia un po’ soffrire l’aspetto di intrattenimento del romanzo stesso. Il risultato di questa profonda e indubbiamente complessa ricerca non è tanto un romanzo storico moderno dal taglio giallo, bensì un saggio speculativo di indagine travestito da romanzo di genere.
Si percepisce fortemente nella scelta del taglio narrativo, una terza persona talvolta piuttosto lontana dall’azione, che spesso si trova a raccontare al lettore la vicenda senza farla partecipare davvero (un esempio lampante, proprio perchè scollegato da ambientazioni storiche, è la scena dell’evasione, raccontata con un distacco quasi glaciale). L’immersione estrema delle nozioni politiche, economiche e sociali del periodo, poi, fanno spesso passare in secondo piano l’inchiesta e l’azione del protagonista, prendendo il sopravvento e creando spesso confusione e smarrimento nel lettore.
Nel complesso questo libro può essere apprezzato senz’altro maggiormente se affrontato come un romanzo storico del recente passato più che come giallo vero e proprio con ambientazione storica.
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22/11/’63 – S. King
Tutte le storie migliori nascono con una domanda: che cosa succederebbe se…? Anche 22/11/’63, ponderoso tomo di Stephen King, nasce come risposta ad una semplice domanda: che cosa sarebbe successo se uno dei maggiori eventi spartiacque dell’era moderna non fosse avvenuto? Che cosa sarebbe oggi del nostro presente se quel giorno a Dallas John Kennedy non fosse stato assassinato?
Una domandona, senza dubbio, ma è risaputo che King non si faccia particolari timidezze nelle domande.
Vediamo quindi le vicende di Jake Epping, insegnante di lettere che nel 2011 scopre che un suo conoscente ha fatto avanti e indietro dal 1958 per anni, grazie ad una “buca del coniglio” nel retro della sua tavola calda. Questo amico aveva un obiettivo: salvare la vita a Kennedy quel giorno a Dallas e modificare tutta la catena di eventi successivi (l’omicidio di Martin Luther king, la guerra in Vietnam e chissà cos’altro), salvando di conseguenza migliaia forse milioni di persone e cambiare la storia. Jake dapprima sconcertato e poi affascinato, decide di cogliere questa opportunità, ipotecando cinque anni della sua vita nella Terra di Allora per impedire quell’evento e, se possibile, anche altri più piccoli e a lui più vicini. Ma dovrà scoprire ben presto che il passato non vuole essere cambiato, che il suo viaggio nel tempo ha messo in moto un marchingegno dai denti aguzzi, orientato a fare a pezzi tutto quello che si mette sul cammino della storia.
Indubbiamente si tratta di un romanzo ambizioso, dal quale traspare un grande lavoro di documentazione ma soprattutto un grande amore dell’autore per il tempo che era, per i primi anni ’60 degli Stati Uniti. La lettura è piacevole e appassionante ma non è possibile fare a meno di considerare una certa diluizione della storia che forse poteva essere ridotta o allegerita in alcune sue parti. Ciò nonostante, è interessante vedersi sviluppare una teoria sui viaggi nel tempo, con una sua logica e una sua consistenza che si manifesta nella generazione del paradosso, dapprima solo paventato e infine tragico e conclamato.
Questo libro tratta però un altro argomento, che forse nella maggior parte dei libri di King rischia di passare in secondo piano ma che è di fatto il vero fil rouge delle sue opere: l’amore, il sentimento toalizzante che ha saputo generare guerre, spargere sangue, crollare imperi e che ha rischiato, in questo caso, di cambiare per sempre la storia.
Nota di merito inoltre a Wu Ming 1 che ha curato la traduzione dell’opera.
Un ottimo romanzo, consigliato.
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Scheda: La psicologia del viola – L. Dragoni
Roma, 1939. Incombe la seconda guerra mondiale. Sua Santità Pio XI è febbricitante e insonne. Sta meditando di denunciare i patti lateranensi, le violenze fasciste, forse perfino di scomunicare Mussolini. Quella notte viene colto da un infarto, che non gli lascia scampo. Poiché l’ultima fiamma del duce, Claretta Petacci, è la figlia del medico personale del defunto pontefice, il delitto sembra servito.
Dante Casati è un ex commissario di polizia, ingiustamente epurato dal fascismo. Ingaggiato per far luce sull’accaduto, si illude che il destino gli stia offrendo una formidabile chance di riscatto. Non ha ancora idea di quanto pericoloso sia il ginepraio in cui sta per cacciarsi. Il trasformismo di cui è dotato gli permette di penetrare nel ventre molle dell’ovra e nelle stanze più oscure del vaticano, ambienti torbidi e popolati da personaggi doppi e senza scrupoli. Più si avvicinerà alla verità, più la matassa diverrà inestricabile, e i contorni del quadro si faranno sfocati. Dante rischierà così di piombare in un pozzo di dubbi e di incertezze, ricacciato al largo di un mare di paure e paranoie.
Forse all’origine della morte del pontefice c’è un sofisticato ingranaggio che, adesso, mette in grave pericolo la vita di Dante. Difficile affidare la propria vita a qualcuno, quando i traditori possono annidarsi anche tra i più fidati amici.
Avvalendosi di uno stile ricercato e di una profonda conoscenza storica del periodo in questione, Dragoni riesce ad imbastire una complessa trama gialla, senza rinunciare alla profondità dell’esplorazione psicologica.l’autore
Leonardo Dragoni vive a Roma, dove nel 2002 si è laureato in Scienze Politiche.
Ha avuto numerose esperienze lavorative, ha una personalità eclettica, è amante della musica, dello sport, della storia, della scrittura creativa, dell’arte e della letteratura. Da sempre è appassionato di misteri, in particolare è uno stimato studioso del fenomeno dei “cerchi nel grano”, sul quale ha pubblicato sue saggi (“La verità sui cerchi del grano”, Alvorada 2011; “Storia dei cerchi nel grano”, YouCanPrint 2013).
Scheda: Caligola, Impero e Follia – F. Forte
Ha appena cinque anni, Gaio Giulio Cesare, quando il padre decide di portarlo con sé per una campagna militare nelle terre da cui ha preso il suo nome: la Germania. Perché suo padre è Germanico, il più potente e acclamato generale di Roma. L’uomo che molti vorrebbero incoronare imperatore, al posto dell’odiato e temuto Tiberio. Il comandante che non ha paura di nulla, tranne che di un essere umano: la moglie, Agrippina, nipote di Augusto, la madre dei suoi figli.
Tra loro c’è Gaio, che non ama il suo nome e preferisce il soprannome che gli hanno dato i suoi amici legionari, cui procura schiave e divertimenti, ottenendo in cambio di essere accolto nel loro gruppo e ricevere i loro duri insegnamenti. Quel soprannome che prende origine dalle calzature militari troppo larghe che ha sempre ai piedi, le caligae. Quel soprannome che porterà con sé per tutta la vita: Caligola.
E quando suo padre Germanico viene avvelenato ad Antiochia, la terza città più grande del mondo, il piccolo Caligola giura che avrà la sua vendetta. È in quel momento che capisce che essere amato non basta, che essere un grande guerriero non è sufficiente, che il vero potere risiede nelle informazioni. Per questo impara ad attraversare non visto i corridoi dei palazzi imperiali, dove viene a conoscenza di trame, intrighi e congiure, ordite da uomini assetati di potere e da donne crudeli e disinibite. Sotto il sorriso maligno del vecchio Tiberio, che pare avere stretto un patto con gli dèi, tanto si mantiene lucido, energico e spietato anche in vecchiaia. Così il piccolo Caligola intraprende il percorso che lo porterà a sedere sul trono dell’Urbe. Un percorso lungo, pieno di ostacoli, in cui la tentazione della vendetta deve essere sempre temperata da prudenza e astuzia. Un percorso che farà sì che sarà lui, non suo padre, non i suoi fratelli, il nuovo imperatore di Roma.
Restituendo gli intrighi, le alleanze sempre pronte a mutarsi in tradimento, la lussuria e l’avidità della Roma imperiale, che nelle pagine di “Caligola – Impero e follia” non ha nulla da invidiare alle capitali delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George R.R. Martin, Franco Forte scrive un romanzo straordinario, che reinventa, con taglio originale e moderno, il mito dell’imperatore più odiato della storia. Dando voce, per una volta, alla sua versione.
l’autore
Franco Forte nasce a Milano nel 1962. Giornalista, traduttore, sceneggiatore, editor delle collane edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo), ha pubblicato i romanzi Caligola – Impero e Follia, Ira Domini, Il segno dell’untore, Roma in fiamme, I bastioni del coraggio, Carthago, La Compagnia della Morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo, L’orda d’oro – da cui ha tratto per Mediaset uno sceneggiato tv su Gengis Khan –, tutti editi da Mondadori, e La stretta del Pitone e China killer (Mursia e Tropea). Per Mediaset ha scritto la sceneggiatura di un film tv su Giulio Cesare e ha collaborato alle serie “RIS – Delitti imperfetti” e “Distretto di polizia”. Direttore delle riviste Romance Magazine (www.romancemagazine.it) e Writers Magazine Italia (www.writersmagazine.it), ha pubblicato con Delos Books Il prontuario dello scrittore, un manuale di scrittura creativa per esordienti giunto alla settima edizione. Il suo sito è www.franco-forte.it.
Drood – D. Simmons
Tutti conoscono Charles Dickens, un autore già ampiamente celebrato nella sua epoca e passato con stima indenne attraverso i decenni fino a noi. Ma non tutti conoscono la figura di William Wilkie Collins, Wilkie per tutti, romanziere e drammaturgo, collaboratore e amico per oltre ventanni dell’Inimitabile.
Dan Simmons rende onore alla sua fama di autore geniale e di intellettuale dalle conoscenze enciclopediche con il suo romanzo Drood, nel quale affronta gli ultimi quattro anni di vita di Dickens raccontato dalla penna di Collins.
Il risultato, oltre agli aspetti più dark e horror della storia che comunque non mancano, è un romanzo ponderosissimo (800 pagine) incentrato sulla figura di Dickens, disegnato qui in una figura molto terrena, tridimensionale (e spesso insopportabile), ricca di debolezze, manie, egogentrismi e vezzi.
Al contempo, probabilmente la punta di diamante di tutta l’opera è lo stesso narratore, Wilkie, cresciuto lavorativamente sempre all’ombra del Maestro, in una continua ricerca di autodeterminazione come scrittore e come individuo, sempre teso a rapportarsi con Dickens come un pari, e non più come un protégé di belle speranze ma dal talento modesto, in un rapporto conflittuale di amore ed odio.
Spesso l’utilizzo della prima persona nei romanzi fa sì che la figura narrante rimanga in ombra, rispetto a quello che sta narrando, o che al contrario risulti troppo forte da influenzare il racconto. In questo caso, il personaggio di Wilkie Collins è il vero protagonista del romanzo: il modo in cui parla di Dickens comunica moltissimo su sè stesso, sui suoi sentimenti, sulla sua parzialità di visione, pur senza alterare i fatti ai nostri occhi.
Simmons ha dimostrato doti di vero acrobata nel gestire questa storia complessissima e frutto evidente di uno studio approfondito e preciso delle biografie di Dickens e di Collins in primis, ma anche di una conoscenza profonda dell’epoca storica, degli usi, dei costumi morali e spesso meno documentati di un’epoca che ormai ci appare lontanissima.
Un romanzo impegnativo ma godibile come il miglior Simmons, punteggiato da moti di spirito deliziosamente misurati e per questo ancora più pregevoli.
Lettura assolutamente consigliata.
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I dodici bambini di Parigi – T. Willocks
Mattias Tannhauser, cavaliere di San Giovanni, si trova suo malgrado nel cuore della più fetida Parigi del 1572 alla ricerca di sua moglie Carla, in avanzato stato di gravidanza, ospite a casa di una delle famiglie più in vista della città.
Il destino però mette sulla sua strada l’evento forse più sanguinoso della storia, ricordato ancora oggi: il massacro degli ugonotti. Così, Tannhauser inizia a farsi strada lungo un sentiero sanguinoso, ricco di orrori e disumanità, con il solo scopo di ritrovare la sua donna, ad ogni costo, scoprendo trame e cospirazioni, anche contro la sua persona, che mai avrebbe immaginato. Il cavaliere avanza da solo, con la sola compagnia di un manipolo di ragazzini, più o meno vittime degli eventi, che si uniscono man mano sotto la sua sanguinosa ala protettrice e che costituiranno forse l’unico, l’ultimo, baluardo di umanità in questo scenario abbrutito di orrore e morte.
I dodici bambini di Parigi di Tim Willocks unisce la libera reinterpretazione di un fatto storico di rara crudeltà alle vicende tipiche del romanzo d’azione estremo.
Sebbene indubbiamente il genere sia quantomeno particolare e possa non piacere a chi è facilmente impressionabile, è evidente come l’autore abbia messo in campo tutte le sue più fini abilità narrative. Il rischio di scadere nel grossolano e nell’eccesso è facilissimo in un simile contesto; Willocks invece riesce a mantenere l’equilibro tra il credibile e l’incredibile, con una capacità espressiva che raramente si riscontra anche nei romanzi degli autori più noti, a prescindere dal genere letterario.
La capacità di trascinare il lettore in un vortice sempre più stretto di orrore è qui espresso in modo magistrale. Nonostante il genere, che come dicevamo è estremamente suscettibile ai gusti personali, indubbiamente la qualità letteraria è percepibile attraverso la caratterizzazione dei personaggi, le descrizioni, le scene d’azione, i dialoghi.
Un romanzo particolare, ma molto efficace e piacevole, che scorre come un film davanti agli occhi e nella mente del lettore, che rimane inchiodato alla pagina nonostante la lunghezza da maratona del romanzo stesso (ben 733 pagine).
Formidabile.
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Scheda: I dodici bambini di Parigi – T. Willocks
Che cosa fai se tua moglie sparisce nel bel mezzo del massacro più sanguinoso della storia europea? E se sai che è sul punto di dare alla luce il tuo unico figlio?
Tre guerre di religione hanno trasformato Parigi in un fetido calderone di odio, intrighi e corruzione. Il matrimonio reale, che avrebbe dovuto sanare le ferite, è servito soltanto a esacerbare gli animi dei fanatici di ogni credo. Ma Carla non poteva saperlo quando ha accettato l’invito alla cerimonia.
Quando Mattias Tannhauser arriva in città, alla vigilia di San Bartolomeo, il suo unico scopo è trovarla e portarla a casa. Ma mentre inizia il massacro di decine di migliaia di ugonotti, e la città precipita nell’anarchia, Carla viene rapita da Grymonde, il grottesco capo banda degli Yards, e Tannhauser si ritrova imprigionato al Louvre, al centro di una perversa cospirazione.
Ricercato dalla legge, la Gilda degli assassini e un esercito di miliziani che si fanno chiamare Pellegrini di Saint-Jacques, Tannhauser deve arrivare a vette di spietatezza che nemmeno lui aveva mai conosciuto prima. Senza nessuno che lo aiuti, a parte un giovane stalliere, guada un fiume di sangue senza sapere cosa lo attenda sull’altra sponda.l’autore
Tim Willocks è autore di bestseller di straordinario successo come “Il fine ultimo della creazione”, “Religion” e “Re macchiati di sangue”, tradotti in più di 20 lingue. è stato paragonato a Stephen King, Norman Mailer e James Ellroy.
Willocks è anche sceneggiatore di film come “Bad city blues” con Dennis Hopper, “Sin” con Gary Oldman e “Swept from the Sea” con Vincent Perez, Rachel Weisz e Ian McKellan
Ha lavorato con Steven Spielberg e Michael Mann e è stato co-autore del Discorso per il Nuovo Millennio di Bill Clinton.
Ha vinto il Premio Corsaro Nero per il Centenario Salgariano e “I Dodici Bambini di Parigi” è stato per settimane nella Top 20 dei libri UK più venduti.
Vive da alcuni anni in Irlanda, è un medico psichiatra, pratica lo Shotokan Karate ed è un avido giocatore di poker.