Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Succo di melagrana – L. Guida
Donne che sono state innamorate della persona sbagliata e continuano a subire il giudizio non richiesto della gente; donne amiche, vittime degli eventi e della vita; donne mamme, donne coraggiose, che hanno fatto delle scelte e che nonostante le conseguenze non si guardano indietro. Nei racconti di Lucia Guida, raccolti in Succo di melagrana, vengono delineate sei piccole storie al femminile di vita comune. Storie quotidiane raccontate illuminando il presente ed il passato di queste protagoniste, delle quali sentiamo i pensieri e le emozioni.
Sono piccoli racconti, che rendono onore alla forza femminile di affrontare il giudizio degli altri, di essere madri, di amare nonostante tutto, di essere amiche e di dare una mano per il solo piacere di farlo.
Lo stile narrativo è ricco, il lessico utilizzato è ricercato ma non pomposo, il tono è sempre lievemente sognante, introspettivo, che permette al lettore di immedesimarsi nelle vicende.
Di fatto in questi brevi racconti non succede nulla o quasi, la narrazione si incentra sul mondo interiore del personaggio e sulle sue circostanze immediate. Questo fa sì che questi racconti costituiscano solo schegge di vita, senza lasciare spunti di sviluppo in storie vere e proprie ma restando quindi nell’ambito dell’esercizio di stile.
Esercizio comunque gradevole, che evidenzia l’abilità dell’autrice, lasciando la voglia nel lettore di leggerla alle prese con qualcosa di più corposo e strutturato.
Scheda: Del seme più forte – S.di Stasio
“Del seme più forte”. Devastanti episodi si succedono con cadenza incontrollabile provocando la demolizione del bisogno più radicato nell’essere umano: la serenità di poter generare e far crescere con dignità i propri figli, dando così senso e prospettiva al proprio percorso di vita.
Quattordici racconti descrivono, a volte in modo giocoso, altre volte con cinismo, alcuni dei meccanismi che rendono così faticosa e disgraziata l’esistenza dell’uomo nelle società del consumismo. Quattordici foto in bianco nero e una foto in copertina, tutte scattate dall’autore, ci conducono in un percorso parallelo, popolato da incubi reali e da emozioni immateriali, nel quale la natura ci indica, ancora una volta, la via di uscita possibile, ma non ovvia.l’autore
Stefano di Stasio: sono nato a Caserta il 9 Marzo 1961. Lavoro come Scientist ovvero mi occupo di ricerca scientifica in un ente pubblico di ricerca. Ho pubblicato le raccolte di racconti e fotografie “Del seme più forte” edita da Lampi di Stampa (2011) e “Strade di uomini, donne e animali” (2008) Edizioni Il Filo, menzione d’onore Premio Histonium 2010. Amo la sperimentazione consistente nell’abbinare le due modalità espressive del racconto breve e della fotografia. Sono fra gli autori selezionati del V Premio Creativa 2011.
Ho un blog in rete Parole e Fotografie: http://www.paroleefotografie.blogspot
dove pubblico racconti, rubriche di discussione, recensioni cinematografiche e interviste ad autori di narrativa e di antologie fotografiche. Presento una breve rubrica di cinema con cadenza settimanale ospite telefonico della trasmissione di Fabrizia Lignola su Radio Quintarete che trasmette in Campania e Basso Lazio sulla frequenza 93.900 MHz
Scheda: Succo di melagrana – L. Guida
Succo di melagrana. Racconti di vita quotidiana al femminile
Succo di Melagrana racconta al femminile attimi di quotidianità spicciola. Le protagoniste dei racconti — caratterizzati da diversità di epoche, età e situazioni personali — sono colte nei fotogrammi del loro percorso esistenziale. Le storie sono collocate cronologicamente in senso crescente dal periodo pre e post bellico sino ai nostri giorni in una provincia microcosmo puntuale, punto di forza e di debolezza, dell’esistenza umana più ampia. Tempo e Spazio diventano pretesti per comunicare un messaggio essenziale, quello dell’infinita capacità rigeneratrice di ogni donna, chiaro invito a cercare orizzonti migliori.
Al lettore si offrono spunti di riflessione sommessamente evocativi e a ciascuno è dato di trarre le proprie conclusioni osservando, grazie alla vividezza descrittiva dell’autrice, le scelte dell’una o dell’altra. Accettando per questo il rischio di serbare per sempre su di sé traccia vermiglia e indelebile del succo di melagrana, emblema della femminilità più pura.l’autore
Lucia Guida, nativa di San Severo (FG), vive a Pescara dove è docente di Lingua Inglese. Ha pubblicato racconti brevi in collane di autori vari. Succo di melagrana è la sua prima raccolta da solista.
Scheda: Dimitri e l’asteroide – A. Monterisi
Dimitri e l’asteroide
Antonella MonterisiCosa hanno in comune un alieno verde, un bambino che vuole fare l’astronauta, un elfo che sembra uno gnomo ed un mantello spiegazzato?
E se ci aggiungessimo anche quattro ragazzi in montagna, un fantasma di dodici anni, tre monete, un cane e un orsacchiotto?
Ecco che avremmo ottenuto i protagonisti particolari e, a loro modo, un po’ matti di questo libriccino, nato per allietare le ore dei più grandi e dei più piccini.
Questo volume vi aprirà dunque le porte verso un mondo fantastico fatto di strane creature e persone come tante, tutte miscelate insieme a dare un piccolo quadro di immaginaria realtà.
l’autoreAntonella Monterisi è nata nel 1988 a Bari.
Sin da piccola è stata affascinata dal mondo della scrittura e dalle sue infinite possibilità, dai mondi particolari e del tutto originali che si possono creare solo mettendo delle parole su carta, una dopo l’altra, come se si stesse dipingendo una fantasia.
Ha sempre scritto, ma solo nell’ultimo anno ha deciso di dedicarsi appieno a questa sua passione e ha partecipato ad alcuni concorsi letterari ottenendo discreti risultati.
Ha pubblicato un racconto grazie al concorso Giallo di Romagna dal titolo “Il lato macabro dell’arte” ed uno con FreaksEdizioni nel volume ‘I brevissimi’ intitolato “L’esercito del bene”, nonché uno con IoRacconto3 (“Il barbone”) nella sezione narrativa.
Ora ha deciso che è arrivato il momento di provare a fare un passo un po’ più grande: la pubblicazione di una raccolta di racconti tutta sua e, nel frattempo, è occupata nella stesura del suo primo romanzo fantasy.
Il margine interrotto – A. Nastri
Si presenta come un sottile libretto (60 pagine circa) e con un titolo accattivante, la raccolta di racconti di Andrea Nastri, Il margine interrotto. I racconti, cinque in tutto, sono brevi scorci, poco più di istantanee in movimento. Alcuni sono caratterizzati da una storia compiuta, altri sono solo introspezioni del personaggio principale.
Lo stile di per sè è piuttosto equilibrato e di facile lettura, sebbene siano i racconti stessi che, per la loro brevità ed il loro soggetto particolare, lasciano la sensazione nel lettore di incompiutezza. Vengono proposti stralci di riflessione nei quali il lettore va a cercare una sorta di morale o di messaggio nascosto dell’autore, mentre più verosimilmente dovrebbero essere considerati come esercizi di scrittura creativa, invece che di microstorie compiute che possono stare in piedi da sole (come ad esempio amiamo prendere a paragone gli straordinari racconti di Boyle della raccolta Infanticidi).
I personaggi infatti sono appenna accennati, a volte non hanno nemmeno una definizione chiara, ed hanno una vita esclusivamente funzionale agli eventi narrati. Questo a nostro avviso limita molto l’efficacia comunicativa, insieme alla frammentazione estrema del contenuto, che viene ridotto ai minimi termini, fino a quasi sparire.
Questa è la prima opera letteraria di Andrea Nastri, a cui auguriamo molte fruttuose produzioni future, magari più organiche e di più ampio respiro, in cui esprimere la sua creatività.
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Scheda: Il margine interrotto – A. Nastri
Andrea Nastri
Il margine interrotto, raccontisinossi
“Il margine interrotto” è una raccolta di racconti accomunati da una caratteristica, quella di rappresentare dei frammenti, degli spezzoni di vite che presuppongono sempre un “prima” e un “dopo”. Vicende umane che sconvolgono delle esistenze o quantomeno le indirizzano su strade prima non immaginate, che scavano un solco tra passato e presente. Storie in cui l’evolversi degli eventi, spesso racchiusi nello spazio di poche ore, è un pretesto per raccontare emozioni, sentimenti e, in fondo, gli aspetti più problematici della condizione umana.
In “Rifrazioni” il protagonista si costruisce una nuova vita che sembra rispondere perfettamente alle sue aspettative. Il lettore probabilmente immagina che l’uomo abbia alle spalle una sua “vecchia” vita, ma non può sapere né quale, né soprattutto che questa, clamorosamente, riprenderà alla fine il sopravvento sulla nuova, in un finale del tutto inatteso.
“La corsa” è un frenetico sviluppo di sensazioni ed emozioni, in cui, addirittura, nulla traspare né del “prima”, né del “dopo”, ma che concede un po’ di sollievo sul finale.
In “Polvere” si racconta un viaggio verso un qualcosa che solo a mano a mano che si legge si fa più chiaro, fino a rivelarsi del tutto. Ma anche qui un finale inatteso consegna la storia ad un altro percorso rispetto a quello immaginato lungo tutto il racconto.
“La fine di tutto” è un breve spezzone di una vicenda umana usata a pretesto per raccontare un’atmosfera, un ambiente, un tempo. Il protagonista, un po’ come l’io narrante de “la corsa”, è un uomo sostanzialmente disperato, ma che cerca con uno scatto di ridare nuova luce alla propria esistenza. Anche qui un finale aperto, ma in qualche modo positivo.
Infine, “Walter mi stava di fronte” che trae spunto da un breve frammento – lo spazio di una nottata come ne “la fine di tutto” – per abbozzare un racconto generazionale: un gruppo di trentenni dal futuro incerto cercano un po’ di divertimento in una vacanza che riserverà però loro sorprese e inattesi sviluppi.l’autore
Andrea Nastri (1976)
Architetto e giornalista, svolge la sua attività professionale tra Capri e Napoli, dove si è laureato con una tesi su l’architettura di Raili e Reima Pietilä, in via di pubblicazione.
Scrive di architettura e arte contemporanee collaborando, tra l’altro, con le riviste Exibart, D’architettura e Area e con il quotidiano Il Denaro.
Ha pubblicato i saggi Edwin Cerio e la casa caprese (Clean edizioni, 2008) e La chiesa di San Michele Arcangelo ad Anacapri (con M.F. Cretella, Arte’m, 2010).
Vangelo del cavolo – E. Monti
La politica, i peccati, la vanità umana ingiustificata: questi alcuni dei temi che si possono trovare nei racconti della raccolta di Edoardo Monti, Vangelo del cavolo.
In verità più che di racconti si tratta di micro racconti, lunghi solo qualche pagina, caratterizzati da uno stile particolarmente scarno e colloquiale.
I personaggi infatti sono solo appena accennati e solo per quanto riguarda le caratteristiche fisiologiche al racconto, sono solo voci narranti che esprimono la loro opinione su un determinato argomento.
Sono racconti molto poco narrativi, quindi, che si concentrano più sul veicolare l’opinione (a volte rivolgendosi direttamente a chi legge) che l’autore si è costruito su una particolare tematica piuttosto che mostrare una storia o far muovere personaggi con un’anima e un’introspezione.
Talvolta lo scopo del racconto sfugge al lettore, che cerca di intuire il messaggio nascosto sotto un buon numero di interiezioni e modi di dire che rendono questi episodi particolarmente oscuri.
Anche alcuni passaggi restano senza spiegazione e senza una motivazione (i bikini in ufficio? le bastonate in fronte?), diventando quindi difficile capire se l’autore intendesse usare una metafora o se invece si debbano prendere letteralmente, e lasciando comunque una sensazione di sconcerto arrivati alla fine del racconto.
Nello stesso gruppo si annovera anche l’ultimo racconto, in cui lo stesso autore manifesta il suo desiderio di fama nel mondo della letteratura.
Insomma, una lettura certamente particolare, a tratti non molto chiara, scritti in uno stile colloquiale che però spesso può essere frainteso con imprecisione lessicale e grammaticale che non al vero e proprio stile creativo dell’autore.
A barber story e altri racconti – P. Cavicchi
Un uomo, un barbiere, che coltiva la piccola fantasia di poter assistere al proprio funerale, si troverà invischiato in una faccenda molto più grande di lui solo per poter cogliere l’occasione di poter realizzare il suo desiderio.
Un giovane, un uomo qualunque, per un sadico gioco a lui incomprensibile si troverà rinchiuso in un labirinto alle prese con un’agghiacciante caccia all’uomo.
Un investigatore privato viene salvato dalla bancarotta dall’ingaggio per un caso semplice, quasi banale, ma che assumerà risvolti che andranno ben oltre l’immaginazione, fino ad una lotta per la sua stessa anima immortale.
Questi, in poche parole, i tre racconti contenuti nell’opera di esordio di Paolo Cavicchi, A barber story e altri racconti. Sono tutti racconti di stampo noir/horror, sebbene in diversi passaggi siano conditi da un tocco ben dosato di ironia e buone battute.
Nonostante l’autore si sia cimentato nell’impresa letteraria per la prima volta, risulta evidente che il piglio creativo c’è e si sente, anche se la narrazione a volte è limitata di una certa inesperienza. La sensazione generale infatti è quella di aver di fronte un buon potenziale inespresso e trattenuto, una mente creativa di notevole entità ma non ancora abituata a “comportarsi male”, come dice King, e quindi ad essere completamente trasportata dallo slancio creativo a briglia sciolta.
Il primo racconto, quello che da il titolo alla raccolta, non brilla certo di una particolare originalità, il concept di base è piuttosto semplice e l’intreccio pecca un po’ di scarsa motivazione psicologica. I personaggi infatti sono pedine che si muovono senza un vero perchè, ma questo potrebbe anche essere un effetto di tipo onirico/surreale espressamente voluto.
Nel secondo racconto, infatti, ci troviamo proiettati in un contesto al limite del surreale senza ottenere spiegazioni di background. Questo è un espediente tipico del racconto che, grazie alla sua brevità, permette di entrare nel vivo dell’azione senza passare attraverso i preamboli ben noti del romanzo. L’idea è molto buona, anche se, anche qui, non particolarmente originale (il gioco di morte manipolato dall’alto è presente in almeno due manga, un film e Dio solo sa quante opere narrative), la narrazione è efficace e scorre bene, creando una buona tensione nel lettore e un crescere dell’aspettativa verso il punto cruciale delle storie di questo genere: la risoluzione della situazione critica, ovvero l’uscita dal gioco. Nel caso del racconto in questione, l’autore ha optato per la soluzione forse meno appagante, il Deus ex Machina. Dopodichè abbiamo ancora una coda di eventi che distolgono il pathos dal core effettivo del racconto (quello che succede nel labirinto) fino ad arrivare alla conclusione forse più attesa e più accettabile ma anche più prevedibile.
Il terzo racconto ha ancora un’impostazione differente: narrato in prima persona, tocca un argomento davvero stuzzicante, alcune scene poi valgono senza dubbio la lettura già da sole. Lo sviluppo della trama però ricalca in modo evidente strutture videoludiche tipo “Alone in the dark”, che ne riprende di fatto l’azione principale (andare in giro armato fino ai denti ad ammazzare creature mostruose). Non che questa caratteristica di per sè costituisca un aspetto negativo, ma denota una struttura narrativa più visiva e orientata alle azioni, tralasciando quasi del tutto l’aspetto introspettivo e di descrizione del personaggio. Questa caratteristica si può trovare anche nel secondo racconto.
Ciò detto comunque, A barber story è un buon esempio di dignitosa opera prima: costituisce l’espressione di una mente creativa ancora acerba ma senza dubbio dotata di notevolissimo potenziale. Facciamo a Paolo Cavicchi il nostro sentito in bocca al lupo per le sue future fatiche.