Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Post Taggati ‘giallo’
Non tutti i segreti dormono in soffitta – Segnalazione
Gentili lettori,
vogliamo segnalarvi che si è aperta nuovamente la vendita online dell’e-book “Non tutti i segreti dormono in soffitta” della scrittrice esordiente Lara Marzo.
Qui il sito per tutte le informazioni: Non tutti i segreti dormono in soffitta e qui la nostra recensione.
Buona lettura!
A&C Staff
Non tutti i segreti dormono in soffitta – L. Marzo
Un mistero così ben archiviato nella memoria dei testimoni da rischiare di passare inosservato; una giovane giornalista in erba con velleità da detective che indaga, scavando nel suo stesso passato, alla ricerca del bandolo della matassa, il tutto condito da autoironia e leggerezza.
E’ questo, in poche parole, il libro che lo Staff vuole consigliarvi oggi in modo particolare: Non tutti i segreti dormono in soffitta, romanzo di esordio di Lara Marzo, selezionato dalla casa editrice ArpaNet e al momento pubblicato in formato ebook.
Questo romanzo si destreggia con semplicità tra i generi più svariati, fornendo un punto di unione forse improbabile ma indubbiamente accattivante: un po’ giallo, un po’ saga familiare, un po’ chick lit, speziato con umorismo e autoironia.
Lo stile, per quanto acerbo, è certamente fluido e scorrevole, sempre chiaro e piacevole, molto promettente per un autore alle prime armi. E’ evidente la voglia di voler fare bene, di esprimersi al meglio con i propri strumenti, senza mai fare il passo più lungo della gamba, nè con evoluzioni linguistiche fuori luogo nè con circonvoluzioni di trama.
I personaggi sono dipinti con pochi ma precisi tratti, al punto da renderli sempre profondi e molto efficaci. Vengono evidenziate le caratteristiche salienti di ciascuno, rendendoli facilmente riconoscibili, anche nell’immaginazione del lettore.
La trama è semplice ma narrata centellinando con cura le informazioni importanti, incuriosendo il lettore, e intrecciando la vicenda principale, strettamente legata all’indagine, a quelle secondarie, che rendono i personaggi vivi e sfaccettati.
Ci sentiamo di raccomandare la lettura di questo libro perchè piacevole in ogni sua parte e perchè costituisce l’opera prima di una scrittrice che, ne siamo sicuri, farà strada.
Per saperne di più, per leggere i primi due capitoli e per acquistare l’ebook, vi suggeriamo di visitare il sito informativo: Non tutti i segreti dormono in soffitta.
Primavera in Borgogna – L. Terenzoni
Ci sono libri che anche con poche parole, riescono a coinvolgere il lettore nella narrazione. Libri che non hanno bisogno di essere ricercati o elaborati per essere interessanti. Autori che non necessitano di grandi schemi mentali per creare un intreccio accattivante. In particolare, nel genere cosiddetto “giallo”, a volte la semplicità di esposizione e di stile mette in risalto la trama ineccepibile, diventando così un esempio di gradevole letteratura.
E’ certo però, che per ottenere questi effetti positivi occorre essere dei narratori molto abili e smaliziati. Bisogna essere in grado di sapere come e quando calare le proprie carte, giocare con l’interesse del lettore, saperlo guidare esattamente dove si desidera, e poi spiazzarlo, facendogli tenere il fiato sospeso.
Questa abilità, purtroppo, manca nel libro di cui vogliamo parlarvi, Primavera in Borgogna, scritto dall’esordiente Luca Terenzoni e pubblicato dal gruppo Albatros Il Filo.
Questo volume viene presentato come un giallo ambientato nelle campagne della Borgogna, incentrato sul misterioso amministratore di un’azienda vinicola e sul suo oscuro passato.
Di fatto però questo libro non ha alcunchè di giallo, né di misterioso. La trama è molto debole e priva di mordente e di fatto il mistero non esiste. I pochi spunti di possibile interesse (la moglie dell’amministratore e il suo aspetto così dimesso; la collega dal passato triste) vengono polverizzati dal narratore onnisciente che provvede immediatamente a raccontare tutto quello che serve sapere, oppure attraverso dei monologhi inverosimili dei personaggi in questione, che senza apparente sforzo vuotano il sacco con il protagonista di ogni loro più intimo segreto.
Se la trama è scarna, la tensione è inesistente. Il protagonista si fa prendere dalle ansie sul suo datore di lavoro in modo sproporzionato rispetto ai sospetti che nutre, e la sua apprensione non si trasmette mai al lettore, che resta sempre molto in disparte rispetto alla vicenda.
L’espediente narrativo infatti è un’ irritante terza persona, una voce fuori campo, posizionata in genere sul protagonista, ma che cambia spesso imprevedibilmente prospettiva, con effetto spiazzante. Voce narrante che, disgrazia, osa anche rivolgersi direttamente al lettore, più di una volta.
I personaggi non ne escono meglio. Sono tutti completamente bidimensionali, senza volto e senza carattere, quando non sono dei perfetti clichè, come la moglie scialba dell’amministratore o lo stesso protagonista.
Lo stile è insicuro, senza una inclinazione, ricco di incertezze, farraginoso nella costruzione di periodi arzigogolati e a volte impreciso anche dal punto di vista grammaticale. Il lavoro di un buon editor avrebbe potuto quantomeno limitare questo aspetto. I dialoghi sono superficiali e artificiosi, l’uso dei punti esclamativi è inspiegabilmente frequente. Le poche informazioni in funzione dell’intreccio vengono proposte più e più volte in modo ridondante e fastidioso nel giro di una manciata di pagine, in alcuni casi vengono fornite dalla voce di due personaggi diversi e ripresi parola per parola. Non esiste una caratterizzazione del personaggio nel discorso diretto: un poliziotto ed una donna coinvolta emotivamente nella faccenda parlano esattamente allo stesso modo.
Tutto l’insieme risulta una summa di già visti e già letti, culminando in un finale degno del miglior Derrick.
In linea generale, purtroppo, non possiamo fare altro che prendere atto di aver letto opere certamente più ricche di contenuto e talento e più curate dal punto di vista stilistico e di editing, anche prodotti da scrittori esordienti.
Scheda: Primavera in Borgogna – L. Terenzoni
“Quello che lo colpì in modo particolare, ancora di più del suo look, fu l’espressione sul suo volto, che appariva stranamente pallido; sembrava che la donna avesse appena visto un fantasma”.
In “Primavera in Borgogna” viene affrontato il “ritorno alla vita” di Francesco, il direttore amministrativo di un’azienda del settore cartario nella provincia di Lucca, il quale, pur avendo raggiunto importanti traguardi sia in campo privato che professionale, si ritrova alla soglia dei 40 anni a mettere nuovamente tutto quanto in discussione, dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata storica a solo pochi mesi dal matrimonio.
L’occasione per poter ripartire da zero gli si presenta, in modo del tutto inaspettato, una mattina di primavera, mentre si trova all’interno delle mura di S. Gimignano, in Toscana.
Qui, infatti, incontra un imprenditore francese del settore del vino, il Sig. Jean-Marc Robin, che, dopo poco averlo conosciuto, propone a Francesco di andare a lavorare da lui in Borgogna, nella sua azienda vinicola.
Dopo aver riflettuto attentamente sulla proposta, Francesco decide di trasferirsi in Francia con l’intenzione di dare un indirizzo completamente nuovo alla propria vita, ma soprattutto con il fermo proposito di non rimanere mai più coinvolto in una relazione sentimentale stabile.
L’incontro con Ludivine, la sua nuova collega, personaggio tanto affascinante quanto complesso, renderà, però, le cose tutt’altro che semplici per Francesco.
Contemporaneamente, da un passato, solo apparentemente, lontano e dimenticato, inizieranno a riemergere lentamente gli inquietanti dettagli di un fatto di cronaca nera, che riguarda sia Ludivine che il Sig. Robin.
In un susseguirsi di colpi di scena, la Borgogna, con la tranquillità generata dai colori primaverili dei suoi paesaggi, fa da sfondo, nonché da contrasto, all’inquietudine di Francesco, il quale, per ritrovare la pace della sua mente, e non solamente della sua, arriverà a mettersi seriamente e pericolosamente in gioco, riuscendo però alla fine a ricollocare nel giusto ordine i vari pezzi del puzzle.
Titolo: Primavera in Borgogna
Autore: Luca Terenzoni
Casa editrice: Gruppo Albatros Il Filo
Anno di pubblicazione: 2010
I delitti della luce – G. Leoni
Questo libro, I delitti della luce dell’autore italiano Giulio Leoni, è il secondo libro di una serie incentrata sulla risoluzione di enigmi misteriosi ambientati nella Firenze del 1300, con protagonista un fiorentino d’eccezione, Dante Alighieri.
Un veliero viene ritrovato arenato diversi chilometri dalla foce dall’Arno, carico di decine di uomini morti. In una stanza, viene rinvenuto un meccanismo misterioso, volutamente manomesso.
Da queste premesse si dipana una storia piuttosto ricca ed incalzante, nella quale le morti inspiegabili si susseguono, mentre Dante, priore di Firenze, si affanna per cercare la soluzione degli omicidi e il significato nascosto di tutto questo.
Giulio Leoni ha indubbiamente scritto un libro di valore dal punto di vista della prosa. E’ ineccepibile e scorrevole, e propone un narratore onniscente compenetrato nell’epoca che sta trattando, facendogli fare osservazioni e inserendo dettagli che calzano con il modo di vedere il mondo al quel tempo.
C’è da dire però, che in questo romanzo la risoluzione del mistero diventa un aspetto secondario rispetto al contesto storico, diventando forse un po’ poco verosimile. Ci troviamo quindi Dante che disquisisce di filosofia a due passi da un tafferuglio in piazza, oppure sempre Dante che corre a perdifiato per le vie della città, quando a 35 anni ce lo aspetteremmo come un posato uomo di mezza età più che uno scapestrato giovincello.
E’ forse questa la pecca principale di questo libro, il fatto di voler utilizzare Dante come protagonista dichiarato, dandogli una dimensione di quotidianità che, forse, non siamo abituati a leggere e a immaginarci. Abbiamo più volte storto il naso davanti al sommo poeta che parla come un Gil Grissom ante litteram, asserendo di voler ascoltare quello che il morto ha da dire sulla dinamica dell’omicidio e sul suo assassino…
Tolto questo stravaganze riguardo la verosimiglianza dei personaggi, l’intreccio è interessante ed originale e di certo incuriosisce il contesto storico ricostruito così con cura a fare da sfondo ad una vicenda dai toni noir.
Uomini che odiano le donne – S. Larsson
Su questo libro molto è già stato detto, quindi scriverne ancora potrebbe risultare ridondante. È un romanzo che sa farsi amare, nonostante alcuni ne abbiano criticato lo stile, non propriamente “di alto livello”, e la storia sia a tratti infarcita da stereotipi di vecchia data.
Premesso questo c’è però un aspetto in Uomini che odiano le donne di cui, credo, si possa ancora parlare senza cadere nel già detto. Basta leggere il titolo per capire di cosa si tratta: l’odio, la violenza che alcuni uomini provano nei confronti delle donne.
Certo, è vero che la storia parla di un serial killer, di un pazzo esaltato da se stesso e dalla sua psiche malata, quindi la violenza di costui è fine a se stessa, ma è anche vero che ogni parte del romanzo è accompagnata da dati reali che fanno venire i brividi. Ad esempio:
Parte Prima: “In Svezia il 18% delle donne al di sopra dei quindici anni è stato minacciato almeno una volta da un uomo”.
Almeno una volta. Nell’uomo c’è spesso una violenza gratuita e non giustificabile nei confronti della donna: fisica o psicologica che sia. E di questa violenza subìta che non può (e non deve) essere tollerata è simbolo Lisbeth Salander, il personaggio icona di Larsson, quello meglio riuscito, capace di ritagliarsi un ruolo da co-protagonista accanto al giornalista, “macho dal cuore tenero”, Mikael Blomkvist.
Ogni donna che si è sentita impotente di fronte a un uomo, per un’attenzione non richiesta, uno spazio violato, un rispetto negato, ha sognato di essere come Lisbeth Salander, di avere la sua stessa freddezza e lucidità per mettere in pratica non una vendetta come quella che amano gli uomini – violenta e letale – ma quella più sottilmente femminile: la tortura psicologica. Quello che hai fatto ti rimarrà marchiato addosso perché tu non lo possa più fare: questo è il potere di una donna su di un uomo, questa la vendetta di Lisbeth sul suo aguzzino.
Il merito di Larsson in questo libro non è solo quello di aver scritto un ottimo giallo-thriller dal ritmo incalzante, ma anche di aver saputo dar vita a un personaggio come Lisbeth, ovvero un personaggio che, anche a mistero scoperto, continua a stupirti e al quale finisci persino per affezionarti perché, per quanto non vorresti essere come lei, una parte di te l’ammira e spera che sia lei a vincere su tutti.
Recensione scritta da L’Imbrattacarte
Il silenzio dei chiostri – A. Giménez-Bartlett
Abbiamo preso questo volumetto in quanto ci è stato consigliato dalla bibliotecaria. Il titolo ci ricordava qualcosa, ma non siamo riusciti a stabilire che cosa, forse era stato elencato da Dorfles durante la sua bella trasmissione “Per un pugno di libri”. Comunque, in qualche modo il titolo ci era parso estremamente evocativo. L’abbiamo quindi affrontato a cuor leggero e con grande interesse.
La storia di per sè è piutosto semplice quanto curiosa: un frate viene trovato assassinato all’interno di una cappella di un convento di suore e le spoglie del santo locale ivi conservate sono sparite senza lasciare traccia. Da questo singolare incipit si dipartono le indagini in una narrazione tipicamente poliziesca, intrecciando gli avanzamenti sul caso alla vita privata della poliziotta Petra Delicado (ossimorica non a caso), saltando attraverso eventi delittuosi della storia barcellonese e i meccanismi omertosi tipici delle istituzioni religiose per poi sfociare in una risoluzione del caso davvero sconcertante.
Romanzo della scrittrice catalana Giménez-Bartlett, non esattamente una novellin del campo poliziesco, stupisce e fa sorridere per la freschezza del linguaggio a volte veramente tagliente, che rende davvero piacevole la lettura di un volume che proprio rapidissimo non è (500 pagine circa). Probabilmente resta nella memoria grazie a questo slancio verbale più che per l’intreccio poliziesco in sè o per gli espedienti narrativi che sono sì carini e apprezzabili ma nulla di veramente innovativo. Un libro comunque gradevole, per passare qualche ora all’interno di un intreccio leggero e mai sinistro, fino alla inevitabile risoluzione del caso.