Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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La bugia di Natale – S. Grahame-Smith
Si tratta sicuramente della storia più raccontata di sempre, non a caso è stato il primo libro ad essere stampato. È probabilmente una delle leggende più note, in tutti gli angoli della cristianità, e che unisce tutti i popoli credenti sotto un’unica bandiera comune: la storia della nascita di Gesù è appunto La storia per eccellenza.
Ma in quanti hanno intravisto all’interno di questo racconto tutte le caratteristiche peculiari classiche di una qualsiasi storia di fantascienza? Di certo lo ha fatto, e in un modo del tutto inatteso ed appassionante, il signor Grahame-Smith, che si è già distinto in un paio di altre brillanti occasioni per la rilettura in chiave horror della storia e della letteratura: se è riuscito a far diventare best seller Orgoglio e Pregiudizio popolandolo di zombie ed è riuscito a trasformare uno dei padri della patria americana come Abraham Lincoln in un cacciatore di vampiri senza essere lapidato sulla pubblica piazza, vuol dire che costui è uno scrittore che sa il fatto suo.
Non abbiamo avuto modo (ancora) di leggere i suo romanzi precedenti ma abbiamo visto quanto basta con questo romanzo, La bugia di Natale.
Per assurdo, nel complesso l’autore riesce a tirare fuori una storia del tutto credibile anche se fortemente caratterizzata dalla magia e dal soprannaturale (o divino, se si vuole): i personaggi sono ben immersi nella realtà del medio oriente di 2000 anni fa, con le loro peculiarità in taluni prosaiche e superstiziose in altri, e la trama è del tutto ragionevole se si considera quanto una tradizione orale sia per sua natura in grado di modificare e trasformare qualunque tipo di storia.
Ecco quindi che il nostro occidentale Baldassarre diventa Balthazar, e ben lungi dall’essere un savio magio proveniente da Oriente è un saccheggiatore di fosse comuni che ha sviluppato una brillante carriera come ladro pluridecorato con tanto di nomignolo altisonante (“Il fantasma di Antiochia”). È lui il protagonista di fatto della storia, nella quale scopriamo per la prima volta il volto di Erode, un re fantoccio dell’Impero piagato nel fisico e nella mente; il lato umano e semplice di Maria e Giuseppe al di fuori della pura iconografia; gli esordi del celebre Pilato.
Ne risulta un romanzo particolarissimo e piacevole da leggere, elaborato con cura e maestria da un autore che non ha paura di osare. A voler trovare una pecca, possiamo dire che ci siano alcuni scivoloni sia nella traduzione che nell’editing: siamo ancora un po’ turbati sulla presenza degli stambecchi nel deserto, per esempio, che in più posti nel romanzo fanno la loro apparizione come osservatori esterni e inconsapevoli.
Nel complesso comunque La bugia di Natale costituisce un piacevole romanzo di genere che non mancherà di stuzzicare la curiosità dei lettori e che potrebbe essere un originale regalo adatto proprio alle festività natalizie.
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La ragazza di fuoco – regia di F. Lawrence
La ragazza di fuoco è probabilmente l’unico caso per il momento disponibile nella storia del cinema in cui il secondo film di una serie risulta essere qualitativamente migliore del suo predecessore.
Sicuramente l’ha fatta da padrone l’aumento del budget a disposizione della produzione: se per Hunger Games si è puntato il più possibile sulla creazione di un legame fortemente emotivo con la protagonista, per mantenere viva l’immedesimazione forte creata dal romanzo in prima persona, girando a proprio favore una limitatezza di budget che ha fatto volare basso la produzione e gli effetti speciali; con La ragazza di fuoco la possibilità di poter puntare più in alto, alzando l’asticella della completezza dello show, ha fatto sì che il prodotto confezionato fosse molto più godibile anche dal puro punto di vista estetico.
Va anche dato merito alla qualità recitativa degli attori, che se nel primo film era già elevata, in questo secondo episodio tocchiamo vette davvero apprezzabili.
La Lawrence sembra più matura e più consapevole di quello che è il suo talento, rimanendo comunque naturale, che è in fondo il suo punto di forza: tutto il film ruota attorno alla sua bravura e alla sua capacità di essere una ragazza forte e fragile, ma soprattutto disarmata davanti all’orrore in cui nuovamente, suo malgrado, è immersa. Una pedina che inizia a rendersi conto del suo status di pedina, alla quale nessuno dice niente ma di cui tutti cercano di deciderne le sorti in virtù della strumentalizzazione di quello che è stato solo un gesto di autoconservazione.
Sempre carino e inevitabilmente con un ruolo di sfondo, Josh Hutcherson rappresenta lui forse ancora meglio di Katniss il ruolo della vittima degli eventi: innamorato senza speranza, trascinato all’interno di una situazione in cui comunque la si giri risulta perdente, aspira esclusivamente a salvare la sua amata, in fondo crogiolandosi con semplicità all’interno della sua scarsa autostima e del suo senso di profonda inutilità. In questo episodio però il personaggio acquista agli occhi degli spettatori (e di Katniss quindi) una profondità che avevamo solo sospettato e viene gettato il seme di quello che sarà effettivamente il Grande Dubbio Amoroso nella protagonista e che si esprimerà al suo meglio nei prossimi episodi.
Una nota naturalmente anche per i nuovi personaggi secondari, che in questo episodio sono molti e con ruoli piuttosto rilevanti. Bisogna dire che a parte forse Finnick, figo ma non tanto da oscurare i protagonisti (chi ha letto il libro sa il perché di questa osservazione) che lascia un buon potenziale di approfondimento per i figuri sviluppi del personaggio, gli altri sono un po’ forzati all’interno dei loro stereotipi individuati nel romanzo. Wiress e Beetee sono calzantissimi nei personaggi ma un po’ freddi, Johanna Mason è perfetta nella parte della schizoide ma non riesce ad essere del tutto convincente a causa di una certa teatralità forse studiata ad arte, mentre gli altri sono del tutto marginali. Merita almeno una citazione per l’efficacia la scelta di rendere incapace di parlare l’anziana e dolce Mags, che con il suo sorriso disarmante riesce a rendere speciale un personaggio per il quale, anche nel romanzo, non si può non provare tenerezza.
Un consiglio a tutti gli amanti della saga: se ancora non avete letto i libri, non leggeteli prima di vedere il film. Quando abbiamo visto Hunger Games non avevamo letto il relativo romanzo e l’effetto è stato deflagrante per pathos e coinvolgimento emotivo; ora che abbiamo assistito alla proiezione de La Ragazza di fuoco dopo aver letto il romanzo ne siamo entusiasti ma decisamente meno sconvolti e molto più freddini. Ciò non toglie che per gli estimatori sia la lettura che la visione sono esperienze decisamente piacevoli e che consigliamo vivacemente.
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La ragazza di fuoco.
Il canto della rivolta.
Verso altri cieli – F. Porta
ARGILLE
Argille,
nel fango della morte.
Senza notte.
Nell’insonnia
di nebbie senza impronte.
Senza respiro.
Sulle piaghe di fossili
senza memoria.
Senza sonno.
NUVOLE SENZA DIREZIONE
Si accalcano in cielo
– in branchi feroci –
nuvole spigolose,
galleggiando
senza direzione.
Turchine scie
nel mistero,
che non è che silenzio.
Attimo breve:
un volo di rondini
in pieno vento.
La raccolta poetica di Floriana Porta, Verso altri cieli, si caratterizza per la musicalità dei versi e per la capacità evocativa. La fanno da padrone contesti ed elementi naturali, e anche le sensazioni suscitate si rifanno alla natura, dell’ambiente e dell’uomo.
I componimenti riescono a trasmettere serenità attraverso espressioni e parole semplici, per quanto le poesie non siano incentrate esclusivamente su riflessioni positive e solari, bensì talvolta tormentate e oscure.
La sensazione è comunque quella di una generale positività, in particolare grazie alla semplice bellezza dei versi.
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Dall’odio alla blasfemia – S. Ragazzo
Mattino
- Il Sole illumina la Terra
come l’Intelligenza
illumina la Vita -
Umanità, mi spiace annunciarvi che
siamo al buio da secoli,
eppure il Sole è alto.
…
Simile ad un raporto d’amicizia, l’eterno ed il Mortale si tenono per mano durante la loro ultima cena. Unica mano visibile è quella che stringe l’altra. Entrambi ne hanno una nascosta dietro la schiena, con le dita incrociate, mentre attendono il cibo, sperando di non farsi beccare mentre imbrogliano sul conto finale da pagare.
La cena è base di pentimenti e colpe, blasfemia e santificazioni, odio e sopportazione, ed il creatore delle pietanze è mitemente nascosto in loro.
“Che pietanze pesanti, mio caro!”
“Di chi sarà la colpa?”
Ed in coro concludevano:
“Io sono vestito a tua immagine e somiglianza!”
La raccolta poetica di Stefano Ragazzo, Dall’odio alla blasfemia, bene si fa rappresentare dal titolo del volume. Si tratta di componimenti vari, anche in prosa, caratterizzati da un senso di amarezza per la realtà immanente, per la povertà di spirito, l’ignoranza e la superficialità che sembrano permeare il quotidiano.
Gli scenari individuati dal giovane (ma dalle alte aspirazioni) poeta sono ermetici, molto spesso mostruosi e grotteschi, orrori difficilmente espugnabili. La ricerca dell’Io e in generale il viaggio interiore del poeta assume toni già maturi, che si evincono anche dalle stesse note apposte ai componimenti.
Una lettura complessa e suggestiva.
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Gli Acchiappazombie – J. Petersen
Sarah e David si sono ormai riaffiatati come coppia proprio grazie all’epidemia zombie e hanno iniziato una nuova e proficua impresa, la disinfestazione zombie su richiesta. Ma qualcosa sembra turbare la “tranquilla” routine consolidata in quei primi mesi dopo l’epidemia, circolano voci tra i sopravvissuti di zombie bionici, con caratteristiche particolari molto più pericolose rispetto agli esemplari standard: più svegli, più reattivi e molto più forti.
Gli Acchiappazombie di Jesse Petersen è il seguito del felice episodio Finchè zombie non ci separi che riprende le vicende della coppia là dove si erano interrotte, solo qualche settimana dopo.
Come il romanzo precedente, il piglio ironico e leggero fa la differenza con la quantità di romanzi zombie che ci sono in circolazione al momento. Inoltre il punto di vista femminile dà alla vicenda un approccio fresco e originale.
Al contrario del primo romanzo, in questo volume abbiamo trovato una quantità di refusi, alcuni piuttosto pesanti, che sono effettivamente elementi di disturbo per il lettore.
Come in ogni saga zombie che si rispetti, se nel primo episodio la trama può permettersi di essere poco incisiva perchè si fa conoscenza con i protagonisti e si susseguono una serie di eventi che evidenziano il distacco dalla vita “normale” a quella post apocalittica, nel secondo episodio la trama deve costituire l’elemento fondante del romanzo: i protagonisti si saranno acclimatati a loro modo nella nuova condizione e l’attenzione deve essere necessariamente focalizzata su altri elementi, nuovi personaggi o eventi di svolta, che consentano alla narrazione di reggersi ed evolversi e non avvilupparsi su sè stessa.
Ne Gli Acchiappazombie la trama ha buoni margini di miglioramento ma le evoluzioni sono state piuttosto prevedibili, inserendo i classici elementi di ripiego per l’evoluzione della storia, senza svolte di particolare originalità. Anche il momento di massimo pathos risulta un po’ buttato lì, senza particolare incisività, e risolto altrettanto rapidamente.
Nel complesso comunque rimane un buon romanzo zombie che si discosta bene dal solco greve di tanti altri titoli, si legge facilmente e i personaggi principali nel complesso risultano piacevoli e con una personalità piuttosto definita.
Lettura consigliata.
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Il primo volume della saga: Finché zombie non ci separi: 1
La versione di Barney – diretto da R. J. Lewis
Abbiamo letto e amato con un entusiasmo raro il romanzo di Mordechai Richler, ma ci siamo commossi alle lacrime (moltissime volte) davanti al piccolo capolavoro cinematografico di Richard J. Lewis.
La versione di Barney in formato audio-video è un’esperienza, come lo è anche se in modo diverso la lettura del libro.
Una trama così destrutturata, ricca di dettagli, episodi, giochi di parole, personaggi ed eventi necessitava per forza di cose una riduzione, per essere portata sullo schermo. Questo film non ne costituisce il complemento, ma una decorosa sintesi, se non per la storia (estremamente semplificata e ridotta a due soli filoni narrativi: le consorti Panofsky e la scomparsa di Boogie) almeno per la bravura degli attori, uno su tutti un Paul Giamatti che da un volto umano ed espressivo a Barney attraverso svariati decenni e mille disavventure.
Il risultato è un film sensibile, forse ancora di più del libro, nel quale la commozione cerca di stemperarsi senza riuscirci con l’ironia. Fenomenali anche gli altri attori, che sostengono con efficacia questo one-man-show senza mai perdere di mordente o annoiare, nelle oltre 2 ore di proiezione.
Un film che mantiene le promesse e raccoglie bene la sfida gettata da un libro strepitoso e difficile da gestire.
Fortemente consigliato.
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E anche il libro: La versione di Barney
Le verità altrui – S. Scarciglia
Un omicidio efferato in un paesuccio lontano dal mare, un’indagine frettolosa, un uomo solitario con un dono che è la sua condanna: conoscere la verità assoluta e non poterla nascondere.
Questa in breve la trama del romanzo di Salvatore Scarciglia, Le verità altrui. Alla lettura di questa opera risulta evidente l’inesperienza dell’autore nella scrittura di una storia dalle potenzialità di ampio respiro, comprimendola senza valorizzarla.
La trama infatti preannuncia senza dubbio delle interessanti implicazioni, che potevano essere effettivamente ben espresse attraverso un taglio giallo/poliziesco come quello esemplificato nel libro. Peccato che tristi scelte stilistiche abbiano reso inefficace il tentativo privando di qualunque mordente la storia: l’utilizzo del raccontato rispetto al mostrato allontana di anni luce il lettore dal cuore della vicenda; il focalizzarsi su dettagli insignificati (due pagine e mezza per un incipit equivalente all’ “era una notte buia e tempestosa”) a discapito di passaggi importanti funzionali alla trama e all’immedesimazione che invece vengono raccontati in una manciata di parole; un’infelice costruzione della storia, anticipando alle primissime pagine il momento che dovrebbe costituirne un climax, facendo trovare quindi un buco nella sequenza narrativa; la percezione continua di clichè e stereotipo, mai espressa in accenti eclatanti ma rivelata da alcuni dettagli, che rende la lettura poco appagante.
Insomma, un romanzo decisamente acerbo, che dovrebbe costituire un punto di partenza per una profonda rielaborazione sia stilistica che strutturale, magari supportata da un editor, per rendere giustizia ad un concept che nonostante tutto è abbastanza originale e che, se ben sfruttato, fornirebbe ottimi spunti narrativi e di approfondimento.
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Dorian Curze – T. Baroni
Su Aurus, un mondo piagato da guerre continue per ideologie e brame di potere, Dorian Curze si è distinto come grande condottiero e infallibile stratega. La sua lotta appassionata contro Torodon, suo ex amico fraterno e ora acerrimo rivale, infiamma i destini delle sue truppe in battaglie all’ultimo sangue. Ma un giorno qualcosa sembra andare storto: Dorian, in preda a quelle che sembrano allucinazioni, vede una donna accanto a lui, bellissima e ferina, che dapprima lo protegge da qualunque colpo mortale e in seguito gli comunica che è giunta la sua ora. Dorian così scopre l’esistenza di un Mondo Oltre, Maledicta, del suo contraltare Sanctorum, e di tutta la complessa meccanica che vi sta alle spalle: la gestione delle anime trapassate, la lotta tra i due Mondi Oltre per accaparrarsi le dipartite migliori e più di rilievo. Ma un evento del tutto straordinario anche per un contesto così incredibile destabilizza l’ordine costituito, portando Dorian a mettere in luce una realtà ancora più angosciante.
Dorian Curze di Tiziano Baroni è sicuramente un romanzo fantasy originale e dalla struttura altamente complessa. L’autore ha creato un mondo del tutto nuovo, con regole e meccaniche particolarissime che risultano non di semplice comprensione di primo acchito. La struttura stessa del romanzo, almeno nelle fasi iniziali della narrazione, non semplifica l’esperienza: l’alternarsi di capitoli al presente e in flashback destabilizza il lettore che viene gettato nel centro della mischia, letteralmente, senza tanti convenevoli.
Ciò nonostante, superato il primo centinaio di pagine, quando le cose cominciano a chiarirsi un po’, è impossibile non restare intrappolati dalla storia.
La complessità e l’imprevedibilità della trama fa sì che solo qualche dettaglio di sviluppo sia intuibile, mantenendo sempre viva l’attenzione del lettore. Nonostante la narrazione non sia sempre perfetta: nelle numerose scene di combattimento, ad esempio, è facile rilevare il compiacimento dell’autore nello scriverle, risultando spesso un po’ prolisso (e talvolta morbosetto).
Nel complesso comunque la trama è interessante e invoglia alla lettura e l’entusiasmo con cui è scritto induce a soprassedere su refusi e imperfezioni. Una lettura atipica e piacevole consigliata agli amanti del genere fantasy.
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