Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Archivio del 2011
Come diventare buoni – N. Hornby
Probabilmente una delle opere più famose uscite dalla caustica penna inglese di Nick Hornby, Come diventare buoni soddisfa tutte le aspettative nei confronti dell’autore e forse va addirittura oltre.
L’intera vicenda viene narrata da Katie, madre di famiglia e medico del servizio sanitario nazionale inglese, fondamentalmente rilassata nella sua routine indagatrice nelle vite, a volte grame, che incontra. Suo marito, David, scrittore arrabbiato con tutto e tutti, al punto da tenerne una rubrica su una rivista, è perennemente ingrugnito e rende la vita domestica di Katie un fastidioso inferno. Finchè qualcosa di imprevisto cambia: lei decide di lasciare lui a causa di una storia extraconiugale e lui… assume un modo del tutto inatteso di affrontare la vita, facendo rivalutare all’intera famiglia, e non solo, il significato di essere buoni.
Un romanzo dallo stile impareggiabile che caratterizza da sempre Hornby: narrato in strettissima prima persona, la visione è sempre attraverso gli occhi di Katie, spesso inframmezzata da lunghe digressioni interiori, come sempre in toni un po’ esagerati ed enfatici che tanto sono cari all’autore e che integrano perfettamente la vicenda.
Questo romanzo infatti è forse uno dei più focalizzati al sentire dei personaggi, ai sentimenti che accompagnano le decisioni, spesso incomprensibilmente troppo buone, che il nuovo David impone alla famiglia.
I personaggi sono come sempre disegnati con maestria, chiari e coerenti eppure mai banali o pedanti. La visione di Katie, inoltre, rappresenta bene il pensiero di persona media (mediamente felice, mediamente partecipe dell’andamento della società, mediamente interessata a mutarne in prima persona la direzione) e quindi veicola bene il pensiero del lettore, con semplicità ed efficacia, accompagnandolo sempre attraverso questa storia in apparenza normalissima ed al contempo paradossalmente rivoluzionaria.
Un libro che non può mancare nel repertorio dell’estimatore dell’autore ma allo stesso tempo ottimo per chiunque per un viaggio introspettivo ma disimpegnato, come solo Hornby sa fare.
Ti interessa questo libro? Come diventare buoni (Teadue)
Bambina e la Fatina Computerina – V. Defendi
Una storia che unisce gli elementi classici delle favole (principesse scontente, fate e maghi ed una missione magica da portare a termine) alla modernità e l’opportunità di conoscenza che l’uso dei mezzi informatici può riservare. Questo il succo di Bambina e la Fatina Computerina di Virgina Defendi. Sicuramente una favola dal taglio moderno, ideale per essere raccontata ad alta voce ai piccoli ascoltatori, ricca di ridondanze e ripetizioni.
Abbiamo trovato originale l’espediente visivo nella fiaba, utilizzando font diversi per, ad esempio, i personaggi principali e i nomi dei luoghi, facendoli quindi risaltare particolarmente nel testo.
Abbiamo riscontrato alcuni passaggi che ci hanno lasciati perplessi, considerando il target a cui si rivolge (un bambino sa che cos’è un grigio quaranta percento?) ma nel complesso ci è sembrata una favola piacevole, non moraleggiante, adatta ad interessare ed affascinare i più piccini.
Scheda: Lo strano mistero di Torre Mozza – V. Galati
Lo strano mistero di Torre Mozza
Vincenzo GalatiAttorno ad uno sconvolgente quanto inspiegabile omicidio collettivo di sei ragazzi avvenuto su una spiaggia, si intrecciano le storie di tanti personaggi, tutti potenziali assassini, tutti legati al drammatico episodio da un ricordo confuso, che sembra prepotentemente riemergere per chiedere chiarezza…
Un quadro inquietante potrebbe racchiudere un segreto troppo doloroso per essere rivelato. Un segreto che il mare custodisce, tra enigmatici rituali, collegati ad una misteriosa scuola di magia, nella dimensione di un passato che non potrà mai essere definitivamente archiviato.l’autore
Nasce a Genova nel 1971. Si definisce apolitico, agnostico e tutto ciò che è alfa privativo. Dice di essere
ottimista ma potrebbe bluffare. Non gli piacciono le cerimonie, le festività, sacre o profane e non festeggia
il proprio compleanno. Avverte la necessità di disobbedire ad ogni forma di autorità, sempre e comunque.
Vive nella campagna senese ed è amante degli animali: ha due cani, cinque gatti e una moglie.
Sogna l’auto sussistenza e di vivere beatamente al di fuori del sistema ma intanto lavora per una
multinazionale per pagarsi il mutuo.
Cose che gli insegnanti non dicono – A. Muni
Qual è il ruolo dell’insegnante oggi? Come e cosa può insegnare a una generazione assuefatta alla tecnologia e alla velocità?
In un periodo caratterizzato da tentativi di riforme e proteste, l’insegnamento come caposaldo della società torna a calcare le scene.
Il saggio di Andrea Muni “Cose che gli insegnanti non dicono” (sottotitolo: Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia) risulta molto attuale in un periodo storico in cui il mestiere dell’insegnante incontra ostacoli e una spinta al cambiamento che spesso lascia storditi.
Il libro ha il pregio di scuotere lo status quo dell’insegnamento, di porsi delle domande su quale sia il metodo o i metodi migliori per insegnare la storia ai bambini, e di provare a fornire risposte.
Muni è un insegnante e da tale si pone nei confronti dei suoi lettori: insegnanti, educatori e genitori che a vario titolo si ritrovano la materia storica tra le mani.
Come risvegliare l’interesse verso il passato in una generazione proiettata verso il futuro?
L’autore prova a fornire una risposta articolata e ricca di spunti di riflessione che in alcuni casi avvalla idee già espresse da altri studiosi e in altri le confuta fornendo un’alternativa maturata da lui personalmente durante la sua quasi decennale esperienza di insegnamento.
Attraverso la simulazione di un dialogo tra insegnante e alunni di una classe elementare, Muni contestualizza le sue proposte didattiche e permette anche a noi, non addetti ai lavori, di apprezzare il suo impegno e la passione che si intravede per il suo mestiere.
L’unica pecca oggettiva che abbiamo trovato nel libro è la poca verosimiglianza dei dialoghi, ma del resto non ci troviamo di fronte a un romanzo e il tentativo di spiegare la sua tesi era sicuramente un obiettivo più importante.
Il pregio che riconosciamo invece al testo è quello di aver toccato un nervo scoperto, e purtroppo ancora poco considerato, dell’insegnamento: qual è l’utilità dello studio e, in particolare, dell’apprendimento?
Troppi insegnanti considerano i bambini delle lavagne vuote su cui scrivere il maggior numero di nozioni, nozioni che spesso però si rivelano inutili nell’aiutarli ad affrontare il mondo.
Come lo stesso Muni sottolinea: “La parte essenziale della pedagogia e della didattica non è quella di divulgare, ma di aiutare chi impara a costruirsi da sé competenze critiche e conoscenze significative”. Ed è questa l’idea che ci ha colpito durante la lettura, che ha riaperto brevi squarci sulla nostra infanzia e adolescenza e ci ha portati a valutare obiettivamente i nostri anni scolastici alla luce degli adulti che siamo oggi.
Non potendo avvallare o contestare i metodi illustrati dall’autore, in quanto non competenti in materia, vogliamo però consigliare il testo a chi, invece, competenza ne ha perché pensiamo che un dialogo costruttivo sull’aggiornamento del ruolo dell’insegnante sia più che mai d’obbligo in questi giorni.
Recensione scritta da L’imbrattacarte
Ti interessa questo libro? Cose che gli insegnanti non dicono. Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia (Aggiornamenti. Didattica)
Scheda: Bambina e la fatina computerina – V. Defendi
Bambina e la fatina computerina
di Virginia DefendiDescrizione
Due Mondi distanti tra loro, ma molto simili: bisognosi di novità…
Da una parte: Da quel dì, poiché il danno l’aveva già combinato, a Bambina non restò molto altro da fare che domandarsi: «Come potrò mai fare… ? Come potrò portare colori e musica in questo mio piccolo Mondo sempre uguale a se stesso?(…) ».
Dall’altra: Allora la Fatina Computerina disse tutto d’un fiato, allontanandosi definitivamente dalla Stanza Consigliare, dopo un quarto colpo di tosse: «Come potrò mai fare? Come potrò portare tecnologia e modernità in questo mio piccolo mondo sempre uguale a se stesso?».
Ecco i quesiti ai quali le due giovani eroine di questa buffa storia dovranno dare risposta. Ci riusciranno?”Una fiaba moderna, scritta a regola d’arte, per bambini “di ogni età” , che non mancherà di coinvolgervi e divertirvi.
Autore/i: Virginia Defendi
Editore: Onirica
Collana: Le fantasie
Pagine: 48
Prezzo € 7.00
Formato: Libro in brossura
Data di pubblicazione: Luglio 2010
SBN: 8896797098
ISBN 13: 9788896797099Ulteriori informazioni:
Bambina e la fatina computerina
Anteprima
Acquistabile su:Ibs, Bol, LibreriaUniversitaria e su Amazon: Bambina e la fatina computerina (Le fantasie)
Vango tra cielo e terra – T. De Fombelle
Un ragazzo evanescente, che si arrampica senza problemi su pareti verticali, parla un sacco di lingue e cucina come uno chef, viene braccato in giro per l’Europa e le più alte sfere della politica europea sembrano volerlo morto. Questo è Vango, il protagonista della nuova fatica di Timothée De Fombelle in uscita in tutte le librerie dal 20 febbraio.
Un libro per ragazzi assolutamente godibile a tutte le età, grazie alla sua trama intricata e alla profondità, quasi commuovente, dei messaggi che trasmette.
Vango va oltre il ruolo del protagonista: la sua caratteristica peculiare, l’assenza di passato e di radici, si ripercuote nella delineazione del personaggio, facendo sì che siano tutti i comprimari, innumerevoli, ad avere ancora più volto e spessore. Abbiamo quindi una schiera di personaggi bellissimi, precisi e profondi, ciascuno vittima della propria debolezza, la cui vita si è intrecciata a quella di Vango e ne è stata cambiata. La vera straordinarietà di questo ragazzino la si evince dagli effetti che ha su coloro che lo incontrano.
Abbiamo quindi la giovinetta che lotta contro la sua solitudine profonda, cristallizzata nel momento in cui perse i genitori, bellissima e spregiudicata ma di fatto in fuga da sè stessa; un incredibile frate, dedito alla preghiera ed all’apicultura, che a suo modo cerca di combattere la regressione verso la guerra; la ragazza di età indefinibile, nè donna nè bambina, che come Vango corre sui tetti e pedina un bel giovane violinista russo dagli occhi tristi.
La trama e il contesto storico sono stimolanti come di rado si trovano nei romanzi per ragazzi: l’Europa tra le due Guerre, con tanto di nomi e volti (anche tristemente) noti. La trama del romanzo si mescola indissolubilmente con la nostra storia moderna, andando oltre all’inquadramento sommario di “romanzo fantasy” e inserendolo a buon diritto in quelli di romanzo storico e di azione.
Uno stile avvincente, insaporito dalla bravuta ormai rodata dell’autore, già molto noto grazie alla serie Tobia, rende Vango un libro avventuroso scritto con passione e creatività, ricco di colpi di scena, di ironia, di infantile purezza e di cruda verosimiglianza. Un libro semplicemente appassionante, da leggere tutto d’un fiato, lasciandosi catturare e commuovere da questa corsa a perdifiato su e giù per l’Europa.
Ti interessa questo libro? Tra cielo e terra. Vango (Narrativa San Paolo ragazzi)
Solar – I. McEwan
Il dottor Michael Beard è quel genere di persona che, inspiegabilmente, attira su di sè le attenzioni dell’unverso femminile, senza essere in grado di gestirle. Pur essendo un illustre premio Nobel per la fisica, non è altro che un ometto di mezza età sovrappeso, con pessimo carattere, abitudini alimentari riprovevoli ed una certa attitudine al disimpegno dai problemi e dai legami duraturi.
Questo è, in pochi tratti, l’indiscusso anti-eroe protagonista dell’ultimo romanzo di Ian McEwan, Solar: nell’arco di una decina d’anni ci viene mostrato quest’uomo, lentamente alla deriva sulla barca di notorietà che lui stesso si è costruito grazie all’entusiasmo giovanile, fingere di provare interesse per argomenti che in realtà non lo toccano più davvero, occupato fino in fondo a fantasticare sulla sua ex moglie e sul suo amante. Ma le cose come sempre si evolvono, e in questo libro non mancano mai di intraprendere pieghe inaspettate: così l’egocentrico e disordinato ometto si trova a dover fronteggiare una morte accidentale, ed al contempo ricevere una mole di nozioni e di idee scientifiche veramente rivoluzionarie, delle quali si appropria con leggerezza; si trova a gestire più relazioni a distanza (non solo fisicamente ma anche affettivamente) quando in realtà non ne desidera nessuna.
Questo romanzo risulta essere il paradigma dello humor inglese portato ai massimi livelli, talmente british da essere amaramente verosimile. L’intera storia diventa quindi serissima nella sua netta parabola discendente, verso il finale in cui tutto e tutti arriveranno a chiedere il conto a quell’uomo che ha usurpato affetti e celebrità.
In romanzi come questi si cimentano con successo solo i veri grandi autori, e McEwan raccoglie e vince la sfida con se stesso. Delineando un fisico premio Nobel, non perde un colpo, mostrandoci teorie e concetti di alto livello, dimostrando ancora una volta che il principio fondamentale della vera letteratura è la documentazione e la profonda conoscenza di ciò che si scrive, senza lasciare nulla alla scelta dozzinale. Inoltre, non ha nemmeno il timore di annoiare il lettore, perchè conscio che i punti di forza della sua opera sono talmente evidenti da non poter essere deviati da qualche dissertazione accademica di contesto.
Ma il vero genio risiede nei personaggi. In 340 pagine di romanzo abbiamo una visione completa di questo uomo pieno di difetti che, per quanto possa essere un ritratto umoristico, resta credibile sempre, infantile in modo irritante, noncurante dei normali problemi e delle responsabilità che tutti possono dover affrontare.
La prosa, il ritmo della narrazione, le tempistiche delle informazioni, l’introspezione: un romanzo da leggere assolutamente, da non perdere, scritto da un indiscutibile professionista del genere.
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Diario di un antropologo – L. Schina
Nella lettura di questo libro, Diario di un antropologo di Lucio Schina, indubbiamente si ha la percezione di avere di fronte un autore che conosce bene l’argomento di cui sta parlando. Non a caso infatti, pur non essendo un romanzo di carattere dichiaramente autobiografico, l’autore nasce come antropologo lui stesso. Dal punto di vista della preparazione quindi, nulla da eccepire: le descrizioni degli scavi sono verosimili così come quelle, piuttosto suggestive, del deserto e delle opere pittoriche rupestri, che di fatto costituiscono il punto cardine della narrazione.
Ciò che invece non convince è il contesto narrativo in cui l’aspetto scientifico-saggistico si inserisce. La trama, ad esempio, è poverissima: è strutturata su un solo filo perfettamente lineare, senza spunti secondari, e sostanzialmente non succede nulla. Vengono narrati i pensieri nella mente del protagonista e della co-protagonista, dei quali parleremo tra poco, mentre si svolgono i rilievi e gli studi in un sito nel deserto. Inoltre, l’intero telaio della storia è orientato al mistero e alla stupefazione causata da quello che è successo durante questi rilievi quando, anche qui, di fatto non è accaduto nulla: una donna bellissima che non si sa essere sogno o realtà, un disegno che appare e scompare, visioni sinestetiche di misteriosa origine.
Gli stessi personaggi sono piuttosto rarefatti: sebbene il protagonista sia abbastanza verosimile, probabilmente perchè ispirato dalla figura dello stesso autore, sulla delineazione dei pensieri della co-protagonista Janir si sdrucciola. In primo luogo, le due voci narranti che si alternano (l’archeologo e Janir) sono perfettamente identiche, con lo stesso tono e l’uso degli stessi vocaboli. Inoltre, pecca caratteristica dell’autore inesperto, l’io narrante femminile è del tutto inverosimile. Si cade nella ben nota costruzione dell’autore uomo che si cala (poco) nel modo di pensare femminile, piuttosto stereotipato e poco naturale.
Se da un lato le descrizioni della natura sono molto efficaci, dall’altro i dialoghi tra i due personaggi sono stridenti e forzati, anche in virtù del fatto che, come detto, i caratteri sono così simili tra loro da essere quasi indistinguibili, senza ribadire di continuo quale dei due personaggi stia parlando.
Insomma, in conclusione, questo è un romanzo che rivela indubbiamente del potenziale nell’autore, che ha bisogno di forgiarsi e raffinarsi, per passare dal ruolo di scienziato a quello di narratore a tutti gli effetti.
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