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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Archivio del 2010

Monsieur Malaussène – D. Pennac

Postato da Legione il 21 Aprile 2010

Trama: le puttane di Genvaise che spariscono, la proiezione di un Film Unico, Berthold che si crede Dio e un illusionista che fa della sparizione uno stile di vita e Rabdomant in pensione. Ma proprio in questo momento dovevi nascere, Signor Malaussène?

E prima venne l’Occhio del Lupo. Poi seguirono, nell’ordine, Abbaiare Stanca, la Prosivendola, Diario di Scuola, Come un Romanzo, la Fata Carabina e il Paradiso degli Orchi. Ho impiegato un bel po’ di tempo ad esplorare una piccola parte della bibliografia di Daniel Pennac, avrò iniziato a sei anni, leggendo solo sette libri. E tralasciando il primo, per cui sono giustificato dal fatto che a sei anni non sapevo nemmeno cosa fosse, ho sempre pensato che per ognuno di questi Pennac meritasse il dannato Nobel alla letteratura. Ho mai cambiato idea? Mai. Il Signor Malaussène mi avrà fatto cambiare idea?
Ma quando mai! Questo è probabilmente il miglior libro della saga, e lo dico in barba a tutti coloro che assegnerebbero questo posto a Il Paradiso degli Orchi. Signor Malaussène è la summa non solo letteraria della Saga dei Malaussène, potrebbe tranquillamente costituirne la saga logica ed è assolutamente un capolavoro di scrittura. Scrittura di ogni tipo: descrittiva, saggistica, flusso di pensiero, tutto. Non mi sono annoiato un secondo, non ho pensato di saltare una pagina, ma nemmeno una riga, questo libro è semplicemente troppo bello. Senza dimenticarmi delle lacrime in ben due occasioni, una a metà libro e una sul finale, che ho interpretato come un piccolo regalo ai fan della saga.

Ma vi pensavate che le serie fantasy di Terry Brooks o della Troisi o di chi **** altro so io fossero le uniche che valesse la pena leggere? Filate a comprare i libri dei Malaussène: saranno anche ambientati nella Francia del XX secolo, ma in quanto a stranezze questi qui battono tutti. E, a proposito, occhio a Benjamin Malaussène: sarà capro espiatorio, ma porta più sfiga lui della Signora in Giallo!

Edito da: Feltrinelli. Solito ottimo lavoro per la Feltrinelli, che nell’Universale Economica ha forse la sua migliore collana in termini di qualità dei titoli, del libro in se e di costo del volume.

Recensione scritta da RM

Gli incubi di Hazel – L. Deeny

Postato da Legione il 17 Aprile 2010

copertina gli incubi di hazel Può una storia che dovrebbe far paura insegnare i buoni sentimenti?
Hazel è una bambina di otto anni con qualche problema a gestire la rabbia e a farsi degli amici. I genitori partono per una vacanza di due settimane e lei si ritrova a convivere con la dispotica zia Eugenia e il timido cugino Isambard nel loro vecchio e decadente maniero. Il ritratto che l’autore, Leander Deeny, dipinge della zia è quanto di più vicino alla rappresentazione di una persona insopportabile che chiunque desidererebbe veder soffrire le pene dell’inferno. La vendetta diventa quindi per Hazel (e non solo per lei) una dolce ricompensa per i torti subiti. Sin qui niente di straordinario se non che la vicenda assume sempre più i tratti del grottesco e del surreale lasciando il lettore con la curiosità di scoprire “chi rimetterà ogni cosa al suo posto”.
Lo stile semplice e verosimile è uno dei pregi del romanzo, accanto all’originalità della storia che pur essendo destinata a un pubblico molto giovane non risulta mai banale o scontata.
Se amate l’ironia e non pensate di essere troppo grandi per un libro dedicato ai bambini, Gli incubi di Hazel potrebbe sorprendervi piacevolmente.
Conta poco più di 200 pagine nella versione paperback della Newton Compton Editori e il prezzo è particolarmente invitante (4,90 euro).

Recensione scritta da LM: L’imbrattacarte

Ti interessa questo linro? Compralo su Amazon! Gli incubi di Hazel

Scheda: Il testamento di Salvatore Siciliano – S. Cobuzio

Postato da A&C Staff il 14 Aprile 2010

copertina il testamento di salvatore sicilianoIL TESTAMENTO DI SALVATORE SICILIANO
di Salvatore Cobuzio
Fazi Editore, in libreria il 23 aprile.

Marzo 2010: è un giorno come tanti, quando su ogni profilo e gruppo di Facebook compare insistentemente un’immagine, sempre la stessa, apparsa dal nulla e onnipresente. Mentre gli internauti di tutta Italia se ne stanno increduli come di fronte a un ufo col naso puntato sul monitor, tre amici per la pelle, Fabrizio, Luca e Domenico, sono gli unici a conoscere il significato di quest’oggetto misterioso apparso in Rete: è il plateale commiato di Salvatore Siciliano, il leader del loro gruppo. Di lui, insieme a questo sberleffo virtuale, restano le pagine di un vero e proprio testamento in cui il protagonista, Salvo, rivela tutta la verità su se stesso e sulle sue insospettabili colpe di manipolatore occulto della Rete – il migliore, il più pagato – per conto di potenti multinazionali e oscuri gruppi di potere. Lungo il filo di una febbrile confessione, mentre di fronte agli occhi dei tre amici si sbriciola l’immagine di Facebook quale meravigliosa oasi in cui tutto sembra possibile a tutti, la scelta di Fabrizio, Luca e Domenico è quella di un’amicizia autentica che resiste a ogni cosa. Un legame che li condurrà fino alle regioni interne dell’Africa, sulle tracce del tantalio, misterioso e preziosissimo minerale, al centro di illeciti traffici in cui Salvo si è trovato invischiato, fino a scoprire che in fondo, Facebook o meno, l’isola che non c’è può esistere davvero, per chi come loro sa riconoscere o difendere uno spazio di amicizia e amore in cui rifugiarsi.

Il testamento di Salvatore Siciliano diviene la notizia più chiacchierata in Rete, la più grande operazione mai effettuata in Italia di marketing e comunicazione virale:
Dal 1 marzo, giorno d’inizio della campagna ad oggi, 10 milioni di persone hanno visto su Facebook e negli altri social network l’immagine di Salvatore Siciliano. 30.000 visualizzazioni dopo le prime 4 ore dalla pubblicazione del testamento.
www.salvatoresiciliano.com
Numerosi anche video su YouTube: basta scrivere “il testamento di salvatore siciliano”; lo stesso vale per post e vari blog spontanei con più di 200.000 risultati su Google.

Il libro svela a tutti coloro che si sono interrogati su questa strana vicenda, chi è veramente Salvatore Siciliano e il messaggio contenuto nel suo testamento. Da quando il suo testamento ha invaso il web, mille supposizioni sono state fatte: Siciliano è un pentito di mafia, un politico di sinistra manovrato da Beppe Grillo o Travaglio, addirittura parte della strategia di lancio di un film e molte altre ipotesi.

Secondo voi, in che modo oggi i politici, i poteri forti delle multinazionali facendo leva sulla presunta libertà di internet usano la Rete per fare i loro interessi?
Internet, paritario e fuori dal controllo dei poteri forti sarebbe un pericolo troppo grande per gli interessi economici e politici di molte persone.

Alcuni esempi di temi trattati all’interno del libro Il testamento di Salvatore Siciliano:
- La censura di internet in Cina.
- Il traffico del Tantalio.
- La privacy.
- La teoria sui clown (Berlusconi) e i buffoni moderni di oggi (Dario Fo, Luttazzi, Grillo, Santoro, Travaglio)
- Obama e la politica americana del 2.0.

Salvatore Cobuzio è nato a Siracusa nel 1978.
Ha lavorato come web marketing manager presso gli studi di Cinecittà e alcune importanti aziende nazionali. Vive e lavora a Roma.

Skyland. Isole nel vento – D. Carlyle

Postato da Legione il 10 Aprile 2010

Abbiamo trovato questo volume curiosando tra le novità della biblioteca. La copertina ha attirato la nostra attenzione e, quando ci siamo accorti che la casa editrice, la Piemme Freeway, era la stessa che ci ha fornito Everlost, l’abbiamo portato a casa colmi di aspettative.
In effetti il volume si presenta molto bene, all’interno dei risvolti di copertina troviamo due schizzi di areonavi mentre in fondo al libro è presente una pregevole appendice di tavole disegnate che illustrano il suggestivo mondo di Skyland. I presupposti per essere un buon libro c’erano tutti. Ci chiedavamo solo se la storia sarebbe stata più fantasy o più fantascientifica, insomma, non vedevamo l’ora di farci catturare da questa realtà alternativa.
La lettura è stata breve e, ahinoi, deludente.
Bisogna innanzitutto dire che la trama ed i presupposti su cui si fonda la storia sono ineccepibili ed interessanti. In un futuro anteriore, la Terra come la conosciamo non esiste più. Di essa esistono solo isole, sospese nel vuoto e trattenute lì da una forza inspiegabile. In questa nuova esistenza, il problema principale è l’acqua, che con la sparizione della Terra si è resa rarissima e preziosa, al punto da essere usata come arma di dominazione da parte della Sfera.
Anche l’espediente narrativo è originale. Suddiviso in tre filoni che si alternano, si narra di Lily, in un futuro prossimo, quando la Terra esiste ancora e di Valérie e Lorenzo, due giovani di Skyland contemporanei che per diversi casi del destino incrociano le loro vite.
Nonostante questi buoni presupporti, il libro non è solo brutto. E’ oltraggioso ed è una presa in giro per il lettore. La storia è interessante ma tirata via, con fretta, senza cura e senza approfondimento, sorvolando su tutto, come se l’obbiettivo fosse quello di arrivare da qualche parte, ma senza di fatto raggiungere mai nulla.
I personaggi sono finti, piatti e insipidi, pensano ed agiscono in modo banale e scontato. Non esistono aspetti introspettivi, qualunque spunto di divagazione e riflessione (dopotutto è un romanzo per Young Adult, se ci fosse da pensare non sarebbe poi così male) viene schiacciato da questa fretta terribile dell’autore e presto dimenticato.
In ultimo, ma forse proprio il punto più fastidioso, quello che più irrita il lettore che ce l’ha fatta ad arrivare fin lì: il finale.
Non sappiamo se è un sentimento condiviso, ma solitamente noi apprezzaiamo quando un romanzo arriva alla sua conclusione che, bella o brutta che sia, chiude la narrazione e risolve man mano i punti lasciati sospesi.
Questo romanzino è di fatto un intro-book di una serie, che immaginiamo si chiamerà Skyland, ma in nessuna parte del volume è precisato questo piccolo dettaglio. Questo libro non è fine a sè stesso. Inizia a farsi interessante verso la fine (quando il ritmo da veloce diventa incalzante) e poi viene interrotto, come un pilot di un telefilm, con un machete, lasciando tutto sospeso e non concludendo alcunchè.
Non sappiamo voi, ma a noi queste cose fanno innervosire mica poco. Sconsigliamo perciò la lettura a chiunque gradisca leggere un libro che racconta qualcosa e che abbia anche una conclusione.

Scheda: La prigione di neve – J. E. Watson

Postato da A&C Staff il 7 Aprile 2010

copertina la prigione di neveJan Elizabeth Watson – La prigione di neve
Traduzione di Giuseppina Oneto
Introduzione di Diego De Silva

Fazi Editore
Collana: Le strade
pp. 350 ca – euro 18,50
In libreria: 23 aprile 2010

«Un romanzo intrigante, e spiazzante, sulla maternità così come essa è in realtà: un indefinibile intero che non accetta interpretazione, ma trova in sé il modo di farsi capire». Diego De Silva

Nel suo romanzo d’esordio, accolto con entusiasmo dalla critica americana, Jan Elizabeth Watson costruisce un intenso ritratto di una relazione familiare, di un sistema che vive di regole folli ma tenaci. La storia di un orrore sottile nel quale si leggono, in controluce, la voce e il timbro della pietà.
Asta ha sette anni. Il fratello Orion, nove. Le giornate dei bambini sono scandite dai ritmi dei programmi tv, delle letture della Bibbia, di un manuale scolastico e del Big Movie Book. Attorno a questi tre “testi sacri” si articola il loro mondo: dalla mattina, quando la madre Loretta esce per andare a lavoro, sino alla sera, quando torna a casa, i due passano il tempo giocando, preparando pasti inscatolati o leggendo. Senza averne il minimo sospetto, abbandonati all’universo degli oggetti da cui sono circondati, sono prigionieri delle fissazioni maniacali della madre che per loro ha inventato e perfezionato un sistema di protezione dal mondo reale. La scansione perfetta e monotona del tempo all’interno della casa in cui ogni mattina lei li chiude a chiave contribuisce così all’edificazione di una cortina di menzogne: le finestre sono schermate perché fuori c’è la peste, la gente è quasi tutta morta, i corpi accatastati nelle strade sono preda di orribili bestie. Un mondo esterno che Loretta ha costruito secondo la grammatica di un incubo infantile, terribile e desolato, dal quale non ci si può salvare che isolandosi. Ma un giorno la routine viene sconvolta da un imprevisto: la donna, una sera, non fa ritorno. I bambini la aspettano per due giorni. Sono affamati. Si spingono fino alla stanza di lei, nell’assurda speranza di trovarla che riposa, e scoprono così un passaggio che li conduce fuori dalla casa. È il grande salto verso il mondo esterno, le sue strade sgombre di cadaveri, la sua illimitata libertà. Un mondo che però si rivela immediatamente diverso da quello dei libri e del cinema, nelle dimensioni delle cose, negli odori, nel significato dei segni. Forse peggiore di quello che si sono lasciati alle spalle. O forse no.

l’autrice
Jan Elizabeth Watson è nata a Washington, D.C. Ha lavorato nel campo dell’editoria e ha insegnato scrittura creativa. Vive con il marito e la figlia ad Augusta, nel Maine.

«Con questo eccellente romanzo d’esordio, la Watson crea un universo che si rivela assai più compiuto di quello di autori molto più celebri e affermati di lei». Publishers Weekly

«Un primo romanzo costruito con assoluta maestria, splendidamente scritto, da una nuova scrittrice di grande talento». Booklist

«La prigione di neve è uno struggente esame dell’opposizione tra diversità e normalità. Una lettura limpida e netta dell’infanzia restituita attraverso gli occhi dei bambini». Powell’s Books

«Un po’ come Alice dopo essere caduta nella tana del Bianconiglio, Asta ci porta con sé in uno straordinario universo abitato da personaggi singolari. Struggente racconto di speranza e dolore, La prigione di neve narra con quanta tenerezza e paura una bambina combatta per trovare un posto in un mondo che a stento comprende. Questo libro è una gemma». Aryn Kyle, autrice de Il dio degli animali

La classe – F. Bégaudeau

Postato da Legione il 4 Aprile 2010

Trama: un professore racconta in prima persona un anno di insegnamento in una scuola media, tra alunni insolenti e colleghi insopportabili.

Certe volte (molte volte) nelle librerie fa la sua comparsa un libro inutile. Certe volte (molte volte) di questo libro parlano le tv, i giornali, certe volte (un po’ di meno) qualcuno ne trae un film. E certe volte (troppe volte) quelli come me abbastanza stupidi da fidarsi delle recensioni altrui si ritrovano a sfogliare pagine e pagine di banalità scritte male e mal raccontate, messe assieme in malo modo e semplicemente, decisamente inutili. È il caso di La Classe, se non si fosse capito, che non mi è piaciuto in nessuna delle sue pagine. Non fa ridere, non c’è ironia, tutto quello che vediamo è un professore frustrato che non riesce nemmeno ad essere un minimo autoironico. In copertina, “Il romanzo che ha fatto disperare i professori e divertito fino alle lacrime gli studenti”. Io non so chi sia riuscito a divertirsi con questa spazzatura, ma sicuramente molti professori si sono disperati di fronte alla qualità infima del libro. Avete presente Pennac? Ecco: compratevi Diario di Scuola e leggetevi quello.

Edito da: Einaudi. Qualunque sia la qualità del prodotto come oggetto in se, il contenuto non vale i 16€ di spesa.

Recensione scritta da RM

Postato da A&C Staff il 4 Aprile 2010

Gentili Lettori,
siamo orgogliosi di anticiparvi la presentazione di un libro che, siamo certi, solleticherà il vostro interesse.
Tra qualche giorno pubblicheremo la scheda di un romanzo, “La prigione di neve” di Jan Elizabeth Watson, edito dalla Fazi Editore, che sarà nelle librerie a partire dal 23 aprile.
Cogliamo l’occasione, inoltre, per segnalarvi l’apertura di un nuovo servizio, che vi permetterà di interagire maggiormente con lo staff, l’Avvistamento Libro.
Alla prossima e, come sempre, buona lettura.

A&C Staff

La pietra del cielo – J. Whyte

Postato da Legione il 28 Marzo 2010

Esordiamo con una banalità. Un libro può piacere o meno a seconda di ciò che ci si aspetta da esso.
Questo è sicuramente il caso del libro di cui parliamo oggi, “La pietra del cielo” di Jack Whyte, primo romanzo (di un certo peso: in edizione tascabile supera le 600 pagine) di una serie di sette, “Le cronache di Camelot“, di cui fa parte il più noto “La spada che canta” che leggeremo presto.
Come si vede in copertina, reca la dicitura “romanzo storico” ma allo stesso tempo, nella quarta, viene illustrata l’attinenza della saga con la mitologia arturiana (e possiamo immaginare che la suddetta spada canterina sia Excalibur).
Ci si accosta quindi al romanzo con un senso di curiosità e di aspettativa, prevedendo di incontrare, sotto fogge magari originali, i personaggi che caratterizzano la ben nota leggenda.
Invece, con lo scorrere delle pagine, ci si accorge ben presto che non sarà così. La pietra del cielo dà l’avvio alla saga partendo, come si dice, da Adamo ed Eva, narrando quindi la storia di una buona porzione di vita di un uomo, Publio Varro, un romano ex legionario, che diventa fabbro e che desidera trovare le mitiche pietre del cielo, dei meteoriti, che contengono un metallo assolutamente nuovo e prezioso.
Dal punto di vista prettamente storico, immaginiamo che la ricostruzione fornita nel romanzo del periodo tardo imperiale di Roma sia abbastanza fedele, quantomeno è verosimile ed accurata. Dal punto di vista del filone arturiano/mitologico/celtico è del tutto privo di quell’aura di mistiscismo che romanzi come “Le nebbie di Avalon” ci hanno abituati ad associare a questi temi, sostituendo il tutto con una buona dose di pragmatismo.
Dal punto di vista del romanzo di per sè stesso, risulta una lettura abbastanza scorrevole, anche se forse con poco mordente. Il fatto di essere narrato in prima persona al passato, come se fosse una sorta di raccolta di memorie, lo rende forse un po’ stucchevole in certi passaggi di autocelebrazione del protagonista.
In linea generale non è un cattivo romanzo, anche se come dicevamo, il riferimento alla leggenda arturiana mette una predisposizione nel lettore che viene indubbiamente disattesa. Leggeremo presto (e con calma) anche i successivi titoli della saga, sperando di sentirci un po’ più trascinati dalla narrazione; per il momento è prematuro consigliarvi o meno la lettura di questo volume.