Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Passioni di una geisha – J. Bacarr
Esiste una sola parola che è possibile usare per descrivere questo libro. Sembrerà una valutazione recisa, netta, estrema, ma nulla ci sgorga più sincera che questa. Spazzatura.
Questo libro è la perfetta antitesi di tutto ciò che chi è affascinato dal Giappone desidererebbe mai leggere. Dozzinale, mediocre, completamente privo di trama (oh, beh, una trama c’è, ma è talmente minima che possiamo anche dire che non esiste), viene spacciato probabilmente per romanzo erotico, decisamente sopravvalutandolo. Di erotico non ha davvero nulla, è solo pruriginoso, ridondante, assolutamente non credibile in nessuna accezione, un Harmony di basso livello passato per letteratura.
Questo libro è finito nelle nostre mani per caso, la copertina ci aveva incuriositi e, come abbiamo ormai preso abitudine, non abbiamo letto la quarta di copertina. Forse avremmo fatto meglio ad andare contro i nostri usi: già da lì i sintomi di narrazione degradante ci sono tutti, ma nulla poteva prepararci a questo.
Dopo aver letto con passione ed estremo interesse la magnifica opera di Golden, Memorie di una Geisha e il saggio Geisha, storia di un mondo segreto di Lesley Downer, scritti con una cura per il dettaglio, una precisione ed una raffinatezza veramente senza pari, informativi ma mai pedanti, assolutamente indispensabili per avere una visione storica (per il secondo libro) ed estatica (per il primo) della geisha, questo libercolo risulta un pugno in un occhio. La scimmiottatura della Geisha è raccapricciante, senza contare il continuo rigirare sulle questioni sessuali che rendono veramente ridicolo il risultato, oltre che pure un po’ offensivo.
Nulla da dire contro la letteratura erotica tout court, ma questo è veramente troppo. Troppo grottesco, troppo offensivo per la figura bistrattata della geisha per essere anche solo considerato.
Consigliamo a chiunque voglia leggere qualcosa sul fascino antico di quelle donne coraggiose di evitare come la peste questo libro e dedicarsi ad altre letture.
Il Diario di Lara – C. Santoianni
Non siamo soliti bazzicare in questo genere di letteratura, ma ormai abbiamo fatto di “elasticità” il nostro motto, percui abbiamo preso in mano questo volumetto con sincero interesse. Il diario di Lara è un romanzo che rientra nella categoria “chick lit” ovvero quella letteratura rosa che venne portata alla ribalta da eventi cult epocali come “Il diario di Bridget Jones” e dal quale nacquero innumerevoli cloni e sottocloni, ultimi tra questi la fortunata serie della Kinsella “I love shopping”.
Un po’ come la fantasy, la chick lit ha scavato un solco nel quale sono confluiti, con alterne fortune, un grande numero di aspiranti scrittori di best sellers. Perchè? Perchè all’apparenza, il romanzetto chick sembra una cosa leggera, facile, immediata e veloce nella lettura così come nella scrittura.
Questi romanzi sono denotati da un contesto problematico di vita al femminile, ma descritto sempre con toni spensierati ed ironici, e far ridere di gusto senza scadere nel banale o nel patetico è estremamente complesso.
Nella letturatura niente è facile, specie ciò che invece appare come tale.
Passando alla fattispecie del romanzo, pur avendo premesso che non siamo avvezzi a queste letture, l’abbiamo trovato comunque piacevole. Per essere precisi, ci sarebbe piaciuto molto di più se non fosse stato appunto caratterizzato dalle peculiarità chick lit.
La storia, i personaggi e la trama hanno delle potenzialità evidentissime, ma vengono limitate dalla struttura a diario (notoriamente difficile da gestire, basti pensare a quanto più efficaci sono risultati i film di Dracula bagnando il naso al romanzo da cui sono stati tratti), dall’impossibilità fisiologica di approfondire gli aspetti caratteriali dei personaggi, di dilungarsi troppo sulle effettive disavventure di questa donna, ottenendo quindi un riassunto di ciò che sarebbe potuto essere.
Avremmo visto questa storia molto meglio in un contesto di più ampio respiro, dove la trama avrebbe potuto svilupparsi liberamente fino a portare il lettore ad affezionarsi sinceramente a questa combinaguai di nome Lara, invece di conoscerla solo di superficialmente (a malincuore).
Nonostante questo, la prosa è scorrevole e divertente e i personaggi al contempo surreali e verosimili, tratteggiati con pochi cenni ma chiari. L’abilità dell’autrice si vede anche nell’utilizzare una buona storia in un contesto con regole così precise come quello chick lit.
Insomma, le prospettive per un altro bel romanzo, magari un po’ più ampio, nato dalla penna della Santoianni ci sono tutte, non resta che aspettare fiduciosi.