Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Imperfetto – M. Pugliares
«Chi sono io?
Questa è la domanda vera!
Non quella domanda del cazzo che mi fate voi: che cosa hai combinato nella vita?»
Aprire questo piccolo volume di Matteo Pugliares, Imperfetto, è un po’ come sbirciare in un diario personale. Un diario, uno sfogo, di una persona che non si lascia solo vivere, supinamente, seguendo i dettami delle mode e della tv senza porsi domande, sentendosi felice perchè appartenente ad uno schema, un branco, un formato preconfezionato.
In questo testo, a metà strada tra il flusso di coscienza e la composizione poetica, è possibile leggere uno spaccato di pensiero nel quale chiunque potrebbe (e dovrebbe) riconoscersi. Un’apologia dell’imperfezione, dell’ossimoro, del contrasto. Dell’essere, insomma, unamanamente volubili e in quanto tali pezzi unici.
Una lettura breve ma pregevole, che lascia buoni spunti di riflessione.
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Scheda: Imperfetto – M. Pugliares
Un libro “imperfetto” non solo nel titolo: proprio questo è il suo intrigo e il suo fascino. Dell’imperfezione, infatti, il libro descrive il declinarsi più impervio e senza speranza: la follia. Là dove l’imprecisione è regola perché ogni regola è imprecisa.
l’autoreMatteo Pugliares nasce ad Augusta (SR) nel 1972. Scrittore poliedrico (narrativa, poesia, saggistica), esplora nei suoi libri l’universo umano per tentare di comprenderlo, senza perderne di vista l’enorme complessità. Gli studi di teologia, di counseling e la formazione sul benessere alla ricerca di un’armonia personale e da trasmettere, hanno alimentato la sua passione per l’uomo. Collabora con Case Editrici, Associazioni, Centri Culturali.
Ossessione – S. King
«Non esiste alcuna divisione del tempo con cui esprimere il midollo della nostra vita, il tempo fra l’esplosione del piombo dalla canna e l’impatto con la carne viva, fra l’impatto e la tenebra. C’è solo uno sterile replay istantaneo che non ci mostra niente di nuovo. [...] Che effetto prova un suicida quando piomba giù da un cornicione? Sono sicuro che la sensazione sia del tutto sana. Probabilmente è per quello che urlano durante tutto il volo. »
Esistono romanzi che per essere appassionanti e divertenti puntano tutto su uno stile accattivante, stringente o sapientemente cesellato; altri se la giocano con una trama straordinaria, bilanciata con maestria; altri ancora, quando difettano di entrambe le caratteristiche, puntano sul grottesco, sull’eccesso, sull’inverosimile, sul gusto dell’orrido per stupire, stregare, far sognare o quantomeno disgustare il lettore.
Esistono romanzi invece, pochi in verità, che non hanno bisogno di truchetti, non abbisognano nemmeno di avere chissà quale trama accattivante. Sono scritti semplicemente con una tale maestria e sapienza da mettere in luce la realtà che abbiamo tutti di fronte, nè più nè meno.
Uno di questi romanzi speciali è Ossessione, di Stephen King. Pubblicato nel 1977 sotto lo pseudonimo di gioventù Richard Bachman, in apparenza parla di come un giovanotto normale, un giorno parta di testa uccidendo due professori e sequestrando la sua classe.
In realtà, questo romanzo sintetizza con una lucidità agghiacciante quanto la follia non sia una eccezione, una fuoriuscita dagli schemi della normalità, bensì sia un aspetto presente in ciascuno di noi, che si manifesta in tanti piccoli segnali e che, in fondo, serve da punto di equilibrio per affrontare l’impredicibile che ci riserva la vita.
Naturalmente, al lettore superficiale o a colui che affronta un romanzo di questo genere con occhio malizioso, questo libro può apparire osceno e sovversivo, specie di fronte a tragedie avvenute nelle scuole non troppo tempo fa. Qualche mente già fragile ha trovato in Ossessione una giustificazione per i propri istinti violenti, emulandone le gesta. Non deve stupire infatti che questo romanzo, purtroppo, sia da diverso tempo fuori catalogo.
Però, quante volte i romanzi sono stati fonte di emulazione malata? Vogliamo solo parlare di Arancia Meccanica, o delle inclinazioni autolesioniste narrate in Fight Club? Perchè questo romanzo ha dovuto farne le spese?
A nostro avviso, Ossessione è un libro che rivelerà, a chi saprà prestare attenzione, un modo di vedere la realtà dei fatti del tutto nuova e verissima, e questo non significa che sarà necessario impugnare una pistola e darsi alla violenza gratuita per trovarla, bensì darà una visione di apertura e tolleranza verso il prossimo e verso sè stesso, anche quando la propria mente produce pensieri e parole con denti ed occhi.
Non sono gli eventi che fanno impazzire un uomo, ma è il modo in cui vengono affrontati. E tutti noi abbiamo una ferita, piccola o grande, che ci influenza e ci fa deragliare verso il lato oscuro. Solo quando neghiamo la presenza di questa altra faccia della medaglia, allora sì che si arriva allo squilibrio mentale, perchè si tratta di un conflitto rivolto verso noi stessi e il nostro modo di essere.
Ossessione parla di questo, niente di più sovversivo di qualunque libro di psicologia spicciola.
Auguriamo a tutti i lettori di cervello e di cuore di avere l’opportunità di leggere questo libro perchè, pregiudizi a parte, ne vale davvero la pena.
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April Rose – C. Bartoletti
«Il campanello non funzionava, e allora ho fatto il giro da dietro, dove non ero mai stato, ma dove avevo visto dal bagno, c’era il giardino delle rose. Sono rimasto folgorato dalla bellezza del parco dietro la casa, immenso, verde, curatissimo, come si vedono nelle foto dei cottage inglesi. Rose su rose, tutte rosse, alcune selvatiche, altre non saprei, l’olezzo dei fiori era fortissimo, mi ha inebriato. Mi sono seduto su una panchina di marmo, ad osservare tutto questo e non ho notato quanto sono stato, so solo che il sole scendeva sempre più, alla fine era sfociato in un tramonto di sangue, mi ha riempito la vista, per un po’ ho visto solo rosso, e a malapena i contorni delle montagne a picco sul mare.»
April Rose, la memoria delle rose è il primo interessante romanzo di Clara Bartoletti e racconta le vicende di Tiziano, trentenne dal brutto carattere, costretto a lavorare sotto il suo autoritario padre. Tiziano viene incaricato dell’acquisto di una vecchia dimora fatiscente dalla sua bizzarra proprietaria, April, che detta condizioni particolarissime per il raggiungimento dell’accordo. Ben presto però l’incontro tra i due assume tratti sempre più surreali, scoprendo man mano l’interiorità di entrambi e il grande dramma che si nasconde nel passato di April.
La storia, una volta svelata (ma non vogliamo dare spoiler) potrebbe non essere delle più orginali nei suoi tratti salienti, eppure bisogna rendere onore al merito dell’autrice di aver dato un taglio del tutto inedito e dal sapore coinvolgente.
I personaggi costituiscono il fulcro della vicenda, la loro interiorità è espressa con chiarezza e verosimiglianza. E’ impossibile non trovare profondamente insopportabile Tiziano, così come non trovarsi incuriositi e partecipi dalla complessa figura di April.
Lo stile di scrittura è molto particolare, l’autrice sceglie di utilizzare un punto di vista che varia a seconda delle circostanze. In alcuni passaggi ci troviamo nella testa di Tiziano, in altri in quella di April, in altri ancora siamo collocati in posizione di una terza persona osservatrice. In questi ultimi passaggi spesso il narrato prende il posto del mostrato, rendendo l’immedesimazione un po’ più difficoltosa.
Questo cambio di prospettiva interrompe talvolta il crescendo emotivo della storia, ma l’attenzione generale all’interiorità dei personaggi è tale che nel complesso non risulta difficile calarsi in profondità nella storia.
Nel complesso quindi si tratta di un romanzo facile da leggere e da apprezzare, con qualche piccolo difetto non invalidante che un buon lavoro di editing può rimuovere senza problemi, che racconta una storia interessate con un taglio introspettivo originale e non banale.
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Scheda: April rose – C. Bartoletti
Tiziano è il figlio trentenne di un noto imprenditore edile intenzionato ad acquistare una vecchia casa ormai abbandonata, di proprietà della bizzarra signora April.
La trattativa per arrivare a concludere l’affare diventa ogni giorno più difficile, e mette in luce aspetti inquietanti sulla proprietaria di casa e sul carattere di Tiziano. Quest’ultimo, che ambisce a diventare un cantante famoso, e che odia lavorare con il padre, capirà che per raggiungere lo scopo dovrà scoprire il terribile mistero di April, e dare un senso ad undici giorni di caos e di emozioni.
Romanzo surreale che affronta temi psicologici, come il narcisismo dilagante presente nei giovani di oggi, e l’incomunicabilità tipica dei rapporti moderni.l’autore
Clara Bartoletti, nata a La Spezia nel 1967, vive a Massarosa, Lucca, dove lavora e coltiva la passione della scrittura da sempre. Al suo attivo ci sono racconti surreali, pubblicati negli anni 90 sulla Rivista Windsurf Italia, l’uscita della serie di racconti “Tribal” nel 1990, e di “Kea e altri racconti”, pubblicato autonomamente nel 2011, con lo scopo raccolta fondi per l’ospedale Meyer di Firenze, contenente dodici racconti minimali.
Appassionata di subacquea, e di viaggi, si considera un’internauta. Ama scrivere racconti e romanzi con tematica prevalente nella psicologia, le nevrosi, e i disagi del nostro tempo, indirizzandoli a far conoscere gli aspetti più emotivi, biechi o profondi dell’animo umano.
L’ultima riga delle favole – M. Gramellini
Gramellini conferma quotidianamente un punto fermo del giornalismo; la sua abilità di sintesi e la finezza di percezione è ben nota: i suoi Buongiorno su La Stampa sono un appuntamento fisso per chi ama leggere le notizie note e meno note commentate con arguzia, sensibilità e leggera ingenuità che costituiscono la firma di questo giornalista. Va da sè quindi che la pubblicazione del suo primo romanzo abbia suscitato interesse e aspettativa nel grande pubblico. L’ultima riga delle favole mette il lettore sull’ordine di idee di una storia romantica e un po’ fiabesca, come spesso Gramellini ama vedere il mondo dei sentimenti. Ciò che invece si riscontra tra le pagine è tutt’altro genere, che forse lascia un po’interdetti.
Tomàs vive, anzi sopravvive, costantemente schivando il rischio di innamorarsi sul serio di qualcuno. E’ maestro nell’arte della seduzione, ma non appena si concretizza l’eventualità di esporsi e di mettersi seriamente in gioco, fugge, più o meno consapevolmente. Finchè un giorno finisce in mare. Un attimo prima di morire annegato, formula un pensiero potente: il desiderio mai sopito, nonostante tutto, di trovare l’anima gemella. E un’immagine si disegna nella sua mente: il volto di una ragazza, Arianna, conosciuta qualche giorno prima, l’ultima di quelle ragazze sfiorate e da cui è fuggito.
Annegando, si risveglia in una nuova dimensione, dentro sè stesso, dove affronterà un cammino di consapevolezza, fronteggiando i suoi fantasmi e sanando le sue ferite, perdonando e perdonandosi, per arrivare finalmente a scoprire il talento che alberga in lui, amandosi e trovando quindi il coraggio di accettare in sè l’amore della persona giusta senza temere di perderla.
L’impostazione non è quella del più classico romanzo di formazione, bensì quella della metafora simbolica su cui si basano spesso i cosiddetti libri di autoaiuto e di autocoscienza (come ad esempio Questo libro ti salverà la vita, che abbiamo letto tempo fa), in cui non esiste una trama vera e propria, ma che si incentra sull’evoluzione interiore del personaggio, suggerendo al lettore che anche lui, disilluso e sfiduciato da se stesso e dall’amore, potrà prendere coscienza di sè e finalmente accettarsi ed accettare la risonanza di due anime gemelle.
Non possiamo affermare che questo libro sia “brutto”, anzi, l’autore è stato molto attento al lessico utilizzato e ogni frase è pianificata con precisione. Inoltre non è semplice riuscire a trasmettere concetti così particolari e psico-filosofici al lettore e riuscire a coinvolgerlo fino a condurlo al termine dell’opera, e lui comunque ci riesce benissimo. Però, secondo noi, il successo di questo libro (più di 200.000 copie vendute) è da addebitarsi principalmente alla notorierà dello scrittore e all’aspettativa che si è costruita sull’opera. Libri così strutturati che trattano in tal senso questi argomenti, solitamente vengono considerati di difficile lettura dal grande pubblico, tendendo ad essere apprezzati da una nicchia di lettore particolarmente interessati alla tematica.
In conclusione, possiamo dire che Gramellini resta uno scrittore di talento, sensibile e dall’indole pura e romantica, che ha deciso di esprimere il suo sentimento verso l’Amore in un libro complesso, con aspirazioni educative e filosofiche che forse non tutti sapranno apprezzare.
Le ore sotterranee – D. de Vigan
Le ore sotterranee è il nuovo libro recentemente pubblicato da Mondadori dell’autrice francese Delphine de Vigan, che si è presentata al grande pubblico con il suo romanzo di esordio, Gli effetti secondari dei sogni nel 2008.
La trama è semplicissima: è il 20 maggio, e in questo giorno le vite di Mathilde e Thibault cambieranno. Non sanno ancora come, ma succederà. I due non si conoscono, non sospettano nemmeno dell’esistenza l’uno dell’altra, ma hanno molto in comune. Entrambi sono sull’orlo, osservano l’abisso spalancato davanti a sè e ne sono attratti. Oscillano su questo baratro e basterebbe davvero niente per farli precipitare. Mathilde è vittima delle manovre di annientamento da parte del suo capo e mentore, non lavora più, è relegata in un angolo, ha smesso di esistere agli occhi dell’azienda. Thibault è un medico, inghiottito dal dolore che vede ogni giorno, vorrebbe una dimostrazione di affetto dalla donna che ama ma che non sa riamarlo, colei che sa solo dire “grazie” per quello che lui le da.
Il 20 maggio i loro destini cambiano, ma non come ci si aspetterebbe da un romanzo, con un happy end che mette ottimismo, ma come solo la vita vera sa fare, attraverso i piccoli gesti, sguardi, decisioni.
Le ore sotterranee non è esattamente un romanzo, è un racconto lungo, perchè dal racconto mutua la rapidità di comunicazione e la possibilità di andare dritti al nocciolo del problema, senza fronzoli, anche creativamente. La narrazione è serrata, claustrofobica, difficile da reggere sulla lunghezza, a frasi brevi, spezzate, ricche di sensazioni e di introspezioni ma frammentarie. Ma quando si arriva alla conclusione e si leggono le ultime pagine, si capisce quanto sia stata brava l’autrice a descriverci questa vicenda attraverso l’uso di queste frasi, e a trasmettere il senso di cambiamento, leggero ma inevitabile, che può coinvolgere ciascuno quando le vite si incrociano, anche solo per un istante.
Un libro molto intenso, che si lascia leggere in un sol fiato, farcito da quella sensazione di solitudine ineluttabile che già permeava il romanzo precedente, una sensazione così stabile e quotidiana da aver perso la sua violenza, fino ad essere percepita come condizione di normalità.
Un libro veramente pregevole, che ci sentiamo di consigliare a tutti, perchè fa riflettere, con i denti nella carne, su quanto possa essere terribile la normalità.