Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Praticamente innocuo – D. Adams
Anche le saghe più appassionanti prima o poi arrivano ad una fine. E spessissimo, almeno secondo la nostra esperienza, più la saga si espande di qua e di là e più è probabile che il finale ci lasci quantomeno un po’ perlessi, se non proprio delusi. In occasione dell’ultimo episodio di Guida galattica per autostoppisti, Praticamente innocuo, siamo ricaduti nel primo caso.
In questi cinque corazzatissimi volumi, abbiamo viaggiato fino alle profondità più estreme della galassia, siamo andati avanti ed indietro nel tempo, abbiamo avuto la Risposta alla Domanda definitiva, abbiamo letto il Messaggio scritto in lettere fiammeggianti, abbiamo visto sparire i delfini, abbiamo assistito a viaggi spaziali e paradossi di ogni genere… in quest’ultimo episodio invece viaggiamo tra le dimensioni, e se già dal principio le cose non è che fossero molto chiare, a questo punto vi lasciamo immaginare.
C’è da dire che forse, a posteriori, considerare l’opera di Adams come appartenente alla fantascienza umoristica sia un po’ riduttivo e fuorviante. L’inconfondibile humor inglese permea senza dubbio tutta la saga (e in questo libro assistiamo ad alcune scene e ad uno scambio di battute tra Arthur e Ford che valgono la lettura di tutta la pentalogia) ma specie dal terzo volume in poi sono più presenti richiami filosofici e fantascientifici, rispetto all’intenzione di far sorridere.
Non intendiamo spoilerarvi il finale (peste ci colga!), ma… beh, diciamo che una saga di questo tenore poteva legittimamente concludersi in diversi modi, tutti meno traumatici di quello che è stato scelto.
Ma tant’è, le capacità narrative di Adams non sono certo in discussione e forse è normale provare un po’ di amarezza al finire di una saga così complessa ed articolata. Una saga che è entrata nella storia della letteratura moderna di genere ed è diventata addirittura oggetto di culto per tutti quelli che sognano, un giorno, di essere raccolti da un’astronave di passaggio ed essere portati all’esplorazione della galassia.
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Addio e grazie per tutto il pesce – D. Adams
Dopo tre libri, nei quali è successo di tutto e di più a tutte le latitudini dell’universo e del tempo, dove abbiamo incontrato creature senzienti (alcune anche solo più o meno) dagli aspetti più strani ed animati dagli istinti più vari, nel quarto volume della “trilogia in cinque libri” di Guida galattica per autostoppisti, Addio e grazie per tutto il pesce, finalmente, Arthur Dent si innamora. Ed è amato a sua volta, da una ragazza bellissima, affascinante, con quel piccolo tocco di stranezza assolutamente fondamentale per poter amare Arthur e comprendere quello che ha vissuto fino a quel momento. Ma, forse, questo non è il punto cardine della storia… perché c’è un altro piccolissimo dettaglio: Arthur e Fenny si sono incontrati sulla Terra, nonostante questa sia stata fatta esplodere dai Vogon nelle prime pegine della saga. Come è possibile? E’ stata soltanto una enorme allucinazione collettiva? Ma soprattutto: dove sono finiti tutti i delfini?
Questo quarto libro risulta un po’ meno travolgente dei precedenti, meno ironico, meno caustico, ma Douglas Adams coglie l’occasione di poter trattare una tematica differente dalla pura fantascienza, dimostrando di essere uno scrittore sensibilissimo anche su quei terreni per lui meno consueti. Al di là dello stile, questo episodio mette nuova carne al fuoco per la costruzione della saga, che assume accenti sempre più curiosi ed accattivanti.
Non ci resta quindi che leggere l’ultimo episodio, Praticamente innocuo.
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La Vita, l’Universo e Tutto Quanto – D. Adams
Avete mai notato che i conti fatti a tavola al ristorante, in particolare quando si è a tavola con tanta gente in un piccolo bistrò italiano, tendono sempre a non tornare? E avete mai pensato che forse il cricket, il celebre sport anglosassone, forse ha delle regole per menti talmente elevate e complesse da risultare incomprensibili a noi poveri umani? A queste e a molte altre domande di grande caratura filosofico-scientifica da una risposta disarmante il terzo libro della pentalogia di Douglas Adams, La vita, l’universo e tutto quanto.
Questo episodio si incentra sulle pericolose peripezie dei nostri ormai ben noti eroi Arthur, Ford, Trillian Zaphod e Marvin in giro per lo spazio e per il tempo, nel tentativo di impedire a dei crudelissimi robottoni bianchi di portare a termine il loro terribile piano: la distruzione della vita, dell’universo e tutto quanto (appunto).
Ma come è nello stile di Adams, niente è mai come sembra e gli spunti per una riflessione ad un livello più profondo senza dubbio non mancano.
Pungente, ironico e sarcastico come sempre, questo episodio risulta leggermente sottotono rispetto agli altri, non tanto per la trama (che al contrario è molto accattivante e si fonda su un concept intrigante e dai risvolti particolarmente profondi) ma per alcune cadute di ritmo e dispersioni che affievoliscono l’attenzione.
Abituati come siamo alla perfetta meccanica degli altri episodi, questo perde qualche punto. In generale comunque resta senza dubbio un libro da non perdere nella eccezionale e unica saga di fanta-ironia di Adams.
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Ristorante al termine dell’universo – D. Adams
Alla fine del primo volume, Guida galattica per autostoppisti, avevamo lasciato i nostri eroi Arthur, Ford, Zaphod e Trillian con un leggero languorino, chiedendo al computer di bordo della Cuore d’oro di essere portati al più vicino punto di ristoro. Ma come ben sappiamo, e come abbiamo imparato leggendo le prodezze disegnate da Adams, le cose non passano mai dalla via più breve. Infatti, dovendo sfuggire ai cannoni poco amichevoli dei Vogon, vengono sbalzati chissà dove dal motore di improbabilità e la squadra si divide. Seguiamo quindi Zaphod all’interno della casa editrice della Guida Galattica (il libro più notevole dell’universo, anche grazie alla sua confortante copertina: Niente panico) dove incontrerà un personaggio indubbiamente curioso e con il quale viaggerà verso Ranonia, per essere annichilito dal terribile Vortice di Prospettiva Totale. Eppure Zaphod, che non è stato il Presidente della galassia a caso, riuscirà a fuggire illeso e a raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: conoscere il vero Governatore dell’universo.
Dopo tutto questo gran girare, infine ce la faranno ad andare a cena, e lo faranno proprio al celebre Ristorante al termine dell’universo, chiamato così perchè da lì si può vedere uno spettacolo assolutamente unico nel suo genere: la distruzione dell’universo, con tanto di animazione musicale in sala, due volte al giorno.
Anche in questo secondo volume della sua “trilogia in cinque libri”, Douglas Adams da il suo massimo: visionario ed in apparenza totalmente sconclusionato, ci trascina di qua e di là nel tempo e nello spazio, facendoci vedere non solo mondi al limite dell’assurdo ma anche la sua incredibile capacità narrativa, che unisce la fantascienza più piacevole all’ironia e all’humor inglese, che farà strappare molto più di un sorriso.
Dopo il primo libro, questa è una lettura assolutamente indispensabile, il secondo passo verso la scoperta della Domanda alla Risposta definitiva sul significato della vita, l’universo e tutto quanto.
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Guida galattica per autostoppisti – D. Adams
Non è la prima volta che ci capita di recensire qualche libro che non è solo famoso e venerato, ma è un vero oggetto di culto. Oggi ci apprestiamo a farlo di nuovo, con Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams. Nel caso specifico, più che una recensione, questo articolo vorrà essere una specie di tributo al genio di Adams e alla sua “trilogia in cinque parti”, così tanto ben conosciuta e amata da una cerchia di estimatori eppure forse un po’ misconosciuta dal grande pubblico.
Se si volesse definire questo libro, dopo delirante, assurdo e deliziosamente umoristico, è l’unico esponente rilevante del sottogenere della fantascienza umoristica.
Ma prima la trama in poche parole:
Arthur Dent è un giovanotto inglese come tanti, che ha appena scoperto che la sua casa sorge sul tracciato della nuova superstrada. Cerca di evitare la demolizione, si accalora, sbraita, ma all’improvviso nulla ha più importanza, perchè l’intero pianeta Terra deve essere demolito per fare spazio alla nuova superstrada intergalattica.
Un attimo prima che il pianeta venga distrutto dalle enormi astronavi Vogon, Arthur viene salvato dal suo amico Ford, che è un abitante di un piccolo pianeta vicino a Betelgeuse, insegnandogli l’arte dell’autostop, ovvero del farsi caricare dalle astronavi in transito.
Da questo rocambolesco incipit hanno inizio una grande quantità di eventi, che si susseguono senza sosta, caratterizzati dalla più perfetta improbabilità statistica, non a caso. Zaphod Beeblebroox è l’ex presidente della galassia ed è una specie di pazzo psicotico, ha appena rubato l’astronave più eccezionale mai creata: l’unica a viaggiare a propulsione di improbabilità. In questo modo Ford e Arthur si troveranno, in modo del tutto imprevedibile, ad essere raccolti da Zaphod e ad essere portati con lui, la sua fidanzata terrestre Trillian e il robot depresso Marvin, attraverso la galassia alla ricerca del più improbabile dei pianeti, Magrathea, azienda un tempo florida di costruzioni di pianeti su ordinazione, alla quale gli esseri senzienti (e pandimensionali) più elevati dell’universo hanno richiesto, un po’ di anni prima, la costruzione di un esperimento chiamato Terra, per scoprire la Domanda alla Risposta definitiva della vita, l’universo e tutto quanto, ovvero 42.
… e siamo anche stati brevi.
La realtà proposta da Adams nelle sue opere rappresenta un paradiso di piccoli dettagli succosi sui quali i nerd di tutte le età si sono gettati con gioia. Questo perchè, nonostante non lo si possa evincere dal nostro riassunto, Guida galattica per autostoppisti è un capolavoro di umorismo che non scade mai nella sciocchezza, ed allo stesso tempo mantiene saldo il concetto di fantascienza di alto profilo, senza contraddizioni (o meglio, con talmente tante contraddizioni da farlo sembrare consistente in tutte le sfumature) o banalità, giocando con l’assurdo e l’estremo, facendo perdere il lettore attraverso meandri audaci che in nessun libro di sci-fi classico avrebbe mai saputo creare. Il tutto con il sorriso.
Consigliamo la lettura di questo libro (e dei successivi!) a tutti coloro che amano spingersi un po’ più in là, addentrarsi nell’universo sconosciuto, mettersi alla prova con la lettura di qualcosa di veramente unico, che non leggeranno mai più in nessun’altra occasione.
E se un giorno vi dovesse capitare di vedervi offrire un passaggio da un’astronave mercantile, ricordate sempre dove avete il vostro asciugamano.
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Le recensioni agli altri libri della saga:
Il ristorante al termine dell’universo
La vita, l’universo e tutto quanto
Addio e grazie per tutto il pesce
Praticamente innocuo