Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Le voci di Nike – S. M. Damiani
Una lunga e dura guerra in un paese lontano lontano, una famiglia regnante oggetto di un incantesimo, una principessa con un potere grande e sconosciuto, un uomo malvagio che la vuole rapire: questi a grandi linee potrebbero essere i punti chiave della trama di Le voci di Nike, opera prima di Silvia M. Damiani. Ma ad una lettura più approfondita, quello che emerge è molto di più.
Si potrebbe classificare questo romanzo come fantasy, sebbene saremmo tentati di identificarlo più come una fiaba dai toni cupi e introspettivi. In effetti è possibile riscontrare molte peculiarità della fiaba: personaggi rarefatti e definiti in qualità di Buoni e Cattivi, re e principesse in pericolo da salvare, magie ed incantesimi, crudeltà gratuite ed all’apparenza ingiustificate.
Anche lo stile di narrazione mantiene questo sapore, incentrandosi fortemente sull’intreccio e sull’evocazione più che sulle azioni vere e proprie, diventando un po’ sommario nelle scene più dinamiche.
Abbiamo apprezzato molto la lettura di quest’opera così particolare ed originale, l’abbiamo trovata avvincente e narrata con un buon ritmo.
Il concetto che è fulcro della trama è certamente audace e di difficile rappresentazione, specie per un’autrice alla prima fatica letteraria: per buona parte dell’opera vengono portati avanti due piani temporali paralleli, ma che vedono come protagonisti gli stessi personaggi; successivamente viene mantenuto un tempo di narrazione principale nel quale pian piano si fa chiarezza nella dinamica della trama, fino all’epilogo.
L’unica pecca che ci sentiamo di identificare la troviamo appunto nella prima parte del romanzo, in cui vengono proposte molte informazioni al lettore, e tutte importanti, in un breve lasso di tempo e di pagine. Questo da un punto di vista generale è un buon espediente, perché permette di evitare l’infodump (il narratore non si ferma a spiegare nulla) e il lettore si trova subito immerso nell’azione; d’altra parte però, una narrazione meno serrata e ad un più ampio respiro, avrebbero permesso di penetrare nella storia più gradatamente e di lasciar assorbire meglio i personaggi e l’ambientazione circostante.
Va detto però, che se dapprima il lettore si sente un po’ smarrito all’interno di questa trama intricata su più livelli spazio-temporali, una volta che è possibile dare spiegazioni dei meccanismi sottesi e fino a quel momento solo allusi, tutto diventa chiaro e perfettamente coerente, arrivando finalmente ad avere l’ambizioso quadro di insieme dell’opera.
Abbiamo particolarmente apprezzato l’incipit, ad esempio, incisivo e diretto, così come ci è piaciuta l’intera idea di fondo, mantenuta sempre chiarissima nella mente dell’autrice e quindi sostenuta con precisione. Abbiamo trovato originale il concetto di magia, come potere di carattere psichico, e molto curata anche la simbologia.
Ci sentiamo quindi di consigliare la lettura di questo romanzo così particolare, in attesa di un eventuale seguito, presagito dal sottotitolo (Primo movimento: allegro maestoso), che ci incuriosisce per i possibili sviluppi, della trama e delle abilità creative della giovane autrice.
Ti interessa questo libro? Le voci di Nike. Primo movimento allegro maestoso (Fabulae)
Scheda: Diario di un antropologo – L. Schina
Lucio Schina
Diario di un antropologo – Il viaggio del disincanto
Edizioni Progetto Cultura
Per ulteriori informazioni: Lucio SchinaLa magia del deserto ed i suoi silenzi millenari
Tra il mito e la realtà
Una presenza misteriosa
Un archeologo in cerca di risposteL’autore
Lucio Schina è nato a Marino (Roma) nel 1972 e risiede a Ciampino.Laureato in discipline Demo-etno-antropologiche, ha effettuato scavi nel Lazio e in Puglia.Ha collaborato, in qualità di archeologo, con la Soprintendenza di Roma. Autore di articoli specialistici e, per diletto, racconti con i quali ha partecipato con successo a numerosi concorsi nazionali. Dopo questo romanzo, che rappresenta il suo esordio letterario, sta lavorando ad un secondo romanzo di genere fantasy, La tela degli Dei.
Per acquistare questo libro: Diario di un antropologo. (Il viaggio del disincanto) (Le scommesse)
Come un toro in mezzo al petto – A. Asti
Spesso ci sentiamo prevenuti davanti ad un’opera che tratta di temi di vita vissuta, incentrata su storie vere di malattia e disagio. E’ disagio dettato dal pregiudizio, ma anche, pensiamo, da atavico istinto di conservazione tipico della persona sana quando viene messo di fronte alla crudezza della realtà.
Nella fattispecie di questo libro, Come un toro in mezzo al petto, di Andrea Asti, però, viene presentata una storia di vita come tante, di un ragazzo con problemi di salute e pochissimi amici, qualche problema di relazione e scarsa autocritica. Lo spunto della malattia viene sfruttato come complemento ad un carattere di un personaggio sfaccettato e credibile, dandogli spessore senza pur cadere in un patetismo che avrebbe potuto costituire una semplice scorciatoia.
Dal punto di vista tecnico, la costruzione della narrazione è semplice ed efficace, seguendo un rigoroso ordine cronologico dei fatti e presentandoli dal punto di vista strettissimo della prima persona. Le frasi risultano semplici e dirette e la struttura nel complesso è buona. L’autore non si imbarca in tecnicismi di difficile risoluzione ma si mantiene di buon livello pur senza grandi innovazioni.
Se da una parte abbiamo un protagonista tratteggiato con chiarezza, i personaggi secondari risultano soltanto sbozzati, seppur credibili e fuori dal clichè: l’amico Matteo e l’affascinante Sara hanno volto e caratteristiche peculiari ma, a parte qualche specifico passaggio, assumono una concretezza effettiva solo attraverso i pensieri di Lorenzo, il protagonista, e non direttamente dalle loro azioni o dalle loro parole. I personaggi poi di Giorgio, dei genitori e della sorella di Lorenzo risultano puramente funzionali alla storia e senza particolari caratteristiche.
La trama non si discosta da molti romanzi di orientamento Young Adult, sfruttando però la tematica delicata ed elevandosi dalla media, conservando quindi un significato ed un messaggio positivo e realistico nei confronti della vita.
In conclusione questo romanzo risulta ben scritto, in modo fluido ed efficace, valorizzando una storia semplice ma allo stesso tempo straordinaria che permette al lettore attento di cogliere messaggi di grande valore e significato.
Fight Club – C. Palahniuk
“Prima regola del Fight Club: non si parla del Fight Club.” Questa battuta è entrata nella storia del cinema, grazie al film omonimo del libro di cui vogliamo parlare oggi: Fight Club, appunto, di Chuck Palahniuk.
Romanzo di esordio di questo misterioso autore, pubblicato nel 1996 fu subito un successo, attirando l’attenzione del pubblico grazie a quello che è diventato lo stile Palahniuk che in molti hanno cercato di copiare e personalizzare con dubbi successi. Leggendolo, abbiamo compreso bene su cosa si fonda questa celebrità.
Partiamo dalla trama e il concept: il nostro narratore senza nome e senza volto, schiacciato dalla normalità della sua vita e dall’insonnia, si aggira tra i gruppi di sostegno di malati terminali, per sentirsi toccato dalla vita vera e dall’angoscia, per potersi sfogare e riuscire finalmente a dormire. Grazie a questi gruppi conosce una ragazza sbandata almeno quanto lui, Marla, e se ne sente perseguitato. Finchè un giorno conosce Tyler, che sembra essere tutto ciò che al narratore manca: risoluto e deciso fino alla crudeltà, Tyler lo guida in un cammino di autodistruzione e fonda con lui il primo Fight Club. Perchè solo distruggendo se stessi e combattendo i propri fantasmi, arrivando ad un passo dalla morte si può iniziare a vivere veramente.
Come si può vedere, la tematica trattata non è delle più originali, potremmo attingere a concetti molto simili in un libro a caso di Irvine Welsh. Eppure Palahniuk ci riserva continuamente sorprese: condensa in poco più di 200 pagine concetti crudi e drammatici, ci mostra uno scenario di anarchia e crudezza (e assurdità sardonica, anche), ci fa entrare in un meccanismo e nella sua logica, per poi sovvertirlo imprevedibilmente, lasciandoci spiazzati e turbati e facendo assumere all’intera storia una luce del tutto inaspettata.
Parliamo dello stile: in strettissima prima persona, il narratore ci racconta le vicende in modo assolutamente non lineare, anzi, muovendosi tra fatti e pensieri in modo indeterministico, saltando apparentemente di palo in frasca per poi arrivare al punto di unione, facendo comprendere al lettore che nulla è stato detto per caso. La sua capacità di coinvolgere con la sua prosa dura e lapidaria, ma al contempo perfettamente curata e per certi versi poetica, è affascinante.
Una lettura fondamentale, avvincente e imperdibile.
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Scheda: Come un toro in mezzo al petto – A. Asti
Lorenzo è un ragazzo come tanti. Le uscite con gli amici, qualche avventura amorosa, l’università, il calcetto e la passione per lo stadio. Lorenzo è un ragazzo come tanti fino a quando non scopre di essere malato di Sclerosi Multipla. Questa sentenza piomba sulla testa del giovane annientando le prospettive di una vita piena di speranze.
Il primo impatto di Lorenzo con la malattia è devastante. Gli amici se ne vanno e le giornate cominciano ad essere scandite da esami clinici e da una chiusura costante in sé stesso. Gli unici rifugi che gli restano sono la musica e le serate in birreria, la solita, con Matteo, l’unico amico che, negli anni della malattia, è riuscito a tenersi stretto, nonostante l’evoluzione del proprio carattere nel cinismo e nell’arroganza.
Una festa di promozione di Giorgio, un collega di Matteo con cui Lorenzo avrà un duro scontro dialettico, fa entrare in scena Sara; la bellissima, quanto sensibile, cugina di Giorgio. Il primo incontro fra Lorenzo e Sara è all’insegna dell’incomprensione, ma i sentimenti che cominciano a farsi strada dentro il giovane disabile sono la base di una serie di eventi tragicomici che porteranno al drammatico finale.
Una serie di eventi che frantumeranno le certezze e la corazza di Lorenzo, fino a fargli scoprire, partendo da un dolore lacerante, quale sia la strada da intraprendere per una nuova salvazione.l’autore
Andrea Asti nasce a Rivoli (TO) il 11/03/1973 ed è disabile dalla nascita. Appassionato di lettura, musica e cinema, ha partecipato ad alcuni concorsi letterari e le sue poesie sono state pubblicate sulle relative antologie. Nel 2006 ha pubblicato con Montedit il suo primo romanzo dal titolo “No Smoking”.
Strane creature – T. Chevalier
Dopo aver letto e recensito l’opera prima dell’autrice Tracy Chevalier, La vergine azzurra, abbiamo quadrato il cerchio con l’ultimo in ordine di tempo, Strane creature. Il progresso nell’abilità narrativa l’avevamo già notato con le altre opere intermedie, uno tra tutti il celebre Ragazza con l’orecchino di perla; in effetti la lettura consecutiva di questi due romanzi, così diversi eppure così affini, hanno creato casualmente un binomio singolare.
In questo libro si narra la vita di due ragazze nella metà dell’Ottocento, diverse per età ed estrazione sociale, ma accumunate da una grande passione, che trascende anche le convenzioni sociali dell’epoca: la caccia dei fossili. Si trovano infatti a Lyme Regis, zona marittima del sud dell’Inghilterra, rinomata per i grandi e ricchissimi giacimenti di fossili. Attraverso le esperienze di vita delle sue donne negli gli anni di amicizia, scopriamo uno spaccato di vita quotidiana in questi paesini sperduti agli albori delle prime scoperte di animali fossili. Ma alla lettura attenta, tutto il libro è un espediente, per narrare gli effetti sociali e religiosi che queste scoperte hanno avuto sulla visione del mondo e sulle certezze dell’epoca.
Che animali sono, questi intrappolati nella roccia? Come ci sono finiti dentro le scogliere? Quindi il mondo e la vita non è immutabile come è descritto nella Bibbia? Quindi è possibile che gli animali fossili appartengano a specie che ora non esistono più? E pertanto questo potrebbe voler significare che Dio ha permesso l’estinzione di creature così particolari?
Oggi queste domande hanno trovato risposte ampiamente riconosciute e supportate, ma in quell’epoca, in cui la scienza era legata a doppio nodo con la religione e in cui bisognava fare molta attenzione alle domande che ci si poneva, pena la scomunica per eresia, queste scoperte hanno creato un sommovimento nei cuori delle certezze di tutti, anche le persone più umili.
Su questi temi si aggira con la consueta grazia la Chevalier, con il suo ormai rodato espediente della narrazione in prima persona, intervallando nei capitoli la voce dell’una e dell’altra.
Abbiamo trovato questa lettura molto piacevole e rilassante, sebbene alcuni della Legione l’abbiano trovato un po’ lento e con poco ritmo. In effetti gli eventi sono sempre piuttosto sottotono, nulla di eclatante, ma d’altra parte tutto è rimasto nel contesto e i fatti si susseguono con la frequenza appropriata, mantenendo sempre vivo l’interesse del lettore. Notevole anche lo stile narrativo, che modifica la voce narrante in base al personaggio che si esprime, quindi con toni posati e istruiti per la donna di buona famiglia, e con toni popolari e infantili per la ragazza popolana.
Insomma, un altro ottimo romanzo della Chevalier che consigliamo di leggere.
La vergine azzurra – T. Chevalier
Cos’hanno in comune una giovane donna vissuta nella metà del Cinquecento in Francia, nel pieno del movimento Calvinista e un’ ostetrica americana del Ventesimo secolo appena trasferitasi dalla California e ossessionata da un incubo in cui è avvolta dall’azzurro? Da questa domanda si dipana la storia de La vergine azzurra, primo romanzo della nota Tracy Chevalier della quale abbiamo già parlato più volte (La ragazza con l’orecchino di perla e La dama e l’unicorno). Grazie a questo esordio, la Chevalier è riuscita a conquistare l’interesse mondiale, preparando il terreno per i successivi best sellers. La trama è certamente interessante, narrata già con la maestria che l’ha portata al successo come la migliore scrittrice storica contemporanea. Inoltre è proposta in una forna narrativa molto originale ed accattivante, seguendo due linee temporali parallele ed intervallandole tra loro: la vicenda di Isabelle nel Cinquecento in terza persona e la storia di Ella ai giorni nostri espressa in prima persona. Il salto tra le due storie avviene di capitolo in capitolo, ma questo non distruba il lettore, anzi, permette di seguire meglio l’intreccio senza smarrirsi, costruendo un legame tra le due protagoniste. Di per sè è un buon romanzo, ma dobbiamo ammettere che ci ha lasciati un po’ delusi, specie a confronto delle opere d’arte di cesello alle quali ci siamo abituati con le sue produzioni più recenti. L’impostazione e la strama sono interessanti ed accattivanti, come dicevamo, ma abbiamo riscontrato poco mordente e poco ritmo, per lo meno in gran parte del libro. Se la storia di Isabelle è drammaticamente verosimile e non banale, perfettamente immersa nella realtà cruda dell’epoca, la vicenda di Ella risulta piuttosto prevedibile, per poi sfociare nell’assurdo verso la fine. Per non parlare poi di tutto il tratto finale del libro (che non vi spoileriamo) che abbiamo trovato parecchio di cattivo gusto e poco credibile, e l’epilogo, in cui Ella dice cose che non può assolutamente conoscere. D’altra parte, se si lo considera come il primo sforzo letterario dell’autore, possiamo riconoscerle certamente una crescita esponenziale di qualità, creatività e abilità narrativa e lessicale.
Un buon libro insomma, da leggere per chi apprezza la scrittrice, ma che al primo approccio potrebbe essere un po’ deludente e poco significativo.
La ragazza con l’orecchino di perla – T. Chevalier
Di questo libro e del relativo film con Scarlett Johansson e Colin Firth è stato scritto e detto tutto. Eppure, al nostro secondo romanzo della Tracy Chevalier, ci sentiamo in dovere di spenderne ancora qualcuna. Superbo e sontuoso per quanto, oppure proprio perchè, semplice e lineare, come solo lei sa fare. Scritto magistralmente in una prima persona mai opprimente e con un lessico minimo, semplicissimo, perfetto per il personaggio umile che fa da protagonista ad una storia altrettanto semplice e verosimile. Eppure, la Chevalier cesella con un’abilità ottima ogni frase ed ogni immagine, esattamente perchè come per qualunque opera d’arte, il trucco c’è ma non si vede, ottenendo una narrazione fluida e diretta ma tanto carica di significato e emozioni.
Una storia d’amore intensa ed impossibile, un romanzo straripante di fortissimi sentimenti inespressi, e di colori. Dalla penna della Chevalier vediamo davanti ai nostri occhi i dipinti che ci descrive sapientemente, attraverso i particolari che rendono la scena viva, proprio come impariamo leggendo la storia di Griet e del taciturno pittore Vermeer dagli occhi grigi.
Un capolavoro della narrativa moderna, un altro libro da leggere assolutamente, anche se si conosce la più che ben nota trama, proprio per il valore della prosa: pacata, sobria, eppure molto evocativa e di grande comunicatività. Se avete bisogno di un angolo di pace e contemplazione, di assaporare qualcosa di bello anche solo per qualche minuto, leggete questo libro e non rimarrete delusi.