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Breve guida al suicidio – G. Galato
Ben lo sanno gli attori e gli autori, di libri, di teatro e di cinema: far ridere il pubblico è estremamente difficile.
Suscitare le lacrime è quasi banale, basta fare perno sulla pietà, sul patetismo all’occorrenza. Le corde umane da solleticare per commuovere il pubblico sono poche e abbastanza chiare. Ben più arduo è invece suscitare vero divertimento.
L’umorismo ha connotazioni fortemente personali: c’è chi si diverte con battute semplici e che non capisce quelle più complesse, ricche di sottointesi; c’è chi apprezza un umorismo ricercato e un po’ “nerd”, che però non viene compreso dai più. La via più corta è far perno sul turpiloquio e l’umorismo becero da strada, mentre quella più lunga è senza dubbio lo humor inglese, ricco di sottotesto e sfumature.
Il giovane Giuseppe Galato si è voluto cimentare in un’impresa ambiziosa, sotto diversi punti di vista. Con il suo breve ebook Breve guida al suicidio ha voluto fare un omaggio all’umorismo dell’assurdo e del nonsense filosofico di grandi esponenti mondiali: Douglas Adams, Woody Allen e i Monthy Python, su un tema delicato come quello del suicidio.
Sarà per l’arduo cimento e per la limitata esperienza in ambito letterario, ma questo saggio sui generis riesce a strappare solo qualche sorriso. L’autore si destreggia sui giochi di parole, in particolare stroppiando i nomi, lasciando sottointesi e citazioni che spaziano un po’ ovunque nella cultura pop (sicuramente ne abbiamo mancati più di metà), ma il riconoscimento di questi messaggi porta ad un divertimento molto contenuto.
A nostro avviso il punto più critico che non permette di apprezzare appieno lo sforzo creativo (che non dubitiamo sia stato consistente, perchè la cura nella realizzazione di quest’opera è chiara) è la raffica di riferimenti umoristici, che non danno tregua. Più probabilmente, se il testo fosse strutturato attorno ad una storia, concedendo qualche pausa nel fuoco di fila delle gag, permetterebbe al lettore di apprezzarle meglio.
Nel complesso comunque l’idea è buona e, come detto, ambiziosa: l’autore spazia tra psicologia, filosofia, religione, attualità, politica, storia, società e costume con intelligenza e sagacia, nonchè anche una buona dose di coraggio per il politically incorrect.
Insomma, una lettura piacevole, forse un po’ troppo concentrata sull’umorismo a tutti i costi ma che senza dubbio può piacere.
E’ possibile scaricare il pdf qui: www.breveguidaalsuicidio.it
Scheda: Breve guida al suicidio – G. Galato
Scritto sotto forma di saggio, “Breve Guida Al Suicidio” è una delirante analisi che, prendendo spunto dal tema del suicidio, unisce alla comicità psicanalitica e filosofica di Woody Allen il sarcasmo nonsense dei Monty Python, il tutto catapultato in un universo per certi versi accostabile a quello di “Guida Galattica Per Gli Autostoppisti”.
Nel “saggio” il tema del suicidio diventa pretesto per seguire le storie di vari personaggi all’interno di un mondo non troppo dissimile dal nostro dove il cinismo e la satira sociale la fanno da padrone: politica, storia, religioni, società capitalistica, vengono stravolte e analizzate all’interno di “Breve Guida Al Suicidio”.
Stravolte nella messa in scena ma non nel senso: “Breve Guida Al Suicidio”, sebbene tratti il tema con i toni del nonsense, della fantascienza, dell’assurdo, è al contempo un’attenta analisi dalla società contemporanea.
Il mondo di “Breve Guida Al Suicidio”, sebbene diverso dal nostro nella forma, lo possiamo accostare al nostro nei concetti e nei rapporti sociali che ne vengono fuori.
In “Breve Guida Al Suicidio” è inoltre sempre presente il gioco dei rimandi, dai nomi dei personaggi (molte volte nomi di personaggi reali stravolti) ai luoghi, dalle rivisitazioni assurde di tesi filosofiche e scientifiche alla rilettura della storia come la conosciamo.
E, naturalmente, la rilettura in chiave comica del suicidio come vera e propria terapia per tutti coloro che, almeno una volta nella propria vita, hanno rivolto lo sguardo verso la possibilità di compiere “l’estremo gesto”.
Un libro che tenta di essere intellettuale senza cadere in “intellettualismi”.Il libro, scritto sotto forma di finto saggio, verrà distribuito gratuitamente grazie all’uso di social network ed affini, che hanno dato modo di rimpiazzare quasi in toto le logiche del marketing classico.
l’autore
Giuseppe Galato nasce fra la neve a Salerno un 20 gennaio del 1983.
Originario di Licusati, frazione di Camerota, nel Cilento, dopo aver conseguito il diploma scientifico, appassionato di musica e cinema si iscrive a Storia, Scienza e Tecniche della Musica e dello Spettacolo a Roma.
Inizia, di lì, presto a scrivere recensioni musicali e cinematografiche su vari giornali sia cartacei che on-line, specializzandosi nelle interviste entrando in questo modo a contatto con i protagonisti delle sue recensioni.
Attualmente ricopre il ruolo di responsabile alla cultura su Giornale del Cilento e collabora, in veste di redattore, con Rockit, Freakout e KeepOn.
Pubblica un suo scritto sul book fotografico della band Il Teatro Degli Orrori, “Il Teatro degli Orrori, dall’impero delle tenebre al mondo nuovo”, realizzato da Daniele Leonardo Bianchi.
Dal 25 settembre è giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti Campania.
Il 20 dicembre 2012 verrà pubblicato un suo racconto, “I sentimenti non si possono controllare”, su una raccolta edita da Il Violino Edizioni.
LINK UTILI:
Sito ufficiale dove effettuare il download: www.breveguidaalsuicidio.it
Pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Breve-guida-al-suicidio/213508315413910
Promo video (canzone: “Secco”, Antunzmask): http://www.youtube.com/watch?v=3yuI9ie0I-o
Intervista Giuseppe Galato: http://asinupress.altervista.org/breve-guida-al-suicidio-giuseppe-galato-si-racconta/
“Breve guida al suicidio” su Scribd: http://www.scribd.com/doc/114879090/Breve-Guida-Al-Suicidio-Giuseppe-Galato
Praticamente innocuo – D. Adams
Anche le saghe più appassionanti prima o poi arrivano ad una fine. E spessissimo, almeno secondo la nostra esperienza, più la saga si espande di qua e di là e più è probabile che il finale ci lasci quantomeno un po’ perlessi, se non proprio delusi. In occasione dell’ultimo episodio di Guida galattica per autostoppisti, Praticamente innocuo, siamo ricaduti nel primo caso.
In questi cinque corazzatissimi volumi, abbiamo viaggiato fino alle profondità più estreme della galassia, siamo andati avanti ed indietro nel tempo, abbiamo avuto la Risposta alla Domanda definitiva, abbiamo letto il Messaggio scritto in lettere fiammeggianti, abbiamo visto sparire i delfini, abbiamo assistito a viaggi spaziali e paradossi di ogni genere… in quest’ultimo episodio invece viaggiamo tra le dimensioni, e se già dal principio le cose non è che fossero molto chiare, a questo punto vi lasciamo immaginare.
C’è da dire che forse, a posteriori, considerare l’opera di Adams come appartenente alla fantascienza umoristica sia un po’ riduttivo e fuorviante. L’inconfondibile humor inglese permea senza dubbio tutta la saga (e in questo libro assistiamo ad alcune scene e ad uno scambio di battute tra Arthur e Ford che valgono la lettura di tutta la pentalogia) ma specie dal terzo volume in poi sono più presenti richiami filosofici e fantascientifici, rispetto all’intenzione di far sorridere.
Non intendiamo spoilerarvi il finale (peste ci colga!), ma… beh, diciamo che una saga di questo tenore poteva legittimamente concludersi in diversi modi, tutti meno traumatici di quello che è stato scelto.
Ma tant’è, le capacità narrative di Adams non sono certo in discussione e forse è normale provare un po’ di amarezza al finire di una saga così complessa ed articolata. Una saga che è entrata nella storia della letteratura moderna di genere ed è diventata addirittura oggetto di culto per tutti quelli che sognano, un giorno, di essere raccolti da un’astronave di passaggio ed essere portati all’esplorazione della galassia.
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Addio e grazie per tutto il pesce – D. Adams
Dopo tre libri, nei quali è successo di tutto e di più a tutte le latitudini dell’universo e del tempo, dove abbiamo incontrato creature senzienti (alcune anche solo più o meno) dagli aspetti più strani ed animati dagli istinti più vari, nel quarto volume della “trilogia in cinque libri” di Guida galattica per autostoppisti, Addio e grazie per tutto il pesce, finalmente, Arthur Dent si innamora. Ed è amato a sua volta, da una ragazza bellissima, affascinante, con quel piccolo tocco di stranezza assolutamente fondamentale per poter amare Arthur e comprendere quello che ha vissuto fino a quel momento. Ma, forse, questo non è il punto cardine della storia… perché c’è un altro piccolissimo dettaglio: Arthur e Fenny si sono incontrati sulla Terra, nonostante questa sia stata fatta esplodere dai Vogon nelle prime pegine della saga. Come è possibile? E’ stata soltanto una enorme allucinazione collettiva? Ma soprattutto: dove sono finiti tutti i delfini?
Questo quarto libro risulta un po’ meno travolgente dei precedenti, meno ironico, meno caustico, ma Douglas Adams coglie l’occasione di poter trattare una tematica differente dalla pura fantascienza, dimostrando di essere uno scrittore sensibilissimo anche su quei terreni per lui meno consueti. Al di là dello stile, questo episodio mette nuova carne al fuoco per la costruzione della saga, che assume accenti sempre più curiosi ed accattivanti.
Non ci resta quindi che leggere l’ultimo episodio, Praticamente innocuo.
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La Vita, l’Universo e Tutto Quanto – D. Adams
Avete mai notato che i conti fatti a tavola al ristorante, in particolare quando si è a tavola con tanta gente in un piccolo bistrò italiano, tendono sempre a non tornare? E avete mai pensato che forse il cricket, il celebre sport anglosassone, forse ha delle regole per menti talmente elevate e complesse da risultare incomprensibili a noi poveri umani? A queste e a molte altre domande di grande caratura filosofico-scientifica da una risposta disarmante il terzo libro della pentalogia di Douglas Adams, La vita, l’universo e tutto quanto.
Questo episodio si incentra sulle pericolose peripezie dei nostri ormai ben noti eroi Arthur, Ford, Trillian Zaphod e Marvin in giro per lo spazio e per il tempo, nel tentativo di impedire a dei crudelissimi robottoni bianchi di portare a termine il loro terribile piano: la distruzione della vita, dell’universo e tutto quanto (appunto).
Ma come è nello stile di Adams, niente è mai come sembra e gli spunti per una riflessione ad un livello più profondo senza dubbio non mancano.
Pungente, ironico e sarcastico come sempre, questo episodio risulta leggermente sottotono rispetto agli altri, non tanto per la trama (che al contrario è molto accattivante e si fonda su un concept intrigante e dai risvolti particolarmente profondi) ma per alcune cadute di ritmo e dispersioni che affievoliscono l’attenzione.
Abituati come siamo alla perfetta meccanica degli altri episodi, questo perde qualche punto. In generale comunque resta senza dubbio un libro da non perdere nella eccezionale e unica saga di fanta-ironia di Adams.
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Ristorante al termine dell’universo – D. Adams
Alla fine del primo volume, Guida galattica per autostoppisti, avevamo lasciato i nostri eroi Arthur, Ford, Zaphod e Trillian con un leggero languorino, chiedendo al computer di bordo della Cuore d’oro di essere portati al più vicino punto di ristoro. Ma come ben sappiamo, e come abbiamo imparato leggendo le prodezze disegnate da Adams, le cose non passano mai dalla via più breve. Infatti, dovendo sfuggire ai cannoni poco amichevoli dei Vogon, vengono sbalzati chissà dove dal motore di improbabilità e la squadra si divide. Seguiamo quindi Zaphod all’interno della casa editrice della Guida Galattica (il libro più notevole dell’universo, anche grazie alla sua confortante copertina: Niente panico) dove incontrerà un personaggio indubbiamente curioso e con il quale viaggerà verso Ranonia, per essere annichilito dal terribile Vortice di Prospettiva Totale. Eppure Zaphod, che non è stato il Presidente della galassia a caso, riuscirà a fuggire illeso e a raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: conoscere il vero Governatore dell’universo.
Dopo tutto questo gran girare, infine ce la faranno ad andare a cena, e lo faranno proprio al celebre Ristorante al termine dell’universo, chiamato così perchè da lì si può vedere uno spettacolo assolutamente unico nel suo genere: la distruzione dell’universo, con tanto di animazione musicale in sala, due volte al giorno.
Anche in questo secondo volume della sua “trilogia in cinque libri”, Douglas Adams da il suo massimo: visionario ed in apparenza totalmente sconclusionato, ci trascina di qua e di là nel tempo e nello spazio, facendoci vedere non solo mondi al limite dell’assurdo ma anche la sua incredibile capacità narrativa, che unisce la fantascienza più piacevole all’ironia e all’humor inglese, che farà strappare molto più di un sorriso.
Dopo il primo libro, questa è una lettura assolutamente indispensabile, il secondo passo verso la scoperta della Domanda alla Risposta definitiva sul significato della vita, l’universo e tutto quanto.
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Guida galattica per autostoppisti – D. Adams
Non è la prima volta che ci capita di recensire qualche libro che non è solo famoso e venerato, ma è un vero oggetto di culto. Oggi ci apprestiamo a farlo di nuovo, con Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams. Nel caso specifico, più che una recensione, questo articolo vorrà essere una specie di tributo al genio di Adams e alla sua “trilogia in cinque parti”, così tanto ben conosciuta e amata da una cerchia di estimatori eppure forse un po’ misconosciuta dal grande pubblico.
Se si volesse definire questo libro, dopo delirante, assurdo e deliziosamente umoristico, è l’unico esponente rilevante del sottogenere della fantascienza umoristica.
Ma prima la trama in poche parole:
Arthur Dent è un giovanotto inglese come tanti, che ha appena scoperto che la sua casa sorge sul tracciato della nuova superstrada. Cerca di evitare la demolizione, si accalora, sbraita, ma all’improvviso nulla ha più importanza, perchè l’intero pianeta Terra deve essere demolito per fare spazio alla nuova superstrada intergalattica.
Un attimo prima che il pianeta venga distrutto dalle enormi astronavi Vogon, Arthur viene salvato dal suo amico Ford, che è un abitante di un piccolo pianeta vicino a Betelgeuse, insegnandogli l’arte dell’autostop, ovvero del farsi caricare dalle astronavi in transito.
Da questo rocambolesco incipit hanno inizio una grande quantità di eventi, che si susseguono senza sosta, caratterizzati dalla più perfetta improbabilità statistica, non a caso. Zaphod Beeblebroox è l’ex presidente della galassia ed è una specie di pazzo psicotico, ha appena rubato l’astronave più eccezionale mai creata: l’unica a viaggiare a propulsione di improbabilità. In questo modo Ford e Arthur si troveranno, in modo del tutto imprevedibile, ad essere raccolti da Zaphod e ad essere portati con lui, la sua fidanzata terrestre Trillian e il robot depresso Marvin, attraverso la galassia alla ricerca del più improbabile dei pianeti, Magrathea, azienda un tempo florida di costruzioni di pianeti su ordinazione, alla quale gli esseri senzienti (e pandimensionali) più elevati dell’universo hanno richiesto, un po’ di anni prima, la costruzione di un esperimento chiamato Terra, per scoprire la Domanda alla Risposta definitiva della vita, l’universo e tutto quanto, ovvero 42.
… e siamo anche stati brevi.
La realtà proposta da Adams nelle sue opere rappresenta un paradiso di piccoli dettagli succosi sui quali i nerd di tutte le età si sono gettati con gioia. Questo perchè, nonostante non lo si possa evincere dal nostro riassunto, Guida galattica per autostoppisti è un capolavoro di umorismo che non scade mai nella sciocchezza, ed allo stesso tempo mantiene saldo il concetto di fantascienza di alto profilo, senza contraddizioni (o meglio, con talmente tante contraddizioni da farlo sembrare consistente in tutte le sfumature) o banalità, giocando con l’assurdo e l’estremo, facendo perdere il lettore attraverso meandri audaci che in nessun libro di sci-fi classico avrebbe mai saputo creare. Il tutto con il sorriso.
Consigliamo la lettura di questo libro (e dei successivi!) a tutti coloro che amano spingersi un po’ più in là, addentrarsi nell’universo sconosciuto, mettersi alla prova con la lettura di qualcosa di veramente unico, che non leggeranno mai più in nessun’altra occasione.
E se un giorno vi dovesse capitare di vedervi offrire un passaggio da un’astronave mercantile, ricordate sempre dove avete il vostro asciugamano.
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Le recensioni agli altri libri della saga:
Il ristorante al termine dell’universo
La vita, l’universo e tutto quanto
Addio e grazie per tutto il pesce
Praticamente innocuo
Real life – C. Brookmyre
Siamo abituati ad individuare nel romanzo thriller mainstream le caratteristiche tipiche dei film d’azione americani, tanto che spesso ci troviamo ad attribuirvi l’appellativo di “americanata” quando questi romanzi si trovano ad eccedere in esplosioni, eroi imbattibili ed immortali, spacconate di vario genere e l’immancabile vittoria dei buoni (senza nemmeno un capello fuori posto) sui cattivi. E’ forse con questo sentimento che ci si potrebbe accostare a questo romanzo piuttosto voluminoso (appena meno di 400 pagine), Real life di Christopher Brookmyre guardando la copertina. Bastano però poche pagine per capire che si ha davanti un prodotto senza dubbio particolare e fuori dagli schemi.
Scozia. Ray, un giovane insegnante di inglese con un passato di accanito videogiocatore di sparatutto, incrocia per caso un volto noto all’aeroporto, il suo vecchio compagno di stanza dell’università Simon. Rimane moto colpito da quella visione, principalmente perché, stando alle sue ultime informazioni disponibili, Simon è morto da tre anni. Da quell’incontro fortuito si svilupperà una storia al limite dell’inverosimile, alla scoperta della nuova vita di Simon come terrorista di alto bordo su commissione.
La caratteristica principale di questo romanzo ad ampio respiro è appunto la profondità con cui vengono sondati i caratteri dei protagonisti, Ray e Simon. Si ripercorrono infatti numerosissimi episodi del loro passato, della loro “amicizia”, che aiutano a completare la visione a 360° di questi personaggi così diversi. Scopriamo la semplicità d’animo di Ray ma soprattutto capiamo la perversa meccanica che ha portato Simon, agente marketing di un’industria petrolifera, a sviluppare questo piccolo secondo lavoro quale l’omicidio su commissione. Notiamo inoltre un certo gusto peverso dell’autore nel delineare lo Spirito Nero (il terrorista) dapprima come il nemico pubblico numero uno, poi quasi deriso dai fatti quando i suoi piani perfetti vengono mandati a monte dai guastatori più improbabili.
Altro grandissimo punto di forza è infatti il valore aggiunto dell’autore. Brookmyre lascia la sua impronta sardonica ed umoristica nella narrazione in terza persona, rendendola scanzonata e leggera anche nei passaggi più cruenti. Battutine e allusioni, anche localistiche, aiutano a caratterizzare ancora di più i personaggi, che hanno una voce ben chiara e atteggiamenti ben distinti. La passione di Ray per i videogiochi sparatutto, oltre che costituire spunto per un gran numero di citazioni che i più appassionati non mancheranno di rilevare, permette inoltre di dare credibilità al personaggio, in particolare per quello che si troverà a fare nel gran finale.
La trama, contrariamente ai più comuni thriller di consumo, tende a puntare l’attenzione come detto più sul retroterra dei personaggi che non sulle vicende correnti. Si riscontrano quindi un gran numero di lunghi flashback che inframmezzano l’azione senza mai comunque spezzare il ritmo o disturbare il pathos.
Anche i personaggi secondari sono degnissimi di menzione, sia quelli accennati nei flashback che i comprimari della vicenda al tempo presente: il personaggio di Angelique, per esempio, è perfettamente il clichè della donna poliziotto a tutto tondo il cui contorno di dolcezza ed umanità la rende vivida ed efficace nella sua caricaturalità.
Insomma, Real life è senza dubbio un ottimo romanzo ed un gradevolissimo thriller, adatto alla lettura disimpegnata vacanziera, scritto in modo magistrale e pungente che strapperà ben più di un sorriso.
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