Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Una notte di ordinaria follia – A. Filisdeo
Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici.
Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad un romanzo più elaborato: i personaggi sono ben disegnati dal carattere molto spiccato e quasi caricaturale, che ben si amalgama con l’argomento che sembra essere molto caro all’autore, che abbiamo già avuto modo di conoscere nella lettura del suo romanzo Le memorie oscure: il vampirisimo.
I vampiri di Filisdeo richiamano le carattersitiche dei vampiri della Rice, ma condendoli con molto più carisma e decisamente più violenza. Sono bellissimi e pericolosamente attraenti, ma sono anche molto più agitati da quelle che sembrano essere le umane emozioni, amplificate all’estremo dal sangue.
Lasciamo le scene gotiche e baroccheggianti del romanzo precedente per approdare in una notte moderna in una grossa città, anzi, La città per eccellenza, New York, teatro anche questa volta delle peggiori scene di violenza.
La storia ruota su un certo indiscutibile compiacimento dell’autore nel descrivere le sue scene con arguzia, umorismo e sagacia; il fatto che alla fine il mistero apparentemente oggetto della trama non viene svelato (anche grazie ad una serie di disastrosi fallimenti del co-protagonista) dimostra la vera ragion d’essere di questo racconto: raccontare una storia di urban horror vampirico del tutto godibile.
Non possiamo che consigliare la lettura di questo racconto, augurandoci che l’autore voglia mettere presto più carne al fuoco e ampliare il respiro di questa storia accattivante.
Anche perchè, diciamolo, di vampiri non ne abbiamo mai abbastanza.
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14 – P. Clines
La mia passione per il brivido è cominciata da ragazzina, quando andavo a saccheggiare la bibliotechina comunale portandomi a casa a cadenza settimanale pile di romanzi Junior Mondadori della collana fantascienza e mistery. Quello che mi è rimasto più impresso, una lettura breve ma suggestiva, è La stanza 13: un orrore è celato dietro la porta numero 13 di un sinistro hotel e un gruppo di ragazzini si trovano a dover scoprire quale esso sia.
Quel libro, quando ho preso in mano 14, di Peter Clines, mi è tornato alla memoria con prepotenza. Iniziando a leggere, però, ho scoperto che questo libro sarebbe andato molto oltre.
L’appartamento 14 nasconde ben altro che un barocco vampiro; in realtà questo è solo il primo e più evidente indizio di tutta una serie di assurdità, incongruenze e stranezze, celate dentro Palazzo Kavach, edificio centenario sorto su una delle colline di Hollywood.
La casa stregata è uno dei più tipici clichè della letturatura del brivido, ma quello che Palazzo Kavach nasconde, la sua vera *essenza*, beh… posso garantire che non si è mai letto niente del genere.
14 è un romanzo appassionante, che incolla il lettore alle sue pagine in una lunga corsa fino alla fine, seminando indizi e colpi di scena, fino ad arrivare al climax, che più inaspettato non si può.
Il romanzo può essere diviso in due parti: se la prima si può assimilare ad una affascinante caccia al tesoro (stile Goonies), in cui i protagonisti indagano sull’edificio e raccolgono informazioni e indizi; la seconda prende una piega del tutto inaspettata, accantonando una volta per tutte il prototipo della casa stregata e affrontando terreni delicatissimi, degni della migliore e più spinta fantascienza di altri tempi.
Non voglio spoilerare di più, sappiate solo che il testo in quarta di copertina, che definisce il libro come “romanzo apocalittico”, ha utilizzato una efficace e suggestiva sintesi.
L’autore, Peter Clines, è lo stesso della saga surreale e gradevolmente inaspettata Ex, abbiamo parlato del primo romanzo qui.
In chiusura, due note: la confezione del libro in brossura è spettacolare; di contro, volendo trovare una pecca, devo rilevare una certa carenza nel livello qualitativo della traduzione. Moltissime frasi perdono di efficacia a causa di una struttura poco chiara e confusa o del riportare in italiano in modo troppo letterale le espressioni americane.
Comunque, questo romanzo è assolutamente da leggere. Fatevi un regalo natalizio in ritardo!
Recensione scritta da Midna
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You, crea il tuo destino – A. Grossman
Chiunque abbia un minimo di vicinanza con il mondo videoludico si sarà chiesto un giorno quali caratteristiche dovrebbe avere il videogioco definitivo. La risposta invariabilmente sarà stata influenzata dall’ultimo titolo giocato, dal romanzo o dal film preferito, dall’ultima fantasia partorita ad occhi aperti.
Austin Grossman risponde a questa domanda attraverso un romanzo dalla delicata sensibilità, You, crea il tuo destino. Come dice il sottotitolo, niente più di un videogioco è in grado di rendere il giocatore fautore del proprio destino, impersonando il protagonista della storia – che poi è sempre la propria storia.
Russel, a distanza di un decennio in cui ha più o meno consciamente tentato di disconoscere la propria attitudine nerd giovanile con una carriera inquadrata nei ranghi della normalità sociale, si affaccia alla soglia della casa di produzione videoludica Black Arts fondata dai suoi tre amici d’infanzia per chiedere un lavoro.
Nell’arco di qualche mese si trova a fronteggiare non solo un lavoro per lui del tutto inedito e per il quale non è preparato, il game design, ma anche un viaggio in se stesso, nel ragazzo che era, nell’affinità profonda scoperta con gli altri ragazzi nel condividere una passione nascente che vedeva gli albori proprio in quegli anni con l’avvento del personal computer e delle prime console.
Dovrà fare i conti con un lascito misterioso di Simon, l’amico più geniale tra i suoi compagni, sepolto, è il caso di dirlo, all’interno degli strati di codice con cui sono stati costruiti, negli anni, i titoli della Black Arts.
You, crea il tuo destino è un romanzo che sa raccontare una cosa difficile come la passione per la realtà alternativa concessa dai videogiochi, e che la mescola con sensibilità con il viaggio interiore di un giovane uomo che non è riuscito a far pace con le sue vere attitudini e che in fondo non è mai cresciuto del tutto proprio per questo motivo. Riappacificandosi con la parte di sè che ha cercato di negare (rappresentata dalla passione estrema e totalizzante di Simon), il protagonista troverà la soluzione dell’enigma sepolto nel gioco ma soprattutto capirà la sua collocazione nel mondo, sia reale che alternativo.
Consigliamo questo romanzo a tutti coloro i quali si sono trovati immersi nella realtà fantastica di un videogioco fino alla gola, hanno dormito sognando di correre nei dungeon uccidendo mostri e scoprendo tesori, hanno osservato le stelle del cielo reale e hanno immaginato imperi galattici, hanno provato quel brivido di entusiasmo profondo riconoscendo in un videogame una reazione dalla fisica perfetta, e a tutti quelli che hanno pensato, almeno una volta, che fare videogiochi fosse il lavoro più bello al mondo.
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La geometria del vento – R. Malavasi
Cos’hanno a che spartire le controverse ricerche antropologiche di un illustre e bizzarro personaggio dell’Ottocento con uno studio di un laureando del giorno d’oggi sulle prestazioni sportive, in particolare dei velocisti?
Se lo chiede il giovane Carl, dopo aver scoperto di essere un discendente del controverso Cesare Lombroso, studioso che sul finire del 1800 inanellò una serie di indagini empiriche volte, tra l’altro, all’individuazione di caratteristiche fisiche in correlazione alle attitudini delinquenziali e deviate. La scoperta di alcune particolari asserzioni dello studioso fanno sì che Carl inizi un’approfondita indagine per includere alcuni punti di vista all’interno della sua tesi di laurea. Ma questa indagine, in apparenza del tutto accademica e inoffensiva, ben presto si rivelerà, a sue spese, irta di insidie e di doppigiochi.
Questo romanzo di Raffaele Malavasi, La geometria del vento, è un bel giallo appassionante e molto ben costruito, che si articola attorno alla figura notoriamente controversa di Lombroso e che indaga in modo approfondito la sua produzione, mettendo a fuoco alcuni aspetti ed alcune intuizioni particolarmente affascinanti.
In questo romanzo, realtà storica e fantasia si intrecciano così bene e così strettamente che ben presto è inevitabile chiedersi dove finisca una e dove cominci l’altra: le argomentzioni sono tutte altamente credibili e così ben documentate e intriganti che possono essere prese tranquillamente come vere (anche quando non lo sono).
I personaggi sono ben delineati e tutti piacevolmente vividi: in alcuni casi, come per il personaggio di Carl, il risultato scorre liscio senza intoppi, in talaltri, come per il personaggio di Giulio, si vede lo sforzo espressivo dell’autore nella definizione di un linguaggio che lo caratterizzi in relazione al suo passato, comunque con buoni risultati.
Anche la descrizione dei vari ambienti, in particolare l’Accademia delle Scienze e il Museo Lombroso, entrambi di Torino, è estremamente efficace e risulta semplice immedesimarsi nell’azione, scatenando inevitabili moti di entusiasmo in chi ha avuto esperienza diretta di quei luoghi (come noi ).
Se la realizzazione di un romanzo giallo costituisce una sfida intrinseca in più, visto che per l’autore non si tratta solo di riuscire ad esprimere la sua storia al meglio delle sue possibilità ma anche costruire una trama sufficientemente misteriosa ed appassionante, seminando indizi con le giuste tempistiche ed alternando punti di climax a fasi di elaborazione delle informazioni e di minore tensione; l’autore ha portato efficacemente a termine tutta la sfida, e con onore. La geometria del vento è un piacevolissimo romanzo giallo, intelligente, mai banale, ottimamente costruito e eccezionalmente ben documentato. Lettura molto consigliata.
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Le memorie oscure – A. Filisdeo
Desueto, polveroso, retrò, barocco: mai prima di ora queste parole assumono una connotazione tanto positiva. Il romanzo di esordio del giovane Alessio Filisdeo, Le memorie oscure, è l’antitesi della modernità, e meno male. In questo romanzo che possiamo definire gotico, fanno bella mostra di loro ambientazioni e personaggi ottocenteschi e creature notturne degne del sapore delle origini. Vampiri non alla stregua del Bela Lugosi, ma si piacevolmente vicini a quelli della Rice, dei quali però non vengono ricalcate pedestremente le fattezze e caratteristiche, ma anzi vengono presentati in accenti del tutto originali.
Lo stile e la scelta lessicale accuratissima e barocca rallenta un po’ la lettura ma ben si confà all’obiettivo immersivo del romanzo: leggere i protagonisti e lo stesso narratore esprimersi in modo consistente con l’atmosfera narrata rende l’esperienza della lettura ancora più pervasiva.
Lettura comunque molto piacevole e appassionante: la trama è ben articolata, non banale nè scontata, i personaggi sono numerosi, ben delineati e dalle caratteristiche precise, per i quali si prova rapidamente un istintivo riconoscimento di umanità e spessore realistico. Talvolta la gravità della narrazione viene smorzata da siparietti genuinamente comici, con tratti mutuati dalla cinematografia, con scene dalla forte valenza visiva che risultano efficacissime anche per una migliore comprensione del background dei personaggi.
Ragguardevole comunque la proprietà di linguaggio di questo giovane autore: a parte qualche refuso del tutto trascurabile, la costruzione tecnica e la struttura del romanzo sono praticamente impeccabili: buoni ritmi, buona sequenzialità delle immagini, delle informazioni e gestione delle scene dinamiche che non risultano quasi mai confuse.
Leggere Le memorie oscure ci ha portato alla mente diversi film, dei più disparati: da L’esorcista a Wild wild west, da Inception a Dracula di Bran Stoker, da Van Helsing a Underworld. Passaggi segreti a volontà, sparatorie e combattimenti con il doveroso spargimento di sangue e dettagli macabri, scenette deliziose, drammi, paladini invincibili, segreti, misteri, tradimenti e vampiri. Che cosa potremmo volere di più?
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Io, Jedi – M. A. Stackpole
Siamo agli albori della Nuova Repubblica, gli eventi che hanno portato alla caduta dell’Impero sono ancora freschi nella memoria di tutti e gli eroi di quel periodo hanno preso ciascuno la sua strada in posizioni di rilievo. Corran Horn è un pilota di spicco all’interno di una delle squadre d’eccellenza della Ribellione, affetto da un certo atteggiamento scapestrato ed incosciente che lo fa sembrare ancora un po’ un ragazzino. Al suo rientro a casa da una missione non trova sua moglie Mirax ad aspettarlo. All’improvviso Corran viene invaso dalla consapevolezza che sia stata rapita e che sia da qualche parte nella galassia trattenuta contro la sua volontà. Questa scoperta farà sì che il pilota vada incontro alle sue origini, scavi all’interno della sua famiglia e dei suoi antenati, scoprendo di avere origini e poteri Jedi che non sospettava. Incontrerà Luke Skywalker e ne sarà discepolo all’interno della neofondata scuola Jedi, che lo metterà in contatto con la Forza e le sue possibilità, e conoscerà anche un potente ed antichissimo esponente del Lato Oscuro. Gli eventi lo porteranno tra le fila degli Invid, un gruppo armato di pirati nati dai cocci dell’Impero, perchè le prove lo danno legato con la sparizione di Mirax. In un susseguirsi di combattimenti spettacolari e scene d’azione, tra voltafaccia imprevedibili e la morale di fondo secondo la quale Bene e Male si differenziano solo in base ai punti di vista, il libro arriverà alla sua forse un po’ prevedibile conclusione.
Io, Jedi di Michael A. Stackpole è un bel libro che si inserisce all’interno del mondo espanso di Star Wars, collocandosi come detto poco dopo la caduta dell’Impero e dopo le vicende narrate nella trilogia di Thrawn. La sua particolarità risiede nel fatto che il protagonista è un personaggio mai citato all’interno del materiale ufficiale di Star Wars sebbene riesca ad inserirsi in modo molto credibile all’interno delle vicende dei protagonisti classici.
La lettura per un amante del genere è sicuramente piacevole, sebbene il perno della trama (la liberazione di Mirax) viene percepita un po’ come un espediente perchè l’autore possa indugiare su quello che indubbiamente ama di più scrivere: combattimenti spaziali, inseguimenti, inganni, divertenti spacconate, contrasti corpo a corpo.
Nel complesso puramente ludico la lettura è senz’altro piacevole sebbene a livello letterario non sia un capolavoro di profondità.
Consigliato a chi non ha mai abbastanza di sentir parlare della Forza.
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La bugia di Natale – S. Grahame-Smith
Si tratta sicuramente della storia più raccontata di sempre, non a caso è stato il primo libro ad essere stampato. È probabilmente una delle leggende più note, in tutti gli angoli della cristianità, e che unisce tutti i popoli credenti sotto un’unica bandiera comune: la storia della nascita di Gesù è appunto La storia per eccellenza.
Ma in quanti hanno intravisto all’interno di questo racconto tutte le caratteristiche peculiari classiche di una qualsiasi storia di fantascienza? Di certo lo ha fatto, e in un modo del tutto inatteso ed appassionante, il signor Grahame-Smith, che si è già distinto in un paio di altre brillanti occasioni per la rilettura in chiave horror della storia e della letteratura: se è riuscito a far diventare best seller Orgoglio e Pregiudizio popolandolo di zombie ed è riuscito a trasformare uno dei padri della patria americana come Abraham Lincoln in un cacciatore di vampiri senza essere lapidato sulla pubblica piazza, vuol dire che costui è uno scrittore che sa il fatto suo.
Non abbiamo avuto modo (ancora) di leggere i suo romanzi precedenti ma abbiamo visto quanto basta con questo romanzo, La bugia di Natale.
Per assurdo, nel complesso l’autore riesce a tirare fuori una storia del tutto credibile anche se fortemente caratterizzata dalla magia e dal soprannaturale (o divino, se si vuole): i personaggi sono ben immersi nella realtà del medio oriente di 2000 anni fa, con le loro peculiarità in taluni prosaiche e superstiziose in altri, e la trama è del tutto ragionevole se si considera quanto una tradizione orale sia per sua natura in grado di modificare e trasformare qualunque tipo di storia.
Ecco quindi che il nostro occidentale Baldassarre diventa Balthazar, e ben lungi dall’essere un savio magio proveniente da Oriente è un saccheggiatore di fosse comuni che ha sviluppato una brillante carriera come ladro pluridecorato con tanto di nomignolo altisonante (“Il fantasma di Antiochia”). È lui il protagonista di fatto della storia, nella quale scopriamo per la prima volta il volto di Erode, un re fantoccio dell’Impero piagato nel fisico e nella mente; il lato umano e semplice di Maria e Giuseppe al di fuori della pura iconografia; gli esordi del celebre Pilato.
Ne risulta un romanzo particolarissimo e piacevole da leggere, elaborato con cura e maestria da un autore che non ha paura di osare. A voler trovare una pecca, possiamo dire che ci siano alcuni scivoloni sia nella traduzione che nell’editing: siamo ancora un po’ turbati sulla presenza degli stambecchi nel deserto, per esempio, che in più posti nel romanzo fanno la loro apparizione come osservatori esterni e inconsapevoli.
Nel complesso comunque La bugia di Natale costituisce un piacevole romanzo di genere che non mancherà di stuzzicare la curiosità dei lettori e che potrebbe essere un originale regalo adatto proprio alle festività natalizie.
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Gli Acchiappazombie – J. Petersen
Sarah e David si sono ormai riaffiatati come coppia proprio grazie all’epidemia zombie e hanno iniziato una nuova e proficua impresa, la disinfestazione zombie su richiesta. Ma qualcosa sembra turbare la “tranquilla” routine consolidata in quei primi mesi dopo l’epidemia, circolano voci tra i sopravvissuti di zombie bionici, con caratteristiche particolari molto più pericolose rispetto agli esemplari standard: più svegli, più reattivi e molto più forti.
Gli Acchiappazombie di Jesse Petersen è il seguito del felice episodio Finchè zombie non ci separi che riprende le vicende della coppia là dove si erano interrotte, solo qualche settimana dopo.
Come il romanzo precedente, il piglio ironico e leggero fa la differenza con la quantità di romanzi zombie che ci sono in circolazione al momento. Inoltre il punto di vista femminile dà alla vicenda un approccio fresco e originale.
Al contrario del primo romanzo, in questo volume abbiamo trovato una quantità di refusi, alcuni piuttosto pesanti, che sono effettivamente elementi di disturbo per il lettore.
Come in ogni saga zombie che si rispetti, se nel primo episodio la trama può permettersi di essere poco incisiva perchè si fa conoscenza con i protagonisti e si susseguono una serie di eventi che evidenziano il distacco dalla vita “normale” a quella post apocalittica, nel secondo episodio la trama deve costituire l’elemento fondante del romanzo: i protagonisti si saranno acclimatati a loro modo nella nuova condizione e l’attenzione deve essere necessariamente focalizzata su altri elementi, nuovi personaggi o eventi di svolta, che consentano alla narrazione di reggersi ed evolversi e non avvilupparsi su sè stessa.
Ne Gli Acchiappazombie la trama ha buoni margini di miglioramento ma le evoluzioni sono state piuttosto prevedibili, inserendo i classici elementi di ripiego per l’evoluzione della storia, senza svolte di particolare originalità. Anche il momento di massimo pathos risulta un po’ buttato lì, senza particolare incisività, e risolto altrettanto rapidamente.
Nel complesso comunque rimane un buon romanzo zombie che si discosta bene dal solco greve di tanti altri titoli, si legge facilmente e i personaggi principali nel complesso risultano piacevoli e con una personalità piuttosto definita.
Lettura consigliata.
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Il primo volume della saga: Finché zombie non ci separi: 1