Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Le memorie oscure – A. Filisdeo
Desueto, polveroso, retrò, barocco: mai prima di ora queste parole assumono una connotazione tanto positiva. Il romanzo di esordio del giovane Alessio Filisdeo, Le memorie oscure, è l’antitesi della modernità, e meno male. In questo romanzo che possiamo definire gotico, fanno bella mostra di loro ambientazioni e personaggi ottocenteschi e creature notturne degne del sapore delle origini. Vampiri non alla stregua del Bela Lugosi, ma si piacevolmente vicini a quelli della Rice, dei quali però non vengono ricalcate pedestremente le fattezze e caratteristiche, ma anzi vengono presentati in accenti del tutto originali.
Lo stile e la scelta lessicale accuratissima e barocca rallenta un po’ la lettura ma ben si confà all’obiettivo immersivo del romanzo: leggere i protagonisti e lo stesso narratore esprimersi in modo consistente con l’atmosfera narrata rende l’esperienza della lettura ancora più pervasiva.
Lettura comunque molto piacevole e appassionante: la trama è ben articolata, non banale nè scontata, i personaggi sono numerosi, ben delineati e dalle caratteristiche precise, per i quali si prova rapidamente un istintivo riconoscimento di umanità e spessore realistico. Talvolta la gravità della narrazione viene smorzata da siparietti genuinamente comici, con tratti mutuati dalla cinematografia, con scene dalla forte valenza visiva che risultano efficacissime anche per una migliore comprensione del background dei personaggi.
Ragguardevole comunque la proprietà di linguaggio di questo giovane autore: a parte qualche refuso del tutto trascurabile, la costruzione tecnica e la struttura del romanzo sono praticamente impeccabili: buoni ritmi, buona sequenzialità delle immagini, delle informazioni e gestione delle scene dinamiche che non risultano quasi mai confuse.
Leggere Le memorie oscure ci ha portato alla mente diversi film, dei più disparati: da L’esorcista a Wild wild west, da Inception a Dracula di Bran Stoker, da Van Helsing a Underworld. Passaggi segreti a volontà, sparatorie e combattimenti con il doveroso spargimento di sangue e dettagli macabri, scenette deliziose, drammi, paladini invincibili, segreti, misteri, tradimenti e vampiri. Che cosa potremmo volere di più?
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Scheda: Le memorie oscure – A. Filisdeo
Monaco, 1865.
Dietro la superficiale facciata mondana di Clemens von Hebelhost, ricco conte decaduto, si cela in realtà l’anima austera di un cavaliere Templare, cacciatore dell’Ordine.
Temuto dagli abomini della notte a ragion veduta, soprannominato il “Demone Rosso” per la sua furia vendicativa, dopo decenni di interminabili scontri, egli, adesso stanco, cerca soltanto la proverbiale luce alla fine del sentiero oscuro.
Eppure non esiste riposo per uomini tali a lui, poiché quando una misteriosa forza occulta colpisce improvvisamente la vita della sua amata Helena, è costretto a una disperata corsa contro il tempo e la ragione pur di salvarla.
In un mondo in cui niente è ciò che sembra, sullo sfondo di una incombente eclissi e sulle note dell’avveniristica musica di Wagner, si decide il destino di tutti i personaggi, ognuno alla prese coi propri disegni di rivalsa.“Le Memorie Oscure – Rondò” è un romanzo di genere gotico, fortemente influenzato da capisaldi della letteratura di genere come Bram Stoker, Edgar Allan Poe, Joseph Sheridan Le Fanu e la più moderna Anne Rice.
l’autore
Sono nato ad Ischia il 7 ottobre 1989. Attualmente risiedo in Barano d’Ischia. Diplomato perito aziendale, lavoro presso un negozio d’informatica. Mi piace la musica classica, da camera e tutto ciò che è vintage. Scrivo racconti gotici, fantasy e storici da quando avevo sedici anni, e ho partecipato a numerose iniziative letterarie e concorsi.
Little Italy, la storia di Arianna, Nik e Tonio – E. Rossi
Little Italy, opera prima dell’autrice Elisa Rossi, è un romanzo che, fin dalle prime pagine, manifesta la necessità di un pesante lavoro di revisione principalmente dal punto di vista dello stile e della struttura della storia.
Il testo è scritto in prima persona, collocandosi nella testa della protagonista femminile Arianna. Anche volendo passar sopra a certe descrizioni che di fatto la protagonista fa di se stessa e degli effetti che suscita nel protagonista maschile Nik, delineandosi come bellissima ed irresistibile, il punto di vista diventa labile quando l’autrice si trova a scrivere fatti ed azioni a cui non ha assistito e che non poteva conoscere.
Questo punto di vista piuttosto incerto si combina con la scelta stilistica (opinabile) dell’utilizzo del tempo imperfetto, rivolgendosi ad una seconda persona singolare che si incarna in Nik. Il lettore si trova quindi in mezzo ad un groviglio di tempi verbali, punti di vista variabili e personaggi indefiniti che risulta molto difficile da districare e da apprezzare.
A queste scelte stilistiche non proprio felici si aggiungono alcuni difetti indicativi della scarsa revisione a lavoro concluso: i dialoghi sono surreali, artificiosi e mal costruiti, rendendo caotico l’insieme, considerando anche che i pochi personaggi rilevanti si trovano a esprimersi in modo uniforme, simile l’uno all’altro.
Dando poi uno sguardo generale alla storia, laddove è possibile seguirne la trama principale, diluita da una profusione di dettagli indistinguibili tra utili e non, i personaggi sono stereotipati, senza profondità. Ci sarebbe anche da discutere sulla qualità stessa della storia, nel senso che noi personalmente abbiamo trovato la vicendad’amore narrata piuttosto banale e non particolarmente interessante.
In conclusione, possiamo dire che questo romanzo può essere considerato un esperimento, un primo tentativo letterario per l’autrice, confidando e augurandole che possa avere migliori e più proficue esperienze future.
Scheda: Little Italy la storia di Arianna, Nik e Tonio – E. Rossi
“Little Italy la storia di Arianna, Nik e Tonio”, di Elisa Rossi, è una storia che prende vita dalla figura di Arianna. Lei è una donna italiana, figlia di un uomo d’onore ed erede del futuro della Famiglia. La sua figura, che splende in ogni pagina, ammalierà i sensi di un giovane attore americano, Nik, che perderà la testa per lei. Ma Arianna custodisce più di un segreto e proprio la presenza di Nik le farà capire che nel suo cuore c’è posto solo per un uomo: Tonio. Una trama articolata che l’autrice frammenta in 60 parti, fornendo al lettore un doppio finale. I brani musicali, appositamente scelti per ogni parte, incorniciano l’intreccio narrativo che si snoda attraverso una complessa love-story e che a tratti mescola gli elementi di un avvincente racconto d’azione.l’autore
Elisa Rossi, nasce a Rimini il 10 ottobre 1974.
Trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra la Lombardia e il Lazio, conseguendo la maturità classica a Roma. Di professione impiegata, ha coltivato la sua passione per la scrittura che sfocia, in seguito ad una dolorosa vicenda personale, con la stesura di questo suo primo libro.
Attualmente vive a Coriano di Rimini insieme al figlio Ulisse.
L’amore lungo il cammino del destino – Y. Crippa
Il mestiere dello scrittore è un mestiere difficile. Portare alla luce un romanzo che sia degno di tale nome, rendendo onore ad una storia che sia interessante, originale ed appassionante, è un lavoro complesso, che arriva al termine di un processo lungo e faticoso. Spesso può rendersi necessario un intervento esterno, un lettore professionista o un editor, per dare quello sguardo oggettivo all’opera e permettere di perfezionare il lavoro.
Da un po’ di tempo a questa parte, invece, sembra che stia passando un messaggio differente, ovvero che per scrivere un romanzo non ci vada null’altro che il tempo materiale per scriverlo, e che il manoscritto sia subito a posto, pronto per essere pubblicato e fruito, come se l’autore fosse dotato di eloquenza infallibile e divina.
L’amore lungo il cammino del destino, di Ylenia Crippa, incarna il romanzo acerbo e in embrione, pubblicato troppo presto.
La storia innanzitutto è infantile ai massimi livelli, una via di mezzo tra una favola e un racconto fantasy, con più che prevedibili risvolti amorosi, indugiando in dettagli stile manga, che rendono inverosimile il racconto anche per il lettore più disponibile.
I dialoghi sono assurdi e stucchevoli, pronunciati da personaggi che risultano indistiguibili l’uno dagli altri, eccetto che per la protagonista, Ylene, che viene dipinta come eroina a tutto tondo, degna della migliore tradizione fiabesca (bellissima, buonissima, ovviamente dotata dalla nascita di poteri straordinari, addirittura incarnazione di un angelo).
Lo stile stesso, anche volendo sorvolare sui contenuti, grida a gran voce la necessità di crescita e maturità. I periodi sono costruiti come castelli di sabbia, con punteggiatura e congiunzioni distribuiti a casaccio.
I fatti vengono descritti rapidamente, elencati, raccontati con una proprietà di linguaggio assolutamente insufficiente, con fretta e senza alcuna cura, tranne che per certi passaggi in cui si indugia su dettagli immotivati che ricordano da vicino i più classici videogiochi giapponesi.
Insomma, senza dubbio un’opera di esordio prematura, che evidenzia la necessità di un profondo lavoro di crescita e raffinamento a tutto tondo dell’autrice, di senso critico e di capacità espressiva e soprattutto di una ricerca approfondita di Nuove Idee alle quali dare voce.
Scheda: L’amore lungo il cammino del destino – Y. Crippa
In questa storia si intrecciano le vicende di alcuni giovani, delle loro famiglie, di due regni. Ylene è una bambina predestinata, sin dalla sua nascita eventi soprannaturali si sono presentati agli occhi della sua famiglia.
Passeranno degli anni prima che si presenti l’occasione per capire la sua vera natura. Diventata medico, si prodigherà a curare i feriti della crudele guerra scatenata dai malvagi Danemal e Mauval. Ma la guerra non concede sconti e solo di fronte alle ferite più profonde del corpo e dell’animo Ylene scoprirà che ben altro è il suo destino. Con l’aiuto dei fratelli naturali e acquisiti, in particolare di Yoel, a cui è molto legata, riuscira a volgere l’esito della guerra e a portare pace nei regni di Fantasia e Street Dreams.
Ma Ylene, oltre a essere una predestinata, è anche una ragazza innamorata e si troverà a dover combaterre una guerra interiore che si potrebbe rivelare più letale di quella già superata.l’autore
Ylenia Crippa è nata a Lecco nel 1988. Diplomata in Designer di moda, da sempre vive e lavora in provincia di Como. L’amore lungo il cammino del destino è la sua prima pubblicazione.
Angelica – M. Sebastiani
Orfeo è un giovane universitario che si barcamena tra la scrittura della tesi, i problemi con le coinquiline, l’amore a senso unico nei confronti della sua migliore amica e alcuni problemi di salute che gli comportano uno strano effetto collaterale. Durante alcune crisi epilettiche, infatti, Orfeo si trova all’interno di un mondo ideale, in compagnia di una creatura perfetta ed amorevole di nome Angelica.
Questi in breve i punti salienti della trama del romanzo di Massimiliano Sebastiani, Angelica. Dobbiamo dire innanzitutto che abbiamo rilevato con interesse la trama ed il concept originale su cui si fonda: le visioni che si sviluppano nella mente del potagonista potevano costituire un buono spunto per sviluppare una storia intrigante e nuova, ottendo magari un romanzo fantasy o psicologico.
Purtroppo però questa buona idea di fondo viene smorzata all’interno di una narrazione farraginosa e dispersiva, al punto che ci si chiede più di una volta, durante la lettura, quale effettivamente sia la trama.
Ci vengono presentati un numero elevatissimo di personaggi che di fatto non hanno attinenza con la storia principale e che è impossibile distinguere gli uni dagli altri: sono tutti fortemente positivi, descritti sommariamente e denotati da un modo di esprimersi omogeneo. Nessuno di questi mostra peculiarità significative, qualunque caratteristica ci viene raccontata, e mai mostrata nei fatti o nei comportamenti.
I dialoghi sono, come detto, omogenei e inverosimili, statici ed artefatti, oltre che particolarmente ripetitivi: vengono riproposte battute ed espressioni più e più volte, pronunciati anche da personaggi diversi, rafforzando la percezione di uniformità tra i personaggi.
L’opera mostra del potenziale, che si sarebbe potuto esprimere ampliando meglio il concept originale e facendolo risaltare rispetto a tutto il resto della narrazione che ne dovrebbe costituire il contorno che invece lo soverchia, annullandolo. Un buon editing professionale avrebbe potuto sortire l’effetto, innanzitutto sfoltendo il testo da dettagli inutili e superflui (tutte le sfumature dei gusti musicali di Orfeo, i dettagli di amici e conoscenti, i girovagare tra le strade di Torino) e da tutta una serie di ripetizioni che appesantiscono la lettura, correggendo gli errori ed i refusi; successivamente spostando l’attenzione dispersa e focalizzandola sulla trama.
Abbiamo riscontrato inoltre una cosa davvero particolare nello stile di scrittura. La narrazione si svolge in una terza persona classica, ma così vicina al protagonista dall’essere quasi una prima persona. L’effetto risultate è singolare, perchè vengono espressi con distacco fittizio concetti che sono tipici e caratteristici invece della narrazione in prima persona. La sensazione alla lettura è di leggero fastidio, accentuato anche dall’uso poco fluido del tempo presente.
In conclusione: in Angelica è presente del buon potenziale, che attraverso un po’ di esperienza e meno ingenuità, un buon editing e un raffinamento puntuale del ritmo e della trama, si potrà esprimere nelle future fatiche del giovane autore, al quale facciamo il nostro sentito in bocca al lupo.
Primavera in Borgogna – L. Terenzoni
Ci sono libri che anche con poche parole, riescono a coinvolgere il lettore nella narrazione. Libri che non hanno bisogno di essere ricercati o elaborati per essere interessanti. Autori che non necessitano di grandi schemi mentali per creare un intreccio accattivante. In particolare, nel genere cosiddetto “giallo”, a volte la semplicità di esposizione e di stile mette in risalto la trama ineccepibile, diventando così un esempio di gradevole letteratura.
E’ certo però, che per ottenere questi effetti positivi occorre essere dei narratori molto abili e smaliziati. Bisogna essere in grado di sapere come e quando calare le proprie carte, giocare con l’interesse del lettore, saperlo guidare esattamente dove si desidera, e poi spiazzarlo, facendogli tenere il fiato sospeso.
Questa abilità, purtroppo, manca nel libro di cui vogliamo parlarvi, Primavera in Borgogna, scritto dall’esordiente Luca Terenzoni e pubblicato dal gruppo Albatros Il Filo.
Questo volume viene presentato come un giallo ambientato nelle campagne della Borgogna, incentrato sul misterioso amministratore di un’azienda vinicola e sul suo oscuro passato.
Di fatto però questo libro non ha alcunchè di giallo, né di misterioso. La trama è molto debole e priva di mordente e di fatto il mistero non esiste. I pochi spunti di possibile interesse (la moglie dell’amministratore e il suo aspetto così dimesso; la collega dal passato triste) vengono polverizzati dal narratore onnisciente che provvede immediatamente a raccontare tutto quello che serve sapere, oppure attraverso dei monologhi inverosimili dei personaggi in questione, che senza apparente sforzo vuotano il sacco con il protagonista di ogni loro più intimo segreto.
Se la trama è scarna, la tensione è inesistente. Il protagonista si fa prendere dalle ansie sul suo datore di lavoro in modo sproporzionato rispetto ai sospetti che nutre, e la sua apprensione non si trasmette mai al lettore, che resta sempre molto in disparte rispetto alla vicenda.
L’espediente narrativo infatti è un’ irritante terza persona, una voce fuori campo, posizionata in genere sul protagonista, ma che cambia spesso imprevedibilmente prospettiva, con effetto spiazzante. Voce narrante che, disgrazia, osa anche rivolgersi direttamente al lettore, più di una volta.
I personaggi non ne escono meglio. Sono tutti completamente bidimensionali, senza volto e senza carattere, quando non sono dei perfetti clichè, come la moglie scialba dell’amministratore o lo stesso protagonista.
Lo stile è insicuro, senza una inclinazione, ricco di incertezze, farraginoso nella costruzione di periodi arzigogolati e a volte impreciso anche dal punto di vista grammaticale. Il lavoro di un buon editor avrebbe potuto quantomeno limitare questo aspetto. I dialoghi sono superficiali e artificiosi, l’uso dei punti esclamativi è inspiegabilmente frequente. Le poche informazioni in funzione dell’intreccio vengono proposte più e più volte in modo ridondante e fastidioso nel giro di una manciata di pagine, in alcuni casi vengono fornite dalla voce di due personaggi diversi e ripresi parola per parola. Non esiste una caratterizzazione del personaggio nel discorso diretto: un poliziotto ed una donna coinvolta emotivamente nella faccenda parlano esattamente allo stesso modo.
Tutto l’insieme risulta una summa di già visti e già letti, culminando in un finale degno del miglior Derrick.
In linea generale, purtroppo, non possiamo fare altro che prendere atto di aver letto opere certamente più ricche di contenuto e talento e più curate dal punto di vista stilistico e di editing, anche prodotti da scrittori esordienti.