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Drood – D. Simmons
Tutti conoscono Charles Dickens, un autore già ampiamente celebrato nella sua epoca e passato con stima indenne attraverso i decenni fino a noi. Ma non tutti conoscono la figura di William Wilkie Collins, Wilkie per tutti, romanziere e drammaturgo, collaboratore e amico per oltre ventanni dell’Inimitabile.
Dan Simmons rende onore alla sua fama di autore geniale e di intellettuale dalle conoscenze enciclopediche con il suo romanzo Drood, nel quale affronta gli ultimi quattro anni di vita di Dickens raccontato dalla penna di Collins.
Il risultato, oltre agli aspetti più dark e horror della storia che comunque non mancano, è un romanzo ponderosissimo (800 pagine) incentrato sulla figura di Dickens, disegnato qui in una figura molto terrena, tridimensionale (e spesso insopportabile), ricca di debolezze, manie, egogentrismi e vezzi.
Al contempo, probabilmente la punta di diamante di tutta l’opera è lo stesso narratore, Wilkie, cresciuto lavorativamente sempre all’ombra del Maestro, in una continua ricerca di autodeterminazione come scrittore e come individuo, sempre teso a rapportarsi con Dickens come un pari, e non più come un protégé di belle speranze ma dal talento modesto, in un rapporto conflittuale di amore ed odio.
Spesso l’utilizzo della prima persona nei romanzi fa sì che la figura narrante rimanga in ombra, rispetto a quello che sta narrando, o che al contrario risulti troppo forte da influenzare il racconto. In questo caso, il personaggio di Wilkie Collins è il vero protagonista del romanzo: il modo in cui parla di Dickens comunica moltissimo su sè stesso, sui suoi sentimenti, sulla sua parzialità di visione, pur senza alterare i fatti ai nostri occhi.
Simmons ha dimostrato doti di vero acrobata nel gestire questa storia complessissima e frutto evidente di uno studio approfondito e preciso delle biografie di Dickens e di Collins in primis, ma anche di una conoscenza profonda dell’epoca storica, degli usi, dei costumi morali e spesso meno documentati di un’epoca che ormai ci appare lontanissima.
Un romanzo impegnativo ma godibile come il miglior Simmons, punteggiato da moti di spirito deliziosamente misurati e per questo ancora più pregevoli.
Lettura assolutamente consigliata.
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I figli della paura – D. Simmons
Un thriller più che dignitoso sebbene non esattamente innovativo nella forma e nelle meccaniche, questo romanzo poco noto del poliedrico autore Dan Simmons, I figli della paura, mantiene alte e non disattende le legittime aspettative del lettore.
Si parla di Dracula, in questo romanzo, ma in modo estremamente circostanziato, come Simmons ci ha sempre abituati. Ecco come la creatura mitologica di Bram Stoker acquista connotazioni storiche ma anche mediche molto approfondite e dettagliate. Scopriremo quindi come in realtà la creatura vampirica altro non è che il prodotto di un incrocio di difetti genetici e come l’entità maligna che identifichiamo con il vampiro in realtà può associarsi a qualsiasi creatura.
Un romanzo molto articolato che fa un po’ di fatica a catturare il lettore nelle sue trame. Fino al primo centinaio di pagine non succede molto di appassionante e si può avere la tentazione di abbandonare la lettura. Dopo quel punto però, la lettura si fa intrigante e i colpi di scena si susseguono con ritmo incalzante.
Dell’horror ha le tematiche, ma del thriller ha sicuramente i tempi e anche la struttura narrativa, che è piuttosto prevedibile, anche per quanto concerne le dinamiche tra i personaggi principali.
Qualche Deus ex Machina non si può certo negare, come in ogni romanzo d’azione che si rispetti.
Insomma, un libro piacevole da leggere e dalla solida base di documentazione, ma di certo non uno dei romanzi indimenticabili di Simmons.
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Ilium: l’assedio – D. Simmons
«Leggi i sonetti?» chiese Orphu.
Mahnmut chiuse il libro. «Come lo sapevi? Sei diventato telepatico, dopo aver perso gli occhi?»
«Non ancora» rise il moravec di Io. Era legato sul ponte a dieci metri da Mahnmut seduto a prua. «Alcuni tuoi silenzi sono più letterari di altri, ecco tutto.»
La fantascienza probabilmente è uno dei generi letterari più versatili. Esistono correnti, filoni, nicchie e anfratti, che si distinguono per gli elementi che contraddistinguono il mondo che l’autore plasma con le sue storie. Sono esistiti ed esistono autori che tracciano la strada, e tanti altri che più o meno efficacemente la seguono.
Dan Simmons si è sempre distinto per la sua ecletticità, fin dalla sua stessa definizione trasversale di scrittore di fantascienza, contaminato da mille generi ed influenze diverse. Dopo aver letto anni fa lo strepitoso ciclo de I canti di Hyperion, abbiamo capito di essere di fronte a un autore davvero eccezionale. Ma di certo nulla poteva prepararci a questo romanzo, Ilium.
Ilium si colloca un migliaio di anni circa dopo fine della vita sul pianeta Terra così come noi la conosciamo. Esseri senzienti dalle caratteristiche più bizzarre l’hanno ripopolata, altri hanno colonizzato alcune lune di Giove e Marte di certo non è più il pianeta rosso che conosciamo.
E proprio su Marte, un professore di storia antica dell’Indiana dei nostri tempi è stato ricostruito e portato in vita per essere testimone della nuova (o vecchia o forse mai esistita prima e solo profetizzata) guerra di Troia raccontata nell’Iliade.
Come questo si unisca alla matematica quantistica, i viaggi spaziali, i dinosauri, il teletrasporto, Shakespeare e Proust… ci scuserete, ma lo lasciamo alla lettura del romanzo.
Anche in questa occasione possiamo vedere come Simmons sia un autore dalla cultura enciclopedica: passa dall’analisi dei sonetti di Shakespeare ai dettagli dell’Iliade, dalla fantascienza spaziale classica alla geografia marziana con una disinvoltura e una chiarezza tale che solo chi è profondamente padrone della materia può fare.
E’ peraltro riuscito a rendere interessante (affascinante, per meglio dire) uno dei mostri letterari per antonomasia, l’Iliade appunto, scendendo nei dettagli e animando di vita questi personaggi mitologici, rendendo umane anche le divinità stesse. Da figure astratte e caricature dell’eroe classico per eccellenza, l’autore li ha trasformati in persone reali, almeno quanto gli attori hollywoodiani.
Come sempre succede di fronte a questi esempi di letteratura di grande qualità, gli spunti di riflessione sono tantissimi: ad esempio si trova più umanità e sensibilità nei moravec, esseri meccanici parzialmente organici studiati per lavorare in condizioni estreme, che non nei nuovi umani, versioni modificate degli umani vecchio stile la cui sola occupazione è lo svago senza pensieri, che popolano la Terra come fosse un enorme parco giochi.
Insomma, un romanzo di assoluto interesse (e di grande divertimento: come tutte le persone dalla manifesta intelligenza, Simmons ha un senso dello humor deliziosamente caustico e non vi indugia mai oltre il necessario) per tutti gli amanti del genere, per chi ha voglia di stupirsi davanti ad un romanzo del quale difficilmente troverà pari altrove.
Note per chi desiderasse leggere questo libro: l’opera originale di Dan Simmons, Ilium, consta di un solo volume. Nell’edizione Mondadori italiana, invece, il volume è stato diviso in due parti distinte: L’Assedio
e La Rivolta.
Di conseguenza il primo volume non è affatto conclusivo.
Per completare il ciclo, è da segnalare il romanzo successivo a Ilium, Olympos, anch’esso diviso da Mondadori in due volumi: La guerra degli immortali e L’attacco dei Voynix.