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L’umore del caffè – M. Miele
Il Nero torna al suo paese natìo, Ginepre, reduce dalle batoste della vita ricevute in quel di Roma. Lì prende gestione del locale commissariato e ben presto si trova a dover riaprire il caso dell’omicidio di quattro ragazzi suoi coetanei e amici brutalmente uccisi vent’anni prima durante una festa sulla spiaggia per il quale non fu mai trovato un colpevole. Tra piatti di pesce in compagnia, ricordi di gioventù e indagini a volte con mezzi un po’ amatoriali, il Nero e i suoi amici riusciranno a far chiarezza su un mistero che ha attraversato la loro gioventù, il loro piccolo paese e le loro vite.
L’umore del caffè è il romanzo di esordio del toscano Marco Miele, un giallo leggero, ironico, molto influenzato dall’ambiente in cui si svolge la vicenda che è poi la terra dello stesso autore, che riesce a trasmettere in modo a nostro parere efficace quella certa aura scanzonata tipica dei toscani.
La struttura della trama è piuttosto ben pensata, la tempistica degli eventi è ben calibrata ed il grado di mistero viene dosato con efficacia lungo tutto il romanzo, mantenendo viva l’attenzione del lettore. I personaggi sono vari e tridimensionali, piacevoli nelle loro caratteristiche peculiari, si descrivono efficacemente da soli, con le loro stesse parole e le piccole manie. Particolarmente ben riusciti sono gli amici stretti del Nero, in entrambe le versioni giovani e mature, mentre i personaggi a corollario, come i colleghi del protagonista ed alcuni elementi più a margine, sono molto meno definiti e quindi risultano incolori accanto agli altri.
La pecca fondamentale di quest’opera è la completa mancanza di editing, del quale avrebbe molto bisogno per correggere in particolare la punteggiatura, del tutto arbitraria.
Anche la costruzione dei periodi spesso è farraginosa e il ricorso al regionalismo in alcuni passaggi è talmente marcato che risulta quasi impossibile capire l’effettiva dinamica senza rileggere almeno un paio di volte la porzione di testo. Il tratto più importante dell’apertura del romanzo, la descrizione dell’aggressione dei quattro ragazzi, è così confusa e senza pathos che rischia di non catturare adeguatamente l’attenzione del lettore.
L’umore del caffè è senz’altro un buon tentativo per questo scrittore alla prima fatica, che dimostra un potenziale grezzo ma concreto, che con un po’ di cura maggiore e magari l’aiuto di un lettore professionista potrebbe esprimersi al meglio, con buona soddisfazione per autore e lettori.
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Scheda: L’umore del caffè – M. Miele
“Il Nero”, nuovo capo della Polizia, torna a Ginepre, il paese toscano dove è cresciuto, dopo anni passati nella capitale. Ritroverà i vecchi luoghi, gli amici e le ferite aperte vent’anni prima dal caso maledetto, mai risolto, di quattro ragazzi uccisi dopo una festa sulla spiaggia. Le indagini si erano fermate in un vicolo cieco, la gente faceva ipotesi e supposizioni ma il fatto sembra ancora troppo grande per quel paesino a metà strada tra il mare e la campagna della Maremma.
Tra i flashback del periodo della scuola e i nuovi risvolti delle indagini scopriamo qualcosa di più sull’amore e sugli umori che lo circondano, sull’amicizia e sull’odio. E soprattutto scopriamo che a volte sono solo gli equivoci e le casualità che provocano e spiegano gli eventi.l’autore
Marco Miele nasce a Piombino nel 1963 e dopo un’infanzia brillante e un’adolescenza… da adolescente, ottiene, non senza fatica la maturità scientifica, poi, con grande facilità, riesce a non laurearsi. Passa qualche anno a chiedersi cosa farà da grande e intanto si cimenta nei più svariati lavori: dal “caricatore di pesce” allo “stivatore di navi”, dal consulente finanziario al bigliettaio in discoteca. Si appassiona alla cucina che interpreta anche come luogo di comunione e aggregazione. Trova l’amore, si sposa e ha tre figli. Credeva d aver trovato la sua strada al Porto di Piombino dove da vent’anni è marinaio dei Piloti… a adesso si è messo in testa di fare lo scrittore. Questo è solo il primo dei suoi romanzi.