Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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L’uomo in fuga – S. King
Più articolato e dalla struttura più complessa rispetto a La lunga marcia, più romanzo vero e proprio che non puro esercizio di perversione, L’uomo in fuga, di Stephen King nei vecchi panni di Richard Bachman rimae pur sempre uno di quei romanzi che si fanno fatica a lasciare.
Per molti versi assimilabile al succitato romanzo, anche questo delinea un futuro distopico nel quale i reality show hanno travalicato qualunque senso del pudore e attraverso questi una casta benestante e calcolatrice cerca di manipolare e tenere soggiogate le classi più povere, che in questo caso sono più disperate e affrante che mai.
In questo libro è possibile riconoscere moltissimi tratti distintivi di un altro grande romanzo con lo stesso fulcro, Hunger Games: la stratificazione sociale, l’utilizzo della tv e dei “giochi” come strumento di controllo e di sottomissione dei poveri ai più ricchi, la spietatezza e la mercificazione dell’essere umano e della sua morte ridotta a puro intrattenimento.
A leggerlo ora, L’uomo in fuga riesce ancora a genere un buon grado di tensione e il lettore, come sempre accade quando finisce nella mani del Re in una delle sue incarnazioni, non può scappare dalla trama che l’autore disegna attorno al protagonista.
Ciò non toglie però che il romanzo fa sentire la sua non più giovane età, e qualche scelta un po’ naif potrebbe risultare oggi non troppo efficace.
In ogni caso si tratta di una lettura piacevole e godibilissima, che scava un po’ meno a fondo nella mente e nelle allucinazioni de La lunga marcia, ma che si concentra su una trama incalzante degna di un buon action e lascia dei buoni spunti di riflessione per quanto riguarda i risvolti sociologici e morali di un simile scenario non così inverosimile.
Come spesso accade quando si tratta di King, lettura consigliata.
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I pilastri della terra – K. Follett
I pilastri della terra di Ken Follett è probabilmente uno dei romanzi della letteratura contemporanea più noti, un best seller nonchè un long seller, un romanzo che con il passare degli anni non ha affievolito la sua capacità di comunicare e appassionare lettori di ogni età.
La trama si dipana nell’arco di diversi decenni, scandendo le vicende al ritmo della costruzione di una cattedrale, nel medioevo britannico. Seguiamo le storie di un manipolo di personaggi che conosceranno miserie e vittorie.
E’ impossibile non appassionarsi a questo romanzo: la voce dell’autore è così discreta e asettica che spesso ci dimentichiamo di lui, al punto da illustrarci i fatti, sempre in rigoroso ordine cronologico, con la stessa efficacia di un documentario.
Interessante come, al contrario di moltissimi altri romanzi dalle aspirazioni di storicità, i fatti e le descrizioni siano sempre assolutamente verosimili. Il legame di causa ed effetto negli eventi è rigoroso, mai scontato o banale ma nemmeno vittima di forzature.
Esattamente come la cattedrale di cui racconta e che ne è metafora, il romanzo si dipana elegante e leggero grazie ad una struttura ferrea ma invisibile, che agli occhi del lettore diventa semplicemente la mano del Fato.
I personaggi sono vividi e verosimili, sebbene in questo aspetto come nel lieto fine si veda la volontà dell’autore di distinguere bene i buoni dai cattivi. L’animo umano, in particolare in circostanze storiche come quelle narrate, è più che mai sfaccettato e ricco di zone d’ombra, ma se per i buoni queste ombre si limitano ad essere piccole debolezze più che perdonabili, nei cattivi l’accanimento è dei più spietati mentre i lati positivi passano al massimo per un ravvedimento in tarda età.
E’ pur sempre un romanzo enorme, monumentale, oltre 1000 pagine, e le vicende sono talvolta così crude e sconfortanti che si inizia a desiderare la fine attorno a pagina 700. Ciò nonostante, l’autore mantiene il ruolo di volontà divina e ci concede il lieto fine.
Un romanzo ormai imprescindibile da leggere sicuramente.
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Quattro dopo mezzanotte – S. King
Sì, abbiamo ancora da recensire libri di Stephen King, anche se in effetti non più molti (e alcuni li abbiamo letti così tanto tempo fa da non aver voglia di mettere troppo alla prova la nostra memoria).
Oggi parliamo di una raccolta di racconti lunghi, o di romanzi brevi. Niente a che vedere con il celeberrimo “Stagioni diverse” in cui possiamo trovare racconti che nell’arco degli ultimi vent’anni sono passati tutti per il grande schermo, ma in Quattro dopo mezzanotte possiamo trovare senz’altro pane per i nostri denti.
Questi quattro romanzi brevi sono senza ombra di dubbio horror nella più kinghiana delle accezioni. Chi come noi ha letto e riletto le sue opere di ogni tempo può riconoscervi tantissimi punti distintivi, non solo elementi narrativi bensì intere espressioni e concetti che King ama riproporre e che forse, in virtù della più breve percorrenza in questo caso, ha deciso di non modificare in favore di espressioni più originali.
I racconti a nostro parere seguono un percorso, una escalation al contrario, una contrazione in termini di spazio e area di azione.
Ne “I langolieri” ci troviamo per le mani qualcosa di davvero grosso: di punto in bianco gran parte dei passeggeri e tutto l’equipaggio a bordo di un aereo di linea scompare misteriosamente nel nulla, lasciando nella più completa costernazione una manciata di superstiti che si troveranno a fronteggiare circostanze del tutto incredibili. In quest’opera l’elemento soprannaturale (fantascientifico, se vogliamo) è preponderante per la comprensione della vicenda, ma non manca un senso di orrore claustrofobico nonostante l’ampio spazio che viene dato anche agli eventi al di fuori dell’aereo. Molto ben delineati i personaggi e la ferrea (il)logicità del “cattivo” di turno.
Due dopo mezzanotte, “Finestra segreta, giardino segreto“, si contrae un po’ su se stesso. Pur svolgendosi in un’area geografica decisamente più ampia rispetto al primo racconto, risulta ben presto (forse non così presto) come il punto focale non sia da ricercarsi chissà dove, ma molto vicino al protagonista, talmente vicino da compenetrarlo. Uno scrittore di successo recentemente abbandonato dall’amata moglie si ritrova a dover fronteggiare uno scrittore amatorale, un redneck qualsiasi, che sostiene che un suo racconto è stato plagiato. In questo racconto ritroviamo elementi che è possibile riscontrare in altre opere, con caratteristiche più o meno analoghe.
Tre dopo mezzanotte, “Il poliziotto della biblioteca“, effettua ulteriormente una contrazione, questa volta in termini di orrore claustrofobico. Un assicuratore si trova a dover tenere un discorso al suo club e decide di prendere in prestito alcuni libri in biblioteca per mettere un po’ di sale alla sua esposizione. Lì farà la conoscenza di una bibliotecaria molto particolare e, quando si “dimenticherà” di riconsegnare per tempo i volumi, anche della temibile polizia bibliotecaria. L’ambientazione e i personaggi sono tra i più domestici possibile, ma il ritmo è incalzante e i personaggi sono disegnati con particolare nitidezza.
Quattro dopo mezzanotte, “Il fotocane“, si ricollega alle vicende di Castle Rock, cittadina del Maine di cui conosciamo l’affezione dell’autore anche grazie alla sua specifica introduzione. La contrazione qui la riscontriamo nell’ambiente geografico di azione, ma anche nella verosimiglianza dell’evento soprannaturale. Un ragazzino per il suo compleanno riceve una Polaroid difettosa: continua a scattare fotografie di un enorme cane nero, incurante del reale soggetto inquadrato. E non solo, le fotografie sembrano delineare una sequenza temporale e un movimento dell’animale. Movimento piuttosto minaccioso, in verità. In questo caso viene ripreso l’elemento caratteristico di un altro romanzo molto celebre di King, Cujo, sulla linea dell’incarnazione del Male all’interno di un animale (e non di un uomo o di una creatura aliena, come siamo stati abituati in altre circostanze). A nostro parere forse il meno incisivo della raccolta, in particolare per la lungheza del testo, che ad un certo punto diventa decisamente prolisso.
Noi abbiamo letto i racconti in un unico volume, ma abbiamo visto che in un’edizione successiva è stato pubblicato in due volumi, il primo dei quali risulta essere fuori catalogo. Noi comunque vi segnalamo i link, caso mai dovesse tornare disponibile.
La leggenda del vento – S. King
Una storia dentro una storia dentro un’altra storia, che si inserisce all’interno della grande storia di Stephen King, la saga de La torre nera, che in fondo è all’interno delle storie di tutti i romanzi che ha prodotto.
La leggenda del vento sembra a primo acchito (dai, diciamolo, lo è) un “romanzo tappabuchi” nato probabilmente con l’intento di dare qualche cosa agli amanti ormai appagati della saga della torre ma senza disdegnare l’attenzione del lettore generalista.
Il risultato, sebbene possa mostrare il fianco come detto a tutta una serie di logiche di mercato a discapito del valore vero e proprio del libro, rimane comunque un’ottima esperienza di lettura.
King è un affabulatore di classe superiore, e in questo romanzo costruito a scatole cinesi lo fa al suo meglio, raccontando e mostrando storie fantastiche in seno al Medio-Mondo.
Un ottima e appassionante lettura, dalle trame non travolgenti, forse, ma narrate in modo stupefacente come solo Il Re sa fare.
Libro assolutamente consigliato a tutti gli amanti di King, a quelli che hanno nostalgia del Medio Mondo (dei suoi aye, dico grazie-sai) e anche a quelli che semplicemente non vedono l’ora di leggere una storia fantastica, essere trasportati lontano sulle ali del vento, quel vento speciale che spira dal buco della serratura e scompagina i destini.
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Smettila di reprimere tuo figlio – A. Panarese, R. Cavallo
In un momento in cui diventano best seller negli USA libri che esaltano come pratica educativa la violenza continua e sistematica perpetrata sui bambini fin dalla più tenera età, leggere Smettere di reprimere tuo figlio di Antonio Panarese e Roberta Cavallo restituisce fiducia nel genere umano e nelle sue possibilità.
In questo saggio, strutturato in modo molto efficace come un manuale, gli autori affrontano con semplicità e con tanti esempi concreti come sia possibile (come sia auspicabile) affrontare il ruolo di genitore in modo leggero, senza sforzi o nervosismi e soprattutto facendo crescere i propri figli in sintonia con il loro vero modo di essere.
Tutti noi ci portiamo sulle spalle le ferite dell’infanzia, anche coloro i quali non hanno vissuto evidenti soprusi o privazioni: ogni genitore, nella sua incolpevole inconsapevolezza, ha fatto quello che ha potuto, quello che riteneva più giusto fare. Ma nel momento in cui il genitore (o l’aspirante tale, o semplicemente la persona che vuole guardarsi dentro) si pone domande su di sè e sul suo operato, diventa un dovere cercare di non ripercorrere gli stessi piccoli grandi errori.
Seguendo le indicazioni e le linee guida illustrati nel manuale è possibile innanzitutto mettere in luce alcuni comportamenti inconsapevoli evidenziandone gli effetti sui più piccoli. Si passa da tematiche quali una corretta alimentazione secondo natura, la consapevolezza delle proprie azioni, la suddivisione della crescita del bambino in tre cicli settennali, con il corrispondente sviluppo di specifiche competenze, la messa in luce delle necessità funzionali ad ogni fase di crescita.
Mettendo in discussione i dogmi con i quali vengono cresciuti i bambini da generazioni e mettendo quindi in gioco noi stessi, risolvendo le ferite della nostra infanzia, potremo imparare rapidamente a farci guidare dalla natura che si manifesta nei bambini e ad incanalarla per aiutarli nel modo migliore a crescere e ad esprimere tutto il loro potenziale.
Un libro fondamentale per chi sta per essere genitore e per tutti coloro i quali stanno intraprendendo un viaggio all’interno del proprio essere. Perchè, come spiegano molto bene gli autori nel libro, in ciascuno di noi vive ancora un bambino che non aspetta altro che essere ascoltato.
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La metà oscura – S. King
Uno scrittore di romanzi dall’incerto successo riesce a conquistare il grande pubblico grazie al suo alter ego, firmando romanzi di alta violenza. Ma quando lo scrittore si decide a chiudere definitivamente questo capitolo della sua vita, eliminando il suo pseudonimo, succede qualcosa di imprevisto ai limiti della fantascienza.
Stephen King non è certo nuovo a trattare questo genere di tema: lui per primo conosce bene l’argomento, visto che ha firmato alcuni romanzi con lo pseudonimo di Richard Bachman in età giovanile. Proprio in virtù del fatto che Bachman costituiva la sua valvola di sfogo per le fantasie più crude (non che la fantasia “classica” di King sia mai stata così ben educata), anche l’alter ego Stark de La metà oscura incarna (mai termine fu più appropriato) i pensieri più malati e viziosi del moderato protagonista.
Questa dualità è stata oggetto di diversi racconti, in svariate forme, ma in questo caso King vi dedica l’intero romanzo, uscendo fuori da qualunque metafora: l’alter ego si trasforma in un concretissimo doppelganger capace di uccidere e seviziare nel mondo reale chiunque dovesse intralciare il suo personalissimo piano di autodeterminazione.
Contrariamente alle aspettative, il romanzo ci ha un po’ delusi. Un po’ per lo stile propriamente narrativo, insolitamente verboso e prolisso, un po’ per gli accenti marcatamente inverosimili della trama stessa. Per quanto gli stessi personaggi giustamente facciano fatica a credere all’incarnazione di Stark, alla fine il lettore riesce a digerire con difficoltà questa versione, con tutte le sue particolarissime accezioni che dovrebbero fornire una base logica e che invece non fanno altro che dare una sensazione di brancolamento nel caos.
Indubbiamente, come ogni produzione di King, si tratta di un indiscutibile best seller, ma in prospettiva, dopo aver letto opere decisamente migliori e più incisive, questo romanzo lascia un po’ straniti ed insoddisfatti.
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Scheda: Smettila di reprimere tuo figlio – A. Panarese, R. Cavallo
Tutti i bambini sono nati per essere felici!
E tutti gli adulti sono nati per essere genitori felici, solo che la maggior parte di noi non lo sa e pensa sia una roba complicata o da mission impossible. Questo libro è stato scritto per colmare la distanza tra te e tuo figlio, tra il te di adesso e il te felice di essere genitore sempre all’altezza della situazione.
Capitolo dopo capitolo, passo per passo, ti aiuterò a mettere insieme i vari pezzi, a comprendere che cosa ti serve per essere un ottimo genitore, per non stancarti e frustrarti, e cosa serve al tuo bambino per sentirsi davvero amato e per crescere sereno e in armonia.
Indice degi capitoli:
Come tutto è cominciato… la nostra storia
Capitolo 0 – Contiene la mappa per la crescita felice (in 5 passi)
Capitolo 1 – La Formula per ottenere la Complicità tra genitore & figlio
Capitolo 2 – La Formula per assecondare i Codici di Madre Natura
Capitolo 3 – La Formula per mantenere tuo figlio in ottime Condizioni di salute
Capitolo 4 – La Formula per garantire a tuo figlio il giusto Cibo
Capitolo 5 – La Formula per vivere nella Consapevolezza
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Il signore degli anelli – J. R. R. Tolkien
Una recensione su Il signore degli Anelli da parte di una lettrice a digiuno di Fantasy e senza alcuna spiccata preferenza per Tolkien e il suo mondo di Hobbit, Elfi e altri strani esseri? Lo giuro, non mi sarebbe neanche passato per l’anticamera del cervello se non che… mi è stato chiesto un commento sincero e molto personale sul libro, per cui ho pensato che avrei potuto azzardarmi, in punta dei piedi e con le dovute cautele. Il Signore degli Anelli non è un romanzo qualunque e del signor Tolkien non si può certo dire male, soprattutto dal punto di vista immaginifico.
Ebbene, a lettura terminata mi schiero senza dubbi tra coloro che hanno amato la Terra di Mezzo e le sue epiche vicende. In un certo senso, è come se anch’io fossi partita con la Compagnia dell’Anello dato che ho impiegato più di sei mesi per terminare il romanzo (gentilmente prestatomi da un’amica che, a più riprese, ho provveduto a rassicurare sull’incolumità del suo Tesoro).
L’inizio è stato lento, quasi una passeggiata per quanto le mille e più pagine che mi separavano dalla fine mi facessero spesso tremare al pari di un incontro ravvicinato con un Cavaliere Nero. Ci sono state lunghe pause, periodi in cui furtiva lanciavo occhiate preoccupate al tomo e lo sentivo bisbigliare: “Tesssoro, torna da me”. E mi lasciavo irretire, leggevo un capitolo o due e poi lo lasciavo di nuovo a riposare per un po’. Alla fine ho ricoperto i panni del Sam Gamgee di turno e mi sono votata, anima e corpo, alla lettura: è stato un piccolo atto di volontà che mi ha ripagata completamente. Un capitolo al giorno, qualcuno in più durante i week end, ed eccomi infine sul monte Fato: l’ora era giunta, quel maledetto anello stava per essere distrutto e… non traumatizzo nessuno se affermo che a Frodo avrei tanto riservato la stessa fine che Gandalf aveva deciso per l’anello, vero?!
Del resto per Frodo non ho mai nutrito grande simpatia, mentre Gandalf sì che sapeva come suscitare la mia ammirazione. Una persona come lui dovrebbe esserci assegnata d’ufficio alla nascita: saggezza, poteri magici e un’invidiabile propensione al problem solving.
Non posso avanzare critiche sul romanzo, soprattutto perché Tolkien non ha lasciato niente al caso, personaggi, situazioni, ambientazione, è tutto curato, soprattutto il tono stilistico. Credo, infatti, che fosse pienamente consapevole del rischio che avrebbe corso se avesse raccontato vicende meno drammatiche: probabilmente sarebbe sorta una schiera di lettori-assassini pronti a far inghiottire da una voragine tutti quegli allegrotti Hobbit, gli alteri Elfi, gli Gnomi fissati con le pietre e le belle dame e l’esercito di Uomini senza macchia e senza paura. Ma Tolkien ne sapeva, eccome, e ci ha regalato una perla di libro che resiste ai tempi e alle mode. Ebbravo Tolkien, complimenti davvero. Te li meriti anche da una lettrice non fan-tasy.
Recensione semiseria scritta da Lara – Pensiero Distillato
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