Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
Archivio del 2015
Sono il numero quattro – P. Lore
Su un pianeta un tempo florido e fertile viveva una popolazione antropomorfa e progredita, in pace con la natura e tra loro stessi. Un giorno gli abitanti di un pianeta vicino, spinti dalle ormai ridotte disponibilità del proprio mondo di origine, invade il bel pianeta distruggendo i suoi pacifici abitanti. Solo un manipolo di nove bambini con i rispettivi accompagnatori riesce ad imbarcarsi su una navicella per cercare fortuna altrove, sul pianeta Terra, e poter un giorno far rinascere la civiltà d’origine.
I nove piccoli saranno protetti da un incantesimo, perchè gli invasori cercheranno di annietarli anche sulla Terra.
Sono il numero quattro racconta le vicende del Numero Quattro, appunto, adolescente che gira per gli Stati Uniti insieme al suo padre putativo e mentore Henri, cambiando in continuazione vita ed identità per sfuggire ai Mogadorian, il popolo invasore. In questo romanzo gradevole ma fortemente orientato ad un pubblico adolescente, con ritmo serrato vediamo il progredire delle conoscenze e delle peculiari capacità del ragazzo, mentre si confronta con le normali difficoltà di un adolescente qualsiasi: la scuola, i bulli, il primo amore.
Nel complesso la lettura è piacevole, sebbene lo stile, il ritmo estremamente sincopato e una certa ingenuità di fondo stridono un po’ davanti agli occhi di un lettore più adulto e smaliziato.
Anche la finzione meta-narrativa secondo la quale il romanzo stesso che il lettore ha in mano sia stato scritto da un Antico, un personaggio citato all’interno del testo, suona un po’ immotivata e forzata. Per un vero esperimento meta-narrativo aspettiamo di rifarci presto su S. il romanzo di J.J.Abrams.
Due note in chiusura: questo romanzo naturalmente è il primo di una saga di sette, al momento in cui scriviamo l’episodio conclusivo non è ancora stato pubblicato. E nel 2011 di questo romanzo è stato realizzato un film omonimo, diretto da D. J. Caruso.
E’ possibile trovare in calce alla recensione i link dei romanzi e del film.
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Sono il numero quattro
Il potere del numero sei
La vendetta del numero nove
La sfida del numero cinque
Il ritorno del numero sette
Il film: Sono Il Numero Quattro
Scheda: Tra le spighe di amarena – C. Bartoletti
Pinin, un ex poliziotto e giornalista di cronaca nera, viene incaricato da Nico Bonci, economista di fama internazionale, di trovare il fratello gemello Leon, scomparso da Pietrasanta nel 1985. Scomparsa che non ha lasciato tracce, finché Pinin non comincia un viaggio alla ricerca di informazioni. Il viaggio è anche un’occasione, per il giornalista, di ripercorrere la sua vita passata, cominciata in un piccolo paese dell’Appennino Emiliano e per raccontare le strane esperienze paranormali che ha visto e vissuto, essendo predestinato a parlare con le anime dei defunti.
Quando finalmente Pinin sembra arrivato a una conclusione, il colpo di scena…
“Se entri in un cunicolo con una mano di carte, siamo certi che al ritorno troveremo le stesse sul tavolo?”
Una storia di vita quotidiana che mette in luce risvolti psicologici sul tema dell’infanzia e adolescenza, considerazioni sul problema dell’autismo, e l’irrazionale possibilità di parlare con i defunti quanto di poter essere, nello stesso momento, qui e altrove…l’autore
Clara Bartoletti coltiva la passione della scrittura da sempre. Al suo attivo ci sono racconti surreali, pubblicati negli anni 90 sulla Rivista Windsurf Italia, l’uscita della serie di racconti “Tribal” nel 1990, e di “Kea e altri racconti”, pubblicato autonomamente nel 2011, con lo scopo raccolta fondi per l’ospedale Meyer di Firenze, contenente dodici racconti minimali. Con il racconto Luca e Alessia, tratto da Kea ha vinto il premio letterario della critica nel 2012 “Premio Internazionale Terre di Liguria”. Nel 2012 pubblica con YouCanPrint il romanzo noir “April Rose” che affronta in chiave mistery il problema del narcisismo, la conflittualità dei rapporti interpersonali, il femminicio.
Nel 2014 e’ la volta di “528″, un appassionato racconto che, attraverso l’Europa affrontando la seconda guerra mondiale, dipana le storie di tanti personaggi legati alla sparizione di un pacco contenente i disegni di un deportato ebreo.Appassionata di subacquea e di viaggi, e delle parole crociate senza schema, ama scrivere racconti e romanzi con tematica prevalente nella psicologia, le nevrosi, e i disagi del nostro tempo, indirizzandoli a far conoscere gli aspetti più emotivi, biechi o profondi dell’animo umano, usando spesso metafore surreali.
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Cronache del ghiaccio e del fuoco 2 – G.R.R. Martin
La storia riprende da appena dopo il momento cruciale del primo romanzo, la cruenta uccisione di Eddard Stark da parte di re Jeoffrey.
Da questo evento, prende il via la storia vera e propria delle Cronache del ghiaccio e del fuoco 2 di George R. R. Martin, l’equivalente dei romanzi in Italia de “Il regno dei lupi” e “La regina dei draghi”.
I personaggi principali ora sono tutti dispersi per i Sette Regni, e li vediamo impegnati nelle attività e nei drammi più vari: chi è vincolato in una gabbia dorata, chi è ai ceppi, chi è in sella per andare alla guerra, su uno e sull’altro fronte, chi sta semplicemente cercando di sopravvivere, chi è alla ricerca di un nemico silenzioso e invisibile che potrebbe rendere vano qualunque altro dramma.
In questo volume abbiamo un’apertura geografica e della trama: se il primo volume la storia principale era incentrata principalmente sulla famiglia Stark, ora il focus si allarga, includendo i punti di vista dei Lannister, uno sguardo dietro le quinte sulle attività di Stannis Baratheon e i grigi piani di Theon Greyjoy.
Credo che uno degli elementi che ha fatto inconsapevolmente il successo del romanzo, a parte l’intreccio appassionante e la caratterizzazione dei personaggi assolumente credibile e realistica nonostante l’ambientazione fantasy, è l’utilizzo dei punti di vista. Spesso infatti il capitolo dedicato non tratta del protagonista attore in prima persona degli eventi cruciali, bensì di un personaggio a lui vicino, che lo osserva e lo racconta al lettore, consentendo una vicinanza ancora maggiore alla storia e una visione più flessibile e ricca rispetto alla priva persona stretta sul personaggio principale.
Maestoso ed appassionante ma al tempo stesso semplice, logico ed equilibrato, anche questo capitolo aggiunge una ulteriore maglia alla catena che lega i fan a questa storia così ambiziosa.
Naturalmente molto consigliato.
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The queen of the Tearling – E. Johanson
In un futuro distopico dal clima neo-medievale, in un piccolo regno chiamato Tearling, una bambina cresce nascosta agli occhi dei più. Kelsea è la figlia della regina, erede al trono del regno. Al compimento dei suoi diciannove anni, un gruppo di armigeri la prelevano dalla famiglia adottiva per condurla a regnare, come suo compito. Kelsea scoprirà ben presto che sedere sul trono è una situazione scomoda, che porta con sè la necessità di decisioni talvolta difficili, in particolare quando si accorgerà che i suoi predessori hanno soggiaciuto a compromessi intollerabili per il mantenimento di una fragile pace con l’oscura regina del territorio confinante.
The queen of the Tearling è il romanzo di esordio dell’autrice Erika Johansen ed il primo capitolo di una trilogia della quale presto verrà realizzata anche una trasposizione cinematografica.
Il taglio della storia, nei suoi tratti principali, ben si attaglia ad un pubblico young adult: le caratteristiche tipiche del fantasy in stile medievale ci sono tutte, con tanto di principessa erede al trono, gioielli magici dai grandi poteri, un antagonista fantoccio ed una più pericolosa eminenza grigia, il tutto contornato da un ampio stuolo di personaggi secondari.
L’elemento principale che rende questo romanzo diverso dagli altri è probabilmente la caratterizzazione della protagonista, Kelsea. La sua figura esce dal clichè della principessa un po’ vittima degli eventi che ad esempio il più classico Disney ci ha sempre proposto, e vede prendere vita una giovane donna decisionista, assertiva, che mette davanti a tutto i valori che per lei sono inoppugnabili come dovrebbero esserlo in qualunque società civile.
Schiavitù, violenza gratuita, minacce, soprusi dei potenti sui più deboli, sottomissione femminile, droga, tradimento: questo non può in alcun modo comparire davanti alla giovane regina del Tearling così come non dovrebbero comparire dinnanzi agli occhi di nessuno, in nessuna epoca.
Oltre a Kelsea, l’autrice delinea una serie di personaggi ben caratterizzati, con tratti spesso non scontati.
Nel complesso, forse anche a causa della confezione del libro stesso (preziosissima, con pagine anticate e ricco di belle illustrazioni a colori, completo di mappa dei territori), il taglio della narrazione lascia presupporre un target più giovane rispetto a quello classico young adult: ad un lettore un po’ più smaliziato può indurre sconcerto la scelta di costruire dei personaggi piuttosto bidimensionali, poco sfaccettati, che riservano (almeno per il momento) poche reali sorprese.
Di contro, alcune particolari caratteristiche proprie della storia, alcune scene in particolare, potrebbero risultare inadatte ad un pubblico troppo giovane.
Pur considerando ciò, The queen of the Tearling risulta una lettura assolutamente godibile e comunque atipica, che propone un’eroina femminile nuova, con dello spessore intellettuale e soprattutto un’integrità capace anche di andare contro agli usi protratti dai regnanti che l’hanno preceduta, che non ha bisogno di una figura maschile accanto per completare la sua dimensione di regina e di donna e nella quale diventa davvero possibile, oltre che positivo, immedesimarsi.
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Fermate gli sposi! – S. Kinsella
Lottie e Fliss sono due sorelle molto affiatate dalla vita sentimentale movimentata. Quando Lottie lascia il proprio fidanzato e si sposa con una vecchia fiamma semisconosciuta nell’arco di una sola settimana, Fliss non può fare altro che cercare una soluzione o almeno mettere un’argine a queste decisioni infelici.
Qualche anno fa esplodeva in tutto il suo splendore il fenomeno chick lit, proprio con Sophie Kinsella al comando, con il suo I love Shopping. Sarà che da allora i tempi sono un po’ cambiati, sarà che sono cambiata io come lettrice o sarà che, dai e dai, anche la creatività più lanciata può avere qualche cedimento, ma Fermate gli sposi! l’ho trovato particolarmente irritante.
Per carità, tutti gli elementi più classici del genere ci sono tutti: donne in carriera ma svampite e impreparate con gli affari di cuore, equivoci, disastri, incontri con uomini bellissimi e fascinosi, indecisioni, conflitti, lieto fine e anelli di fidanzamento. Ma alla lunga, i clichè si configurano in circostanze surreali. E quindi ecco scene romantiche al limite dell’assurdità, personaggi dal comportamento fastidioso solo per concedere un twist-ending che possa sovvertire le regole più classiche e concedere un attimo di stupore preconfezionato (e il tutto giustificato dalla follia dell’amore), per non parlare di un susseguirsi di scene al limite del grottesco che dovrebbero far ridere e che invece diventano solo… irritanti, appunto.
Premesso che le storie d’amore, con l’happy ending o con un finale nel dramma, riescono sempre a gettarmi nello sconforto, questo romanzo non fa eccezione. Forse lo scopo principale di un romanzo rosa è esattamente far sognare le lettrici amore da favola con persone splendide, e lo scopo del chick lit è forse quello di vestire questo presupposto di scanzonata inverosimiglianza, ma come qualunque altra letteratura di genere bisogna sentirsi pronti per questo genere di lettura, per evitare di farsi scappare la pazienza.
Insomma, una lettura certamente di svago senza impegno, senza particolari messaggi sotterranei o morale della favola, se non, forse, che l’aspettativa di avere un bellissimo rapporto intimo con un uomo fantastico è inversamente proporzionale alla probabilità di farlo davvero.
Recensione scritta da DocMidna
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Cronache del ghiaccio e del fuoco: Il trono di spade e Il grande inverno – G.R.R. Martin
Sì, lo so. Recensire oggi le Cronache del giaccio e del fuoco è un po’ un esperimento di masochismo.
Al di là della vera opinione che un lettore può farsi, un romanzo che è stato in grado di trascendere l’attributo di best seller non può essere criticato con il cuore sereno e la più pura onestà.
Se questo è vero sempre, per la titanica opera di George R. R. Martin non può che essere proporzionale.
Premetto che sono una fervente ammiratrice della fiction HBO Il trono di spade, che ho guardato le prime tre stagioni praticamente a nastro, che ho atteso trepidante la quarta e che, per sedare l’attesa della quinta ho sbranato un terzo dell’edizione doppia de Il trono di spade + Il grande inverno in un weekend.
Ciò detto, devo ammettere a malincuore che se non fossi già completamente venduta per la trama e i personaggi, forse non avrei apprezzato altrettanto i libri.
O forse no: almeno per quanto riguarda questo primo volume, il vero fulcro attrattivo è esclusivamente la trama, la storia, e lo spessore dei personaggi. La serie tv in questo senso mi ha già stregato a sufficienza, di conseguenza il libro non è riuscito a darmi qualcosa di sostanzialmente aggiuntivo.
Martin è un narratore asciutto, che caratterizza i suoi personaggi grazie a dei dialoghi fulminanti, efficacissimi, assolutamente da manuale e dai quali tutti gli scrittori dovrebbero prendere spunto. E proprio attraverso le loro voci scopriamo via via il delinearsi di un quadro, un enorme disegno vasto quanto un continente, di intrighi, menzogne, interessi, sotterfugi e voglia di potere.
In questo intreccio, solo gli spregiudicati possono giocare. E chi si trova suo malgrado tirato in mezzo a questo gioco, o si adatta o muore.
Ed è proprio da queste premesse che prende il via la saga delle Cronache: Eddard Stark, lord di Grande Inverno, è un uomo saggio e onesto, fortemente aderente ai principi di giustizia e lealtà. Suo malgrado viene portato a corte dal suo amico di infanzia e re Robert Baratheon, e quando si verifica il peggio, proprio a causa della sua sete di verità, viene messo a morte.
Vediamo gettare le basi di un casus belli di un conflitto profondo e vastissimo che si esplicherà nei romanzi successivi e che, penso, non abbiamo ancora idea di dove ci porterà.
Nel frattempo, grazie ai numerosissimi cambi di voce che caratterizzano il romanzo, facciamo la conoscenza con un nugolo di personaggi che impareremo a conoscere molto bene, e abbiamo un’iniziale attribuzione di Buoni e Cattivi: Stark tra i buoni, Lannister tra i Cattivi.
800 pagine che fungono da primo capitolo di una saga definita più volte il miglior capolavoro fantasy moderno, imprescindibile ancorchè titanica lettura per qualunque amante del genere.
Recensione scritta da Sayu
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Scheda: The queen of the Tearling – E. Johansen
Il giorno del suo diciannovesimo compleanno la principessa Kelsea Raleigh Glynn, cresciuta in esilio, intraprende un pericoloso viaggio alla volta del castello in cui è nata per riprendersi il trono che le spetta di diritto. Kelsea è una ragazza determinata che adora leggere e imparare e che somiglia ben poco a sua madre, la fatua e frivola regina Elyssa. Kelsea sarà pure inesperta, ma non è indifesa: al collo porta lo zaffiro di Tearling, un gioiello dagli immensi poteri magici, ed è accompagnata dalla Guardia della Regina, un gruppo scelto di coraggiosi cavalieri guidato dall’enigmatico e fedele Lazarus.
Kelsea avrà bisogno di tutti loro per sopravvivere alla cabala di nemici che cercherà di impedire la sua incoronazione con ogni mezzo, da sicari dai mantelli cremisi a tremendi incantesimi di sangue.
Nonostante il suo sangue reale, Kelsea è ancora una giovane piena di insicurezze, una bambina chiamata a guidare un popolo e un regno dei quali non sa praticamente nulla. Quello che scoprirà nella capitale, però, cambierà tutto, mettendola di fronte a orrori inimmaginabili. Sarà un gesto semplice quanto audace a gettare il regno nel caos, scatenando la vendetta della tirannica sovrana della vicina Mortmesne: la Regina Rossa, una strega posseduta dalla magia oscura. Kelsea dovrà scoprire di chi fidarsi tra i suoi servitori, i nobili di corte e le sue stesse guardie del corpo.
La sua missione per salvare il regno e compiere il suo destino è appena cominciata: Kelsea dovrà affrontare un viaggio alla scoperta di sé stessa e una prova del fuoco che la faranno diventare una leggenda… se solo riuscirà a sopravvivere.
“Una lettura avvincente… Johansen tesse una storia coinvolgente, ricca d’azione e personaggi interessanti” New York Post
“Chiamatelo pure The Hunger Games of Thrones. Il primo romanzo di Erika Johansen è un insieme di generi: il fantasy medievale incontra il futuro distopico… in un’avventura avvincente e divertentissima” USA Today
L’edizione italiana di The Queen of the Tearling sarà curata da Matteo Strukul (Mila Zago,I Cavalieri del Nord) e conterrà illustrazioni originali di Roberto Recchioni (fumettista, sceneggiatore ed ora curatore per Sergio Bonelli Editore della storica serie di albi a fumetti Dylan Dog)!
Non si tratterà insomma di un semplice libro, ma di un cartonato di prestigio con 14 inserti grafici, 7 immagini a colori a tutta pagina e una mappa del regno di Tearling in preziosa carta pergamena riposta in un’apposita tasca interna. Un vero e proprio gioiello per la collana Multipop!
“Sono orgoglioso di prestarmi nella veste per me abbastanza inedita di illustratore puro a questo libro inusuale, avventuroso e appassionante”, racconta Roberto Recchioni, “Cercherò di rispettare questo spirito, sto lavorando intorno a uno stile minimale che ne rappresenti, in parte, lo spirito”.
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L’occhio del male – S. King
Un avvocato sovrappeso investe una zingara e, grazie alle sue aderenze la fa franca, uscendone pulito e impunito. Ma un vecchio zingaro gli lancia una maledizione e lui inizia a dimagrire, sempre di più.
Richard Bachman ci ha abituati, a suo tempo, alle sue storie allucinate ed estreme. Per quanto sempre alter ego di Stephen King, Bachman si è distinto per i suoi libri tipicamente “e se”: che cosa succederebbe se uno zingaro per vendetta lanciasse una maledizione e facesse dimagrire a morte un avvocato obeso?
Da questo input si dipana la trama de L’occhio del male.
Bachman, rispetto a King, morde di più: il suo stile è più asciutto e più crudo, spesso è meno incentrato sul puramente soprannaturale a favore di una più netta concretezza, ma come King esalta la conoscenza profonda delle umane miserie, dell’iniquità intrinseca della borghesia nei confronti di chi vive ai margini, degli effetti della perdita delle sicurezze di una vita tranquilla e agiata.
L’unica grossa differenza tra King e Bachman è che se leggendo il primo ci sono buone probabilità che il romanzo finisca tutto sommato con un lieto fine, con il secondo difficilmente avverrà. E infatti.
Un romanzo un po’ antico ma di certo ancora molto attuale, amaro e grottesco e a modo suo triste perchè le considerazioni sono tutte vere.
Lettura consigliata.
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