Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]
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Joyland – S. King
Come ci ha insegnato gran parte della letteratura e della cinematografia di genere, le avventure, in particolare quelle più oscure e spaventose, capitano a chi meno se lo aspetta, a chi ha una vita ordinaria, a chi crede che il peggio che gli possa capitare sia già successo.
Devin Jones, protagonista di Joyland, appartiene esattamente a questa categoria. Siamo negli anni ’70, quando la vita era più semplice e a suo modo più facile. Devin affronta un lavoro estivo nel parco di divertimenti Joyland come riscatto per la storia finita male con la sua fidanzata. Quello che non sa è che, nell’autunno che seguirà, incontrerà delle persone che gli cambieranno la vita e scoprirà suo malgrado la risoluzione ad una serie di misteriosi omicidi avvenuti negli anni precedenti, di cui uno proprio a Joyland.
Premettendo che si tratta pur sempre di un frutto della penna del Re, Joyland è un romanzo mediocre.
La storia di per sè è molto carina, coerente e pregevole, la capacità descrittiva di Stephen King non viene mai messa in discussione, men che meno adesso. E’ certo però che l’aspetto “horror” in questa circostanza risulta un po’ forzato, un po’ appannato, come se per contratto avesse dovuto inserirlo e non perchè lui per primo ne trae vero piacere nel farlo.
La storia di Devin e dei suoi amici è uno spaccato di vita americana del recente passato, e sarebbe stata una lettura più che gradevole anche senza il fronzolo del mistero truculento da risolvere. Mistero che peraltro non suscita particolare ansia nel lettore, talmente è di contorno alla storia, e che viene risolto oltretutto in modi non molto chiari. Non voglio dare spoiler della trama, ma ci sono alcuni aspetti, che risultano essere chiave, che lasciano un po’ perplessi.
Insomma, da una bella idea come Joyland ci si poteva aspettare un solido romanzo di formazione giovanile come il sempre ottimo racconto Il corpo (Stand by me), senza alcuna necessità di infilare elementi horror o soprannaturali per vivacizzare la trama senza sentirne il bisogno.
Al netto di queste considerazioni, Joyland rimane un romanzo molto piacevole da leggere, con personaggi vividi e realistici come sempre il Re ci ha abituati.
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Uccidi il Padre – S. Dazieri
L’efferato omicidio di una donna e la sparizione del figlioletto di sei anni; l’unico colpevole sembra essere il marito, confuso e dalla coscienza non troppo pulita. Gli inquirenti sembrano avere la soluzione del crimine in tasca, ma qualcuno non sembra essere d’accordo. Coinvolge quindi Colomba Caselli, a riposo dopo una controversa operazione di polizia particolarmente sfortunata, per effettuare delle indagini più serie, facendosi aiutare da un personaggio altrettanto controverso, Dante Torre, oggetto di un drammatico caso di cronaca di venticinque anni prima. Dante infatti fu rapito quando era solo un bambino e tenuto in un silo per undici anni, prima di poter fuggire.
Dal gioco di squadra di questi due personaggi così particolari, la dura Colomba e il singolare Dante, scaturisce questo interessante romanzo thriller di Sandrone Dazieri, Uccidi il Padre.
Il punto focale di questo romanzo è costituito per l’appunto i personaggi, delineati con efficacia sia grazie ai dialoghi molto credibili e brillanti, che alle caratterizzazioni personali, le paure, le fragilità, i vizi, i tic. In praticolare il personaggio di Dante in questo senso ne è un vero campionario. Per alcuni versi, ci ha fatto ricordare il personaggio del manga di Tsugumi Ōba e disegnato da Takeshi Obata Death Note, L: allampanato, scostante ma fondamentalmente timido, dall’intelletto eccezionale e dalla grandissima capacità di analisi. Se L va matto per i dolci, usa andare in giro senza scarpe e ama sedersi scompostamente sulle sedie, Dante Torre ha la fissazione per il caffè, è claustrofobico ed accanito tabagista.
Anche il personaggio di Colomba è ben disegnato, partendo proprio dall’ossimoro del suo nome rispetto al suo carattere: ruvido, diretto, forte ed onesto, piegato in ultima battuta da un’ombra nel suo recente passato che la riempie di angoscia e che la rende simile a Dante.
La storia è intrigante, intricata ed interessante, tiene bene per tutta la lunghezza del romanzo che è comunque considerevole. E anche se alla fine l’autore ricade un po’ nella classica limitazione che hanno gran parte dei thriller (l’assassino è uno dei personaggi che già il lettore conosce ma lo capisce non perchè ci arriva con la logica bensì andando per esclusione: è molto raro trovare una soluzione dell’intrigo che sia veramente originale), il finale è soddisfacente, l’arco narrativo si compie a dovere e l’epilogo lascia aperto uno spiraglio per un possibile seguito.
Insomma, un bel libro che consigliamo volentieri a tutti i rosicchiatori del genere.
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Un giorno perfetto per uccidere – M. Mazzanti
Una bambina di origine senegalese scompare dalla sua famiglia in circostanze sospette, qualche tempo dopo viene ritrovato il suo cadavere seviziato poco lontano. Sul caso indaga il commissario Sensi che, dopo essere arrivato ad un punto morto, richiede il supporto del dottor Claps, psicologo. Le indagini arriveranno a scoprire connessioni inattese con altri delitti simili rimasti irrisolti, ad indagare nella mente disturbata di una vittima e a scoprire infine l’autore di questi efferati crimini.
Un giorno perfetto per uccidere di Mario Mazzanti è un discreto thriller italiano, dalla forte connotazione psicologica. Si legge bene, è ben scritto e l’intreccio è interessante. E’ comunque interessante rimarcare come ultimamente sembra che i gialli/thriller contemporanei ricalchino un clichè, in particolare per quanto concerne il disegno dei personaggi.
Ci è capitato di leggere infatti di commissari o poliziotti che si fanno coadiuvare nelle indagini dagli individui dalla natura più disparata: una vittima di un sequestro protratto per oltre un decennio con gravi problemi di claustrofobia, una mano deforme e varie manie e fissazioni; un ex poliziotto claudicante; uno psicologo afasico a causa di un accoltellamento avvenuto al culmine di una indagine precedente.
Insomma, sembra che per rendere tridimensionali i personaggi di un thriller sia inevitabile dover dare loro una qualche caratteristica caratteriale o comportamentale che li renda riconoscibili, sulla quale lavorare, costruendo un passato tormentato e cesellando manie, vezzi e intercalare che dovrebbero dare l’idea di una costruzione ragionata del personaggio e che invece li rende solo macchiettistici (o più semplicemente fastidiosi).
Come John Williams ci insegna, sono i personaggi semplici e in apparenza privi di doti o difetti ad essere difficili da costruire ma anche quelli che ddanno più soddisfazione al lettore quando lo sforzo da i suoi frutti. Stoner è, a confronto con i Claps e i Dante di cui sopra, il non-personaggio per eccellenza, eppure è lui tra questi che ameremo ricordare.
Qualcuno obietterà che Stoner non è un romanzo di genere, ma allora questo aspetto dovrebbe valere ancora di più: se l’attenzione in un thriller dovrebbe essere focalizzata solo sulla risoluzione del caso, la costruzione artificiosa del personaggio che indaga rischia di essere addirittura un elemento di disturbo.
Chudendo la parentesi e tornando sul romanzo, che resta comunque una lettura piacevole, c’è da segnalare anche l’inappropriatezza del titolo, indice di una volontà editoriale orientata al clamore più che alla corretta valorizzazione delle caratteristiche del romanzo stesso. Rimane comunque un romanzo godibile e piuttosto ben costruito, con un finale che potrebbe lasciare qualche incertezza.
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Scheda: La verità celata – S. Kirby
LA VERITÀ CELATA
IL PRIMO LIBRO DELLA SERIE THRILLER DI JAMES BLAKE
Un viaggio artistico nel crimine – emozionante e originale
Dopo aver trovato la propria moglie assassinata nella loro casa di Londra, James Blake è determinato a scoprire il suo assassino.
Come primo sospettato del delitto, egli fugge dall’Inghilterra e si trova a percorrere una strada che lo porterà a Firenze e Venezia, in un mondo sommerso fatto di corruzione. Un percorso che lo condurrà a scoprire l’assassino e la shockante verità celata dietro il mistero.l’autore
Seb Kirby è l’autore della serie di Thriller che ha come protagonista principale James Blake (LA
VERITÀ CELATA, L’OMBRA DELL’INGANNO e SCHEGGE DI ANGOSCIA) e della serie di science fiction thriller con Raymond Bridges (DOPPIO VINCOLO). Avido lettore sin dalla più tenera età – il nonno gestiva una biblioteca mobile a Birmingham – Seb Kirby divenne un grande appassionato di lettura fin dal primo momento in cui scoprì il tesoro di libri lasciato ai suoi genitori.
Per molti anni è stato professore universitario, da ultimo presso l’Università di Liverpool. Ora, come scrittore a tempo pieno, il suo obiettivo è quello di aggiungere le proprie parole e storie alla magia delle meravigliose parole e storie che scoprì allora. Seb Kirby vive nel Wirral, in Gran Bretagna. In qualità di docente presso l’Università di Liverpool, Seb Kirby è stato una figura di spicco nel campo della ricerca, con l’utilizzo innovativo del laser nel restauro dei dipinti e delle opere d’arte.
Questo lo ha condotto in Italia e ha ispirato l’amore per il nostro paese e per il suo patrimonio artistico.
Nel 2012, ha lasciato l’insegnamento e la ricerca per perseguire la sua ambizione di tutta la vita: diventare un autore di romanzi thriller. Tramite self publishing, in poco tempo la sua Serie thriller di James Blake è diventata un bestseller internazionale. Il primo libro della serie, Take No More, ha venduto oltre 100.000 copie ed è apparso regolarmente nella classifica Top 100 di Amazon Kindle.
In collaborazione con una talentuosa traduttrice italiana, Monica R. Pelà, il primo libro della serie è ora, per la prima volta, disponibile in italiano con il titolo La verità celata, sia in formato eBook che in versione cartacea.
Drood – D. Simmons
Tutti conoscono Charles Dickens, un autore già ampiamente celebrato nella sua epoca e passato con stima indenne attraverso i decenni fino a noi. Ma non tutti conoscono la figura di William Wilkie Collins, Wilkie per tutti, romanziere e drammaturgo, collaboratore e amico per oltre ventanni dell’Inimitabile.
Dan Simmons rende onore alla sua fama di autore geniale e di intellettuale dalle conoscenze enciclopediche con il suo romanzo Drood, nel quale affronta gli ultimi quattro anni di vita di Dickens raccontato dalla penna di Collins.
Il risultato, oltre agli aspetti più dark e horror della storia che comunque non mancano, è un romanzo ponderosissimo (800 pagine) incentrato sulla figura di Dickens, disegnato qui in una figura molto terrena, tridimensionale (e spesso insopportabile), ricca di debolezze, manie, egogentrismi e vezzi.
Al contempo, probabilmente la punta di diamante di tutta l’opera è lo stesso narratore, Wilkie, cresciuto lavorativamente sempre all’ombra del Maestro, in una continua ricerca di autodeterminazione come scrittore e come individuo, sempre teso a rapportarsi con Dickens come un pari, e non più come un protégé di belle speranze ma dal talento modesto, in un rapporto conflittuale di amore ed odio.
Spesso l’utilizzo della prima persona nei romanzi fa sì che la figura narrante rimanga in ombra, rispetto a quello che sta narrando, o che al contrario risulti troppo forte da influenzare il racconto. In questo caso, il personaggio di Wilkie Collins è il vero protagonista del romanzo: il modo in cui parla di Dickens comunica moltissimo su sè stesso, sui suoi sentimenti, sulla sua parzialità di visione, pur senza alterare i fatti ai nostri occhi.
Simmons ha dimostrato doti di vero acrobata nel gestire questa storia complessissima e frutto evidente di uno studio approfondito e preciso delle biografie di Dickens e di Collins in primis, ma anche di una conoscenza profonda dell’epoca storica, degli usi, dei costumi morali e spesso meno documentati di un’epoca che ormai ci appare lontanissima.
Un romanzo impegnativo ma godibile come il miglior Simmons, punteggiato da moti di spirito deliziosamente misurati e per questo ancora più pregevoli.
Lettura assolutamente consigliata.
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Niceville – S. Carsten
Una amena e tranquilla cittadina della provincia americana nasconde oscure trame, un turpe segreto e una entità malvagia che richiede periodicamente il suo tributo, secondo una antica maledizione.
Non molto più di questo appare nella quarta di Niceville, di Carsten Stroud e non c’è in effetti molto più di questo anche all’interno del romanzo stesso.
Inspiegabilmente osannato, a quanto si dichiara nelle alette di copertina, questo romanzo è decisamente deludente. Anche volendo evitare paragoni con il Re dell’horror, per il primo centinaio di pagine l’autore divaga, parlando un po’ di questo e un po’ di quello, facendo il background di un manipolo di personaggi (stereotipati al massimo, da “fisico sottile come una lama di coltello” a “occhi glaciali”, fisici asciutti e cecchini infallibili) e dei loro trascori militari. Per un bel pezzo non si vede all’orizzonte un filo di azione interessante, al punto da far perdere ogni interesse al lettore. Verso metà del volume però inizia finalmente a succedere qualcosa, e da quel momento l’interesse riesce a riprendere quota, anche grazie ad alcune scene effettivamente un po’ originali, e si risce a tirare avanti fino alla fine, anche senza particolare entusiasmo.
La trama in sè però è fiacca, trita e già vista, la parte incentrata sul soprannaturale (quindi quella da affrontare con la mentalità più aperta) è inconsistente e mal spiegata, oltre a concludersi in un modo del tutto insoddisfacente; la parte più concreta, incentrata sulle vicende di un gruppetto di malviventi alle prese con una ingombrante refurtiva, è stanca e non particolarmente avvincente.
Su tutto risplende, almeno in linea teorica, la mano sapiente dell’autore, che dovrebbe saper dosare gli elementi realistici con quelli soprannaturali, quelli drammatici con quelli rocamboleschi. Il risultato è però molto sotto la media (abbiamo le leggende indiane! e delle presenze oscure che raschiano le tavole dei parquet!) e poco credibile. A parte alcuni momenti un po’ più indovinati, Niceville sembra un tarocco di un horror mescolato con il tarocco di un thriller.
Agli amanti dei suddetti generi, quelli originali, si consigliano tutt’altre letture.
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L’acchiappasogni perduto – D. de Stefano
L’acchiappasogni perduto, di Daniele de Stefano, è un romanzo di fantascienza che risente principalmente di scelte stilistiche e strutturali un po’azzardate.
La storia di per sè appare già piuttosto complicata (fantascienza, viaggi nel tempo, messaggi alieni, il tutto in un mondo futuristico) ma la lettura viene resa ancor più difficoltosa e confusa a causa di scelte strutturali e stilistiche opinabili. Innanzitutto il punto di vista cambia di continuo, più volte all’interno di uno stesso capitolo, a distanza di pochi paragrafi e talvolta anche all’interno della stessa porzione di testo, seguendo i vari protagonisti che raccontano vicende in diverse collocazioni spaziali, rendendo molto difficile per il lettore mantenere un flusso narrativo coerente.
In secondo luogo, la scelta di avvalersi della finzione letteraria del diario, talvolta utile per semplificare lo sviluppo di personaggi e vicenda, costituisce un ulteriore appesantimento della narrazione: in questo caso non si tratta solo diario scritto, ma di registrazione audio-video (in alcuni casi viene spiegata con una registrazione olografica, non molto motivata) che rende più difficile la gestione dell’effetto parlato in termini di dialogo, tempi, ritmi, sovrapposizione di eventi alla registrazione, ecc.
I dialoghi sono in generale poco verosimili e poco realistici, e non si verifica un cambio di registro al cambiare del personaggio parlante, anche a causa di una “pomposità lessicale” che di fatto banalizza la personalità dei personaggi.
Non è possibile non notare inoltre errori grossolani di editing, come tempi verbali inesatti, parole utilizzate impropriamente e sillabazione approssimativa, ma anche incongruenze e inesattezze di ambientazione (le videocassette in un ambiente ostentatamente futuristico, i bisticci linguistici tra l’italiano e l’ambientazione USA sono solo due esempi in uno scenario piuttosto poco realistico e poco immersivo).
Nel complesso quindi la sensazione è quella di un romanzo costruito in modo un po’ ingenuo e senza un supporto opportuno di editing, raffinamento e riorganizzazione, in grado di demoralizzare anche il lettore più motivato e ben disposto.
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Scheda: L’acchiappasogni perduto – D. de Stefano
New York 1990. Un’agenzia governativa, il PSI, instaura in segreto i primi rapporti extraterrestri con popolazioni vicine a Cassiopea. Gli alieni li avvertono di due eventi catastrofici che comprometteranno lo spirito di tutti i viventi. Il primo si verificherà nel 1990 mentre, il secondo, dopo sessant’anni, quando gli alieni si presenteranno a tutto il mondo.
Miami 2050. “Coesistere! Insieme” è il messaggio pacifista degli abitanti di Cassiopea trasmesso alla Terra e, soprattutto, alla radio del professor Phil Harris, che per questo diventerà molto famoso nella comunità scientifica e politica. Con questo contatto l’evoluzione tecnologica, etica e morale degli uomini si perfeziona continuamente ma, per gli agenti del PSI, il messaggio racchiude un significato diverso. Phil Harris, nel frattempo, concentra i suoi studi su alcuni asteroidi che orbitano molto vicini alla Terra, ma accade qualcosa di strano: le testate scientifiche e le istituzioni lo abbandonano, disinteressandosi delle sue ricerche e isolandolo. Due suoi studenti, Chucky e Jenny, cercheranno di aiutarlo ma qualcosa o qualcuno, interessato a distruggere tutto il suo lavoro, interferirà svelando il pericoloso segreto che racchiudono i suoi studi e il passato di Jenny e della sua collanina: un piccolo acchiappasogni, unico ricordo rimastole della sua famiglia.
l’autore
Daniele De Stefano nasce a Reggio Calabria nel 1986. Nel 2011, con L’Ombra delle rose, fa il suo esordio letterario e nel 2012, a Savona, arriva quarto al concorso letterario nazionale Insieme nel Mondo. A Torino ottiene il diploma di merito alla VI edizione del Premio Nazionale di Poesia, Narrativa e Fotografia “Alberoandronico”. L’Acchiappasogni perduto è il suo secondo romanzo: un thriller fantascientifico ricco di colpi di scena e dal contorno sentimentale.