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La bestia e la bella – S. De Mari
Quante volte, davanti all’ingiustizia e all’iniquità, abbiamo pensato che sarebbe bello che la ruota girasse anche per gli arroganti e che il Fato, o il karma, li facesse diventare creature minuscole, neglette, povere di mezzi e di spirito, per pareggiare i conti?
In questo piccolo libro di Silvana De Mari, La bestia e la bella, accade esattamente questo, come solo nelle grandi e semplici fiabe può succedere.
Un principe, arrogante, antipatico ed ingiusto con i più poveri del suo regno, viene inspiegabilmente trasformato in un cane. Non uno dei suoi altezzosi cani da compagnia o i suoi potenti cani da caccia, bensì in un botolo pulcioso, di razza indefinita, e nemmeno tanto bello.
Da quel momento si troverà quindi solo e abbandonato al freddo e al gelo, scacciato da tutti come lui stesso scacciava i bisognosi dalla sua vista, finchè qualcuno di insospettato, proprio grazie alla sua condizione di cagnolino, gli darà una lezione di vita che lo cambierà nel profondo.
Non si può certo dire che questa favola sia particolarmente originale o stupefacente, in fondo per qualunque adulto è semplice immaginarne il finale. Il valore aggiunto è costituito dall’abilità della De Mari, che già abbiamo rilevato nel suo pregevole L’ultimo orco e che qui da il suo meglio proprio per rendere unica una storia delle più semplici.
La De Mari scrive “di pancia”: si lascia trasportare dal racconto, con l’eloquenza dell’istinto, al punto da far sorridere spesso il lettori in molti passaggi. Ma di istintivo non c’è niente, anzi: l’esperienza da psicologa si esplica anche in questo volumetto, scegliendo similitudini e sfaccettature dei personaggi che li rendono veri, vividi, pensanti, con sentimenti veri. In una parola, umani, in cui ciascuno può riconoscere le proprie debolezze.
Consigliamo questa favola a tutti: ai bambini, alle loro mamme, a tutti quelli che si arrabbiano davanti alle ingiustizie e che vorrebbero che la gente imparasse a riconoscere i propri errori e a diventare delle persone migliori.
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L’ultimo orco – S. De Mari
Non è facile parlare di questo libro. A parte il fatto puramente tecnico per il quale abbiamo inavvertitamente letto questo romanzo che costituisce il secondo volume di una quadrilogia senza aver letto il capitolo precedente, L’ultimo elfo, questo libro contiene talmente tante cose che risulta quasi impossibile tracciarne esattamente una scheda.
Volendoci limitare alla trama, potremmo dire che L’ultimo orco è un fantasy, che narra di re decaduti e governatori malvagi, di regine coraggiose, di elfi, di spade magiche, di valore, coraggio e crudeltà. All’apparenza, alla lettura superficiale, è un fantasy come molti.
L’ultimo orco nasce dalla prolifica e ricca penna di Silvana De Mari, psicoterapeuta, della quale abbiamo letto tempo fa un bellissimo saggio sulla fantasy e sulle fiabe, Il Drago come realtà. Questo romanzo non delude, anzi. Le sue 700 e più pagine si lasciano divorare febbrilmente, una dopo l’altra, la narrazione è incalzante, la scrittura ricca ed evocativa. I personaggi sono i migliori che abbiamo letto da molto tempo: ricchi di sfaccettature, con una psicologia così complessa e vivida che è impossibile non sentirsi catturati. La trama, al contrario delle stragrande maggioranza dei fantasy è onestamente originale, ricca di colpi di scena. Il motivo di questa particolarità secondo noi risiede nell’ottica in cui il romanzo è stato scritto. In media gli scrittori di questo difficile genere puntano sulla trama e sugli effetti speciali che il contesto fantasy permette di ottenere con relativamente poco sforzo. In questo caso, la De Mari ha scritto tenendo in primo piano assoluto i personaggi e la loro profondità, le caratteristiche della personalità, le loro fragilità, la loro crescita. Le vicende quindi si dipanano in modo complesso ma fluido, naturale, come avverrebbero in una vita reale, rendendo la narrazione molto verosimile.
Inoltre, in particolare alla luce del saggio dell’autrice, L’ultimo orco è ricco di simbolismi, che toccano tematiche molto forti della vita reale, che fanno riflettere: la fame, il razzismo, il rispetto, la morte, l’onore, il dolore, l’umiliazione. Il governatore malvagio lo è oltre ogni clichè, la regina coraggiosa è anche crudele, il condottiero senza paura è marchiato da abominbevoli natali, la principessa è ridotta alla fame e agli stenti. Niente è banale e niente è per caso, pagina dopo pagina la trama si intesse di dettagli di valore per l’intera opera.
Lo stile della De Mari è fenomenale, è così deliziosamente italiano che immaginiamo impossibile rendere in un’altra lingua. Descrive con perfezione gli stati d’animo di ciascun personaggio, passando dalla voce narrante neutra al punto di vista personale di ciascuno, dando voce ai sentimenti con una naturalezza accattivante. I momenti onesta commozione si alternano in molti punti del romanzo ad attimi di delizioso sarcasmo e moti di spirito.
Insomma, provvederemo al più presto a completare la trilogia con i capitoli mancanti, ma possiamo dire che anche così, L’ultimo orco è indubbiamente uno dei migliori fantasy che abbiamo mai letto e che consigliamo con entusiasmo a tutti, giovani e meno giovani, a chiunque ami il genere (e non lasciatevi intimorire dall’autore italiano, non vi pentirete) e a chiunque desideri farsi trasportare da una storia cruda e dolce al contempo, come solo la vita stessa può essere.
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