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Verso la luce – A. Djakow
Metropolitana di San Pietroburgo. Dopo il “disastro”, la vita si è rifugiata sottoterra, ma le condizioni non sono buone. Sembra vigere una sorta di semplice legge del più forte, dove i più deboli, quelli che non hanno nessuno che prenda loro le parti, sono i primi a soccombere. In questo contesto, un orfano di dodici anni di nome Gleb, viene venduto ad uno stalker per un po’ di carne. Dopo un breve addestramento, il ragazzo seguirà l’uomo, Taran, in una missione in superficie di importanza cruciale per la comunità della metro: scoprire chi è il contattista che sta inviando segnali luminosi da un faro verso la terraferma, un tempo spento ed ora rimesso in funzione. C’è un gruppo di superstiti, là fuori?
E’ difficile scrivere una recensione per questo libro, capitolo del progetto Metro 2033 Universe, Verso la luce di Andrey Djakow. Questo romanzo, ci dicono le note, è stato scritto in soli due mesi dal giovane autore alla prima fatica. Senza dubbio, dopo aver letto il volume capostipite Metro 2033 e il ricco romanzo di Avoledo, quest’opera risente sotto tutti i punti di vista dell’inesperienza dell’autore.
La narrazione è in linea generale molto approssimativa, l’idea concettuale su cui si fonda la trama è decorosa ma non particolarmente originale e si riscontrano cali di efficacia espositiva proprio nei momenti di maggior pathos quali le scene dinamiche. Alcuni passaggi della trama sono poi particolarmente forzati, facendo leva su una fortuna immotivata che, come deus ex machina, manda avanti Gleb e lo fa restare vivo nonostante le avversità.
I personaggi risultano stereotipati e piatti, privi di profondità e verosimiglianza (in particolare Taran), mentre la numerosa squadra di coprotagonisti è costituita da elementi con poco mordente e poche caratteristiche distintive. Ciascuno si esprime grossomodo come gli altri, risultando in sostanza dimenticabile una volta chiuso il libro.
Potremmo anche aprire una parentesi sul gusto, opinabile, di scegliere di shockare il lettore attraverso passaggi ed esempi molto crudi e per stomaci forti. Anche gli altri romanzi non lesinano di dettagli, ma in questo caso i cattivi sono anch’essi così stereotipati da risultare fastidiosamente disturbanti.
Certamente non uno dei migliori romanzi della saga Metro 2033 Universe, che però mantiene il quadro generale di desolazione postapocalittica e dell’unica, incrollabile risorsa dell’uomo per andare avanti nonostante tutto: la speranza.
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Le radici del cielo – T. Avoledo
Nello scenario post apocalittico proposto da Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky, i riflettori si sono spostati a sud, in Italia. La terra del sole si è trasformata in una landa desolata sferzata dal vento gelido e dalla neve. Piccole comunità si sono conservate, più o meno in salute, spesso grazie alle antiche città fortificate le cui mura hanno ripreso la loro originaria funzione. Nella città eterna, cuore pulsante della storia e della fede, i superstiti si sono rifugiati nelle catacombe di San Callisto e lì hanno fondato il Nuovo Vaticano. Il soglio pontificio è vacante da 20 anni, e la credibilità della Chiesa inizia ad essere sensibilmente in pericolo. Il cardinale camerlengo quindi invia padre John Daniels all’esterno, in una missione che ha dell’incredibile: arrivare fino a Venezia e convocare a Roma il Patriarca, l’unico esponente della Chiesa di Roma in carica.
Tullio Avoledo ha realizzato con successo il capitolo italiano del grande progetto di Metro 2033 Universe, Le radici del cielo. Un romanzo molto affascinante, nel quale l’autore ha riversato tutto il suo talento visionario. Lo scenario è molto meno claustrofobico di Metro 2033, in quanto solo una parte piuttosto limitata dell’azione si svolge sottoterra, mentre il resto si snoda, al contrario, in viaggio. Le circostanze ambientali sono quindi le più varie: i protagonisti si troveranno a fronteggiare pericoli senza nome su strada, all’interno di palazzine ed edifici medievali, che non mancano di certo nel territoio italiano centrale ed intere cittadine, abitate dalle più bizzarre creature.
La storia viene narrata in prima persona dal protagonista, padre John Daniels, che si trova ad affrontare questo viaggio alla scoperta, di fatto, di come si è evoluto il sentimento di fede religiosa dopo la catastrofe. E’ infatti questo il punto focale del romanzo, studiare il futuro distopico della religione, quale forma avrà, se le credenze moderne riusciranno a sopravvivere o se ne verranno adottate di nuove, dopo che saranno state messe alla prova dall’avvento della paventata Apocalisse.
Avoledo riesce perfettamente nell’intento di congetturare queste forme di culto, disegnando scenari crudi e credibili. Di contro, moltissimi e variegati altri spunti interessanti non vengono colti, lasciando la sensazione nel lettore di essersi perso qualcosa che avrebbe potuto arricchire lo scenario di una profondità ancora maggiore.
Gli aspetti horror della storia indulgono volutamente nella crudezza, con dovizia di dettagli, con l’intento di sconvolgere il lettore ma manifestando piuttosto una certa ritualità che non riesce sempre a cogliere l’immaginazione del lettore lasciandolo spesso indifferente.
Nel complesso comunque Le radici del cielo costituisce una lettura appassionante, dinamica e ricca di colpi di scena, scritta con indubbia maestria (strizzando l’occhio agli stili più graffianti d’oltreoceano anche attraverso battute molto cinematografiche e citazioni più o meno velate di grandi classici della fantasy e della fantascienza), che si inserisce con efficacia all’interno dell’universo distopico post pocalittico che ormai stiamo imparando a conoscere.
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Scheda: Verso la luce – A. Djakow
L’universo narrativo di Metro 2033 si arricchisce di un nuovo racconto: “Verso La Luce” è lo spin-off russo scritto da Andrey Djakow che ci porterà nelle anguste atmosfere della metropolitana di SanPietroburgo.
Tutte le informazioni sui romanzi della saga pubblicati in Italia sono ora disponibili in un sito dedicato: www.metro2033universe.it
Sinossi
Un ragazzo orfano vive una vita miserabile in una stazione piccola e poco importante nella metropolitana di San Pietroburgo.Con i suoi genitori morti da tempo non c’è nessuno a prendersi cura di lui o a proteggerlo dal male, fino al momento in cui un vecchio stalker veterano logorato da mille battaglie, che studiava le radiazioni non lo adotta come apprendista.Lo stalker parte per un pericoloso viaggio verso un vecchio faro fuori dalla città, spento e morto da decenni, che ora splende di nuovo, alcuni dicono che è il segno di una spedizione di soccorso da terre lontane, altri credono che sia una trappola…
L’autore
Andrey Gennadevich Djakov è nato nel 1978 a San Pietroburgo, dove vive tuttora. Economista di formazione, nel 2000 si è laureato con lode all’Istituto di Meccanica di Precisione e Ottica di San Pietroburgo. Lavora come auditor per la certificazione dei sistemi di controllo della qualità. È sposato e ha un figlio.
È appassionato del genere fantasy in tutte le sue espressioni fin dall’infanzia. E’ entrato in contatto con la saga «Metro 2033 Universe» fin dalla prima versione di «Metro 2033» di Dmitry Glukhovsky online e ha seguito con interesse la creazione della seconda stesura del sensazionale romanzo nato in Rete.
Il motivo principale che ha spinto Andrey a prendere parte al progetto «Metro 2033 Universe» è stata la possibilità di maturare una nuova esperienza come scrittore e di apportare alla serie la propria visione del mondo.
«Verso la luce» è la prima esperienza “seria” di scrittura per Andrey. Ha completato il libro in tempi da record: meno di due mesi. Dopo essere entrato nella top list dei migliori lavori del portale metro2033.ru, è stato inserito nella serie ufficiale e pubblicato in Russia nel maggio del 2010. Nel giugno del 2011 è uscito il sequel di «Verso la luce»: «Nell’oscurità». Il soggetto del libro ha richiesto sei mesi di lavoro, seguiti da altri sei mesi per la stesura del romanzo vero e proprio. A giudizio dell’autore, il sequel è risultato più tenebroso, convincente e adulto rispetto al primo libro. In questo momento Andrey sta lavorando alla parte conclusiva della trilogia su Gleb e Taran, intitolata «Oltre l’orizzonte».
Scheda: Le radici del cielo – T. Avoledo
20 anni dopo l’olocausto nucleare Roma è una città desolata e spoglia, fatta solo di rovine. I suoi abitanti sembrano non avere più niente di umano. Il Nuovo Vaticano si è insediato nelle gallerie delle antiche catacombe di San Callisto. E’ una comunità di poche centinaia di persone, governata da un incerto equilibrio di poteri tra quel che resta della Chiesa e la spietata e corrotta famiglia Mori. Da lì vengono organizzate spedizioni verso il resto della penisola, alla ricerca di materiali e scorte alimentari, ma anche per stabilire avamposti e creare legami con le comunità locali di sopravvissuti. Padre John Daniels, all’epoca del disastro un giovane seminarista, ed ora unico membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, meglio nota, un tempo, con il nome di Santa Inquisizione, viene convocato a sorpresa dal capo del Nuovo Vaticano, il camerlengo Ferdinando Albani, l’ultimo cardinale della Chiesa. Il Papa è probabilmente morto, anche se nessuno può esserne certo. Da allora la sede papale è vacante. Il destino della stessa Chiesa è appeso a un filo: gli equilibri di potere all’interno delle catacombe pendono sempre più a favore della componente laica del Consiglio, l’organismo di governo locale cui appartengono uomini avidi e senza scrupoli. Con la promessa di recuperare il prezioso Tesoro della Basilica di San Marco, il porporato ottiene l’autorizzazione e i mezzi per una spedizione al Nord, nell’antica città di Venezia. In realtà lo scopo è tutt’altro. Un recente viaggio ha riportato la notizia di una comunità che vive nella città dei Dogi, della quale farebbe parte il Patriarca. A Daniels viene chiesto di riportare l’alto prelato a Roma per poter convocare un Concilio ed eleggere finalmente un nuovo Papa. Il destino del Nuovo Vaticano dipende dal successo della spedizione. Nessuno ha mai tentato prima un viaggio così lungo, in un ambiente divenuto ostile: gelido, radioattivo, battuto da creature incomprensibili e mortali. Accompagnato nella sua impresa da sette “Guardie Svizzere” capitanate dall’ex legionario Marc Durand, più vicine alle guardie Variaghe dell’Imperatore di Bisanzio che ai giovani elvetici dalla faccia pulita che popolavano gli angoli del Vaticano prima del Giorno del Giudizio, il giovane sacerdote parte alla volta di Venezia, per un viaggio costellato di pericoli e di strani ed eccitanti incontri.
Le radici del cielo è il primo spin off italiano ispirato all’Universo del romanzo russo Metro 2033, opera prima e caso letterario del giovane scrittore Dmitry Glukhovsky. Con il realismo descrittivo e il gusto per l’avventura che lo contraddistinguono, Avoledo è autore ancora una volta di una storia appassionante ed intensa, ricca di sfaccettature diverse e dal finale inaspettato: zombie e creature immonde, fede e spiritualità, bene e male, passione e morte…
L’autore
TULLIO AVOLEDO è nato a Valvasone, in Friuli, nel 1957. Dopo aver fatto diversi mestieri, fra cui il copywriter e il giornalista, ha esordito in letteratura con il romanzo fiume L’elenco telefonico di Atlantide (Sironi Editore, 2003) che ha ottenuto un lusinghiero successo di critica e di pubblico, diventando immediatamente un caso letterario. Da allora la sua penna non si è più fermata.
Metro 2033 – D. Glukhovsky
Anno 2033, Mosca. A seguito di un oscuro conflitto di proporzioni mondiali, l’umanità così come la conosciamo si è rintanata nella metropolitana e lì, tra stazioni e gallerie oscure, ha cercato di ricostruirsi e di sopravvivere. In questo clima di precarietà e paura continua, il giovane Artyom si troverà ad affrontare un viaggio attraverso la metropolitana e le sue insidie, scoprendone misteri e leggende, e scoprendo anche una insospettabile verità sul loro futuro.
Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky è probabilmente uno di quei romanzi di genere che sono diventati non solo dei best seller ma che hanno tracciato un vero e proprio solco, ideale o ideale, come in questo caso.
Questo romanzo infatti costituisce il fulcro di un ambizioso progetto multimediale ed internazionale. L’autore non solo ha commissionato una colonna sonora per il suo romanzo ed una serie di dipinti, oltre che aver promosso la realizzazione di un videogioco omonimo, ma ha dato il via a Metro 2033 Universe, consentendo a scrittori di ogni parte del mondo di sviluppare la propria versione locale della storia, dando respiro mondiale a questo scenario distopico.
Senza dubbio questo romanzo possiede tutte le carte in regola per essere considerato indispensabile per tutti gli amanti del genere fantascientifico post apocalittico, e l’autore ne è assolutamente consapevole. E’ un’opera monumentale, che disegna una visione angosciante di umanità costretta a vivere sottoterra, in un sistema di gallerie e tunnel che per quanto vasto mantiene la sensazione di claustrofobia opprimente e di continuo pericolo.
Tutte le implicazioni di questo assunto iniziale sono rispettate e declinate in ogni forma: sociale, culturale, politica, economica, psicologica, medica, alimentare. Insomma, questo mondo distopico è ricco di ogni sfumatura, vero, tangibile ed emozionante.
Quello che forse lascia un po’ perplessi è invece la trama specifica di questo romanzo, ovvero la storia di Artyom, ragazzo moscovita nato in superficie, disceso nella metro in tenera età e ben presto rimasto orfano, che dovrà affrontare un pericoloso viaggio attraverso tutta la rete metropolitana, dapprima a compiere una missione affidatagli e successivamente a scoprire un modo per proteggere la sua stazione e l’intera comunità sotterranea dai violenti attacchi delle creature mutanti che sono sopravvissute in superficie.
Questa vicenda, di per sè, è piuttosto banaluccia. Senza dubbio risulta funzionale allo scopo più grande dell’autore, ovvero mostrare la società di sopravvissuti e gettare le basi di questo mondo sotterraneo, ma come intreccio è abbastanza povero, segue uno schema prevedibile (che ricorda molto da vicino quello dei videogiochi), l’introspezione dei personaggi è quasi assente, salvo poi assumere le dimensioni di uno sproporzionato rigurgito quando presente; lo stesso finale, risolutivo sebbene aperto, assume dettagli abbastanza inverosimili.
Tutto sommato quindi possiamo dire che Metro 2033 costituisce senza dubbio un’esperienza particolare e piuttosto evocativa, che consigliamo a tutti gli amanti del genere per una lettura interessante e di facile fruizione, e che sarà spunto per più di una riflessione anche sul nostro modo di vivere moderno, valorizzando ed impreziosendo aspetti che per noi ora sono gesti quotidiani e privi di valore.
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Scheda: Metro 2033 – D. Glukhovsky
Nell’anno 2033, il mondo è ridotto ad un cumulo di macerie. L’umanità è vicina all’estinzione. Le città mezze distrutte sono diventate inagibili a causa delle radiazioni dovute agli attacchi nucleari. Al di fuori dei loro confini, si dice, solo deserti e foreste bruciate. I sopravvissuti ancora narrano la passata grandezza dell’umanità. Ma gli ultimi barlumi della civiltà fanno già parte di una memoria lontana, a cavallo tra realtà e mito.
Un’intera generazione vive o meglio sopravvive nelle profondità della metropolitana di Mosca, la più grande del mondo. La struttura sociale si è ricostituita attorno alle fermate della Metro di Mosca, cercando di creare una quotidianità deformata, senza luce né cielo.
Artyom è il giovane protagonista, poco più che ventenne, venuto al mondo quando ancora si viveva in superficie. A lui verrà affidato il compito di addentrarsi nel cuore della Metro, fino alla leggendaria Polis, per avvisare le centinaia di persone che ancora vi abitano, di un imminente pericolo e ottenere aiuto. E’ lui ad avere le chiavi del futuro nelle sue mani, dell’intera Metro e probabilmente dell’intera umanità.
Addio e grazie per tutto il pesce – D. Adams
Dopo tre libri, nei quali è successo di tutto e di più a tutte le latitudini dell’universo e del tempo, dove abbiamo incontrato creature senzienti (alcune anche solo più o meno) dagli aspetti più strani ed animati dagli istinti più vari, nel quarto volume della “trilogia in cinque libri” di Guida galattica per autostoppisti, Addio e grazie per tutto il pesce, finalmente, Arthur Dent si innamora. Ed è amato a sua volta, da una ragazza bellissima, affascinante, con quel piccolo tocco di stranezza assolutamente fondamentale per poter amare Arthur e comprendere quello che ha vissuto fino a quel momento. Ma, forse, questo non è il punto cardine della storia… perché c’è un altro piccolissimo dettaglio: Arthur e Fenny si sono incontrati sulla Terra, nonostante questa sia stata fatta esplodere dai Vogon nelle prime pegine della saga. Come è possibile? E’ stata soltanto una enorme allucinazione collettiva? Ma soprattutto: dove sono finiti tutti i delfini?
Questo quarto libro risulta un po’ meno travolgente dei precedenti, meno ironico, meno caustico, ma Douglas Adams coglie l’occasione di poter trattare una tematica differente dalla pura fantascienza, dimostrando di essere uno scrittore sensibilissimo anche su quei terreni per lui meno consueti. Al di là dello stile, questo episodio mette nuova carne al fuoco per la costruzione della saga, che assume accenti sempre più curiosi ed accattivanti.
Non ci resta quindi che leggere l’ultimo episodio, Praticamente innocuo.
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La Vita, l’Universo e Tutto Quanto – D. Adams
Avete mai notato che i conti fatti a tavola al ristorante, in particolare quando si è a tavola con tanta gente in un piccolo bistrò italiano, tendono sempre a non tornare? E avete mai pensato che forse il cricket, il celebre sport anglosassone, forse ha delle regole per menti talmente elevate e complesse da risultare incomprensibili a noi poveri umani? A queste e a molte altre domande di grande caratura filosofico-scientifica da una risposta disarmante il terzo libro della pentalogia di Douglas Adams, La vita, l’universo e tutto quanto.
Questo episodio si incentra sulle pericolose peripezie dei nostri ormai ben noti eroi Arthur, Ford, Trillian Zaphod e Marvin in giro per lo spazio e per il tempo, nel tentativo di impedire a dei crudelissimi robottoni bianchi di portare a termine il loro terribile piano: la distruzione della vita, dell’universo e tutto quanto (appunto).
Ma come è nello stile di Adams, niente è mai come sembra e gli spunti per una riflessione ad un livello più profondo senza dubbio non mancano.
Pungente, ironico e sarcastico come sempre, questo episodio risulta leggermente sottotono rispetto agli altri, non tanto per la trama (che al contrario è molto accattivante e si fonda su un concept intrigante e dai risvolti particolarmente profondi) ma per alcune cadute di ritmo e dispersioni che affievoliscono l’attenzione.
Abituati come siamo alla perfetta meccanica degli altri episodi, questo perde qualche punto. In generale comunque resta senza dubbio un libro da non perdere nella eccezionale e unica saga di fanta-ironia di Adams.
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