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La setta – R. Campbell
La cronaca ci ha resi edotti con il passare dei decenni, di quel fenomeno inquietante e misterioso costituito dalle sette. Da questo argomento si è diffuso un ampio filone della letteratura di genere, cogliendone ed accentuandone gli elementi esoterici, satanici nonchè psicologici (ad esempio Survivor).
La setta, romanzo del 1991 di Ramsey Campbell, attinge fortemente dalle tinte horror e sataniche dell’argomento, partendo da un concept davvero semplice ed efficace.
Angela, deliziosa bimbetta di quattro anni, sembra possedere un potere molto particolare. La sua sola presenza è in grado di pacificare chi le sta attorno, nessuno riesce a resisterle e nessuno potrebbe farle del male. Finchè un giorno la bambina scompare. Alla madre, Barbara, viene detto che la bambina è morta, e per nove lunghi anni lei si rassegna a questa idea, ricostruendo la sua vita. Finchè un giorno riceve una telefonata… da Angela stessa, che la chiama mamma.
Da quel momento inizierà la strenua ricerca di Barbara, che pian piano arriverà a sospettare di una setta, nota nell’ambiente per lasciare pochissime tracce dei suoi spostamenti e soprattutto perchè i suoi adepti sembrano non avere nome (da qui The Nameless, titolo originale dell’opera).
Indubbiamente questo è un buon romanzo horror, al di là di tutta una serie di pecche stilistiche che tutto sommato non ne abbassano significativamente il valore. E’ scritto in una stretta terza persona con punto di vista variabile, principalmente fermo su Barbara ma talvolta appostato su altri personaggi quando questi diventano protagonisti di passaggi cruciali in capitoli dedicati.
La tensione ed il pathos crescono di pari passo con l’avanzare della storia, che si sviluppa bene con un buon ritmo avvincente. Il personaggio di Barbara è piuttosto ben delineato, specialmente negli aspetti più introspettivi di fragilità ed angoscia. Di contro, gli altri personaggi sono un po’ pallidi e piuttosto di contorno.
Campbell sfrutta un clichè tipico dell’horror usato e consumato all’inverosimile come la casa infestata. In questo caso non è esattamente il perno della storia, ma torna in almeno due scene. Nonostante non sia proprio una novità, l’effetto è convincente e riesce ad essere efficacemente da brivido.
Come detto, è possibile riscontrare nello stile delle debolezze abbastanza evidenti, che non sappiamo se addebitare al traduttore o all’autore stesso: certe scene sono molto poco chiare e a volte sembra quasi che manchino delle frasi di raccordo nelle descrizioni; spesso la costruzione delle frasi è un po’ semplicistica, con ripetizioni e uso di vocaboli non proprio brillanti. Nonostante questo il libro costituisce una lettura più che gradevole; almeno fino al finale, che probabilmente è la pecca principale: dire scalbo ed ingiustificato sono solo indicazioni accondiscendenti.
Comunque, il libro in sè è interessante ed appassionante ed il finale, sebbene non all’altezza di quanto scritto in precedenza, pone comunque un punto fermo e conclusivo alla storia.
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