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L’ultima riga delle favole – M. Gramellini
Gramellini conferma quotidianamente un punto fermo del giornalismo; la sua abilità di sintesi e la finezza di percezione è ben nota: i suoi Buongiorno su La Stampa sono un appuntamento fisso per chi ama leggere le notizie note e meno note commentate con arguzia, sensibilità e leggera ingenuità che costituiscono la firma di questo giornalista. Va da sè quindi che la pubblicazione del suo primo romanzo abbia suscitato interesse e aspettativa nel grande pubblico. L’ultima riga delle favole mette il lettore sull’ordine di idee di una storia romantica e un po’ fiabesca, come spesso Gramellini ama vedere il mondo dei sentimenti. Ciò che invece si riscontra tra le pagine è tutt’altro genere, che forse lascia un po’interdetti.
Tomàs vive, anzi sopravvive, costantemente schivando il rischio di innamorarsi sul serio di qualcuno. E’ maestro nell’arte della seduzione, ma non appena si concretizza l’eventualità di esporsi e di mettersi seriamente in gioco, fugge, più o meno consapevolmente. Finchè un giorno finisce in mare. Un attimo prima di morire annegato, formula un pensiero potente: il desiderio mai sopito, nonostante tutto, di trovare l’anima gemella. E un’immagine si disegna nella sua mente: il volto di una ragazza, Arianna, conosciuta qualche giorno prima, l’ultima di quelle ragazze sfiorate e da cui è fuggito.
Annegando, si risveglia in una nuova dimensione, dentro sè stesso, dove affronterà un cammino di consapevolezza, fronteggiando i suoi fantasmi e sanando le sue ferite, perdonando e perdonandosi, per arrivare finalmente a scoprire il talento che alberga in lui, amandosi e trovando quindi il coraggio di accettare in sè l’amore della persona giusta senza temere di perderla.
L’impostazione non è quella del più classico romanzo di formazione, bensì quella della metafora simbolica su cui si basano spesso i cosiddetti libri di autoaiuto e di autocoscienza (come ad esempio Questo libro ti salverà la vita, che abbiamo letto tempo fa), in cui non esiste una trama vera e propria, ma che si incentra sull’evoluzione interiore del personaggio, suggerendo al lettore che anche lui, disilluso e sfiduciato da se stesso e dall’amore, potrà prendere coscienza di sè e finalmente accettarsi ed accettare la risonanza di due anime gemelle.
Non possiamo affermare che questo libro sia “brutto”, anzi, l’autore è stato molto attento al lessico utilizzato e ogni frase è pianificata con precisione. Inoltre non è semplice riuscire a trasmettere concetti così particolari e psico-filosofici al lettore e riuscire a coinvolgerlo fino a condurlo al termine dell’opera, e lui comunque ci riesce benissimo. Però, secondo noi, il successo di questo libro (più di 200.000 copie vendute) è da addebitarsi principalmente alla notorierà dello scrittore e all’aspettativa che si è costruita sull’opera. Libri così strutturati che trattano in tal senso questi argomenti, solitamente vengono considerati di difficile lettura dal grande pubblico, tendendo ad essere apprezzati da una nicchia di lettore particolarmente interessati alla tematica.
In conclusione, possiamo dire che Gramellini resta uno scrittore di talento, sensibile e dall’indole pura e romantica, che ha deciso di esprimere il suo sentimento verso l’Amore in un libro complesso, con aspirazioni educative e filosofiche che forse non tutti sapranno apprezzare.