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L’Albergo delle donne tristi – M. Serrano
Floreana è triste e, come lei, tutte le ospiti dell’Albergo di Elena, situato nell’isola cilena di Chiloé.
Perché lo sono? Per tanti motivi: l’amore non corrisposto, la paura, la perdita, il dolore. Ogni motivo nell’Albergo viene condiviso e ascoltato da tutte le ospiti, tutte donne, di ogni età e ceto sociale.
Ma Floreana non è solo triste: una parte di lei vuole estraniarsi dalla quotidianità rifugiandosi nel suo lavoro di storica. Floreana fugge dal dolore a modo suo, pur senza riuscirci presa in ostaggio dai ricordi e da ciò che ancora la tiene ancorata alla realtà, come le sorelle e il figlio José.
L’Albergo delle donne tristi di Marcela Serrano è un libro di donne per le donne, ma gli uomini non sono banditi, al contrario, spesso sono l’argomento principale di cui discutere e su cui riflettere.
Una domanda riecheggia per tutto il romanzo: gli uomini hanno paura delle donne di oggi? Di quelle donne che reclamano indipendenza e libertà anche per loro stesse?
Ed è la paura che li spinge a tradirle, abbandonarle, ad abusarne sia fisicamente che psicologicamente?
Attraverso la storia di Floreana, della sua attrazione per un uomo scostante, ma dall’animo sensibile, la Serrano si avventura per gli impervi sentieri dell’amore e della sessualità, non senza inciampare ogni tanto lungo il cammino.
Si sa che amore e luoghi comuni facilmente vanno a braccetto e le storie romantiche corrono il rischio di risultare stucchevoli e scontate, ma in questo romanzo l’autrice si mette in gioco ed evita di affidarsi a generi prestabiliti quale quelli dei romanzi d’amore alla Nicholas Sparks, dei chick lit alla Sophie Kinsella e degli Harmony.
La sfida non era facile e ogni tanto la narrazione sembra appesantita dalle riflessioni psico-filosofiche che un saggio avrebbe accolto meglio, pur privandole di poesia.
L’Albergo delle donne tristi non è una lettura d’intrattenimento e anche se alcune scelte di stile, secondo me, hanno pregiudicato la fluidità nel ritmo, rimane un romanzo interessante che fa sorgere nel lettore le stesse domande che tormentano i personaggi: “Dopo una brutta delusione, saprò fidarmi e amare di nuovo qualcuno?”
Floreana affronta una sorta di rieducazione sentimentale e il lettore con lei. Anche lui per un po’ vive nell’Albergo, si sente libero di porsi domande scomode e di provare a dare una risposta.
Perché, come dice Floreana: “[Elena] si fa carico di noi. Il suo obiettivo è quello di guarirci, non di cambiarci, perché proprio il conforto che lenisce le ferite fa scattare il cambiamento, e questo conforto lo provi semplicemente per il fatto di essere stata accolta senza giudizi, senza rimproveri”.
Recensione scritta da LM: L’Imbrattacarte