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Il signore degli anelli – J. R. R. Tolkien
Una recensione su Il signore degli Anelli da parte di una lettrice a digiuno di Fantasy e senza alcuna spiccata preferenza per Tolkien e il suo mondo di Hobbit, Elfi e altri strani esseri? Lo giuro, non mi sarebbe neanche passato per l’anticamera del cervello se non che… mi è stato chiesto un commento sincero e molto personale sul libro, per cui ho pensato che avrei potuto azzardarmi, in punta dei piedi e con le dovute cautele. Il Signore degli Anelli non è un romanzo qualunque e del signor Tolkien non si può certo dire male, soprattutto dal punto di vista immaginifico.
Ebbene, a lettura terminata mi schiero senza dubbi tra coloro che hanno amato la Terra di Mezzo e le sue epiche vicende. In un certo senso, è come se anch’io fossi partita con la Compagnia dell’Anello dato che ho impiegato più di sei mesi per terminare il romanzo (gentilmente prestatomi da un’amica che, a più riprese, ho provveduto a rassicurare sull’incolumità del suo Tesoro).
L’inizio è stato lento, quasi una passeggiata per quanto le mille e più pagine che mi separavano dalla fine mi facessero spesso tremare al pari di un incontro ravvicinato con un Cavaliere Nero. Ci sono state lunghe pause, periodi in cui furtiva lanciavo occhiate preoccupate al tomo e lo sentivo bisbigliare: “Tesssoro, torna da me”. E mi lasciavo irretire, leggevo un capitolo o due e poi lo lasciavo di nuovo a riposare per un po’. Alla fine ho ricoperto i panni del Sam Gamgee di turno e mi sono votata, anima e corpo, alla lettura: è stato un piccolo atto di volontà che mi ha ripagata completamente. Un capitolo al giorno, qualcuno in più durante i week end, ed eccomi infine sul monte Fato: l’ora era giunta, quel maledetto anello stava per essere distrutto e… non traumatizzo nessuno se affermo che a Frodo avrei tanto riservato la stessa fine che Gandalf aveva deciso per l’anello, vero?!
Del resto per Frodo non ho mai nutrito grande simpatia, mentre Gandalf sì che sapeva come suscitare la mia ammirazione. Una persona come lui dovrebbe esserci assegnata d’ufficio alla nascita: saggezza, poteri magici e un’invidiabile propensione al problem solving.
Non posso avanzare critiche sul romanzo, soprattutto perché Tolkien non ha lasciato niente al caso, personaggi, situazioni, ambientazione, è tutto curato, soprattutto il tono stilistico. Credo, infatti, che fosse pienamente consapevole del rischio che avrebbe corso se avesse raccontato vicende meno drammatiche: probabilmente sarebbe sorta una schiera di lettori-assassini pronti a far inghiottire da una voragine tutti quegli allegrotti Hobbit, gli alteri Elfi, gli Gnomi fissati con le pietre e le belle dame e l’esercito di Uomini senza macchia e senza paura. Ma Tolkien ne sapeva, eccome, e ci ha regalato una perla di libro che resiste ai tempi e alle mode. Ebbravo Tolkien, complimenti davvero. Te li meriti anche da una lettrice non fan-tasy.
Recensione semiseria scritta da Lara – Pensiero Distillato
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